IL RICORDO / Franco Cimino: Antonio Guarasci, il primo presidente della Calabria del riscatto e della democrazia

di FRANCO CIMINOAntonio Guarasci, chi è costui? Chi lo conosce? Salgo per un momento in cattedra e faccio la domanda da prof. A tutti gli uomini e le donne della Politica, innanzitutto. Lo domando a voi, assessori della giunta e ai trenta consiglieri regionali. Allora, chi è Guarasci? Va bene, non rispondete, lo domando adesso ai sindaci della regione, ai consiglieri comunali e se non mi risponderanno ai deputati calabresi e ai rappresentanti di partito.

Dinanzi a questo silenzio, andrò in tutte le nostre scuole e università, e troverò qualcuno che mi saprà dire una parola su quest’uomo. E che diamine! Niente! Scena muta. Eppure, sarebbe bastato andare su Wikipedia, per averne una qualche notizia di quella pure assurdamente troppo brevi e sintetiche. Si sarebbe, però, potuto apprendere due cose importantissime, anzi tre. Antonio Guarasci (Rogliano, 7 maggio 1918- Polla, 2 ottobre, 1974) è stato un politico italiano. Copio e incollo, in forma retorica evidentemente, ché io lo so bene questo è molto altro di lui. L’anagrafe dice che egli sia stato un uomo per intero del secolo scorso e che lo abbia attraversato in alcune delle sue fasi storiche più importanti per il Paese. Ha fatto in tempo, prima che la sua vita si arrestasse a soli 56 anni. A Polla. Un nome di una località apparentemente insignificante, ma che tra un momento ci dirà di lui. Essere nato nel 1918 lo costringe ad andare in guerra e a vivere la sua giovinezza per tutto il tragico tempo del nazi-fascismo. Inviato in Africa – dice la biografia ufficiale –partecipa alla battaglia di El Alamein contro gli inglesi. Fatto prigioniero sconta un non breve tempo di prigionia negli Stati Uniti. Durante questo periodo incontra alcuni antifascisti, che rafforzano in lui la già forte sensibilità democratica e la coscienza che la Libertà è della Democrazia l’unica essenza. Finita la guerra, torna in Calabria dove sposa la figlia di Buffone, un autentico antifascista prigioniero con lui a Seattle.

Si impegna subito in politica e aderisce già dal 1946 alla Democrazia Cristiana, di cui sposa pienamente i principi cristiani ispiratori applicandoli a una chiara concezione laica dell’impegno politico. Anzi, della politica, il luogo in cui ogni fede, religiosa o ideologica, si fa parte di un discorso comune, che trova nelle istituzioni il tempio proprio della laicità e della laica ricerca del Bene Comune. Valore fondamentale nel quale si racchiudono i beni comuni, ciascuno dei quali va difeso e valorizzato in quanto patrimonio di tutti. Quali erano per Guarasci, giovane consigliere provinciale nel periferico collegio di Rogliano e, poi, assessore e quindi presidente di quell’ente, questi beni? Docente di storia e filosofia più la fede cristiana, dai licei all’Università, democristiano coerente più la passione accesa per la Politica, ebbe facile modo per riconoscerli e declinarli.

I suoi “preferiti”: il territorio, in cui il paesaggio rappresenta il quadro di un dipinto pregiato; gli enti locali, i comuni in particolare, quali strumenti in cui quel primo bene potesse essere difeso attraverso la diretta partecipazione dei cittadini. Ché nessuno come loro potrebbe avere la forza e il dovere, con la gioia e la responsabilità, di prendersene cura. Enti locali, territorio, cittadino, il triangolo perfetto della Democrazia. Cultura, tradizione e religiosità popolare, un altro triangolo perfetto, dell’identità sociale. Dell’appartenenza buona, libera e solidale al proprio luogo. Coscienza, responsabilità, cittadinanza, altro triangolo perfetto, quello della politica. Politica che è partecipazione, divisione nella distinzione, unità, altro triangolo perfetto. Quello del pluralismo, l’Unione articolata di tre autonomie, quella dei comuni, della persona, dei partiti e delle forze sociali accanto ad essi. Triangolo perfetto, ancora, e qui ci si potrebbe fermare, ma continuiamo.

