Il progetto Evo.Ca e l’olivicoltura nella Terra di Re Italo e degli Enotri

Un percorso di consapevolezza esperenziale, che nasce dallo studio e dalla spinta verso la conoscenza e la qualità dell’olio extravergine di oliva, in particolare modo verso l’analisi   sensoriale. È così che Acli Terra Calabria definisce il progetto che si svilupperà in diverse tappe, oltre agli incontri con  imprenditori olivicoli, scuole primarie e Medie, docenti e studenti Istituti Professionali di Stato per i Servizi Alberghieri, ristoratori, agriturismi, Accademie dell’Enogastronomia, associati, Acli Terra Calabria , operatori Caa Acli e Circoli Acli, Gal.

Previsti, anche, cammini dell’oleoturismo con vere e proprie soste sensoriali all’aperto, intorno ai suggestivi e secolari alberi di ulivo. In virtù dell’imperversare dei cambiamenti climatici, della mancanza di manodopera specializzata nasce la necessità di aumentare il know-how e di accrescere le competenze degli attori del comparto agricolo, nonché di quello olivicolo, importante settore che caratterizza la nostra regione. 

Cresce  l’interesse verso l’olio di qualità, e la Calabria si distingue ogni anno nei premi internazionali. Pertanto obiettivo del progetto sarà quello di accrescere le competenze verso il riconoscimento della qualità dell’olio extravergine di oliva, in particolar  modo verso l’analisi   sensoriale,  uno degli  strumenti per  contrastare le frodi alimentari e rafforzare la conoscenza.

L’analisi sensoriale dell’olio extravergine di oliva verrà espletata mediante dei corsi di avvio all’assaggio della durata da 2 a 4 ore dove sarà prevista una prima fase d’aula in modo da trasmettere i concetti teorici sull’importanza nel consumo dell’olio d’oliva di qualità, i biofenoli, il germoplasma olivicolo nazionale e calabrese, l’uso dell’olio d’oliva nella cucina. Un vero e proprio attraversamento nell’arte del cibo, nella storia, nell’archeologia   e nella gastronomia, visto come brand-investimento in terra di Calabria. (rcs)

Acli Terra Calabria e Comunità dei Grani Antichi: Una legge regionale per tutela dei mulini storici a pietra

Una legge regionale per la tutela, conservazione e valorizzazione dei mulini storici a pietra. È quanto hanno chiesto Acli Terra CalabriaComunità dei grani antichi e dei mulini a pietra, ricordando come «la presenza sul territorio calabrese di circa 2 mila mulini a pietra è un patrimonio storico ed economico che non può essere lasciato improduttivo e all’incuria».

«Un tempo fortemente utilizzati – si legge nella nota – in particolare per la macinazione del grano e del mais, più in generale del frumento e la trasformazione dei semi in farine, era considerata un’industria a cielo aperto».

Pino Campisi (Presidente di Acli Terra Calabria) e Valerio Caparelli (Presidente dell’associazione Comunità dei grani antichi e dei mulini a pietra), assieme ai soggetti promotori e al partenariato, sostengono che un significativo sviluppo locale e della tutela ambientale possa realizzarsi anche attraverso azioni di rilancio del settore molitorio storico, azionato sia ad acqua che elettrico con macine in pietra.

Questa azione sarebbe un punto di rilancio propositivo per le potenzialità e identità territoriali, considerando che circa venticinque mulini a pietra, sia ad acqua che elettrici, sono ancora funzionanti e attivi e producono farine di altissima qualità.

La legge, secondo Campisi e Caparelli, porterebbe una positiva regolamentazione per la difesa di beni ambientali, storici e dell’archeologia industriale, nonché per il riuso e la tutela dei mulini a pietra attivi, la salvaguardia di una cultura pre-industriale di notevole importanza storico-economica e produttiva.

Inoltre, anche gli antichi mulini ad acqua possono trasformarsi in luoghi storico-culturali-ambientali, sentinelle strutturali nel mondo antropologico-rurale.

