Donne di Calabria, la storia di Clelia Romano Pellicano, pioniera del femminismo

E dedicata a Clelia Romano Pellicano, la nuova puntata di Donne di Calabria, in onda domani sera alle 22.30 su Rai Storia.

Donne di Calabria è una co-produzione Calabria Film Commission e Anele, in collaborazione con Rai Cultura, prodotta da Gloria Giorgianni con Emma Di Loreto, da un’idea produttiva di Giovanni Minoli

La quinta puntata, diretta da Maria Tilli, è dedicata alla giornalista e scrittrice Clelia Romano Pellicano. Nota anche con lo pseudonimo di Jane Grey, fu una delle pioniere del femminismo italiano ed europeo tra la fine dell’800 e l’inizio del’900, nel pieno della Belle Époque

Nobildonna colta, raffinata e intelligente nota per le sue posizioni controcorrente, Clelia Romano Pellicano scrisse di relazioni e di divorzio, lottò per il suffragio femminile, dette voce alle donne del tempo che non potevano permettersi di parlare della loro condizione subordinata rispetto a quella dell’uomo, denunciando la violenza domestica e la disparità salariale

 

Sposò il marchese calabrese Francesco Maria Pellicano, deputato al Parlamento, con cui si trasferì a Gioiosa Ionica, facendo spola tra Castellammare di Stabia e Roma, dove frequentò il mondo culturale romano dell’epoca, entrando in contatto con ministri, intellettuali, scrittori e poeti. Corrispondente della rivista mensile “Nuova Antologia”, pubblicò un’indagine sulle donne illustri di Reggio Calabria e svolse un’inchiesta sulla condizione delle operaie delle industrie del capoluogo. Nel 1909 si recò a Londra in qualità di socia delegata del Consiglio Nazionale Donne Italiane (CNDI) per partecipare al Congresso Internazionale femminile, dove le sue proposte riscossero un enorme successo, non solo per i contenuti, ma anche per le sue grandi doti oratorie. Rimasta vedova, dovette occuparsi dei sette figli e tutelare il patrimonio di famiglia ereditato dal marito. Emerse così anche la sua anima imprenditoriale: creò nuove attività come lo sfruttamento del fondo boschivo nella Locride, costruì dei villaggi per i dipendenti e una linea ferroviaria aziendale che portava il legname dal bosco fino alla falegnameria, nella convinzione che le imprese non dovessero creare solo profitto ma avere anche una funzione sociale e culturale.  

 

La narrazione si avvale di immagini e filmati di repertorio, di illustrazioni animate e di interviste a testimoni del mondo della cultura, della politica e della società civile, tra cui la biografa Daniela Carpisassi, la scrittrice Giulia Blasi, la storica del femminismo Fiorenza Taricone e i nipoti Furio Pellicano, Clelia Pellicano, Giulia Salazar, Francesco Paolo Pellicano, Tommaso Salazar, Fabio Pellicano, Piero Pellicano, Gaia Pellicano, Flavia Pellicano ed Eldo Pellicano. A fare da sfondo al racconto, i luoghi in cui Clelia ha vissuto e lavorato: da Villa Pellicano a Castello Pellicano, da Palazzo Naymo fino alla spiaggia di Gioiosa Ionica. (rrm)

Donne di Calabria, si racconta la vita di Rita Pisano, sindaca di Pedace

È dedicata alla sindaca di Pedace, Rita Pisano, la quarta puntata di Donne di Calabria, la docu-serie Donne di Calabria”, una co-produzione Calabria Film Commission e Anele, in collaborazione con Rai Cultura, prodotta da Gloria Giorgianni con Emma Di Loreto, da un’idea produttiva di Giovanni Minoli.

Rocìo Muñoz Morales è la protagonista della puntata diretta da Enzo Russo e dedicata a Rita Pisano, sindaca di Pedace dal 1966 al 1984, anno in cui morì, nel pieno del suo impegno amministrativo.