E, quindi, ideali, ideologie, idee, che sono l’organizzazione programmatica di queste. E, ancora, pensiero, pensato, azione. Il primo è la filosofia, il secondo la politica, il terzo il governo. E, ancora, assemblea elettiva, giunta, maggioranza-minoranza come unico soggetto democratico. E ancora, lavoro, lavoratori, ricchezza, altro triangolo quello della Costituzione che prende corpo. E, ancora, democristiano, democratico, membro eletto. E finisco(solo, però, per mia personale stanchezza di scriverne), l’ultimo triangolo perfetto, mare, monti, beni culturali. E per essi, pesca, agricoltura, turismo. E terra, acqua (fiumi, mare fiumare)cielo. Cioè la natura, il grande patrimonio della Calabria, quella della poesia di Costabile e Repaci. La Natura che va difesa e riconsegnata intatta alle nuove generazioni. In questa molteplicità di triangoli, che mi sono dialetticamente costruito per meglio rappresentare la straordinaria personalità di un uomo nato per la politica, di un pensatore corredato dal pensiero profondo, di uno studioso vissuto per la conoscenza, vi è Antonio Guarasci. Il gigante vero di una Calabria che grazie a lui iniziava a liberarsi da ogni sudditanza per diventare protagonista del suo riscatto e della sua dignità riscoperta. Sudditanza verso i poteri esterni, che l’hanno sfruttata e derubata.

Sudditanza verso i poteri interni, che l’hanno assoggetta a comandi e comandanti di poteri violenti e paralleli al potere legale, con i quali non poche volte si confondeva. La mafia, non era il solo. Sudditanza verso l’ignoranza, nella quale placidamente la Calabria stava tra il sonno della ragione e l’abbandono della speranza. Questa immensità di valori e di energie vitali Antonio, Tonino, Guarisci si è portato alla Regione, della quale divenne il primo presidente. Qui, quella profonda ansia di riscatto, molto sostenuta sul terreno morale e culturale, si fece subito progetto di crescita attraverso la valorizzazione delle risorse territoriali, tutte. Lo scopo era primariamente politico. Esso si articolava in due momenti “contestuali”, mi verrebbe di dire “paralleli”. Crescere con le proprie forze significava costruire dal basso un nuovo modello di sviluppo regionale. Questo, avrebbe favorito la prima necessità dei calabresi, l’unità. Unità territoriale, politica e culturale. Realizzare la propria crescita senza più le mance di un governo centrale ingiusto e storicamente divisivo, che alla Calabria chiedeva, e prendeva, solo le braccia in cambio di scarse rimesse“ postali”, avrebbe consentito che la nostra terra divenisse protagonista di un nuovo Mezzogiorno.

La nuova realtà socio-economica, che unitariamente al Paese avrebbe dato in termini di risorse fondamentali per un suo più forte protagonismo in Europa. Perché si potesse realizzare tutto questo ben di Dio, era necessario, per quel grande Presidente, che la Calabria crescesse in spazi di libertà, che significa anche conquista di diritti, e di Democrazia, enti locali rivitalizzati. Partiti vivi e vitali, forze sociali moderne, associazioni libere e organizzate, Chiesa locale aperta al sociale, ma soprattutto scuole diffuse e università, rappresentavano per lui i luoghi della partecipazione reale dei cittadine e per la formazione di una vera coscienza democratica. Su questo mare oceanico si muoveva l’intelligenza politica e il coraggioso lavoro del presidente illuminato da una grande fede e una robusta ragione. Il politico delle grandi visioni e delle grandi intuizioni, il pensatore delle grandi prospettive della Politica, e, da qui, il primo edificatore, in Italia, dell’alleanza tra Democrazia Cristiana e Partito Socialista, (e, con uno sguardo più lungo, del rapporto fecondo tra l’area cattolica e riformista e la sinistra, anche comunista) viene un attimo dopo. O, forse un attimo prima, quale metodo e strumento e sostanza( un altro triangolo perfetto) della sua lungimirante azione politica e di governo.

Un uomo forte e coraggioso, dotato di un pensiero e di una parola possenti. Un principe e un lottatore, un gigante e un fanciullo, che avrebbe fatto grande la nostra Calabria, se quella notte del 2 ottobre del 1984, non fosse morto nello schianto della sua automobile sulla strada di Polla. Andava a Roma per difendere il lavoro di duemila operai di un’ impresa operante a Cetraro. In quel viaggio, in quella battaglia, in quell’idea, lavoro, persone, ricchezza, c’era tutto quel triangolo perfetto che aveva in ogni sua punta la triade della bellezza. (fc)

IL RICORDO / Filippo Mancuso: Antonio Guarasci e il suo impegno politico e umano per la Calabria

di FILIPPO MANCUSO – A cinquanta anni dall’incidente stradale del 2 ottobre 1974  avvenuto a Polla,  che ha visto la morte del primo Presidente della Regione Calabria durante un viaggio a Roma per difendere il posto di lavoro di migliaia di tute blu del tessile di Cetraro, il Consiglio regionale – nel ricordare il tragico evento e osservare un minuto di raccoglimento – esprime sentimenti di sincera gratitudine per l’impegno, politico e umano, dispiegato a favore delle comunità calabresi dal prof. Antonio Guarasci.