Sarebbe una ritrovata opportunità nel quadro delle produzioni agricole in grado di mantenere redditività e nello stesso tempo salvaguardare e valorizzare l’ambiente naturale e il territorio in cui operano.

Gli interventi previsti dalla legge per promuovere la salvaguardia, la rigenerazione, nonché il ripristino, il restauro il patrimonio architettonico-paesaggistico e la conservazione dei mulini storici ad acqua, vengono finalizzati non soltanto ad un principio di conservazione strutturale, ma anche alla riacquisizione da parte del mulino della sua completa funzione sociale e funzionalità, compresa la ricerca scientifica sul valore del cibo, così come previsto dalla proposta di legge.

In tal senso, risulta molto utile l’opportunità di coniugare indagini scientifiche, tipicamente afferenti alle discipline Stem (in italiano Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica, ndr), con quelle classiche inerenti alle tradizioni e alla storia dei mulini, oltre ad indagare, facendo uso di approcci scientifici moderni, le proprietà nutraceutiche che possono risiedere tanto nelle materie prime selezionate per le lavorazioni quanto nei processi con particolare riferimento alla molitura tradizionale.

Il mulino ad acqua, con le sue macine in pietra, potrebbe divenire luogo in cui si trasformano quelle produzioni locali tipiche del territorio e sede di molteplici iniziative di cultura enogastronomica che, utilizzando il richiamo della “visita al mulino ad acqua”, diventi messaggio di valorizzazione della cultura materiale storica di quel determinato territorio e contribuisca a sviluppare innovative e contemporanee forme di restanza, per come ci sollecita una letteratura propositiva e propulsiva di antropologia territoriale.

La Regione Calabria, nella legge da emanare, potrà individuare anche finanziamenti comunitari e del Pnrr, sia per i Comuni che per i privati.

I Soggetti promotori Acli Terra Calabria e Associazione “Comunità dei grani antichi e mulini a pietra”, insieme ai componenti del partenariato, composto da Ucid CalabriaAiamsAssociazione CriseaAccademia delle Tradizioni Enogastronomiche di Calabria, Fondazione Pinta ItsFai Cisl CalabriaAcai (Associazione Calabrese Archeologia Industriale), Fai Cisl Rc e Associazione Parco Agricolo Calabria, chiederanno un incontro all’Assessore regionale Rosario Varì per illustrare e consegnare la proposta di legge. (rrm)

In copertina, il mulinum di San Floro

Acli Terra Calabria sostiene il Parco “Re Italo”

Acli Terra Calabria sostiene la costruzione del Parco “Re Italo” – olivicolo, archeologico e contemporaneo affinché possa «rappresentare un nuovo attrattore culturale per uno sviluppo innovativo, richiamando radici antiche su cui costruire un nuovo sviluppo, un nuovo brand produttivo», ha spiegato il presidente regionale di Acli Terra Calabria, Pino Campisi.

Per arrivare a questo importante obiettivo, ha promosso una serie di attività di sensibilizzazione atte a realizzare un ambizioso proposito, partendo proprio dall’incontro su Olivicoltura, oleoturismo e Distretti del Cibo nei processi di internazionalizzazione, svoltosi presso il Seminario Vescovile di Lamezia Terme alla presenza del presidente nazionale di Acli Terra, Nicola Tavoletta. Presenti anche 15 aziende olivicole, i cui prodotti hanno riscosso apprezzamento dal pubblico.

L’occasione e l’iniziativa costituiscono una nuova frontiera per la filiera olivicola calabrese e apre nuove prospettive di sviluppo, che gli olivicoltori non devono lasciarsi sfuggire.

Lo stesso Campisi ha evidenziato nel corso del convegno come il progetto, pur centrato sull’olivicoltura e sull’oleoturismo, si intreccia perfettamente con la progettualità dei Distretti del Cibo, nuova visione per fare buona agricoltura.

Una proposta progettuale, che nasce dalla forza storica antica di questo territorio, con l’Istmo dove Enotri e Re Italo, diedero vita, con la loro presenza, ad una prima forma di comunità organizzata, partendo dai sissizi e da regole poste per la nascita di una forma di impresa agricola organizzata.