Tra gli anni ‘40 e ‘50 Rita Pisano comincia la sua carriera politica divenendo dirigente del Partito Comunista di Cosenza, al quale aveva aderito sin da giovanissima, segretario provinciale del CNA e consigliere comunale di Cosenza. Fu tra i componenti della delegazione calabrese che a Parigi nel 1949 prese parte al Congresso Mondiale della Pace, dove raccontò le lotte sostenute dai contadini calabresi. Lì conobbe Renato Guttuso e Pablo Picasso, che rimasero colpiti dal suo discorso, dalla sua passione e dalla sua personalità, tanto che Picasso ritrasse il suo volto “splendente” e lo intitolò “La jeune fille de Calabre”, realizzandolo con uno schizzo a matita. Madre di sei figli e donna di politica, si mise a disposizione del Paese impegnandosi allo stesso modo sia in famiglia che nella militanza, abbracciando sia la dimensione pubblica che privata e spronando le donne a fare lo stesso. Divenuta sindaco di Pedace nel 1966, avviò una politica di ammodernamento delle strutture urbane – viabilità, bagni pubblici, impianti sportivi, la mensa nelle scuole, la scuola a tempo pieno – e istituì la prima biblioteca per le donne, la “Biblioteca Donne Bruzie”, simbolo della sua venerazione per la cultura e l’arte. Negli anni ’70 diede vita agli “Incontri Silani” grazie ai quali giunsero in Calabria esponenti della cultura come Renato Guttuso, Carlo Levi e Raphael Alberti. Durante il suo percorso politico, nel 1975, ebbe contrasti interni al Partito Comunista Italiano, da cui venne espulsa. Da qui la sua decisione di dare vita alla lista autonoma “Sveglia” che vinse le elezioni comunali in contrapposizione con il PCI. Protagonista delle lotte per l’emancipazione della donna, subì processi e arresti per violazione del vecchio Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza che, in seguito, la Corte Costituzionale abolì parzialmente. 

La narrazione si avvale di immagini e filmati di repertorio, di illustrazioni animate e di interviste a testimoni del mondo della cultura, della politica e della società civile, tra cui la Presidente della Fondazione Nilde Iotti Livia Turco, la scrittrice Rosella Postorino, lo storico Enzo Ciconte, la giornalista Ida Dominijanni, il nipote del proprietario della casa del PCI Eduardo Salvatore Zumpano, i figli Agatina Sandra e Giuseppe Giudiceandrea, il campanaro della Parrocchia di San Donato V.M di Casali del Manco Francesco Leonetti, la nipote Maria Maddalena Radoni e la Responsabile della Biblioteca Donne Bruzie Maria Francesca Lucanto. A fare da sfondo al racconto, i luoghi della Calabria in cui Rita ha vissuto e lavorato: oltre a Pedace, Casali del Manco, il lago Arvo e il Parco Nazionale della Sila a Lorica(rrm)

 

Su Rai Storia la docu-serie “Donne di Calabria”

Da domani sera, alle 22.10, su Rai Storia, andrà in onda la docu-serie Donne di Calabria, un’inedita narrazione al femminile in 6 puntate da 50 minuti per ripercorrere le storie di sei donne calabresi che nel Novecento hanno segnato indelebilmente la storia civile, politica e intellettuale della loro regione e dell’Italia, raccontate da sei attrici del panorama contemporaneo.

Storie di donne esemplari, avventurose ed eroiche, spesso sconosciute al grande pubblico, accomunate da un forte segno di modernità. Si tratta di una co-produzione Calabria Film Commission e Anele, in collaborazione con Rai Cultura, prodotta da Gloria Giorgianni con Emma Di Loreto, da un’idea produttiva di Giovanni Minoli, rappresenta il primo progetto audiovisivo italiano che vede coinvolta una Film Commission come co-produttore.

Nella prima puntata diretta da Mario Vitale, sullo sfondo del lungomare di Scilla e quello di Reggio Calabria, Eleonora Giovanardi racconta la storia della giornalista e scrittrice Adele Cambria (Reggio Calabria, 1931 – Roma, 2015), figura centrale nell’epoca italiana pre e post sessantotto, oltre che sostenitrice del movimento femminista sin dai suoi albori. Come in ogni puntata, la narrazione si avvale anche di immagini e filmati di repertorio, illustrazioni animate e di interviste a testimoni del mondo della cultura, della politica e della società civile tra cui l’ambientalista Grazia Francescato, la giornalista e amica Annarosa Macrì, la nipote Laura Giovine e il figlio Emilio Valli, per ripercorrere la vita di questa grande intellettuale calabrese.