Antonio Guarasci è stato un  lungimirante uomo delle Istituzioni, che ha saputo agire per il bene comune, adoperandosi a traghettare la Calabria verso nuovi orizzonti, riuscendo a interrompere, a pochi anni dall’istituzione delle Regioni, il centralismo statale e a  dare voce e spazio all’autonomia decisionale dei territori, affrontando anche la piaga della disoccupazione e delle ‘storiche arretratezze’ della Calabria.

Antonio Guarasci, con il suo profilo umano e la sua storia politica, rimane tutt’oggi un esempio di integrità etica a cui ispirarci nel quotidiano svolgimento delle nostre prerogative e, allo stesso tempo, rappresenta un monito, per tutti noi, a fare di più e meglio, ampliando la partecipazione dei cittadini alle scelte della Regione, e per dare, con la necessaria spinta all’innovazione che il nostro tempo esige, risposte ai problemi attuali della nostra Calabria.

In questa circostanza, ricordiamo anche le figure di altri tre consiglieri regionali della prima legislatura venuti a mancare agli inizi degli anni ’70, anche loro convinti regionalisti: Giorgio Liguori, Consolato Paolo Latella e Giuseppe Fragomeni. I primi due morti nell’adempimento del loro mandato istituzionale: Liguori, membro della Commissione Statuto, il 21 dicembre 1970, in un incidente stradale mentre si recava alla seduta del Consiglio regionale; Latella, assessore alla sanità, il 3 gennaio 1974, a seguito di un’emorragia cerebrale che l’aveva colpito sei giorni prima nell’aula del Consiglio regionale; Fragomeni, il 21 aprile 1975, a poche settimane dalla fine della legislatura. (fm)

[Filippo Mancuso è presidente del Consiglio regionale]

Il 2 ottobre di 50 anni fa moriva Antonio Guarasci, primo presidente della Regione Calabria

di FRANCO BARTUCCI – Il 2 ottobre di 50 anni fa moriva Antonio Guarasci, primo presidente della Giunta regionale della Calabria, in un drammatico incidente a Polla (Salerno) sull’autostrada Salerno Reggio Calabria. E, prima ancora, non può essere omessa la sua funzione di Presidente della Provincia di Cosenza, a partire dal 1962 fino al 1970, che per primo in Italia la governò, attraverso un accordo politico tra i partiti del cosiddetto Centrosinistra.

Su iniziativa dell’Amministrazione comunale di Rogliano e del Movimento Cattolici Democratici, è stata promossa una manifestazione commemorativa che inizierà alle 9 con la celebrazione di una Santa Messa che avrà luogo nella chiesa San Domenico di Rogliano; con subito dopo, alle ore 10,00, nell’aula consiliare dello stesso comune, prenderà corpo un incontro dibattito sul tema: “Il regionalismo del futuro”.

I lavori si apriranno con i saluti del sindaco di Rogliano, Giovanni Altomare, e una introduzione di Franco Alimena, che fu un diretto collaboratore del Presidente Guarasci. Seguiranno sei interventi ad opera: Nella Matta Rocca, AirParC Cosenza; Franco Ambrogio, già consigliere regionale Calabria; Piero Rende, già consigliere regionale Calabria e parlamentare; Agazio Loiero, già Presidente Regione Calabria; Mario Oliverio, già Presidente Regione Calabria; Roberto Occhiuto, attuale presidente della Regione Calabria.

Fin qui l’iniziativa lodevole promossa dal Sindaco di Rogliano, Giovanni Altomare, e di Franco Alimena, per conto del Movimento Cattolici Democratici, che entrerà nel merito della figura politica di Antonio Guarasci, con contributi delle personalità inserite nel programma sopra riportate, che entreranno nel merito di un tema molto delicato e strategico per il futuro del Paese Italia, come “Il regionalismo del futuro”.