Ulteriore fattore di sviluppo del progetto “Parco Re Italo” è creare forme di olivicoltura sociale e oleifici sociali, mettendo insieme i piccoli produttori e creando un modo comune di produrre e stare sul mercato, seppure in micro-filiere.

Un secondo fattore di sviluppo è quello di strutturare una rete tra tutte le sedi Acli regionali, provinciali e Circoli Acli nazionali ed europei per far veicolare, attraverso un progetto nazionale di comunicazione, l’olio degli olivicoltori che ritengono di stare dentro un disciplinare Acli Terra che accomuni in una corresponsabilità nella qualità del prodotto.

Tutto questo per creare valore sociale con l’eco-oleo-gastronomia: l’oleotursimo, è un segmento che si sta affacciando sui territori, conquista punti di forza perché legato fortemente alla natura, alla sostenibilità e ai cammini del turismo esperenziale.

Nicola Tavoletta, presidente nazionale di Acli Terra, ha confermato quanto la scelta di Acli Terra Calabria di aprire un confronto approfondito sulla multifunzionalità imprenditoriale dell’olivicoltura rappresenti in qualche modo un’autorevole convocazione degli Stati Generali del comparto, offrendo a supporto di questa lodevole iniziativa lo specifico sistema aggregativo dell’Unapol. Altro importante passaggio del presidente nazionale è quello che si riferisce alla formazione, necessaria per l’evoluzione tecnica delle professioni, ma che va accompagnata con quella umanistica: «vendere il prodotto italiano – ha detto Nicoletta – non è solo una questione di alta qualità dello stesso, ma dello stile e della cultura che lo caratterizza. È questione anche di firma nell’esportazione. Inoltre, Acli Terra chiede di aumentare la spesa del Pnrr per la gestione idrica dal 4 al 6% e respinge il Nutriscore come sistema di etichettatura, proponendo quella tabellare».

Il convegno, che raccolto molte proposte da corredare al progetto, ha registrato una serie di interventi specifici quanto altamente qualificati.

Don Emanuele Gigliotti, accompagnatore spirituale delle Acli lametine, nel partecipare ai presenti il saluto del Vescovo della Diocesi, S.E. Mons. Serafino Parisi, ha sottolineato l’impegno operativo e concreto dell’Associazione sul territorio lametino.

Il Presidente provinciale Acli di Catanzaro, Salvatore Conforto, ha auspicato che il lavoro di Acli Terra contribuisca al rilancio dell’associazione sia nella promozione sociale che nell’accompagnamento di servizi alle famiglie.

L’attrice di teatro Ivonne Garo ha alternato gli interventi leggendo brani su re Italo e l’Istmo.

Cosimo Cuomo, dirigente della Regione Calabria ed esperto di sviluppo territoriale, ha evidenziato come i Distretti del Cibo si pongono come una nuova proposta dello sviluppo e delle filiere, contribuendo al mantenimento e alla crescita dell’occupazione, oltre a favorire la concentrazione dell’offerta in logica di filiera e di multifiliera. Nel suo intervento è emerso anche la necessità di promuovere lo sviluppo territoriale, la coesione e l’inclusione sociale, oltre a garantire la sicurezza alimentare, la tutela ambientale e del paesaggio rurale, attraverso le attività agricole e alimentari.

Per l’agronomo Thomas Vatrano la nostra regione, come il resto d’Italia, nell’olivicoltura e nell’oleoturismo possiede un ampio germoplasma olivicolo che va tutelato e portato avanti con approccio tecnico e scientifico. Anche quest’anno la Calabria, al centro di importanti rassegne olearie, si è distinta per la qualità del nostro olio.

Carmine Lupia, etnobotanico, esperto di valore, studioso della pianta, delle sue origini più remote, anche dal punto di vista dell’impatto antropologico, ha arricchito i lavori del convegno con una relazione completa e ricca di riferimenti storici, scientifici e culturali che hanno attraversato diverse popolazioni dell’area mediterranea.