Il racconto prosegue nelle puntate successive con Camilla Tagliaferri, Tea Falco, Rocìo Muñoz Morales, Marianna Fontana e Margareth Madè, chiamate a raccontare le storie di altre cinque eccellenze femminili calabresi: la contadina vittima della lotta al latifondo Giuditta Levato (Albi, 1915 – Calabricata, 1946), la sindaca Rita Pisano (Pedace, 1926 – Pedace, 1984), la prima sindaca donna in Italia Caterina Tufarelli Palumbo (Nocara, 1922 – Roma, 1979), la giornalista e scrittrice Clelia Romano Pellicano (Castelnuovo della Daunia, 1873 – Castellamare di Stabia, 1923) e la prima donna calabrese a entrare in Parlamento Jole Giugni Lattari (Tripoli, 1923 – Roma, 2007).

Passando da Reggio Calabria al Parco Archeologico di Capo Colonna nei pressi di Crotone, dal lago Arvo al Parco Nazionale della Sila nel cosentino alle campagne di Catanzaro, fino a Castrovillari nel Parco Nazionale del Pollino e Gioiosa Jonica nella Locride, la docu-serie rappresenta anche un viaggio fisico e simbolico nel patrimonio naturale, culturale, urbanistico e storico del territorio calabrese. (rrm)

Successo per la prima al Biografilm Fest di Bologna per il film “Non sono mai tornata indietro”

Ha riscosso grande successo il documentario Non sono mai tornata indietro, opera prima di Silvana Costa prodotto da Nacne in collaborazione con Home Movies e il supporto della Calabria Film Commission, che è stato proposto, in prima mondiale, al Biografilm Festival di Bologna.

Successo, dunque, per la proiezione e per l’incontro, cui hanno preso parte la regista, la co-sceneggiatrice Chiara Nano, il produttore Federico Schiavi, insieme a Teresa Rossi, dell’Associazione Orlando, e alla moderatrice Maria Agostinelli.

Il film è interamente realizzato da donne, per una storia che ha per protagonista la vita di una donna, Iolanda Pascale.
Iolanda è una delle ultime testimoni di un’usanza arcaica e impietosa: la cessione di bambine provenienti da famiglie contadine povere a famiglie benestanti, affinché venissero vestite e sfamate in cambio del loro lavoro in casa o in campagna. La protagonista era la ragazza che ha lavorato per 36 anni a servizio per la famiglia della regista, prima di fuggire in Canada. Era una persona di famiglia, ma con un ruolo subalterno, un ruolo liminare che oscillava tra l’amore e l’odio, tra ribellione e accettazione. In un viaggio a ritroso nel tempo, Silvana Costa ricostruisce, insieme alla sua vecchia tata, il lungo percorso fisico e ideale che le ha separate per più di 30 anni.

Una storia che ha colpito, dunque, il pubblico presente alla prima, che si è mostrato affascinato dalla forza della protagonista nella sua personale lotta per l’autodeterminazione.

«Quando sono nata, accanto ai miei genitori e ai miei nonni, c’era Iolanda, la mia tata. O come dicevo da bambina, la mia seconda mamma – ha dichiarato la regista –. In realtà lei viveva con mia nonna: era arrivata a casa sua a nove anni accompagnata dalla madre e da lì non se n’era più andata. All’epoca era una consuetudine vedere il parroco del paese cercare sistemazioni alternative per bambine che vivevano in condizioni di indigenza e di degrado fisico e culturale. Ed era altrettanto normale considerare queste bambine, e poi donne, come vite cedute una volta per tutte».

«Era un dato di fatto – ha aggiunto – su cui nessuno si interrogava: né chi la subiva, né chi ne usufruiva, in un’epoca in cui tuttavia questi antichi retaggi feudali si consideravano ormai estinti. Si trattava di bambine sole che molto spesso avevano come unica via di fuga il matrimonio o l’emigrazione verso il nord o all’estero. Iolanda è rimasta aggrappata alla nostra famiglia – l’unica certezza che aveva – fino al 1992, poi ha concesso al proprio disagio o alla propria razionalità di affiorare e di prendere il loro spazio, aprendo pian piano gli occhi sulla propria condizione».

