La bella lettera di Mons. Attilio Nostro ai parroci

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arissimi fratelli sacerdoti, in questi giorni mi capita spesso di riflettere e di lasciarmi interrogare dai passi del Vangelo  che raccontano le frequenti occasioni in cui Gesù si ritirava a pregare, tutto solo1. Per quale motivo  lo faceva? Perché mai avvertiva il bisogno di solitudine e di silenzio? 

Dopo aver passato intere giornate a stare in mezzo alla gente, dopo aver fatto ampia scorta di  parole ascoltate e dette, Gesù sentiva l’esigenza di ritirarsi in luoghi deserti per fare ritorno alla  relazione più importante di tutte, ciò che costituiva per lui il cuore e il motivo di tutte le altre: la  relazione con il Padre. 

Nella sua esperienza terrena Gesù sentiva più che mai il bisogno di ricevere forza, conforto,  pazienza, coraggio, attingendo l’Amore dalla sua prima sorgente, il cuore del Padre. Anche nel  Getsemani, dove più forte emerge la necessità di trovare il Padre suo, si capisce in modo esplicito e  chiaro che il suo “segreto” era (ed è ancora oggi) la relazione con il Padre nello Spirito. 

In questo periodo avete un surplus di gioia pastorale e anche di impegni: la Pentecoste che  segna la perfezione del periodo pasquale, l’inizio delle attività estive negli oratori, le comunioni, le  cresime, le feste patronali. Che non manchi mai nelle vostre giornate, ve ne supplico, un momento  di deserto e di solitudine nel quale fare ritorno al cuore del Padre e riposarvi in Lui. Il suo respiro  sia il vostro respiro, il suo Spirito sia il vostro spirito2. 

La sfida più delicata e preziosa, in questo periodo così concitato, è rappresentata dalle Feste  dei Patroni, di Maria e dei Santi: tanti sono i motivi di gioia per la ripresa di questa bellissima  esperienza tipica della nostra terra, anche se non mancano i motivi di apprensione e fatica.  L’organizzazione pratica sembrerà a volte prendere il sopravvento sulle cadenze pastorali e spirituali,  ma sta a noi imparare anche dagli eventuali errori e fare sempre meglio. Al centro di tutto ci sia la  preghiera comunitaria ad animare la preparazione delle feste, aiutandovi fraternamente tra voi  sacerdoti soprattutto per organizzare le celebrazioni comunitarie del Sacramento della  Misericordia! Una comunità cristiana che riesce a fare tutto in Grazia di Dio, aiuta ad avere   sentimenti di autentica conversione e di vera fraternità. Questa è la testimonianza che il mondo si  attende da noi: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi,  così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete  amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34-35). 

Aiutatevi e sostenetevi a vicenda, cari confratelli, confrontandovi tra voi e con me che sono  a vostro servizio e a servizio delle vostre comunità. Non desistiamo nel fare il bene e nel fare bene in  tutto ciò che ci attende: “E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo  mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i  fratelli nella fede” (Gal 6,9-10). 

In questo senso vi esorto a vigilare sempre su voi stessi e sui fratelli come ci esorta bene  Papa Francesco: “Questa è la vocazione e la gioia di ogni battezzato: indicare e donare agli altri Gesù;  ma per fare questo dobbiamo conoscerlo e averlo dentro di noi, come Signore della nostra vita. E Lui  ci difende dal male, dal diavolo, che sempre è accovacciato davanti alla nostra porta, davanti al nostro  cuore, e vuole entrare” (Angelus 6/1/2016). 