Tommaso Pupa, della Fondazione Pinta ITS, ha centrato il suo intervento sulla necessità della formazione professionale e certificazione delle qualifiche anche in ambito agricolo e olivicolo, in quanto vi è una forte domanda di formazione specifica per far crescere la qualità del prodotto da rilanciare in ambito nazionale ed europeo con un piano di marketing.

Adolfo Rossi, esperto in processi di internazionalizzazione, ha ricordato il buon andamento delle vendite nei mercati esteri dell’olio italiano nonostante i cambiamenti climatici che pesano sulle produzioni nazionali e le tensioni internazionali: il tecnico ha illustrato come Acli Terra potrebbe intervenire per potenziare l’export dell’olio extravergine d’oliva calabrese, a partire dalla formazione, all’affiancamento e all’accompagnamento delle aziende del settore olivicolo. (rcz)

LAMEZIA – Il convegno di Acli Terra Calabria sull’olivicoltura

Oggi, a Lamezia Terme, alle 18.30, è in programma il convegno Olivicoltura e oleoturismo sono i due pilastri strategici per una ricostruzione dell’agricoltura di Calabria, organizzato da Acli Terra Calabria.

Settori che potrebbero diventare una straordinaria filiera e attivare le condizioni per creare nuove imprese e nuova occupazione. Per sostenere e far conoscere le effettive potenzialità, Acli Terra Calabria ha promosso un importante convegno, che intreccia alcune tematiche: “Olivicoltura, oleoturismo e distretti del cibo nei processi di internazionalizzazione – verso il Parco ‘Re Italo’ “.

Si tratta di costruire un progetto dentro il percorso dell’Istmo integrando olivicoltura, distretto del cibo e cultura.

Il dottore agronomo Massimo Mercuri presiede e coordina i lavori, con i saluti di don Emanuele Gigliotti accompagnatore spirituale Acli Lamezia; Paolo Mascaro, sindaco di Lamezia Terme; Salvatore Conforto presidente provinciale Acli Catanzaro; Filippo Moscato presidente regionale Acli Calabria.

Interventi tematici di: Pino Campisi, presidente Acli Terra Calabria, Thomas Vatrano, dottore agronomo, Carmine Lupia, etnobotanico, Maria Bruni, presidente fondazione Pinta ITS, Cosimo Cuomo esperto di sviluppo territoriale e Adolfo Rossi, esperto in processi di internazionalizzazione.

Concluderà i lavori Nicola Tavoletta, presidente nazionale Acli Terra, Nicola Tavoletta. Infine l’attrice di teatro Ivonne Garo leggerà brani su re Italo e l’Istimo. Esporranno i loro prodotti un nutrito gruppo di aziende olivicole calabresi.

Saranno presenti autorità politico-istituzionali e religiose. (rcz)

Acli terra Calabria propone una legge regionale sull’Agricoltura Sociale

Generare cambiamento e innovazione con una nuova legge regionale sull’Agricoltura Sociale. È la proposta avanzata da Acli Terra Calabria in occasione del dibattito promosso insieme al Parco Agricolo Calabria, dove si è definito il percorso da seguire per approvare tale legge.

L’evento, presieduto e coordinato dal giornalista ed esperto di sviluppo locale, Valerio Caparelli, ha registrato la proposta di istituire una legge regionale ad hoc, lanciata dal presidente regionale di Acli Terra, Pino Campisi, che ha parlato della necessità di una nuova legge regionale, possibilmente integrata per l’agricoltura e l’artigianato sociale, che abbia nel suo dettato normativo il compito di rispondere in modo adeguato al forte bisogno di quella parte di società che vive un disagio.

La proposta è stata fortemente sostenuta nel corso degli interventi di Nicola Tavoletta, presidente nazionale di ACLI Terra; Filippo Moscato, presidente regionale delle ACLI; Giuseppe Critelli, docente del Master Universitario “Beni comuni e culture ambientali” della “Federico II” di Napoli; Franco Laratta, dell’Ismea; Michele Zannini, componente della presidenza di Acli Terra nazionale con delega all’agricoltura sociale.