«Quando penso a Iolanda – ha proseguito Silvana Costa – vedo una donna che è al tempo stesso mamma e figlia. Vedo noi due trent’anni fa, quando io ero piccola: le cose che mi ha insegnato e gli aspetti caratteriali che mi ha trasmesso. Nello stesso momento vedo una bambina entusiasta della vita, pura e vulnerabile. Vedo anche una donna testarda e fiera di sé, capace di rimettersi in piedi dopo ogni caduta».

«Iolanda – ha concluso la regista – per me è un esempio di determinazione, di coraggio e di sana, incontenibile affermazione della propria dignità».

Il film, dopo la presentazione al Biografilm, sarà disponibile anche sulla piattaforma di MYmovies, dal 14 al 17 giugno. (rrm)

Il commissario Anton Giulio Grande incontra gli studenti del Rome University of Fine Arts

Il commissario della Calabria Film CommissionAnton Giulio Grande, ha incontrato gli studenti di Cinema della Rome University of Fine Arts.

Un’iniziativa nata dopo la realizzazione del videoclip di Jovanotti, “Alla salute”, realizzato interamente in Calabria e sostenuto dalla Fondazione Calabria Film Commission, nell’ambito del progetto Calabria straordinaria dell’assessorato al Turismo, guidato dall’assessore Fausto Orsomarso.

Un progetto che ha destato molta attenzione e riscosso grande interesse, mettendo in luce, come è stato sottolineato, le capacità di interlocuzione che una Film Commission deve avere, per affermarsi in un mercato sempre più ampio, nello specifico per una nuova narrazione della regione Calabria.

Nel corso dell’incontro, Anton Giulio Grande ha avuto modo di affrontare vari temi, riguardanti il settore cinematografico e in particolare il funzionamento delle Film Commission, il loro ruolo nel supporto alle opere prime, alla formazione, gli strumenti di sostegno alla produzione. Un interessante momento di confronto, dunque, sugli argomenti fondamentali che interessano lo sviluppo del settore stesso e il rapporto tra arte, industria cinematografica, produzione e, appunto, formazione. (rrm)

 

La Calabria protagonista ai Nastri d’Argento con “Freaks Out” e “Una Femmina”

C’è anche la Calabria ai Nastri d’Argento, con i film Freaks Out di Gabriele Mainetti e Una Femmina di Francesco Costabile, sostenuti dalla Calabria Film Commission, che sono candidati al prestigioso premio la cui cerimonia si svolgerà il 20 giugno al Maxxi di Roma.

 In particolare, “Freaks Out” ha ottenuto 9 candidature (film, regia, attrice protagonista con Aurora Giovinazzo, attore non protagonista con Pietro Castellitto, fotografia, costumi, montaggio, casting director, colonna sonora), mentre “Una femmina” è candidato nella categoria migliore regista esordiente e in quella del migliore attore non protagonista, con Fabrizio Ferracane.

Un plauso per queste candidature e per il riconoscimento del Nastro d’argento speciale che sarà assegnato a Jonas Carpignano per A Chiara è stato espresso dal Commissario Straordinario della Fondazione Calabria Film Commission Anton Giulio Grande(rrm)

 

In Calabria è sbarcato Diabolik

di PINO NANO – Per Calabria Film Commission è un giorno del tutto speciale .Mistero, azione, suggestioni, cinema di qualità sono di nuovo ancora protagonisti in Calabria dove si sono appena concluse le riprese di Diabolik 3, terzo episodio della trilogia, basato sull’omonimo fumetto, per la regia dei Manetti Bros., firme cult del cinema italiano, tra l’altro di origini calabresi.  

Troupe al lavoro tra le meraviglie della Tonnara di Palmi e dell’isola di Dino, di fronte a Praia a Mare. Le sequenze calabresi del film prodotto da Mompracem Srl, Rai Cinema (con la distribuzione di 01 Distribution) e in collaborazione  con la Fondazione Calabria film Commission, – si legge in una nota ufficiale della Regione- “narrano le vicende di Diabolik bambino, interpretato da due giovinetti di Palmi. Alle riprese hanno lavorato diverse maestranze calabresi, nei vari reparti della troupe, oltre ad attori e figuranti”. 

Sul set del film, in due diversi momenti, il Commissario straordinario Anton Giulio Grande (in alto nella foto assieme ai Manetti Bros) che ha parlato del film coi registi Antonio e Marco Manetti, ed ha conversato coi tecnici e gli attori che hanno lavorato in questi intensi giorni di cinema. Prima a Palmi, poi a Praia a Mare, a bordo di una barca, Anton Giulio Grande ha raggiunto l’Isola di Dino, teatro del set. 