E dove mai potrebbe fare ingresso il male, se non dove regna Mammona3? Perciò ponete molta  attenzione al tema della gratuità perché è lì che si “gioca” la partita più delicata e drammatica. A  Gesù venne posta la domanda se pagare le tasse facesse o no parte della legge mosaica; la risposta di  Gesù divenne proverbiale: “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” (Mc 12,13- 

17). Perciò ponete ancora maggiore attenzione del solito a questo tema, pretendendo dai vostri  fornitori una fatturazione totalmente trasparente, anche per piccoli importi. Il grande tema della  legalità (accolta pienamente da Cristo) si avvale di piccoli significativi gesti, imprescindibili e  rappresentativi della nostra appartenenza alla società civile. Per questo vi parlo di gratuità: andare  casa per casa a raccogliere soldi non fa per noi (e di fatto non lo facciamo) ma recarsi a visitare di persona i parrocchiani, soprattutto se anziani o malati, per invitarli alla festa patronale è  un’occasione per creare il giusto clima nel quale realizzare queste iniziative. Gesù visitò la famiglia  di Marta e Maria ed entrò nella casa di Zaccheo; la sua sola presenza, il suo passaggio nelle loro case  riusciva a cambiare l’acqua della vita quotidiana nel vino buono della vita fraterna. 

Una parola ancora vorrei spenderla per i fedeli laici che vi circondano, pensando soprattutto  alla grande occasione rappresentata dal Sinodo mondiale indetto da Papa Francesco. In questi  pochi mesi dalla mia venuta in mezzo a voi ho avuto modo di conoscere molte brave persone che, a  vario titolo, vi aiutano nella conduzione della comunità parrocchiale: Consigli Pastorali, Consigli per gli Affari Economici, Catechisti, Accoliti, Educatori di Oratorio, Confraternite, Comitati  Feste… 

La conduzione di una parrocchia (e ancor più la responsabilità delle Feste) sono davvero un  impegno gravoso. Anche se siete voi parroci i responsabili ultimi delle scelte effettuate, vi invito a  condividere con questi laici che sono un vero dono di Dio questa responsabilità valorizzando anche  le loro professionalità, le loro competenze e la loro disponibilità. Condividere insieme a loro la  realizzazione delle Feste potrà rappresentare per voi una crescita nell’arte del discernimento e  un’occasione ulteriore di comunione fraterna. Mi raccomando però di non delegare totalmente la  festa patronale a comitati pur validi, ma che hanno bisogno sempre del pastore che li guidi, li tuteli  e li aiuti nel discernimento del bene. Molti di questi comitati hanno bisogno di crescere insieme a voi,  e senza di voi difficilmente cresceranno nella comunione e nella condivisione di una responsabilità  spesso gravosa, ma mai delegabile del tutto, dato che siete i primi referenti, i primi responsabili delle  scelte nel territorio delle vostre parrocchie. Permettetemi un suggerimento, anzi una richiesta  esplicita: nell’organizzazione di un evento così complesso cercate di favorire, prima di ogni altra  opzione, il coinvolgimento del Consiglio per gli Affari Economici della parrocchia. Questo  organismo nasce proprio a tutela della vostra credibilità, del vostro buon nome e opera all’insegna  della trasparenza fiscale, amministrativa e legale: non tralasciate questa opportunità a vostra  garanzia. Se matureranno suggerimenti da parte vostra o sorgeranno dei dubbi su alcuni punti,  contate pure su di me e sugli Uffici della Curia preposti a sostenervi e incoraggiarvi: avendo vissuto  anch’io per molti anni la responsabilità della parrocchia so bene che in molte occasioni capita di  sentire in maniera opprimente il peso della responsabilità e della solitudine di fronte a scelte che  spesso appaiono più grandi di noi. È bene che questa avventura non la affrontiate da soli. 

Provo tanta gratitudine nel cuore per i sacerdoti che mi hanno permesso di vivere le feste  patronali nella mia infanzia a Palmi: don Rocco Iaria e don Silvio Mesiti si sono sempre spesi  tantissimo per garantire anche ai portatori una formazione umana e spirituale adeguata al  compito che si assumevano; tra questi portatori c’era anche un miracolato di San Rocco: mio padre,  Pietro. Seguendo lui ho visto il sudore della sua enorme fatica ma anche le tante preghiere e lacrime  non soltanto sue, ma di un intero popolo che insieme al Santo esprimeva il desiderio di seguire Cristo  nella sua capacità di amare e perdonare. Oggi ci siete voi a guidare questo popolo e a celebrare  quell’esempio di vita cristiana che si è resa presente nei nostri santi: seguire i santi significa perciò esaltare l’opera che Dio ha realizzato nella vita di questi nostri amici e modelli, come recita il Prefazio  della solennità di Ognissanti. Nelle processioni che si snodano nelle strade e nelle piazze delle nostre  città possa rinnovarsi la gioia incontenibile di Davide che danzava e cantava davanti all’Arca 