L’idea di una nuova legge regionale che definisca e sostenga le iniziative delle aziende che vogliono promuovere l’agricoltura sociale è stata favorevolmente accolta dal Dirigente del Dipartimento Agricoltura della Regione Calabria, Giacomo Giovinazzo, intervenuto nel corso del dibattito con un interessante intervento sul tema dell’incontro. Lo stesso, riportando il messaggio di attenzione sul focus dell’Assessore regionale al ramo, Gianluca Gallo, ha dichiarato di aderire alla proposta di Acli Terra Calabria di convocare presto l’istituito Osservatorio sull’Agricoltura Sociale, sinora mai riunitosi e che oggi potrebbe rappresentare il maggiore strumento di condivisione per una co-progettazione utile ad arrivare alla delineazione di una forma legislativa regionale più adeguata e moderna.

D’altro canto, una legge sull’agricoltura sociale non può prescindere dal contenere il pensiero centrale che la ispira nella consapevolezza che «per sociale si deve intendere lo sviluppo e l’implementazione di nuove idee (prodotti, servizi, modelli), che siano in grado di rispondere ai bisogni sociali e di creare nuove relazioni o collaborazioni».

Questo specifico segmento dell’agricoltura dovrebbe «tendere a migliorare le condizioni di vita dei cittadini meno abbienti, realizzando una maggiore perequazione tra le varie componenti della società, senza dimenticare che deve rispondere in modo innovativo, costruendo nuove relazioni tra pubblico, privato e terzo settore».

In più, l’agricoltura sociale, deve costruire «un modello economico innestato tra profit e no profit, dove contano sia la sostenibilità economica sia i destinatari, stimolando un buon utilizzo delle fonti di finanziamento per generare cambiamenti a lungo termine, con l’utilizzazione  delle moderne tecnologie».

Gli interventi di tutti partecipanti sono stati di notevole e autorevole spessore, con contributi di cui bisognerà certamente tener conto rispetto ad alcuni punti costituenti la nuova legge.

In particolare, il fondamento di migliorare le condizioni di vita attraverso percorsi stabili di inclusione socio-lavorativa, e di azioni di sensibilizzazione verso l’educazione alimentare e ambientale, oltre alla salvaguardia della biodiversità.

Quattro gli obiettivi prefissati da ACLI Terra Calabria per i prossimi mesi: convocazione dell’Osservatorio Regionale dell’Agricoltura Sociale; presentazione della proposta di una nuova legge sull’agricoltura e l’artigianato sociale; utilizzo dei fondi previsti nel progetto Gol (Garanzia di Occupabilità Lavoratori), laddove nel “Percorso 4 – lavoro e inclusione” sono previsti undici milioni di euro per misure a favore dei soggetti in condizioni di vulnerabilità e orientamento specialistico per la presa in carico integrata, misure integrate di accompagnamento all’inserimento lavorativo, attivazione dei tirocini di inclusione sociale, supporto per l’autoimpiego e l’autoimprenditorialità, formazione breve e lunga; convocazione di una conferenza regionale sull’agricoltura e l’artigianato sociale.

Le strade da praticare a favore di questa battaglia di civiltà possono essere molteplici, ma ora è necessario avviare la prima praticando e attivando concretamente una scelta politica sociale e di inclusione. (rcs)

Acli Terra Calabria: Avviare procedure di selezione per individuare i Distretti del Cibo

Acli Terra Calabria è soddisfatta dell’istituzione dei Distretti del Cibo e chiede «l’approvazione delle procedure di evidenza pubblica di selezione, valutazione e individuazione, necessarie per l’attuazione delle attività di riconoscimento dei Distretti del Cibo, in coerenza con le norme vigenti, per come stabilito nell’allegato A riguardante le Disposizioni Attuative per il riconoscimento dei Distretti in Calabria».

L’istituzione dei Distretti dei Cibo, infatti, è stata possibile grazie all’impegno dell’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo e all’approvazione della delibera di Giunta n. 282, che demanda al competente Dipartimento regionale all’Agricoltura la definizione delle procedure per poter intraprendere l’iter amministrativo di riconoscimento, che avverrà con procedure di evidenza pubblica.

