È scomparsa a Reggio Nietta D’Atena, artista e scultrice di grande talento. Così la ricorda il critico d’arte Giuseppe Livoti. «È andata via in silenzio. – ha scritto Livoti – Quello stesso silenzio che caratterizzava i suoi sguardi partecipativi ma, introversi. La conobbi giovanissimo, avevo poco più di vent’anni e quasi 30 anni fa ancora si respirava a Reggio l’aria leggera e colta dell’arte, delle mostre, di una vita culturale che si svolgeva in luoghi deputati quali le Gallerie d’arte».
»Da quell’incontro, – ricorda Livoti – una lunga amicizia. Da critico d’arte, tante occasioni per seguire le sue attività, tutte invase dal senso della magia, del sogno, tra atmosfere rarefatte: bastava entrare nel suo studio nei pressi di Piazza Carmine per proiettarsi in un giardino incantato. Le argille erano la sua forza plastica, le patine la sua anima. Nietta ricercava il senso della verità: “Si rinasce – diceva – poiché ci si chiede il senso della vita sulla terra, la vita è un viaggio di scoperta nella ricerca della nostra identità verso una dimensione, quella da cui proveniamo. Lo spirito dà vita alla materia che è informe e duttile come il pensiero che fluttua in ogni attimo ed in ogni istante. Le chiesi cosa fosse per Lei la paura e mi rispose …come un gigante morente, ovvero una parte di me stessa che con il tempo muore”».
«Il ”Volo” – afferma Livoti – era un tema molto amato dall’artista che affermava che nella vita occorre avere fiducia, perché così si riesce a volare, seguendo il cammino indicato dal sogno. Io – commentava – ho cercato di attraversare il tempo con le mie opere che nascono con un movimento fluido l’una dentro l’altra. Nietta voleva e si circondava di armonia, quella stessa che aveva costruito all’interno del Centro Kaleidos e ribadiva che nell’arte “…sappiamo come partiamo ma non come atterreremo, l’arte infatti non mi ha tolto niente ma mi ha dato tutto”».
«I suoi simboli – conclude Livoti – si ritrovano nel grande patrimonio di sculture che lascia a testimonianza: le figure di rinascimentale rievocazione, il vento che muove la materia, il vortice origine ed espansione, il cavallo forza dentro di noi, la danza che è il movimento, la maternità che è essenza dell’umanità. Nietta sicuramente ora è in volo, credeva non nella corporeità ma nella dispersione dell’anima. Una buona politica culturale e un ottimo osservatorio sui linguaggi che hanno lasciato traccia nella nostra città, regione, nazione potrà essere un motivo per rendere Nietta D’Atena e tanti altri artisti reggini atemporali, magari ricostruendo il loro percorso scientifico, in un territorio che spesso dimentica ed abbandona i suoi figli migliori rimasti saldi con le loro radici al loro luogo natio».
Il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà ha così ricordato l’artista: «Con la morte di Nietta D’Atena la nostra comunità perde una grande e sensibile artista che aveva fatto della trasformazione una missione”. Lo scrive il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà ricordando la figura di Nietta D’Atena, scultrice e pittrice reggina, fondatrice del centro d’arte Kaleidos.
«L’arte di Nietta D’Atena è riconosciuta a livello internazionale come una delle più fulgide espressioni artistiche della nostra terra. Nelle sue sculture e nei suoi quadri la notte si trasformava in giorno, il dolore in gioia, la burrasca in bonaccia, la morte in luce e l’amore trionfava sempre sull’odio”.
«Il suo era un messaggio di estrema positività che riscaldava il cuore e illuminava la mente. Nietta diceva che la sua terra era la sua principale fonte d’ispirazione ed infatti pur essendo cresciuta professionalmente tra Milano, Roma e Arona sul Lago Maggiore, dove gestiva un prestigioso centro d’arte, negli ultimi anni aveva intensificato la sua presenza in città nello studio di via Aspromonte. Un modo per affermare l’amore per la sua città che, siamo certi, saprà donarle il giusto tributo ricordandola come un riferimento culturale ed artistico da ricordare nel tempo». (rrc)