La Bcc, la Calabria, Santo Gioffrè e la sua denuncia

Un lungo reportage Tv della Bbc News, firmato da Mark Lowen racconta lo sfascio della sanità in Calabria e propone al suo pubblico internazionale le dichiarazioni coraggiosissime del medico scrittore Santo Gioffrè sulla “Contabilità orale” e sulle fatture milionarie pagate anche tre volte dalle Asl calabresi a strutture private.

Dice il medico scrittore Santo Gioffrè alle telecamere di Bbc News: «Non potevamo pagare i creditori e c’erano conti falsi. Mentre la mafia si è arricchita, ora non abbiamo ospedali, né sistema sanitario, siamo in emergenza».

Per l’autore del reportage Mark Lowen, «In questo angolo d’Italia sfregiato, il virus ha messo a nudo il suo fragile cuore».

Intanto, per milioni di telespettatori del Regno Unito, ma sono altrettanti negli Usa e nel resto dell’Europa, il reportage della Bbc News riporta alla ribalta l’immagina degradata di una Calabria che sembra davvero una delle terre “ultime” del mondo, dove Covid e Mafia hanno praticamente divorato tutto ciò che sembrava esistere e stare in salute. E in una intervista esclusiva che Bbc News presenta con grande enfasi, il medico scrittore di Seminara, suo paese di origine, racconta le mille peripezie subite nel corso del suo incarico come Commissario dell’Asl di Reggio Calabria dove quando è arrivato lui esisteva soltanto una “contabilità orale”, nulla di scritto, nulla di  legalmente serio, e dove una mattina stava per rimborsare ai titolari di una struttura privata una fattura di 6 milioni di euro, non dovuta a nessuno, perché già pagata.

Lui, allora, informa la magistratura, informa lo Stato, chiama a raccolta il mondo del giornalismo, e la sola risposta concreta che riceve a caldo è la sua immediata defenestrazione dall’incarico perché l’Anac, guidata allora dal presidente Raffaele Cantone – scopre che anni prima lui era stato consigliere comunale di minoranza del suo paesino della piana di Gioia Tauro, e quindi come tale il suo incarico di commissario della sanità a Reggio era incompatibile. Lo mandano dunque a casa, ma sbagliando i conti.

Infatti, chi immaginava che il medico scrittore avrebbe accettato in silenzio questa vicenda si rende conto col tempo che forse sarebbe stato meglio lasciarlo al suo posto. Oggi il dr. Santo Gioffrè è diventato, suo malgrado, icona della legalità in tutto il mondo ma, soprattutto, testimonial di grande coraggio individuale, perché da oggi in poi quando si parlerà della sanità calabrese e della “contabilità orale” dei bilanci milionari delle Asl calabresi si parlerà per forza di cose di lui, della sua cocciutaggine, e del suo estremo coraggio.

L’intervista della Bbc News oggi gli rende merito di tutto quello che ha fatto in questi anni al servizio della sua terra. La penserà allo stesso modo il ministro Roberto Speranza? Sappiamo solo che i due erano anche grandi amici, un tempo, quando insieme facevamo politica nello stesso partito di sinistra: Ma poi, forse, andando al Governo il giovane ministro Speranza – con tutti gli impegni istituzionali del suo dicastero – avrà certamente perso per strada pezzi importanti dei suoi ricordi passati, e quindi forse anche una parte importante dei suoi amici più cari.

Ma la politica da sempre riserve amarezze di questo genere. Qui, di seguito, il link utile per rileggere l’inchiesta della Bbc News e la traduzione integrale dall’inglese del pezzo scritto da Mark Lowen.

https://www.bbc.com/news/world-europe-55098415

 

La Calabria italiana ha due pandemie: Covid e la mafia

Di Mark Lowen

Bbc News, Calabria, Italia

«Fino a mezz’ora fa, 12 dei nostri 18 letti di terapia intensiva Covid erano occupati», dice Demetrio Labate, allacciandosi gli indumenti protettivi. «Ma ora siamo scesi a 11. Abbiamo appena perso un altro paziente – aveva 82 anni».

Il medico in terapia intensiva ci regala il nostro quarto strato di guanti chirurgici, controlla che la nostra tuta non lasci esposta parte del nostro corpo e con ciò lo seguiamo nel reparto coronavirus del Grande Ospedale Metropolitano, il più grande ospedale della Calabria.

Questa regione dell’estremità meridionale dell’Italia è stata rapidamente dichiarata “zona rossa” all’inizio di novembre, quando il virus ne ha provocato la distruzione.

«La seconda ondata ci ha colpito molto più duramente della prima», dice, guidandoci tra i letti dei pazienti in respirazione assistita. «Ci manca il personale – e quelli limitati che abbiamo stanno facendo diversi turni extra».

Una delle pazienti di sesso femminile è cosciente, in un casco di ventilazione. Gestisce un breve gesto della mano: un piccolo gesto per sollevare gli animi dei medici esausti.