Il tema del regionalismo era molto caro ad Antonio Guarasci, che in virtù delle sue funzioni di Presidente della Regione Calabria, avviò da subito un rapporto intenso di collaborazione con il Presidente della Regione Lombardia, Piero  Bassetti, per intensificare un rapporto costruttivo e collaborativo tra Nord e Sud avviando un disegno di legge mirato a costruire un “regionalismo solidale ed equo”, che può  essere considerato un’antitesi alla legge sull’Autonomia differenziata, da poco approvata dal Governo Meloni e del Ministro Calderoli. Abbiamo parlato di “antitesi” perché il Regionalismo solidale di Guarasci e Bassetti aveva una sua motivazione profonda, legata alla solidarietà e soprattutto al rispetto dell’identità umana delle persone. Stiamo parlando di due persone intelligenti, in possesso di una cultura ricca e profonda, testimoniata con amore e passione politica nel renderla un servizio attivo per la società.

Al contrario l’autonomia differenziata non è altro che una corsa, senza anima e spirito, avente come obiettivi la ricerca e l’affermazione di interessi economici a vantaggio dei più bravi nel saperla gestire. In tutto questo manca l’anima morale ed etica, come lo spirito e l’affermazione di quei valori umani necessari a dare dignità al “Valore umano” della vita delle persone, che hanno reso grandi i nostri Bassetti e Guarasci.

Sono questi valori che mi portano a ricordare la figura del prof. Antonio Guarasci, dal punto di vista umano nel rapporto con la moglie, Geltrude Guarasci; come docente di filosofia  e storia nel rapporto con i giovani e gli studenti negli Istituti scolastici cosentini (Telesio e Nitti); per finire come politico, che in virtù delle sue funzioni di Presidente della Provincia di Cosenza, avviò il progetto nel realizzare a Via Popilia il villaggio scolastico (Liceo Scientifico, l’Istituto industriale e la Ragioneria); mentre per l’Università nel 1963, ed in particolare nelle giornate del 6 e 7 dicembre, come presidente della Provincia, diede il via  ad una Conferenza regionale su “Scuola e Università in Calabria”, svoltasi nel Palazzo dei Bruzi, con figure note del mondo della cultura e dell’università del nostro Paese, che buttarono le basi per la nascita in Calabria della sua prima università, che doveva essere a numero programmato, residenziale ed innovativo rispetto alla programmazione didattica e gestionale. In fondo con quella conferenza si buttarono le basi per la nascente Università della Calabria, che venne alla luce con la legge istitutiva 12 marzo 1968, n° 442, grazie all’impegno del Presidente del Consiglio Aldo Moro (legato da un profondo rapporto di stima ed amicizia con Antonio Guarasci), firmatario della legge insieme ad alcuni Ministri e tra di questi l’on. Giacomo Mancini.

Antonio Guarasci, Giacomo Mancini e Riccardo Misasi, che nel 1971, in qualità di Ministro della Pubblica Istruzione, diede nel mese di maggio il via alla nascita vera e propria dell’Università della Calabria, che trovò sede a Nord di Cosenza, sui territori di Rende e Montalto Uffugo, con la nomina costitutiva e l’insediamento dei vari organi amministrativi (Cta) e accademici (Comitati Ordinatori delle 4 Facoltà) e, quindi, alla nomina del Rettore, nella figura del prof. Beniamino Andreatta, che portò alla stesura ed approvazione del primo Statuto dell’Università ( Dpr 1°dicembre 1971 n° 1329), sono da considerarsi oggi a tutti gli effetti le tre figure storiche sulle quali si poggiano le basi costitutive dell’Università calabrese di Arcavacata (la prima università statale istituita dalla cosiddetta Prima Repubblica italiana). Li si potrebbe definire in gergo popolare i “tre moschettieri” difensori di questa Università, alla quale unirei, come quarto moschettiere di appoggio, la figura di Beniamino Andreatta.

Come non ricordare il compiacimento del Rettore Beniamino Andreatta quando il 28 ottobre 1971 consegnò nelle mani del primo presidente della Giunta regionale della Calabria, Antonio Guarasci, di fresca elezione, copia del primo Statuto approvato dal Senato Accademico dell’Università, in attesa dell’approvazione degli appositi organi ministeriali di competenza, che arrivò subito dopo. Il rapporto di collaborazione ed amicizia tra il Rettore Andreatta e il Presidente Guarasci fu continuo e intenso, anche nella riservatezza al di fuori dei posti istituzionali, sempre finalizzati al governo della nascente università, per come ci ha raccontato più volte la signora Geltrude Guarasci Buffone, attenta e stimolante compagna di vita del primo presidente della Giunta regionale della Calabria.

