È un appello alle forze politiche affinché nei programmi si tenga conto delle esigenze e delle necessità del Sud, sempre più marginalizzati, dall’agenda politica nazionale, quello lanciato dai sindaci della Rete “Recovery Sud”.
Si tratta di un documento condiviso dai principali promotori della Rete, che vede tra i principali portavoce su scala nazionale il sindaco di Roseto Capo Spulico, Rosanna Mazzia, e che punta ad essere integrato a seguito di confronti pubblici e/o di contributi da parte di cittadini e associazioni.
La bozza è il frutto di una prima elaborazione da parte dei sindaci di Acquaviva delle Fonti (Davide Carlucci), Catanzaro (Nicola Fiorita), Roseto Capo Spulico (Rosanna Mazzia), San Paolo Albanese (Mosè Antonio Troiano), Castelpoto (Vito Fusco), Castelbuono (Marco Cicero), Cariati (Filomena Greco), Lizzano (Antonietta D’Oria), Alessandria Della Rocca (Giovanna Bubbello), Salcito (Giovanni Galli) e dall’assessore Marta Petrusewicz di Rende.
È provvisoria e potrà essere integrata a seguito di confronti pubblici e/o di contributi da parte di cittadini e associazioni.
«Noi sindaci e altri amministratori di Comuni del Mezzogiorno d’Italia, riuniti nella Rete “Recovery Sud”, alla quale hanno aderito finora 323 amministrazioni comunali, chiediamo ai partiti politici e agli schieramenti che si candidano a rappresentare i nostri territori nelle elezioni per la Camera e il Senato del 25 settembre 2022, che tengano conto nei loro programmi dei seguenti punti, frutto delle nostre esperienze amministrative:
- La necessità di un piano straordinario di assunzioni nei Comuni del Sud in deficit di personale, allineando tutti i municipi a quelli che hanno il rapporto più elevato di personale in rapporto alla popolazione, indipendentemente dai tetti di spesa. Il piano potrebbe essere parzialmente finanziato attraverso una riforma che razionalizzi il reddito di cittadinanza, che a nostro giudizio andrebbe mantenuto, in quanto importante ammortizzatore sociale, ma rivisto radicalmente, evitando sprechi, e sostituendo quanto più possibile l’elargizione di denaro con l’erogazione di servizi. In sostanza, con questa proposta si mira a ridurre l’incidenza, nei nostri Comuni, della spesa pubblica improduttiva, a favore di una spesa che generi valore aggiunto in quanto si consentirebbe l’attivazione di opere e servizi pubblici generatori di nuova occupazione e di prodotto interno lordo.
- Borse di studio Mediterranee e legge per agevolare il rientro dei cervelli in fuga.I nostri Comuni sono da anni entrati in una fase di netto calo demografico, anche a causa dell’emigrazione forzata di tanti giovani neolaureati che comporta, tra l’altro, un impoverimento culturale dei nostri centri. Per questo chiediamo che si preveda una norma che incentivi iniziative imprenditoriali o assunzioni o altre forme di collaborazione con aziende ed enti dei nostri territori che abbiano come destinatari i meridionali emigrati in Italia o all’estero negli ultimi vent’anni. A questo vanno affiancate Borse di Studio specifiche per giovani di 18-24 anni residenti in Paesi affacciati sul Mediterraneo che si iscrivono in un ateneo del Mezzogiorno e raggiungono elevati parametri curriculari.
- Rifiuto dell’autonomia differenziata.Questa riforma è ormai anacronistica, in quanto concepita prima della pandemia, che ha fatto emergere tutti i limiti della sanità regionalizzata. All’autonomia differenziata, che rischia di aggravare le disparità territoriali anche se non prevede l’utilizzo dei residui fiscali, contrapponiamo premialità per i comuni più virtuosi e l’incentivo a forme di cooperazione tra Comuni del Nord e Comuni del Sud.
- Attivazione del fondo da 4,6 miliardi per la perequazione infrastrutturaleportando finalmente a termine la ricognizione dei fabbisogni, individuando gli obiettivi e coordinando le iniziative con Pnrr e Fondi strutturali. Estensione dell’Alta velocità ferroviaria in tutte le aree escluse.
- Investimenti per il rilancio delle aree produttive nelle aree meridionaliattraverso il finanziamento di infrastrutture (strade, fogne, rete elettrica, banda ultralarga, ecc) nei Comuni del Sud più svantaggiati.
- Blindare la territorializzazione delle risorse del Pnrrcon un meccanismo di bandi che parta dagli effettivi bisogni territoriali e preveda, quando necessario, riparti territoriali predefiniti.
- “Quota” riservata al Sud nelle politiche di attrazione degli investimenti(nazionali ed esteri) gestita dal Mise.
- Attuazione dei Lepin particolare sui servizi di istruzione a livello comunale, i cui fabbisogni standard oggi sono in larga parte ancorati alla spesa storica, e sugli assistenti sociali, attuando in modo costituzionalmente orientato il livello di un assistente ogni 5.000 residenti. Oggi i contributi per gli ambiti sociali che non rispettano la soglia Lep sono limitati a chi è già vicino all’obiettivo (uno ogni 6.500 abitanti) e mancano proprio per i territori in cui il servizio è particolarmente carente.
- Piano di valorizzazione dei beni culturali del Mezzogiorno con la riforma dell’Art Bonus. Oggi lo strumento, che prevede un credito d’imposta pari al 65% dell’erogazione liberale, ha un orientamento territoriale fortemente squilibrato (oltre il 95% va al Centronord) perché i principali soggetti erogatori, le fondazioni di origine bancaria e le grandi imprese, hanno sede nelle aree territorialmente più ricche. Si propone di destinare a partire dal 2023 una quota pari a un quinto di ciascuna erogazione a un fondo denominato “Arte senza confini” da utilizzare come moltiplicatore dei contributi raccolti per progetti nel Mezzogiorno.
- Attuazione celere della Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI),coordinata dall’Agenzia per la Coesione territoriale, nata nel 2013, su impulso del Ministro della Coesione territoriale Fabrizio Barca, ma finora ancora alle battute iniziali.
- Un piano di sviluppo turistico-naturalisticodestinato alle aree interne del Mezzogiorno (transumanza, saperi, sapori…) e alla valorizzazione della dieta mediterranea come stile di vita. (rrm)