Celebre (Fillea Cgil): Occhiuto emani linee di indirizzo contro caldo sui posti di lavoro

«Chiediamo al presidente della Giunta regionale, Roberto Occhiuto, di emanare in tempi brevi le linee di indirizzo contro il rischio caldo sui posti di lavoro e non aspettare il mese di luglio». È l’appello lanciato da Simone Celebre, segretario generale della Fillea Cgil Calabria, sottolineando la necessità che tali linee guida «abbiano un arco temporale di validità più lungo rispetto al decorso anno, al fine di garantire l’incolumità dei lavoratori dai rischi causati dalle elevate temperature permettendo così anche alle imprese, ai lavoratori e alle istituzioni di poter programmare per tempo gli interventi necessari a tutela della salute».

«Teniamo a sottolineare – ha aggiunto – che le linee di indirizzo dovrebbero stabilire che in caso di temperature sopra i 35° si debba ridurre o sospendere l’attività lavorativa e si possa fare ricorso alla cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo), che nei cantieri siano resi disponibili e accessibili fonti di acqua e, soprattutto, delle aree ombreggiate dove poter stazionare nelle pause».

«Riteniamo, altresì – ha proseguito – necessario che le linee di indirizzo indichino l’obbligo per le imprese, con temperature superiori ai 35°, della revisione dell’organizzazione dei turni di lavoro e dei carichi di lavoro tramite specifici accordi aziendali con le Rsu e/o le organizzazioni sindacali territoriali».

Una richiesta necessaria, in quanto «l’estate e il relativo aumento delle temperature, ormai, sono alle porte, quindi, diventa impellente l’emanazione di quelle norme atte a tutelare quei lavoratori che per le mansioni che svolgono sono più esposti al rischio termico e a prevenire, quindi, i tanti infortuni e i malori connessi al caldo», ha ricordato Celebre.

«Tenuto conto – ha aggiunto – del grande caldo registratosi l’estate scorsa e soprattutto dei cambiamenti climatici che fanno presagire che anche quest’estate, cosi come le precedenti, sarà un’estate alquanto torrida – ha concluso – riteniamo necessario che il tema “caldo” venga affrontato il più presto possibile senza più considerarlo straordinario e indicando già nei prossimi giorni, per l’estate 2024, le norme di tutela per quei lavoratori che per le mansioni che svolgono rischiano di più». (rcz)   

 

Una triplice risposta ai gravi danni provocati dal caldo alle piante di Bergamotto di RC

di PASQUALE AMATO – Una triplice risposta ai gravi danni causati  dal caldo inusuale sulle piante del bergamotto di Reggio Calabria, la preziosissima eccellenza mondiale di Reggio Metropolitana.

Il Comitato per il Bergamotto di Reggio Calabria, nato per difendere e salvaguardare il preziosissimo agrume reggino, ha affiancato subito le giuste preoccupazioni dei bergamotticoltori e sta adoperandosi sulla base di una triplice risposta, positiva e costruttiva: occorre evitare di farsi prendere la mano dal fatalismo catastrofico, atteggiamento che quando prevale porta a errori di valutazione e a errate conclusioni.

Non è necessario riferirsi a esempi di regioni del Nord che hanno reagito a disastri rimboccandosi le maniche. Basta ricordare che Reggio è non soltanto una delle più antiche città d’Italia e d’Europa, ma anche quella che ha subito più disastri, naturali (terremoti, alluvioni, bradisismi) e per mano degli uomini, nel corso della sua lunga storia. È opportuno ricordare che i nostri antenati non si sono mai abbandonati a lamenti sulle catastrofi ma hanno sempre reagito ricostruendo con tenacia ciò che si era perso o era stato danneggiato.

L’esempio recente più clamoroso è la ricostruzione effettuata sulle macerie del terremoto del 28 dicembre 1908. di fronte a quella immane tragedia – con 25.000 persone morte e il 95% degli edifici pubblici e privati distrutti – i nostri antenati non si sono fatti avvinghiare dalla disperazione. Giuseppe Valentino, il sindaco della ricostruzione, l’on. Giuseppe De Nava, l’ing. Pietro De Nava e tanti altri, reggini doc e adottivi che presero a cuore le nostre sorti (ne cito almeno tre: Umberto Zanotti Bianco, don Orione, Alfonso Frangipane) e di tecnici di valore inviati dallo stato (tramite l’autorevole ministro reggino Giuseppe De Nava) a darci una mano, non si sono attardati neanche un giorno a piangere sulle rovine e sui morti. Ma hanno riedificato su quelle macerie una città ancora più bella e affascinante. Questo è il giusto esempio da seguire piuttosto che abbandonarsi a frasi tipo “ora tagliamo le piante”. I coltivatori sanno meglio di tutti quanti anni devono passare per rendere produttivo un bergamotteto.

Sulla scia di questi precedenti, e avendo la certezza che il “cambio climatico” non è di passaggio ma sarà un fenomeno che riproporrà in futuro scenari come quello verificatosi in queste ultime settimane torride, occorre da subito studiare e applicare azioni che salvino il salvabile nell’immediato e studino tutte le soluzioni per prevenire il certo ripetersi del fenomeno già nella prossima estate del 2024. Per fare ciò è prioritario imbastire subito un dialogo tra i coltivatori e tutte le loro organizzazioni, il Consorzio di tutela del bergamotto di Reggio Calabria, il Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea, l’Ordine Professionale degli Agronomi, la Camera di Commercio e laStazione Sperimentale delle Essenze.