Acli Terra Calabria chiede, dunque, di velocizzare la procedura per poter mettere in pratica tutte le azioni favorevoli a quei territori che vogliono sviluppare progetti produttivi e innovativi.

«Crediamo – ha dichiarato Pino Campisi, presidente regionale di Acli Terra Calabria – che sia arrivato il momento – per questo è nata la Delibera di Giunta – di credere in modo deciso e chiaro nel progetto di filiera agroalimentare, quale sistema delle fasi di produzione, trasformazione, commercializzazione e distribuzione dei prodotti agricoli ed agroalimentari».

«Al fine anche di promuovere, per come è previsto nella normativa nazionale – ha proseguito Campisi – lo sviluppo territoriale, la coesione e l’inclusione sociale, la sicurezza alimentare, oltre a ridurre lo spreco alimentare e a salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale».

«I Distretti, tra l’altro – si legge in una nota – se pensiamo alla desertificazione produttiva che avanza nel Sud Italia, diventano materia sociale-economica-strategica per dare una risposta alle urgenti azioni da intraprendere anche nel dopo pandemia, quale risposta positiva e propulsiva per rafforzare le imprese singole e associate, creare qualità del cibo e nuova occupazione. Dare prospettive di lavoro e creare nuove figure professionali e competenze, in particolare per quei tanti giovani che vogliono fare impresa, riabitare i territori delle aree interne».

«I Distretti – continua la nota – ancor prima di nascere istituzionalmente, quale idea innovativa di sviluppo, hanno già conquistato il merito di coinvolgere nel processo di rete un larghissimo partenariato che ha aderito al progetto e condiviso con idee propositive  il percorso di nascita della Delibera di Giunta, partecipando e condividendo numerosi incontri con l’assessore Gallo».

«Ricordiamo  – ha detto ancora il presidente Campisi – che in questo nuovo cammino di sviluppo hanno aderito Associazioni professionali agricole, Organizzazioni professionali, imprese agricole e artigiane singole e associate; imprese di trasformazione, commercializzazione e distribuzione dei prodotti agricoli ed agroalimentari; cooperative di produttori, associazione dei cuochi e ristoratori, enti di ricerca e università; enti e associazioni pubblici e privati, fondazioni enogastronomiche».

«Per questo – ha concluso il presidente di Acli Terra Calabria – chiediamo all’assessore Gallo di dare a breve una risposta positiva a tutto questo mondo relazionale e di filiera che si è attivato per poter creare nuove produzioni e nuovi lavori, tenere alto il brand qualitativo di Calabria”.

A breve, infatti, il Ministero delle Politiche Agricole potrebbe pubblicare il secondo bando nazionale sui Distretti del Cibo.

«Il rischio – si legge ancora in una nota – per chi vorrebbe proporsi è quello di non poter partecipare ai bandi perché qui in Calabria non sono stati ancora costituiti. Possiamo permetterci una cosa del genere, essere ai margini, essere assenti sulle questioni che portano benessere e benefici in questa terra che ha bisogno come l’aria di nuove opportunità di ripresa sociale ed economica?».

«Per confrontarci su tutte queste problematiche – continua la nota – Acli Terra Calabria chiede all’Assessore Gallo di istituire e convocare il Tavolo di Coordinamento Regionale dei Distretti del Cibo, sia con i rappresentanti legali dei Distretti del Cibo esistenti che con i rappresentati legali dei soggetti aderenti al partenariato».