«Questo film – dichiara il Commissario Straordinario di Calabria Film Commission – rappresenta un punto importante della nostra progettazione su diverse pellicole, lavori diversi tra loro, che rappresentano un ottimo aggancio con il cinema italiano, quello che intendiamo promuovere nei prossimi mesi. Diabolik, nella sua struttura filmica, ci consente di veicolare il bello della Calabria, le sue meraviglie, agganciate ad una trama avvincente, per di più con due importanti registi, i Manetti Bros. -, originari della nostra terra».

Marketing di territorio e industria, ma soprattutto un cast di livello che rivela la qualità del lavoro fatto per Diabolik 3, nei diversi momenti della realizzazione del film. Da Giacomo Gianniotti che incarna Diabolik,  passando per Miriam Leone  (Eva Kant), fino a Valerio Mastrandrea nei panni di Ginko. Un lavoro, dunque, che affronta il personaggio Diabolik, le cui avventure a fumetti sono state vendute in oltre 150 milioni di copie negli ultimi 50 anni, e che arriva sulla scena cinematografica  dopo l’unica trasposizione del 1968. 

«Da sempre sognavamo di girare un film in Calabria, nostra terra d’origine – commentano i Manetti Bros. –. Finalmente è successo con alcune scene molto importanti di Diabolik 3. Ora che abbiamo rotto il ghiaccio, non vediamo l’ora di tornare.“Non avevamo certo bisogno di scoprire l’infinita bellezza dei luoghi né il meraviglioso calore e la grande ospitalità dei calabresi – hanno puntualizzato i registi di Diabolik 3 – ma ci teniamo a ringraziare  Film Commission Calabria e il Comune di Palmi per l’accoglienza e la collaborazione, come la gente di Palmi e di Praia a Mare, che ci ha fatto sentire a casa». (pn)

 

Si sono concluse in Calabria le riprese di Diabolik

Nei giorni scorsi si sono concluse le riprese del terzo episodio della trilogia di Diabolik, basato sull’omonimo fumetto, per la regia dei Manetti Bros, che si sono svolte in Calabria.

 Troupe al lavoro tra le meraviglie della Tonnara di Palmi e dell’isola di Dino di fronte a  Praia a Mare. Le sequenze calabresi del film prodotto da Mompracem Srl, Rai Cinema (con la distribuzione di 01 Distribution) e in collaborazione  con la Fondazione Calabria film Commission, narrano le vicende di Diabolik bambino, interpretato da due giovinetti di Palmi. Alle riprese hanno lavorato diverse maestranze calabresi, nei vari reparti della troupe, oltre ad attori e figuranti.

Sul set del film, in due diversi momenti, si è recato il Commissario straordinario Anton Giulio Grande che ha parlato del film coi registi (Antonio e Marco Manetti), ed ha conversato coi tecnici e gli attori che hanno lavorato in questi intesi giorni di cinema. Prima a Palmi, poi a Praia a Mare, a bordo di una barca, Grande ha raggiunto l’Isola di Dino, teatro del set.

«Questo film – ha dichiarato Grande – rappresenta un punto importante della nostra progettazione su diverse pellicole, lavori diversi tra loro, che rappresentano un ottimo aggancio con il cinema italiano, quello che intendiamo promuovere nei prossimi mesi. Diabolik, nella sua struttura filmica, ci consente di veicolare il bello della Calabria, le sue meraviglie, agganciate ad una trama avvincente, per di più con due importanti registi, i Manetti Bros. -, originari della nostra terra».

Marketing di territorio e industria, ma soprattutto un cast di livello che rivela la qualità del lavoro fatto per Diabolik 3, nei diversi momenti della realizzazione del film. Da Giacomo Gianniotti che incarna Diabolik,  passando per Miriam Leone (Eva Kant), fino a Valerio Mastrandrea nei panni di Ginko.

Un lavoro, dunque, che affronta il personaggio Diabolik, le cui avventure a fumetti sono state vendute in oltre 150 milioni di copie negli ultimi 50 anni, e che arriva sulla scena cinematografica  dopo l’unica trasposizione del 1968.

