di FRANCO BARTUCCI – Per molti piccoli comuni italiani, soprattutto in Calabria e Puglia, il turismo delle radici può rappresentare oltre il 50% degli arrivi e il settore ha delle potenzialità enormi, che il nostro Paese deve sfruttare. Il ministero degli Esteri punta quindi su questo particolare segmento dell’offerta turistica costituito dagli italiani all’estero e dagli italo-discendenti, con la pubblicazione del Primo rapporto sul turismo delle radici in Italia.
Il volume, presentato il 17 novembre 2021 alla Farnesina ,è stato realizzato con il contributo del Ministero degli Esteri e curato da Sonia Ferrari, docente di marketing del turismo e di marketing territoriale presso l’Università della Calabria, e Tiziana Nicotera, cultore della materia presso la stessa università.
Da questo volume emerge che il viaggio delle radici non è ancora riconoscibile come fenomeno a sé stante, e che sarebbe importante definire un lessico univoco con cui parlare dei viaggi delle radici, che deve tradursi in politiche di branding e di prodotto riconoscibili.
Il rapporto colma un gap nella letteratura internazionale e, soprattutto, italiana sul tema del turismo delle radici. In particolare, mira a superare la carenza di studi con un approccio di marketing territoriale e turistico al fenomeno.
Lo stile della comunicazione – auspica il rapporto – dovrebbe essere improntato al racconto di esperienze autentiche, anche affidate a testimonial, e l’attività di sensibilizzazione va effettuata anche sulla domanda, non solo sull’offerta. Da non trascurare poi la fase del post-viaggio per promuovere la produzione di contenuti da parte di chi ha già fatto questo tipo di esperienze, anche perché – rileva la ricerca – il grado di soddisfazione di chi compie un viaggio delle radici è enorme.
Le proposte che emergono dal volume sono molteplici: inserire la ricerca genealogica come parte integrante dell’esperienza di viaggio, con una maggiore e più strutturata attività di collaborazione con gli archivi di stato e altri soggetti preposti al reperimento di documenti e certificati, e coinvolgere tour operator, agenzie e operatori turistici specializzati, professionisti della genealogia.
La ricerca investiga vari aspetti del comportamento del turista delle radici (attese, preferenze, ecc.) e raccoglie una serie di indagini svolte negli ultimi anni da vari studiosi sul tema, tra cui le professoresse Ana Biasone dell’Università di Mar Del Plata (Argentina) e Anna Lo Presti dell’Università di Torino.
«Il turismo delle radici può essere e sempre più diventare un volano importante per il turismo in generale, ma le scelte vanno fatte sulla base di conoscenza e dati, non solo di un’intuizione», ha affermato il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova.
Un settore incluso anche nel Pnrr, «che prevede uno specifico stanziamento gestito dal ministero degli Esteri per promuovere il turismo delle radici presso le nostre collettività», ha spiegato Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli Italiani all’estero della Farnesina.
A rendere più completa e interessante la ricerca, è stata la scelta di adottare un insieme di differenti metodologie, una scelta impegnativa in termini di tempo e di risorse, ma molto potente nell’ottenere punti di vista nuovi. Il volume offre un focus su un Paese che storicamente è stato una delle mete principali per gli emigrati italiani: l’Argentina, dove è stata effettuata un’ampia indagine quali-quantitativa.
Come sottolineano le autrici, questa ricerca non rappresenta un punto di arrivo ma un punto di partenza e necessiterà di approfondimenti continui e costanti nel tempo per produrre risultati concreti d’interesse per il nostro Paese e per i vari territori in cui esso è articolato. (fb)