dell’Alleanza4che finalmente faceva il suo ingresso in Gerusalemme come segno della presenza di  Dio in quella comunità. I padri e le madri conducano i figli e le figlie a pregare e cantare la gioia per  il Signore che si rende presente nella vita dei Santi e nella nostra vita. Sì, è così: tutti noi siamo  chiamati alla santità, ma spesso ce ne dimentichiamo. Per grazia abbiamo i santi a ricordarci  che il nostro cuore è un pezzo di Cielo, un pezzo del cuore del Padre che ci invita ad amare con  tutto noi stessi, se davvero vogliamo essere felici! (rvv)

Il giorno di Natuzza con il nuovo vescovo Attilio Nostro

di PINO NANO – Guarigioni inspiegabili, diagnosi scientifiche pronunziate con assoluta padronanza scritte di sangue impresse sui fazzoletti usati per asciugare le stigmate che aveva diffuse sul suo corpo, il dialogo continuo con i morti, il fenomeno della bilocazione, le sue apparizioni nello stesso momento in luoghi differenti e un profumo intenso che ne segnalava la presenza mentre lei non si è mai mossa dalla sua casa in Calabria, insieme al racconto insistente di visioni e colloqui con la Madonna e l’Angelo custode. 

Tutto questo è stata Natuzza Evolo. 

Il 1° novembre di 12 anni fa Natuzza muore nella sua casa di Paravati, e 12 anni più tardi, la mattina di lunedì 1° novembre 2021, a renderle gli onori solenni di Santa Romana Chiesa sarà il nuovo vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Attilio Nostro, giovane e affascinante intellettuale della Chiesa italiana allevato alla Scuola Lateranense e fortemente voluto da Papa Francesco alla guida della diocesi di cui Natuzza Evolo era fervente praticante e fedele discepola. 

Sarà infatti mons. Attilio Nostro a presiedere e celebrare la solenne omelia in suo ricordo, sulla grande spianata dove Natuzza 60 anni fa aveva immaginato di poter costruire una Grande Basilica. E probabilmente sarà ancora lui, nei prossimi mesi a tenere a battesimo la “Grande Casa di Natuzza”, alla presenza questa volta – spera il Presidente della Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio Delle Anime, Pasquale Anastasi- alla presenza di migliaia e migliaia di fedeli e di gruppi di preghiera che riuniremo qui in Calabria da ogni parte del mondo”. 

Ricordo come fosse appena ieri il giorno in cui andai a trovarla per la prima volta…Erano le prime ore del pomeriggio. Alla porta della sua casa arrivò una giovane signora, veniva da Taranto, e ricordo perfettamente bene il momento di quell’incontro tra queste due donne, frazioni di secondi carichi di una commozione impossibile da descrivere e da immaginare, l’una avvinghiata all’altra, il silenzio rotto dalle lacrime di questa giovane donna arrivata da lontano, un pianto disperato, quasi liberatorio, a dirotto, come se per tutta la vita questa ragazza, perché tale era, non avesse aspettato altro per liberarsi di tutto il pianto custodito per anni nel chiuso del suo cuore. 

Non capivo se quel pianto fosse il segno palpabile e manifesto di una tragedia personale, o fosse invece l’espressione di un dramma appena vissuto e ormai finalmente lontano. Aspettai allora con calma che tutto ritornasse come prima, poi mi avvicinai alla giovane signora e le chiesi il perché di quella commozione. 

