«Se ne è andato uno dei più grandi urbanisti del novecento: Vittorio Gregotti ha, con la sua opera ridisegnato lo spazio architettonico» ha dichiarato il sindaco di Rende, Marcello Manna nel ricordare l’archistar Vittorio Gregotti, che fu il primo a immaginare il campus universitario di Arcavacata.
«Gregotti – ha proseguito il sindaco Manna – ha avuto la capacità di sguardo teso alla città del futuro. L’iconico ponte sulla quotidianità del campus è stato ed è icona bifronte di modernizzazione del tessuto rurale che all’epoca circondava l’Università della Calabria».
«È nostro compito ora – ha concluso il sindaco Manna – preservarne la memoria e l’opera dell’architetto guardando anche noi al futuro, rilanciando la sua idea, allora pionieristica, di smart city quale uniucum tra città e campus che si snoda sulla valle del Crati».
Anche l’assessore alla Cultura, Marta Petrusewicz, ha voluto ricordare Gregotti, «sempre in prima linea nell’architettura pubblica».
L’archistar Gregotti, infatti, ideò e progettò: stadi (a Genova e Barcellona), teatri (a Milano e Grosseto), musei, acquari, quartieri (Shanghai e lo Zen di Palermo) e, soprattutto, le università.
«Noi calabresi – ha proseguito l’assessore Petrusewicz – lo ricordiamo con gratitudine come l’architetto dell’Università della Calabria. Vincitore con il suo gruppo nel 1973 del concorso architettonico internazionale – ricordato proprio recentemente in un convegno dell’Ordine degli Architetti tenuto al Parco Acquatico di Rende – ha dato alla nascente Università un’impronta di apertura internazionale e territoriale, simboleggiata dai suoi famosi ponti».
«Pur polemico nei confronti dell’esecuzione del progetto – ha proseguito l’assessore Petrusewicz – come raccontò nella sua famosa lectio magistralis pronunciata all’Unical nel 2010, Gregotti rimase fedele all’idea base di coniugare l’architettura pubblica con la pianificazione del paesaggio. Morto Gregotti, rimane da portare avanti il Progetto Gregotti». (rcs)