IL PNRR SI È FERMATO IN CALABRIA: MOLTI
RALLENTAMENTI E POCHI CANTIERI AVVIATI

di WALTER BLOISE – Il Pnrr ha smesso di correre. Dopo una partenza lanciata, soprattutto in Calabria, si registrano troppi rallentamenti. Non siamo noi della Uil Fpl a lanciare l’allarme, ma istituzioni importanti come l’Ufficio Parlamentare di Bilancio.

Attraverso la piattaforma Regis le amministrazioni centrali e periferiche dello Stato, gli enti locali e gli altri soggetti attuatori compiono tutte le operazioni necessarie per rispettare gli obblighi di monitoraggio, rendicontazione e controllo delle misure e dei progetti finanziati dal Pnrr. Tale piattaforma fornisce pertanto una visione di insieme sull’avanzamento del Pnrr inequivocabile.

A fine 2023 è stata in gran parte completata la fase di assegnazione ai soggetti attuatori, con oltre il 67 per cento delle risorse allocato a singoli progetti. L’assegnazione delle risorse è avvenuta con celerità non dissimile tra Nord, Centro e Mezzogiorno. Al contrario la quota dei progetti conclusi è bassa dappertutto.

I ritardi nella messa a gara e nell’assegnazione dei lavori, si concentrano soprattutto nel Mezzogiorno. Emerge in questo caso uno storico punto debole degli appalti dei lavori pubblici in Italia, che nel Mezzogiorno hanno sempre scontato maggiori difficoltà nella preparazione e nello svolgimento delle gare, soprattutto da parte di stazioni appaltanti di piccole dimensioni.

Ciò, però, non deve alimentare l’alibi che al Sud non si riescano a spendere i soldi per incapacità e scarsa volontà e, quindi, le stesse vanno dirottare verso altri territori. Se i fondi non vengono spesi, se i progetti non si chiudono, se i lavori non partono è solo perché le macchine burocratiche degli enti locali sono deficitarie in termini di uomini e mezzi.

Una carenza atavica che, come più volte segnalato, si può risolvere solo avviando una stagione straordinaria di assunzioni.

Siamo convinti sia necessario e non più rinviabile l’avvio di un confronto costruttivo che coinvolga la Regione, le Province, l’Anci e le istituzioni locali al fine di stimolare la fase attuativa del Piano nazionale di ripresa e resilienza che, proprio nel 2024, dovrebbe ricevere una spinta determinante nella “messa a terra” degli importanti finanziamenti messi a disposizione dall’Europa.

Proprio in Calabria, secondo le stime offerte al Governo dall’Ufficio parlamentare di bilancio, il valore delle aggiudicazioni dei lavori si ferma al 14%: una delle percentuali più basse in assoluto rispetto alle restanti regioni italiane, pari a 5,1 punti percentuali sotto la media Nazionale.

Il rischio sotteso a queste percentuali è quello di vedere sfumare l’opportunità di crescita offerta dal Pnrr, di trasformare questo grande piano di investimenti in un’occasione mancata.

L’Ance stima in 9 miliardi il valore dei grandi cantieri del Pnrr aggiudicati che non riescono a partire, in tutta Italia, per problemi di diversa natura e non ultimo quello riferito alle carenze progettuali. In Calabria le procedure avviate sono il 25,8% delle opere progettate.

Carenze che si registrano particolarmente nei Comuni, che sono responsabili del numero maggiore di progetti finanziati con il Pnrr, ma che sono costretti a fare i conti con la grave carenza di personale, con la necessità di elevata specializzazione degli operatori dedicati allo sviluppo di questi interventi e con le ristrettezze economiche, basti pensare al numero elevatissimo di enti locali in predissesto e in dissesto economico che si registrano in Calabria.

In questi ultimi due anni sono state adottate misure urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, attraverso l’assunzione a termine dei professionisti esperti assegnati agli enti locali, per i quali avevamo chiesto al Governo soluzioni idonee a favorire processi di stabilizzazione ancor prima, lo ribadiamo, dell’avvio di una nuova stagione concorsuale a tempo indeterminato, per rilanciare il processo di attuazione delle opere.

Ma è poca cosa rispetto alle reali necessità dei Comuni che sono, da sempre, alle prese con il risicato numero di professionisti in pianta organica e rischiano di diventare, per le scelte poco oculate del Governo, enti locali sempre meno appetibili e, quindi, impossibilitati a offrire qualsiasi tipo di servizio ai cittadini calabresi.

In Calabria i comuni con popolazione inferiore a 2000 abitanti sono 213 e rappresentano poco più della metà dei comuni della regione.

Le problematiche strutturali della Pubblica amministrazione calabrese e in generale di quella italiana, continuano a influire pesantemente sul ritmo di attuazione del Piano e le misure di emergenza adottate specificatamente per il Pnrr non sembrano aver risolto questa situazione.

La stessa Corte dei Conti nel corso del 2013 ha giudicato l’apparato amministrativo pubblico poco efficiente, afflitto da carenze di personale e da una inadeguata competenza tecnica nonché da una mancanza di coordinamento tra diverse amministrazioni e livelli di Governo.

Se tali lacune non saranno colmate non solo i progetti ammessi finanziamento nei territori del Sud e in Calabria in particolare rischiano di non concludersi nei tempi previsti, ma si rischia anche che il Pnrr anziché ridurli, contribuisca ad acuire i divari tra i Comuni calabresi e il resto del Paese.

Al fine di contrastare la carenza strutturale di risorse economiche riteniamo come Uil Fpl Calabria non più rinviabile un’azione tesa a promuovere sempre di più sinergie tra Enti che favoriscano, attraverso l’utilizzo, anche condiviso di personale specializzato, l’adozione e l’attuazione delle misure di velocizzazione del Pnrr. È necessario sperimentare nuovi modelli organizzativi sinergici e collaborativi, nel quale la tecnologia svolge un ruolo importante di facilitazione e potenziamento delle capacità di cooperazione in ambiti territoriali vasti. Un modello di funzioni e servizi distribuiti, collegati e condivisi attraverso piattaforme tecnologiche, che garantiscono un efficace presidio di quelle funzioni strategiche che nella tradizionale frammentazione istituzionale dei territori risultavano spesso penalizzate.

La tecnologia per la gestione di servizi condivisi può ridisegnare i territori e modellare nuove forme di condivisione e di aggregazione diventando un fattore che può unire. Si tratta di una trasformazione importante che si realizza applicando logiche collaborative all’interno della singola Pubblica amministrazione e tra Pubbliche amministrazioni diverse, ridisegnando l’intera governance territoriale. Questo è tanto più vero se si considerano i piccoli Comuni calabresi il cui successo amministrativo non può che dipendere da uno sforzo di lavoro in chiave collaborativa sui tre livelli dell’innovazione istituzionale, organizzativa e tecnologica.

Da questo punto di vista, infine, le aggregazioni territoriali, nell’ottica di sviluppo devono valorizzare le specificità e le identità del territorio a cui appartengono e sono tanto più efficaci quanto più si auto generano piuttosto che essere imposte o calate dall’alto. (wb)

[Walter Bloise è segretario generale di Uil Fp Calabria]