«Stiamo combattendo come leoni per non chinarci», dice Iole Fantozzi, direttrice dell’ospedale. «Questa ondata era prevedibile perché ci siamo sentiti liberi durante l’estate, quando i casi erano molto bassi e le persone entravano e uscivano dalla Calabria».

Se i numeri continuano a salire, sarà un disastro per tutta l’Italia, non solo per noi

L’Italia è stato il primo Paese in Occidente a essere schiacciato dalla pandemia e ne è stata per qualche tempo l’epicentro globale.

Con l’ottavo maggior numero di casi al mondo, questo mese è diventato il secondo in Europa a superare i 50.000 decessi.

A luglio, quando le infezioni giornaliere sono scese a poco più di 100, si è diffuso un falso senso di sicurezza mentre l’Italia spalancava le porte ai turisti e le restrizioni venivano annullate. Ora ne sta pagando il prezzo, combattendo una seconda ondata letale – e ancora una volta le sue cifre di morte sono tra le più alte d’Europa.

Ma a differenza di marzo, quando la pandemia si è concentrata sulla ricca regione settentrionale della Lombardia, la seconda ondata sta colpendo anche il sud impoverito.

La Calabria è l’Italia e una delle regioni più povere dell’Europa occidentale. E mentre il suo tasso di infezione e il numero di cure intensive sono inferiori a quelli del nord Italia, il suo fragile sistema sanitario sta cedendo, quindi è stato inserito nella categoria di rischio più elevato.

Perché il Sud soffre

La Calabria è stata lasciata indietro da decenni di cattiva gestione politica e saccheggi da parte della sua mafia, la ‘Ndrangheta, che si è infiltrata nel sistema sanitario.

Le bande criminali hanno sequestrato risorse e accumulato ingenti debiti, portando alla chiusura di 18 dei suoi ospedali pubblici e a tagli selvaggi a letti e personale.

Solo pochi giorni fa, un importante politico locale è stato arrestato, accusato di riciclaggio di denaro attraverso farmacie controllate dalla ‘Ndrangheta in cambio del sostegno della mafia.

La corruzione ha esacerbato i fallimenti politici seriali: due commissari sanitari per la regione sono stati licenziati nell’ultimo mese. Uno è stato licenziato dopo che ha definito inutili le maschere per il viso e ha detto che l’unico modo per prendere il virus era baciare una persona infetta con la lingua per 15 minuti.

Altri due candidati nominati dal Governo hanno rifiutato il lavoro.

«La Calabria si è trovata senza gli ospedali adeguati per soddisfare anche i requisiti minimi del coronavirus – così l’intero sistema è andato in crisi», dice Santo Gioffrè, un ginecologo che, come capo di un’autorità sanitaria locale, ha denunciato le frodi cinque anni fa – ma dice è stato messo a tacere dalle autorità.

Non potevamo pagare i creditori e c’erano conti falsi. Man mano che la mafia si è arricchita, ora non abbiamo ospedali, né sistema sanitario, siamo in emergenza

Quell’emergenza sta paralizzando l’economia della Calabria, la designazione della “zona rossa” chiude le imprese per la seconda volta quest’anno.

Mafia e Covid una doppia pandemia

Al ristorante L’A Gourmet di Filippo Cogliandro le sedie sono impilate su tavoli vuoti sotto lampadari di vetro e la cucina è silenziosa. «Un ristorante è come un’orchestra», mi dice, descrivendo i rumori dei cuochi al lavoro e il tintinnio dei piatti. «Ed è molto difficile vederlo muto», aggiunge, con le lacrime agli occhi.

Per ora, il mio cuore non può vedere la luce in questa oscurità. Ma ci ribelleremo e sconfiggeremo entrambi

Per il pluripremiato chef la situazione ha echi di 12 anni fa, quando si rifiutava di pagare i soldi dell’estorsione della ‘Ndrangheta e le minacce della mafia tenevano lontani i clienti. Ma allora ha ricostruito la sua strada e dice che può farlo di nuovo.

«La ‘Ndrangheta e il Covid sono entrambe pandemie«, dice, il sole pomeridiano che brilla attraverso le finestre dell’elegante palazzo centenario che ospita il suo ristorante. «Distruggeremo il virus con un vaccino, ma la lotta alla mafia richiederà più tempo».

L’Italia sta cominciando ad appiattire nuovamente la curva e il valore “R” – il tasso di riproduzione del virus – è sceso sotto 1 in diverse regioni, compresa la Calabria, che ora è stata spostata da zona rossa ad arancione di conseguenza, consentendo maggiore movimento a livello locale.

Ma in questo angolo d’Italia sfregiato, il virus ha messo a nudo il suo fragile cuore. Mark Lowen, BBC News, Calabria, Italia(rrm)

In copertina, Santo Gioffrè