Ad essi si devono affiancare offrendo il loro sostegno anche economico tutti gli innumerevoli soggetti dell’indotto, primi fra tutti quelli che vendono a tutto il mondo la preziosissima essenza del bergamotto di Reggio Calabria (Dop dal 2001) e la camera di commercio metropolitana che può vantare da sempre il primato assicurato dalla stessa essenza nei rapporti commerciali internazionali.

Gli enti istituzionali locali – prima fra tutti la Città Metropolitana di Reggio calabria, l’assessorato per le attività produttive del comune Capoluogo e i sindaci di tutti i  Comuni riconosciuti dall’Europa come area di produzione della Dop del principe mondiale degli agrumi – l’assessorato all’agricoltura della regione, il ministero delle risorse agricole e la commissione europea dovranno sostenere e finanziare la ricerca di soluzioni concrete per salvare il salvabile subito e per prevenire con azioni adeguate il quasi certo ripetersi del fenomeno nel 2024. il bergamotto di Reggio calabria è un patrimonio di valore assoluto che riguarda il nostro territorio metropolitano, l’Italia, l’Europa e il mondo. E tutti sono chiamati a difenderlo e preservarlo.

Confermo quanto ho già dichiarato nei  giorni scorsi: il comitato per bergamotto di Reggio calabria sarà in prima linea nell’azione concertata di tutti i soggetti che vorranno muoversi in tali direzioni. senza isterismi e catastrofismi. ma con  spirito costruttivo e operativo. (pa)

[Pasquale Amato è presidente del Comitato per il Bergamotto di Reggio Calabria]

Tavernise (M5S): Siano adottare misure per tutelare i lavoratori esposti al caldo

Il consigliere regionale e capogruppo del Movimento 5 StelleDavide Tavernise, ha rivolto un appello al presidente della Regione, Roberto Occhiuto e ai sindaci di adottare provvedimenti volti alla tutela dei lavoratori esposti a elevate temperature.

«Da settimane – ha spiegato – esperti di salute e clima chiedono alla politica, quindi a chi è chiamato per legge a tutelare la salute dei cittadini, interventi adeguati per tenere al sicuro le fasce di popolazione particolarmente esposte ai rischi dovuti al caldo. La recente morte del bracciante agricolo in Calabria, rappresenta, così, l’ennesima ferita ad una popolazione che da decenni chiede alla politica di dare concretezza alla parola dignità».

«Valore, quello della dignità – ha aggiunto – elevato a fondamentale dalla nostra costituzione. Una morte che nel sud segue in ordine di tempo quella di diversi braccianti agricoli, e accade nonostante l’Inail, a proposito dello stress-termico, ricordi da più tempo che i “lavori pesanti in ambienti severi caldi sottopongono il sistema cardiovascolare a notevoli condizioni di sforzo, che possono causare il cosiddetto colpo di calore”, portando alla morte nel 15-25% dei casi, quando la temperatura sale sopra i 42°C circa. Al momento, per questa torrida stagione estiva, nessun provvedimento concreto, in Calabria, si registra a tutela della salute dei cittadini più esposti ai rischi del caldo, come chi è chiamato a svolgere lavoro nei campi».

«Non solo la Puglia –  ha proseguito – anche la Calabria, in realtà,  ha vietato l’attività agricola in condizioni di esposizione prolungata al sole. Ma il provvedimento, l’ordinanza numero 44, in materia di igiene e sanità pubblica, risulta firmato il 30 giugno, dello scorso anno, dall’allora presidente della regione Nino Spirlì».

«Provvedimento, oggi inefficace – ha spiegato – che recita: “È vietato il lavoro in condizioni di esposizione prolungata al sole, dalle 12.30 alle ore 16 con efficacia immediata e fino al 31 agosto 2021, sull’intero territorio regionale nelle aree o zone interessate dallo svolgimento di lavoro nel settore agricolo, limitatamente ai soli giorni in cui la mappa del rischio indicata sul sito https://www.worklimate.it/scelta-mappa/sole-attivita-fisica-alta/ riferita a lavoratori esposti al sole con attività fisica intensa ore 12.00, segnali un livello di rischio Alto”. Con conseguenze sanzionatorie, per come dettate dall’art. 650 c.p., in caso di inosservanza degli obblighi prescritti».

«L’auspicio, dunque – ha concluso il consigliere regionale – è che Occhiuto riprenda quel provvedimento agendo, così, per tutto il territorio regionale, ma i sindaci non si sentano esclusi, perché se la politica regionale dovesse mostrarsi sorda, nel territorio di riferimento possono comunque, allo stesso modo, intervenire. Si tratta, dunque, di un provvedimento che ha nessun colore politico che tutela lavoratori particolarmente esposti ai rischi del caldo. Rischi che possono valere anche per quanti lavorano nei cantieri e nel florovivaismo, per cui in assenza di indicazioni anzitutto le aziende cautelino e tutelino i lavoratori, rispettando le norme generali sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro». (rrc)