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Lavoratori Terme Luigiane a rischio occupazione

Pronta la mobilitazione dei lavoratori delle Terme Luigiane per essere a Reggio Calabria

di FRANCO BARTUCCI – Pronta la mobilità dei lavoratori delle Terme Luigiane per essere a Reggio Calabria lunedì prossimo, sul piazzale della sede del Consiglio regionale, e dare sfogo ad azioni di protesta finalizzate a dare una soluzione alla vicenda delle Terme Luigiane. Stanno organizzando, in piena sicurezza, il trasferimento su Reggio in pullman e con macchine private.

Intanto, è arrivato loro una dichiarazione di sostegno da parte del consigliere regionale Domenico Bevacqua, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio, che sostiene la necessità di  ascoltare le ragioni dei lavoratori delle Terme Luigiane.

«250 lavoratori – sostiene il consigliere Bevacqua – rischiano il posto, a fronte di un’attività che non presenta problemi di produttività: è questa la situazione delle Terme Luigiane. Per questo, chiederò al presidente Giovanni Arruzzolo di ricevere una delegazione di lavoratori delle Terme prima dell’inizio della prossima seduta consiliare del 19 aprile, per capire come si possa avviare la soluzione più rapida e meglio soddisfacente per i livelli occupazionali, chiamando alle loro responsabilità le parti in causa».

È importante che il Consiglio regionale prenda atto di questa situazione di scontro creatosi tra i sindaci dei Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese e la società Sateca, sull’apertura delle Terme per la prossima stagione termale entrando nel merito della conoscenza dei fatti e contestualmente legiferi in materia.

L’incontro chiesto dal Consigliere Bevacqua è, quindi, di fondamentale importanza. «Il contenuto della interlocuzione  potrebbe essere utile per individuare soluzioni fattibili, magari anche attraverso atti normativi appositi. Nella situazione di attuale emergenza socio-economica, è assolutamente prioritario tutelare i diritti di 250 famiglie che rischiano il pane. Sono certo – ha concluso Bevacqua – che il presidente Arruzzolo, viste l’alta sensibilità e responsabilità istituzionale che lo contraddistinguono, non mancherà di accogliere questo appello».

In queste ore, è pure giunta ai lavoratori una dichiarazione di sostegno da parte della diocesi di San Marco-Scalea, attraverso un documento del vicario del vescovo, Mons. Leonardo Bonanno, indirizzato ai due sindaci e alla dirigenza della Sateca ed all’assessore regionale alle attività produttive, Fausto Orsomarso.

«Carissimi, nonostante i vari tentativi effettuati finora dalle diverse parti – scrive il vicario diocesano, don Massimo Aloia – non si è ancora giunti ad un accordo che possa garantire l’attività termale da tutti auspicata. Quale vicario del Vescovo per il territorio Guardia-Diamante nonché parroco di Intavolata/Terme, non posso rimanere sordo al grido di angoscia dei lavoratori e delle loro famiglie per il rischio del loro lavoro, così come capisco la preoccupazione dei due sindaci nella gestione di una cosa così delicata materia per l’economia dei rispettivi comuni e come comprendo le ragioni economiche e finanziarie in cui si trovano. Comprendo le difficoltà della Sateca Spa sorte per la pandemia che lascia ancora tanta incertezza sulla stagione in arrivo e per le conseguenze nefaste di quella scorsa. Invito la Regione Calabria ed in particolare l’assessore Orsomarso che ha molto a cuore la vertenza, a supportare in tutti i modi possibile i disagi economici delle Amministrazioni e dell’azienda come è doveroso in una emergenza di questo tipo».

Nel documento, il vicario don Massimo Aloia avanza alle parti interessate una proposta per come superare il momento di non dialogo per quanto riguarda soprattutto l’aspetto finanziario del canone da dare ai due comuni dicendo che ognuna delle parti con umiltà sacrifichi qualcosa. La Sateca dovrebbe riconoscere ai due comuni un canone annuo per la concessione delle acque termali di 60 mila euro, al posto delle centomila chieste, divise in due quote di 30 mila euro, mentre la Regione dovrebbe rinunciare, come proprietaria ad avere la sua quota.

La proposta prevede una durata di due anni per le stagioni 2021 e 2022, da concordare, compatibilmente con la situazione pandemica,  con la sottoscrizione di un patto di sub concessione in precario, che prevede nel momento della firma dell’atto l’erogazione della prima quota di trentamila euro da parte della Sateca ai due comuni; mentre l’altra quota di 30 mila euro sarà versata a fine della stagione termale. Così, anche per l’anno successivo 2022. I comuni si impegnano a fornire alla Sateca Spa le acque termali, la falegnameria e il piazzale dello stabilimento S. Francesco utilizzato per la produzione di fanghi ed alghe fino al 20 dicembre 2022.

Nell’eventualità che i comuni raggiungano, mediante gara, la designazione di un nuovo assegnatario in grado di iniziare l’attività termale entro la fine del 2021, la Sateca restituirà i beni oggetto della sub concessione e i comuni restituiranno immediatamente il canone di 30mila euro anticipato dalla società Sateca per l’anno 2022. Qualora non si abbia alla data del 20 dicembre 2022 un sub concessionario in grado di iniziare l’attività termale, la sub concessione con Sateca continuerà di anno in anno alle stesse condizioni, tranne che per il canone che verrà adeguato per come stabilito da un ente terzo “super partes” scelto dalle parti ed in assenza di accordo scelto dal presidente del Tribunale di Paola.

Fin qui la proposta del Vicario della Diocesi di San Marco-Scalea che dovrà essere valutata dalle parti; mentre nel frattempo è giusto che tale importante vicenda venga portata al vaglio del Consiglio regionale per una sua rapida conclusione di ripresa immediata di lavoro e di riapertura della stagione termale. Si sta perdendo troppo tempo ed alcuni lavoratori delle Terme con sofferenza ci dicono «che la stagione termale è ormai persa». Ci si trova a metà aprile e di solito si apriva nella prima decade del mese di maggio. (rcs)