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Barbara Palombelli e Pietro Salini

Salini (Webuild) dalla Palombelli: con il Ponte sullo Stretto 100mila posti di lavoro

Ospite da Barbara Palombelli a Stasera Italia, l’ing. Pietro Salini della Webuild (il general contractor del Ponte sullo Stretto, che ha assorbito Impregilo assegnataria dell’appalto) ha detto senza giri di parole che il Ponte significa 100mila posti di lavoro, 30mila già quest’anno. Se solo ne permetteranno la realizzazione. Difficile spiegare – ha detto –  perché ancora non è stato costruito «sicuramente è un discorso di lotte politiche. Noi siamo pronti e si può partire anche subito. È un’occasione di lavoro straordinaria per il Sud».

Salini ha illustrato la lunga vicenda che accompagna il sogno di calabresi e siciliani: «Il Ponte di Messina è stato affidato al Gruppo che abbiamo rilevato in Borsa, Impregilo, molti anni fa, dopo 30 anni di analisi e 100 miliardi di lire in valutazioni di ogni tipo, ed una gara internazionale che abbiamo vinto. È stato in seguito deciso di non avviare i lavori, ma investire nell’alta velocità ferroviaria fino a Palermo non ha senso senza ponte. Oggi il progetto è pronto e noi siamo in grado di farlo partire subito, anche perché sarebbe un’occasione straordinaria per attivare posti di lavoro in un’area che soffre drammaticamente per il fenomeno della disoccupazione».

Non ci sono – secondo l’ing. Salini – impedimenti per il Recovery Plan: l’opera nel suo complesso potrebbe rientrare anche nella lista delle grandi opere finanziabili con le risorse del Next Generation Ue. «Il Ponte da solo vale 2.9 miliardi di euro, valore che sale a 7.1 miliardi a costi aggiornati considerando il progetto complessivo con tutte le opere connesse nelle aree interessate. Significa rifare due città Reggio e Messina e fare la Metropolitana di Messina, nonché realizzare opere di sistemazione idrogeologica per le montagne circostanti, strade di accesso, strutture per far passare treno e macchine  Si tratta quindi di un progetto che si potrebbe realizzare anche per fasi successive, utilizzando le risorse del Recovery Plan per quanto possibile».

È da valutare positivamente questo nuovo “risveglio” a proposito del Ponte: c’è un gruppo internazionale («contiamo su 7mila imprese a noi collegate») in grado di dar vita una delle più imponenti opere d’ingegneria che il mondo ci invidierebbe: i politici e, soprattutto il Governo, sarebbe opportuno che mettessero da parte ulteriori, inutili, azioni dilatorie. Non ci sono ostacoli, neanche di natura sismica (in Giappone, in zone molto più sismiche, sono state opere avveniristiche ed eccezionali, in grado di sfidare i terremoti), serve solo la volontà politica di far ripartire il Sud, per far ripartire il Paese. E il Ponte rappresenta un buon punto di partenza per guardare al futuro. (rrm)