L’allarme di Amalia Bruni: A rischio risparmi per 56 miliardi in Europa per carenza di farmaci biosimilari

C’è il rischio di perdere risparmi fino a 56 miliardi in Europa a causa della carenza dei farmaci biosimilari. È l’allarme lanciato da Amalia Bruni, consigliera regionale e vicepresidente Terza Commissione – Sanità, Attività sociali, culturali e formative, nel corso del convegno Biosimilari – Una soluzione concreta dell’equità e dell’accesso sostenibile alle cure, svoltosi nei giorni scorsi a Catanzaro.

Presenti, al congresso organizzato da Motore SanitàPasqualina Straface, presidente della Terza Commissione Regionale Sanità, Attività Sociali, Culturali e Formative, Giacomina Durante, consigliere nazionale Apmarr – Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare e Vittoria Borzumati, dirigente Farmacista Asp RC e Regione Calabria.

Per Bruni, infatti, «il titolo di questo convegno richiama due tasselli importanti della sanità: l’equità e la sostenibilità, tematiche a me molto care e che rientrano tra le priorità della mia attività in seno al Consiglio regionale, soprattutto in qualità di Vicepresidente della Commissione Sanità, ma anche in quanto medico e donna di scienza. Le sfide economiche e gestionali del nostro tempo impongono delle riflessioni su questi farmaci, soprattutto alla luce di dati recentemente pubblicati da IQVIA secondo i quali c’è il rischio di perdere risparmi fino a 56 miliardi in Europa, a causa di carenza dei farmaci biosimilari».

«Le criticità sono legate principalmente ai costi di produzione e sviluppo – ha spiegato – nonché ai vincoli burocratici che ne limiteranno la futura disponibilità. Nei prossimi dieci anni, diversi farmaci biologici perderanno il brevetto, ma non ci sono ancora i candidati biosimilari e questo è grave, perché si rischia di creare un vuoto preoccupante. Sono rischi che non possiamo correre in un’ottica di impegno comune atto a garantire salute e sanità. Rischi ai quali tutti noi siamo chiamati a rispondere attraverso scelte strategiche. È necessario razionalizzare gli studi di efficacia senza compromettere la dimostrazione di biosimilarità, implementando strategie di riduzione dei costi e soprattutto capaci di abbreviare adeguatamente le tempistiche di sviluppo, senza comprometterne la qualità. Sarebbe opportuno, inoltre, allineare le linee guida in materia, anche in via normativa, per lo sviluppo e autorizzazione all’immissione in commercio».

«A ciò si aggiunga, nell’ottica di assicurare adeguata concorrenza e sostenibilità del mercato – ha detto – l’implementazione di nuovi meccanismi di acquisto pubblico. L’importanza dei Biosimilari passa anche attraverso percorsi culturali sui quali dobbiamo necessariamente investire e programmi di incentivazione indirizzati direttamente ai medici. Un impegno che, soprattutto nelle regioni meridionali già provate da numerosi problemi sanitari, deve essere opportunamente sostenuto per far fronte ai nuovi bisogni di salute della popolazione».

La consigliera Straface, invece, ha evidenziato come «i farmaci biosimilari, secondo quanto affermato dall’Agenzia Italiana del Farmaco, potrebbero rappresentare un’opzione terapeutica aggiuntiva in grado di consentire il trattamento di un numero maggiore di pazienti, garantendo più salute a parità di risorse».

«Un’occasione – ha continuato Straface –, per discutere dei biosimilari e della possibilità che possano divenire un’opportunità per la sostenibilità dei Sistemi sanitari e per garantire l’accesso alle cure a una maggiore platea di pazienti; un momento di confronto, di sensibilizzazione e di discussione per iniziare a creare maggiore consapevolezza nella popolazione e nel mondo sanitario».

Durante, invece, ha ribadito come «le terapie biologiche rimangono delle opzioni fondamentali per poter affrontare in modo efficace le diverse malattie reumatiche».

«I farmaci biosimilari non solo permettono un maggior accesso alle cure – ha spiegato – ma anche una maggiore sostenibilità economica per il Sistema Sanitario Nazionale. L’accesso alle migliori cure per il paziente è un tema cardine per APMARR. Siamo convinti però che, per garantire questo, sia prioritario salvaguardare la libertà prescrittiva del medico che in scienza e coscienza deve poter decidere, libero da parametri terzi che siano economici o amministrativi, la terapia più appropriata, insieme al paziente stesso, che per noi deve essere sempre protagonista nel proprio percorso di cura».

Per la dirigente Borzumati, infine, «è molto importante che, all’interno della stessa regione, ci sia uniformità e parità di accesso. Non c’è innovazione se non c’è sostenibilità (raggiungibile attraverso momenti di condivisione dei percorsi di cura, dove devono essere presenti tutti gli attori). Il monitoraggio non deve essere visto come strumento di coercizione, ma di miglioramento del sistema». (rcz)