Nel rapporto istituzionale Guarasci Università troviamo un pensiero espresso nel mese di dicembre 1972 e pubblicato dal quotidiano Il Giornale di Calabria, nel quale affermava: «La classe politica più attenta e democratica del mezzogiorno ha considerato la nascita della università calabrese un grande fatto politico e culturale da mettere al servizio dello sviluppo generale della Calabria, del Mezzogiorno e del Paese. Una università dunque che contribuisce concretamente a dare inizio alla trasformazione sociale ed economica del sud assumendo come area di riferimento la Calabria. Non una platea per esercitazioni pseudo rivoluzionarie, né una centrale di conservatorismo culturale, bensì uno strumento attivo per lo sviluppo».

Si lamentava che la legge istitutiva non aveva previsto nel Consiglio di amministrazione dell’Università la presenza di un rappresentante della Regione Calabria e per questo si impegnò nel predisporre un progetto di legge che prevedeva appunto la integrazione del rappresentante della regione ed alcune modifiche migliorative della stessa legge, compreso l’aspetto più significativo legato al finanziamento per la gestione e realizzazione dell’opera strutturale, approvata dal  Consiglio regionale il 15 maggio 1974.

Intanto il Senato Accademico, nella seduta del 20 giugno 1974, su proposta del Comitato Ordinatore della Facoltà di Lettere e Filosofia, con presidente il prof. Gianvito Resta, approvava la pratica di conferimento dell’incarico di insegnamento di “Storia contemporanea”, con il trasferimento dall’Università di Lecce, a partire dall’anno accademico 1974/1975.

Ma la morte sopraggiunta il 2 ottobre 1974 in quel drammatico incidente di Polla sull’autostrada Salerno Reggio Calabria, che vide coinvolti anche il suo segretario, prof. Francesco Menichini, e la stessa moglie, signora Geltrude Guarasci Buffone, ne bloccò il percorso accademico all’interno dell’Università della Calabria, nel rimpianto totale della comunità universitaria e del Rettore Beniamino Andreatta, che aveva in Guarasci una valida spalla collaborativa nella realizzazione dell’Ateneo. 

Oggi celebriamo il 50° anniversario della sua scomparsa e guarda caso cade anche nel 50° anniversario, che sta per terminare tra un mese, del primo anno d’inizio dei corsi di laurea della Facoltà di Lettere e Filosofia, nonché di chimica, matematica e scienze naturali, che la dirigenza dell’Università, tranne il dipartimento di matematica ed informatica, con il prof. Gianluigi Greco, ha completamente trascurato di celebrare. Con Antonio Guarasci, ancora tra di noi, dato il suo carattere, la sua cultura e la sua sensibilità non sarebbe accaduto, come lo stesso progetto dell’Università avrebbe trovato la sua giusta dimensione estesa sui territori di Rende e Montalto Uffugo.

A tenere viva l’opera, il lavoro, il pensiero culturale, sociale e politico, oltre che di ottimo scrittore e docente per tantissimi giovani, ci ha pensato la sua vedova signora Geltrude Guarasci Buffone che nel 1983 ha istituito la Fondazione Antonio Guarasci e che fino alla vigilia della sua morte, avvenuta a Cosenza il 26 dicembre 2022, è rimasta aperta e funzionante. Per 39 anni la Fondazione è stata punto di riferimento e centro culturale della città di Cosenza, per effetto dei tantissimi convegni promossi su varie tematiche con personalità note sia a livello locale che nazionale, le borse di studio conferite agli studenti degli Istituti scolastici  di Rogliano, le numerose cattedre “Antonio Guarasci”, istituite in collaborazione con le Facoltà di Lettere e Filosofia, Economia e Scienze politiche dell’Università della Calabria, che hanno coinvolto in tutti questi anni oltre cinquemila giovani, il tutto raccontato attraverso il “Mensile Fondazione Antonio Guarasci”, rappresenta un valore inestimabile che deve trovare nell’Istituto regionale grande attenzione, a cominciare dalla riapertura della stessa Fondazione, che si trova oggi chiusa per effetti giudiziari con un commissario. 

Certo una nota di apprezzamento va ai promotori dell’incontro, promosso per il 2 ottobre a Rogliano, di cui alla presentazione fatta in apertura del presente servizio; ma tocca alla stessa Regione Calabria, trattandosi del primo Presidente della Giunta Regionale, e alla stessa Università della Calabria, considerato a tutti gli effetti uno dei suoi padri fondatori, come anche docente in pectore della Facoltà di Lettere e Filosofia, celebrarne in modo istituzionale la figura di Antonio Guarasci, nel cinquantesimo della sua morte e nel cinquantesimo di apertura dei corsi di laurea della Facoltà di Lettere e Filosofia, nonché della Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali. (fb)