Si chiama Putiga e artëvet…të rea – Laboratorio delle Arti… nuovo, il progetto promosso dall’Amministrazione Comunale di Caraffa di Catanzaro.
«Il progetto – si legge in una nota – si caratterizza per un obiettivo chiaro e ben definito: intraprendere un percorso di valorizzazione e riscoperta del patrimonio storico, artistico e culturale delle comunità appartenenti all’Arberia catanzarese».
Nello specifico, l’iniziativa progettuale andrà a concentrare la propria attenzione sulla lingua parlata italo-albanese, attraverso lo studio delle poesie e delle canzoni popolari. Un’occasione, dunque, che consentirà alla comunità arbëreshë di Caraffa, ma anche a quelle di Gizzeria, Andali e Vena di Maida, di riscoprire il fascino e la forza dell’identità di cui sono espressione.
Il progetto è stato presentato nella sala consiliare “Alberto Santo” del Comune di Caraffa, alla presenza di Serena Notaro, delegata alla Cultura e alla Pubblica Istruzione del Comune di Caraffa di Catanzaro, Antonio Sciumbata, sindaco di Caraffa di Catanzaro, Camillo Trapuzzano,presidente dell’Associazione Archeologica e Culturale Hydria Onlus, gli esperti in lingua arbëreshë, Luigi Gregorio Comi e Maria Teresa Torchia, il giornalista Francesco Graziano, la docente del corso di alfabetizzazione arbëreshë Albana Alia e l’ambasciatrice della cultura albanese Cettina Mazzei.
Nel corso dei lavori, i relatori, dopo aver esplicitato l’articolazione del progetto, hanno inteso manifestare il proprio apprezzamento per le qualità e gli obiettivi dell’iniziativa progettuale messa in campo sottolineando al contempo l’importanza del coinvolgimento delle nuove generazioni in simili iniziative per assicurare il mantenimento delle peculiarità linguistiche e culturali delle comunità di origine albanese.
«Onorata di collaborare – ha adichiarato il delegato alla cultura, Serena Notaro – con docenti ed esperti di cultura arbëreshë, espressione delle varie comunità della provincia di Catanzaro, questo progetto servirà a far capire ciò che noi siamo senza cambiare, ma rafforzando ciò che siamo. Tuteliamo la nostra identità storica e linguistica senza il flusso della globalizzazione». (rcz)