di SANTO STRATI – La prima scadenza già bypassata è quella della presidenza della Sacal, la società che gestisce i tre aeroporti calabresi. Lo scorso 30 giugno, all’assemblea per il bilancio la Regione doveva riconfermare il presidente Arturo De Felice o rinnovare completamente i vertici. È stata invece avanzata una richiesta di proroga di 15 gg che ha fatto imbufalire De Felice: erano state rispettate tutte le condizioni perché la regione potesse indicare il nuovo organo amministrativo. Nonostante tre bilanci in attivo (De Felice ha preso una situazione disastrosa con debiti fuori controllo e ha fatto, decisamente, un ottimo lavoro) non gli è stata riconfermata la fiducia dalla Presidente Jole. Fa parte delle regole del gioco, che gli specialisti chiamano spoil system: quando cambia l’inquilino del potere, cambiano persone e ruoli, e, potendo scegliere, il nuovo presidente seleziona, ovviamente, gente di sua fiducia.
Ma non è solo la Sacal che dovrà vedere rinnovare i vertici, ci sono la Calabria Film Commission, il Corecom (il presidente Pino Rotta è in regime di prorogatio) e molte altre società in-house della Regione i cui capi (nominati da Oliverio) stanno già preparando le valigie. In pratica, comincia il valzer delle nomine ed entro il mese di luglio andranno sostituiti (o riconfermati) presidenti, direttori generali, alti funzionari.
Si è cominciato con il segretario generale del Consiglio regionale: arrivederci a Maurizio Priolo e benvenuto a Maria Stefania Lauria. Addio ad Antonio Belcastro, supermanager della sanità calabrese (e delegato per la gestione dell’emergenza Covid, ruolo che però mantiene) che ha ceduto il passo a Francesco Bevere, ex direttore generale dell’Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) a cui il ministro Speranza aveva revocato l’incarico. E prima ancora la presidente Jole aveva nominato l’avvocato Maurizio Borgo a capo del Dipartimento del segretariato generale della Giunta. Cos’hanno in comune Bevere e Borgo? Semplice, non sono calabresi.
Dopo l’incarico al regista Muccino per la realizzazione del corto di promozione turistica, comincia a insinuarsi il sospetto che la presidente Jole si fidi poco dei suoi conterranei e per le scelte di vertice preferisca pescare tra professionalità esterne. Nulla da obiettare, per carità, sono incarichi fiduciari, la presidente non deve dare conto ad alcuno delle sue scelte, ma non vorremmo che l’ammirazione verso i “forestieri” penalizzasse professionalità pur presenti (e in quantità) nella regione.
Il vicepresidente Nino Spirlì, aveva lanciato qualche tempo fa (con annessa polemica visto che nei promo appariva il simbolo della Lega) la campagna “scegli calabrese”. Evidentemente non ha convinto la presidente la quale, secondo voci non confermate, avrebbe già contattato Gianni Minoli per la Film Commission Calabra, attualmente guidata con successo da Gianni Citrigno. Pronto a non essere riconfermato, secondo la ferrea regola del “se fai bene ti caccio”. In un primo tempo si era fatto il nome di Paride Leporace, attualmente a capo della Film Commission della Basilicata, che sarebbe stato comunque un gradito ritorno. Il fatto è – con tutta la stima per Minoli, uomo di televisione e di comunicazione – che ai più appare stravagante la mania del “papa straniero” che sta riscuotendo tanto successo a Germaneto. Le nomine, ripetiamo, rispondono a logiche a volte bizantine… ma si ispirano a una scelta fiduciaria, che, purtroppo, molto spesso non concilia l’appartenenza a una certa area politica con un’adeguata professionalità. La presidente Jole, questo, dovrebbe tenerlo presente visto che la Calabria ha bisogno assoluto di capacità e competenze.
Prendiamo il caso di Gabriele Muccino che già solo col suo nome fa autopromozione alla Calabria, ma la rapidità con cui è stata varata la delibera (zero burcorazia, miracolo!) ha provocato qualche mal di pancia alla minoranza in Consiglio regionale che ha ironizzato sulla procedura di affidamento iperveloce: il 15 giugno Muccino ha presentato la proposta e, guarda caso, il 15 la Giunta l’ha approvata all’unanimità dei presenti (non c’erano gli assessori Gianluca Gallo e Domenica Catalfamo). Certo, dispiace che per la produzione del corto non si faccia ricorso a maestranze calabresi: la produzione è tutta romana (Viola Film, di Muccino) e di quetso si sono lamentati i rappresentanti di CNna Cinema e Audiovisivo Calabria: «In Calabria – si legge in una nota – sono presenti molte imprese di produzione cinematografica e dell’audiovisivo che hanno dimostrato di possedere tutti i requisiti tecnici e professionali e che si sono affermate anche fuori regione e all’estero. La campagna elettorale della Presidente Santelli è stata incentrata sulla difesa e la valorizzazione della “calabresità”, ma questo primo intervento va nella direzione opposta».
Comunque sia, ben vengano i contributi di grandi maestri (è già capitato con i calabresi Gianni Amelio e Mimmo Calopresti sulla cui qualità artistica nessuno può eccepire, ma probabilmente tenuti alla larga forse perché vistosamente di sinistra, e il maestro tedesco Win Wenders), ma perché non valorizzare risorse autenticamente calabresi per una “narrazione diversa della Calabria”? Si dirà, non sapendo nulla della Calabria, Muccino scoprirà quello che ai calabresi appare ovvio e scontato, e potrà imbastire un racconto “originale”. Intanto, ha fatto arrabbiare il presidente del Comitato del Bergamotto di Reggio Calabria, l’apprezzato storico reggino Pasquale Amato, il quale, naturalmente, è saltato dalla sedia leggendo di bergamotto della Locride e di oro verde di Calabria (sempre riferito al principe degli agrumi) là dove andrebbe preservata l’identità del territorio ed evitati disorientamenti nel messaggio: l’oro verde in Calabria è l’olio, il nostro magnifico olio d’oliva, non il Bergamotto di Reggio Calabria. Ma sono inezie, facile correggere le imprecisioni, l’importante che il messaggio sia di grande impatto e faccia, soprattutto, parlare della Calabria.
Come ha fatto Klaus Davi che, dopo le esternazioni di Zaia per il suo contestato spot sulla Locride, ha fatto comparire la Calabria sulla stampa tedesca. L’intento era provocare e c’è riuscito. Il massmediologo svizzero innamorato della Calabria ha detto: «Il nostro commercial è stato ignorato fino a che non ci sono state le dichiarazioni scomposte di Zaia». Per questo la principale agenzia tedesca di informazione, DPA, ha dedicato un lungo servizio a Davi e, ovviamente, alla Calabria: “un video web della Calabria fa ‘sbroccare’ il nord Italia” – ha scritto la corrispondente da Roma Petra Kaminsky. Con evidenti vantaggi per la nostra immagine all’estero, a zero costi peraltro.
Ma torniamo a Muccino e Santelli, vinceranno la sfida? Lo vedremo presto. Ma prima arriveranno i rinnovi delle nomine scadute e in scadenza. E potremo misurare anche il peso dello spoil system dell’era Santelli. Buona scelta, presidente. (s)