L’informazione e l’accessibilità agli esami diagnostici è cruciale nella lotta ai tumori, ancor di più se si tratta del cancro del colon-retto (Crc), un killer tanto pericoloso quanto troppo spesso invisibile. È il messaggio-appello partito da Catanzaro, nel corso dello speciale Prevenzione del cancro al colon retto – Uniti per la salute di tutti”, registrato al Teatro Comunale di Catanzaro e moderato da Domenico Gareri e in onda oggi e domani.
Un appello partito non a caso dalla Calabria, regione in coda alla classifica delle adesioni agli screening.
Un vero e proprio appello accorato, a cui si sono uniti Medici, Istituzioni, ma anche alcuni ex malati che, grazie ad una corretta prevenzione e le giuste cure, sono riusciti a vincere la malattia: tra questi, anche il cantante Pierdavide Carone, sul palco di Catanzaro con la sua musica ma anche con la sua diretta e commovente testimonianza.
Nel corso dell’appuntamento scientifico e sociale sono stati divulgati sul tema i dati di Fondazione Gimbe, che parlano chiaro: nel 2022 il 4,8% di italiani è risultato positivo tra quelli sottoposti a screening colon-retto, mentre nella Penisola è stato identificato un carcinoma in 1,1 persone ogni mille e un adenoma avanzato in 5,5 persone ogni mille.
In Calabria, invece, il ritardo sulla prevenzione del Crc è ancora enorme: l’adesione agli screening due anni fa era appena al 2,72% contro il dato italiano del 28,23%. Ma anche il tumore alla cervice uterina vede un tasso di partecipazione ai controlli che in Calabria si ferma al 12,29% contro il 41,23% italiano e per quanto riguarda la mammella siamo all’8,61% nella punta dello Stivale a fronte del 43,1% nel Bel Paese.
Secondo il Gimbe, in Calabria non sono stati identificati quasi il 96% dei carcinomi (13 diagnosticati su 301 diagnosticabili) e degli adenomi avanzati (64 diagnosticati su 1.507 diagnosticabili). Tirando le somme, mentre in Italia, dal 2005 al 2011, la mortalità per tumore al colon-retto è calata in media del 25%, con punte del 45%, in Calabria è rimasta stabile, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità.
Durante l’iniziativa, il messaggio di sensibilizzazione circa l’importanza di informarsi e fare rete tra cittadini, specialisti, strutture sanitarie e istituzioni è arrivato anche dalla presentazione in anteprima di un documentario con il contributo di 12 gastroenterologi calabresi che sensibilizzano l’opinione pubblica sugli stili di vita corretti per prevenire il Crc e illustrano i sintomi dai quali riconoscere la patologia.
Il video è anche un viaggio nei reparti, nella formazione specialistica e nella rete di screening della regione, con un focus sull’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie diagnostiche.
«I dati sugli screening sono particolarmente allarmanti nelle regioni del Sud – ha detto Nino Cartabellotta, presidente Fondazione Gimbe –. Questa situazione compromette la possibilità di una diagnosi precoce e di un trattamento tempestivo di tumori che, se individuati nelle fasi iniziali, potrebbero salvare molte vite».
«Stiamo sprecando un’opportunità cruciale – ha aggiunto –per ridurre la mortalità. È indispensabile un piano straordinario che migliori sensibilizzazione e accessibilità, riportando gli screening al centro delle politiche sanitarie. Solo così possiamo tutelare la salute e il benessere della popolazione».
Guido Costamagna, direttore Centro di malattie gastrointestinali Ospedale Isola Tiberina Gemelli, a sua volta ha chiosato: «Sul fronte delle tecnologie diagnostiche abbiamo a disposizione strumenti che solo qualche anno fa erano inimmaginabili. Ma il problema è l’aderenza delle persone alla prima fase dello screening per poi arrivare alla colonscopia, che comporta rischi bassissimi e altissima probabilità di trovare lesioni e rimuoverle per chi ha rinvenuto in prima battuta sangue occulto nelle feci».
«La sfida è italiana, non solo calabrese, anche in altre regioni i numeri della prevenzione non sono brillanti. È un peccato mortale – ha rimarcato l’esperto – far finta di nulla a fronte di tecnologie ormai strabilianti».
Proprio sul tema delle innovazioni diagnostiche Guido Beccagutti, neo-direttore generale di Confindustria dispositivi medici, ha spiegato che «le tecnologie servono ai medici e questa filiera produttiva ha in Italia molte eccellenze, perché la nostra creatività si sposa ai fabbisogni del mondo clinico».
Ciò vale in tutta Italia, Calabria compresa. Ernesto Esposito, sub-commissario alla Sanità della Regione, ha evidenziato: «È cruciale potenziare gli screening, ma è un boomerang non avere poi una rete oncologica che prenda in carico i pazienti. Come struttura commissariale, in prima battuta abbiamo aumentato gli inviti alla prevenzione di quasi il 50% e raggiunto il 72,5% della popolazione target. Se l’adesione rimane al 2% sul colon-retto, allora si tratta di un problema di consapevolezza, ecco perché abbiamo intrapreso una campagna informativa massiccia».
«Poi bisogna colmare la carenza della medicina di prossimità: per il 2025 abbiamo previsto l’acquisto di cinque motorhome attrezzati per gli screening dei tre tumori principali, cervice uterina, mammella e appunto colon-retto. Saranno uno per provincia, in modo da raggiungere anche i piccoli centri più remoti. Infine – ha concluso Esposito – c’è l’attività con i medici di medicina generale: nell’accordo integrativo regionale abbiamo previsto che lo screening oncologico sia istituzionale in seno alle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft)». (rcz)