Questa la risposta che mi diede: “Qualche anno fa mi trovavo a Parigi. Ero capitata in uno dei più grandi ospedali parigini perché mio padre era gravemente ammalato di tumore. Lo avevo accompagnato con la speranza di poter in qualche modo prolungare i pochi giorni di vita che ancora gli restavano. E un pomeriggio, nell’androne del reparto oncologico, incontrai Natuzza. Mi disse che veniva da lontano, che la sua terra era simile alla mia, io venivo dalla Puglia lei dalla Calabria, io venivo per mio padre, lei per stare accanto ad una persona che amava molto. Dopo aver scambiato i soliti discorsi che normalmente si fanno in queste tragiche occasioni, Natuzza mi accarezzò, appena sotto il collo. 

“Mi parve la sua una carezza carica di amore, lasciai che questa donna mi accarezzasse il più a lungo possibile, ma subito dopo averlo fatto Natuzza mi guardò quasi implorante negli occhi, e mi pregò di farmi controllare dai medici del reparto. 

“Natuzza mi disse solo che aveva avvertito che sotto la parte che mi aveva accarezzato c’era qualcosa che secondo lei andava ben guardata da un medico. Pensai subito che questa povera donna avesse voluto dirmi che a suo modo pensava anche alla mia salute fisica. Chissà? 

“I primi giorni lasciai correre, tentati di dimenticare quel gesto e quel consiglio, ma la cosa non fu facile. Ogni qual volta la rincontravo, Natuzza non faceva altro che ripetermi quello che già mi aveva detto, “fatti guardare da un medico! E fallo presto per favore!”. 

“Fu così che una mattina, dietro le sue insistenze decisi allora di approfittare di questa mia permanenza in ospedale a Parigi e di farmi visitare…”.

L’esito di quella visita medica a cui la donna si sottopose direttamente in ospedale fu decisamente dirompente. I medici parigini scoprono che questa giovane donna ha una ghiandola ingrossata all’altezza della tiroide, ne studiano le cause, ne esaminano il liquido estratto e scoprono che si tratta di un tumore invasivo. 

La donna viene operata d’urgenza, mentre suo padre, rispetto a lei, sembrava invece completamente guarito. 

Il tempo passa, e poco più tardi i medici parigini che l’avevano operata finalmente la tranquillizzano. Le spiegano però che era arrivata appena in tempo, per permettere loro un intervento chirurgico risolutivo. Se fossero passate altre due settimane -le spiegano- sarebbe morta devastata dal cancro. E quando le chiedono come avesse fatto da sola a scoprire di essere gravemente ammalata, lei non seppe dare nessuna risposta plausibile. 

Si limitò solo a far finta di non capire la loro lingua, sorrise, poi corse in agenzia e prenotò un volo per Lamezia Terme: prima di arrivare in Puglia volle passare da Paravati, in Calabria, perché una notte in sogno Natuzza era tornata a trovarla e le aveva detto di volerla rivedere.

Tantissime storie incredibili come questa ho avuto il privilegio di raccogliere in tutti questi anni seguendo da vicino e personalmente per la Rai il caso-Natuzza Evolo, storie apparentemente impossibili, al limite del mistero, storie tutte uguali, ricorrenti, cicliche, ognuna di esse più bella e più tragica dell’altra. 

In tutti questi anni c’è anche chi si è preso la briga di catalogare tutte queste “morti evitate”, questi “miracoli” che forse diventeranno tali fra un secolo, se in futuro la Chiesa li riconoscerà come tali. Uno straordinario professore universitario, fisico nucleare, il prof. Valerio Marinelli, ha raccolto in almeno dieci volumi diversi questo immenso pianeta del dolore e della sofferenza che si muoveva attorno a Natuzza, Evolo con la stessa precisione maniacale di un postulatore di una causa dei santi. 

A distanza di dodici anni oggi dalla sua morte, tutto questo grande patrimonio di conoscenze di uomini e donne, e storie correlate, è ora in Vaticano sotto la lente di ingrandimento di Santa Romana Chiesa che su Natuzza ha già avviato un processo di canonizzazione ancora in corso. Chi vivrà vedrà.  (pn)