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COnvegno Cyberbullismo a Roccabernarda (KR)

ROCCABERNARDA – Un convegno su bullismo e cyberbullismo

Successo del convegno promosso e organizzato da Roccabernarda lo scorso venerdì dal Movimento Forense di Crotone. Il convegno, organizzato in sinergia con l’Università Niccolò Cusano di Crotone col Direttore Cav. Leonardo Maria Rocca, aveva per tema tema: “Nativi digitali tra verità e inganno – Web Reputation – Cyberbullismo e Fake news”.

Il convegno è stato introdotto e moderato dall’avv. Salvatore Rocca, Presidente del Movimento Forense di Crotone e Consigliere dell’Ordine degli Avvocati, i relatori del prestigioso evento sono stati relatori l’avv. Frank Mario Santacroce, penalista del foro di Catanzaro e Segretario del CO.RE.COM Calabria, l’avv. Giuseppina Scalzi, la dott.ssa Giusy Schipani e l’avv. Maria Deufemia.

Sono intervenuti nel dibattito il sindaco Nicola Bilotta ed il vice sindaco luigi Foresta per i saluti istituzionali, infine l’Avv. Rosaria Laporta, avvocato del foro di Catanzaro e presidente Cpo del Comune di Botricello ha proiettato un video sul tema del Cyberbullismo.

Secondo gli avvocati Rocca e Santacroce, Web reputation e cyberbullismo da un lato, e le fake news dall’altro, sono due facce della stessa medaglia: si tratta, infatti, in entrambi i casi di trappole, degli inganni in cui possono imbattersi i naviganti della Rete. Non importa se giovani o adulti, possono cascarci tutti. C’è bisogno di conoscere, informarsi, restare al passo coi tempi per non subire danni, che possono essere lievi ma che più spesso si rivelano veri e propri traumi. Una variabile importante per la descrizione e l’interpretazione del fenomeno è il periodo di insorgenza dei comportamenti bullistici. Le azioni aggressive che insorgono in età adolescenziale assumono una valenza prioritariamente relazionale con lo scopo di far assumere al singolo un’identità all’interno del gruppo. La condivisione diventa la condizione identificativa e definitoria del gruppo, in una costante interazione tra il dentro (da salvaguardare) e il fuori (il nemico), l’azione diviene l’espressione della frustrazione interna che deve essere scaricata, allontanata da sé e diretta verso una vittima esterna. Con i suoi primi lavori condotti su oltre 130.000 ragazzi norvegesi tra gli 8 e i 16 anni, Olweus (1983) trovò che il 15% degli studenti era coinvolto, come attore o vittima, in episodi di prepotenza a scuola. Successivi studi hanno poi confermato l’incidenza e la diffusione di questo fenomeno nelle scuole. Nella nostra realtà nazionale, già i primi dati raccolti, con un campione di 1.379 alunni tra gli 8 e i 14 anni, indicarono come il 42% di alunni nelle scuole primarie e il 28% nelle scuole secondarie di primo grado riferissero di aver subito prepotenze. Questi studi mettono in evidenzia come la scuola possa diventare possibile luogo di persecuzione e violenza a carico di tre specifiche categorie: il bullo, la vittima, il gruppo.

Il bullismo non è un fenomeno di nuova generazione, ma è innegabile che presenti oggi dei caratteri di novità, uno dei quali è ascrivibile nelle potenzialità offerte dalle strumentazioni tecnologiche. Una nuova manifestazione di atti di bullismo, è infatti, il cyberbullismo, frutto dell’attuale cultura globale in cui le macchine e le nuove tecnologie sono sempre più spesso vissute come delle vere e proprie estensioni del sé.

Gli sms, le e-mail, i social network, le chat sono i nuovi mezzi della comunicazione, della relazione, ma soprattutto sono luoghi “protetti”, anonimi, deresponsabilizzanti e di facile accesso, quindi perversamente “adatti” a fini prevaricatori come minacciare, deridere e offendere. Tra le definizioni di cyberbullismo maggiormente accreditate sono rintracciabili quelle di Smith et al. (2008) che parlano di un atto aggressivo attuato tramite l’ausilio di mezzi di comunicazione elettronici, individuale o di gruppo, ripetitivo e duraturo nel tempo, contro una vittima che non può facilmente difendersi.

Bullismo e cyberbullismo si differenziano in particolare nella dimensione contestuale: nel cyberbullismo gli attacchi non si limitano esclusivamente al contesto scolastico, ma la vittima può ricevere messaggi o e-mail dovunque si trovi, e questo rende la sua posizione molto più difficile da gestire e tollerare. Nel bullismo digitale la responsabilità può essere condivisa anche da chi visiona un video, un’immagine e decide di inoltrarla ad altri, il gruppo, quindi, acquisisce un ruolo, un’importanza, una responsabilità diversa, e – in particolare – la portata del gesto aggressivo assume una gravità spesso superiore, con conseguenze estremamente gravi. (rkr)