«Acli Terra Calabria conferma, così – conclude la nota – il suo convinto impegno in tutte le sedi politico-istituzionali, perché i Distretti del Cibo non solo siano costituiti sulla carta ma diventino presto realtà di programmazione, co-progettazione e produzione di qualità territoriale, finalizzati a creare sviluppo integrato e lavoro». (rrm)

Dalle Acli l’appello per un comune impegno sulla salvaguardia ambientale

Serve l’impegno di tutti per salvaguardare il territorio e l’ambiente: dalle Acli Terra Calabria arriva, attraverso il suo presidente Giuseppe Campisi, un invito preciso ai calabresi per la tutela di un patrimonio unico e inestimabile. «Credo – dice Campisi – sia arrivato il momento decisivo per essere presenza e presidio territoriale a tutela della Terra, più in particolare dell’ambiente, della biodiversità e della bellezza che ne deriva. Il tutto visto e sentito come patrimonio per l’umanità. Se la questione ambientale è drammatica, a partire
dalla Calabria, credo che dovremmo proporre un nuovo impegno di trasformazione per la tutela del creato, a iniziare da Acli Terra e dalle Associazioni e Movimenti di ispirazione
cristiana. In buona sostanza, come ci suggerisce Papa Francesco nel suo libro Laudato Si, dobbiamo custodire, attraverso una relazione di reciprocità responsabile, il legame tra
essere umano e natura, raggiungendo una convinta conversione ecologica».
Nel nostro tempo, – si legge in una nota di Acli Terra – è necessario intervenire mediante un piano di politiche per la natura e per la Terra, finalizzato alla rigenerazione di uno stile di vita nuovo e quotidiano, per il benessere delle generazioni di oggi e di quelle che verranno, attraversate da mancanza di lavoro, da diffuse condizioni di povertà, da spaventose e drammatiche condizioni demografiche che minano qualsiasi precondizione di sviluppo socio economico a partire dai prossimi 30 anni. Tutte problematiche che hanno una correlazione con l’ambiente e la Terra, che rappresentano il capitale naturale, base per ogni ecosistema e tutela della biodiversità su cui poggia e vive il capitale umano.
«È necessaria una testimonianza forte – prosegue il presidente Campisi – per parlarci e confrontarci tutti su una tematica che ci appartiene in quanto collettività, siano associazioni, imprenditori, educatori, famiglie, figli, cittadini. Alla luce di questo allarmante e drammatico problema dell’umanità occorre l’operatività concreta delle istituzioni, soprattutto quelle locali, che sono assoggettate a vivere con le continue emergenze, eppure bisognose di progettazioni in modo integrato, accompagnate da azioni di sviluppo locale».
Nelle politiche regionali devono essere attivati finanziamenti mirati al raggiungimento dei 17 Obiettivi previsti per lo Sviluppo Sostenibile di Agenda 2030 dell’ONU, sottoscritta nel
2015 da oltre 190 Paesi. Tutto questo non è secondario per poter stare dentro i target necessari al superamento dei ritardi accumulati rispetto ai cambiamenti climatici.
Non è secondario neppure ridurre drasticamente il consumo di suolo e tutte le forme di deforestazione che creano ogni giorno calamità e vanno contro la regolazione del clima.

«Fare ecologia integrale – afferma il presidente di Acli Terra Calabria – significa anche promuovere forme innovative di rigenerazione urbana, per come sostenuto dalla Commissione Europea. Il GOAL 13 è uno degli indicatori che prevede l’adozione di misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze. Propone un nuovo paradigma, un nuovo percorso educativo per lo sviluppo sostenibile, a cui soprattutto le Associazioni di ispirazione cristiana devono aderire, con coerenza e determinazione,
manifestando il metodo alla partecipazione attiva».
Secondo il teologo Vito Mancuso «la grande idea del nostro tempo è capire la natura della natura. E da qui bisogna ricostruire un progetto di società». E se l’ecologia integrale dovrà essere il nostro sentiero esistenziale, da praticare in quanto è bene comune per salvare il pianeta, allora dobbiamo sentire forte la responsabilità civica e politica per consegnare un mondo migliore alle future generazioni, già martoriate, non solo per il degrado ambientale e climatico ma anche per mancanza di buone occasioni di lavoro che siano frutto di un’economia sostenibile.
Sicuramente gli interventi di politica economica europea 2021-2027 rappresentano il pilastro strategico per il recupero e il ripristino degli ecosistemi degradati e andare verso un cammino di sviluppo sostenibile, di lavoro dignitoso e di qualità. (zc)