di PINO NANO – Franco Cavallaro vince di nuovo. Anzi questa volta stravince. Il X Congresso Nazionale della CISAL lo ha riconfermato Segretario Generale della sua Confederazione per acclamazione, alla unanimità, dopo una dibattito politico di alto profilo istituzionale che ha visto al Marriot Park Hotel di Roma per tre giorni di seguito mezzo Governo Meloni e, ieri alla conclusione del dibattito interno, anche il leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte.
La riconferma di Franco Cavallaro alla guida della CISAL nei fatti sdogana i mille tabù del passato che sembravano voler relegare il Movimento Sindacale da lui guidato nell’angolo della grande agorà nazionale. Questa volta sono bastati i messaggi inviati al Congresso dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in questi giorni a Varsavia, ma anche dello stesso Papa Francesco, messaggi che parevano essere stati concordati tra di loro, dove la sola parola forte era appunto “Il lavoro che non c’è, e che va difeso”, cosa che la CISAL ha storicamente dimostrato di saper fare e anche bene.
A questi messaggi sono seguiti poi gli interventi in assemblea di ben 6 ministri diversi, Da Salvini a Lollobrigida a Sangiuliano, da Urso alla stessa Marina Calderone, ma sul palco del Marriot anche tantissimi altri parlamentari di varia provenienza politica, Lupi, Cesa, Carè, Tucci, Damiani, Silvestroni e, ultimo nella mattinata di ieri, il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte.
Un vero e proprio trionfo politico, dunque, non solo per Franco Cavallaro e la sua storia personale di ex ragazzo di Calabria cresciuto a pane e sindacato, ma per l’intero suo Movimento Sindacale, che si presenta sulla scena politica italiana oggi con il carisma pieno di un gruppo determinato, unito e soprattutto fortemente motivato a crescere, e andare oltre il milione e 400 mila iscritti del momento.
Non un sindacato di parte, come qualcuno tenterebbe ancora di voler accreditare, ma una realtà politica ormai cresciuta e matura per sedere a pieno titolo al tavolo del Governo e partecipare insieme alle altre forze politiche e sindacali del Paese alla elaborazione dell’agenda politica generale.
Ma è bastato l’intervento dell’ex Premier Giuseppe Conte, acclamatissimo come lo era stato il giorno prima per Matteo Salvini, per capire quanta attenzione, e anche quanta ammirazione, certa politica italiana ha nei riguardi del “popolo di Cavallaro”. “Grazie per avermi invitato, sono qui per darvi riconoscimento pieno del lavoro che avete svolto nell’interesse del mondo del lavoro”. Parole che dette da un leader di partito di opposizione come Giuseppe Conte suonano come un riconoscimento solenne della trasparenza e della correttezza istituzionale con cui la CISAL ha gestito le mille vertenze di settore di questi anni.
A pieno titolo cittadino illustre di Dinami, dunque, dove lui è nato e cresciuto, Franco Cavallaro è nei fatti figlio d’arte in tutti i sensi. Suo padre, lo abbiamo già scritto nei giorni scorsi, è stato infatti uno dei grandi protagonisti della storia del sindacato in Calabria, uomo chiave della CISL, guidata allora da leaders come Pierre Carniti e Franco Marini, un giovane praticamente cresciuto a latte e contratti, in una delle provincie-chiave dello sviluppo calabrese, Vibo Valentia, e sotto la guida di un padre generoso, grande organizzatore di masse e di popolo, capace di mobilitare intere generazioni di lavoratori e di operai. Un grande maestro per lui, a giudicare dal trionfo meritato e ricevuto ieri al Marriot di Roma.
Il momento più emozionante di questa tre giorni di confronto sindacale aperto e a più voci è stato il momento in cui, dopo la sua proclamazione alla guida della CISAL, a salutarlo sul palco sono salite le tre donne di casa Cavallaro, la moglie e le due figlie, niente di più “intimo” per un uomo che a prima vista sembra riservatissimo e quasi scontroso. Ed è stato bello, lo confesso, vederlo commuoversi davanti al suo popolo e alla sua platea. Una platea impazzita per il suo leader. (pn)