«Da sempre sognavamo di girare un film in Calabria, nostra terra d’origine – hanno commentato i Manetti Bros –.  Finalmente è successo con alcune scene molto importanti di Diabolik 3. Ora che abbiamo rotto il ghiaccio, non vediamo l’ora di tornare». 

«Non avevamo certo bisogno di scoprire l’infinita bellezza dei luoghi né il meraviglioso calore e la grande ospitalità dei calabresi – hanno puntualizzato i registi di Diabolik 3 – ma ci teniamo a ringraziare la  Film Commission della Regione Calabria e il Comune di Palmi per l’accoglienza e la collaborazione, come la gente di Palmi e di Praia a Mare, che ci ha fatto sentire a casa». (rrm)

Nomina di Grande alla Film Commission, le perplessità settore Cinema e Audiovisivo di Confartigianato, Unindustria e Cna

I rappresentanti e gli associati del settore Cinema ed Audiovisivo di Confartigianato, Unindustria e CNA della Calabria, hanno espresso perplessità in merito alla nomina di Anton Giulio Grande a commissario della Calabria Film Commission, in quanto «dopo Minoli ci saremmo attesi la definizione del bando per la nomina di un presidente a pieno titolo».

«“Perplessità – prosegue la nota – che nulla hanno a che fare ovviamente con le qualità di Grande, ma nessuna film commission in Italia ha avuto un tale periodo di commissariamento e la Calabria, che ha attraversato momenti di grande produttività e di successi, non lo merita. Produttori, registi, maestranze varie si pongono invece interrogativi legittimi su quali problemi si celano dietro questo stato di cose le cui specifiche potrebbero arrivare magari nell’incontro che le tre organizzazioni hanno da tempo sollecitato al presidente Occhiuto nella lettera dell’ormai lontano 25 febbraio».

«Rinnoviamo, quindi – conclude la nota – la richiesta della convocazione di un tavolo di lavoro in merito alle prospettive del settore Cine Audio audiovisivo, sulla possibilità di intraprendere un percorso comune anche alla luce delle nuove funzioni attribuite all’ente». (rcz)

Calabria Film Commission: Approvato progetto di fattibilita per Studios di Lamezia

È stato approvato il progetto di fattibilità tecnico-economica degli Studios di Lamezia Terme. Lo ha reso noto la Calabria Film Commission che, in una nota, ha spiegato che «saranno avviate, a breve, le procedure di gara per la realizzazione di strutture che daranno vita ad una vera e propria cittadella del cinema».

Una Cittadella, dunque, che «farà della nostra regione un punto di riferimento per le grandi e piccole produzioni nazionali e internazionali» continua la nota, spiegando che «il progetto di fattibilità approvato prevede la realizzazione in due step funzionali, di due teatri di posa, locali di attrezzeria, costumeria e camerini, un edificio di due piani dedicato alla postproduzione, un edificio dedicato agli uffici della Fondazione e alle attività di formazione e servizi e realizzazione di una vasca d’acqua (da 50*25 m per circa 1.250 mq) per riprese in acqua adiacente le aree esterne lasciate libere per l’allestimento di riprese in esterno».

«All’interno dei teatri di posa – viene spiegato in una nota – ampi 800 mq con un’altezza di 12 metri, saranno realizzate produzioni audiovisive professionali. Accostati ai teatri di posa si trovano gli spazi adibiti alla costumeria e alle attrezzature, che possono anche essere sopraelevati in caso di necessità sopraggiunte. Gli studi di post-produzione saranno a servizio delle produzioni interne ed esterne e consentiranno di finalizzare lavori prodotti interamente negli Studios oppure accogliere produzioni esterne per la finalizzazione cinematografica, televisiva ed audiovisiva in generale».

«Lo schema distributivo – prosegue la nota – è impostato sul massimo della razionalità e funzionalità, con particolare riguardo alla posizione degli accessi, alla viabilità interna al complesso e al posizionamento dei parcheggi. L’infrastruttura che sarà realizzata a Lamezia, avrà tutte le caratteristiche per diventare un vero e proprio Hub per l’industria dell’audiovisivo e un punto di riferimento per le imprese e professionisti del settore e gli stakeholder internazionali, offrendo tutti gli spazi e i servizi attualmente richiesti dal mercato». (rcz)