Coldiretti Calabria: l’aumento del carburante un macigno sui costi delle imprese e sulla spesa dei consumatori

L’aumento del carburante ha un effetto «valanga» sui costi delle imprese e sulla spesa dei consumatori. È quanto ha denunciato Coldiretti Calabria, sottolineando come «a subire le conseguenze dei rincari è l’intero sistema agroalimentare dove i costi della logistica arrivano ad incidere attorno ad 1/3 sul totale dei costi per frutta e verdura».

«Una situazione che peggiora il deficit competitivo dell’Italia – spiega l’Associazione – a causa dei ritardi infrastrutturali con il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante che, a livello nazionale, è pari a 1,12 euro/ chilometro, in Calabria viste le distanze ancora di più, più alto di paesi come la Francia (1,08 euro/chilometro) e la Germania (1,04 euro/chilometro) secondo l’analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga.  Il gap logistico italiano comporta un aggravio di spesa superiore dell’11% rispetto alla media europea e ostacola – continua Coldiretti – lo sviluppo del potenziale economico del Paese, in particolare per i settori per i quali il sistema dei trasporti risulta cruciale, come nel caso del sistema agroalimentare nazionale».

«In tale ottica il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) può essere determinante – ha evidenziato Coldiretti – per sostenere la competitività delle imprese sbloccando le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese e anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo. Le risorse per lo sviluppo e l’efficientamento delle infrastrutture di trasporto da sole non bastano – commenta Coldiretti – per garantirne la piena efficacia ed efficienza. L’impegno poi è che tali risorse siano trasformate in tempi quanto più possibile ragionevoli in opere e infrastrutture al servizio del sistema economico».

«Secondo quanto emerge dai dati Banca d’Italia e dell’Agenzia della Coesione Territoriale – continua Coldiretti – il tempo medio di attuazione delle opere infrastrutturali in Italia è pari a 4,5 anni, ma cresce progressivamente all’aumentare delle dimensioni progettuali. La durata di realizzazione sale a quasi 11 anni per le opere il cui valore supera i 5 milioni fino a raggiungere i 15,7 anni per progetti di oltre 100 milioni di euro».

«La segmentazione territoriale – ha concluso l’Associazione – evidenzia, inoltre, differenze apprezzabili tra aree del Centro Nord e Mezzogiorno. Al Sud si osservano durate maggiori e un’incidenza più significativa dei tempi dedicati alle attività accessorie». (rcz)

Faib Confesercenti RC: Servono interventi immediati per i gestori carburanti

Claudio Aloisio, presidente di presidente di Confesercenti Reggio Calabria, di concerto con Faib nazionale, chiediamo interventi concreti attuabili da subito e, contestualmente a questa nota, invieremo una lettera ai Consiglieri Regionali Calabresi perché si facciano parte attiva nel sostenerli sollecitando l’Esecutivo a intervenire con tempestività per i gestori dei carburanti.

«Richiediamo, quindi – ha spiegato – la sterilizzazione dell’iva sui rialzi di listino in modo che gli aumenti non siano anche gravati da un ulteriore 22%, lo sgravio tramite credito d’imposta sugli aumenti dell’energia elettrica rispetto alla media corrisposta nel 2019, l’abbattimento del 100% delle commissioni per le transazioni elettroniche e l’apertura di un Tavolo di Crisi presso il Ministero. Azioni da porre in essere nell’immediato per supportare, soprattutto con la sterilizzazione dell’iva, non solo i gestori ma anche l’intera comunità che, grazie al conseguente contenimento degli aumenti, potrà trarne un concreto beneficio».

«Continua – ha spiegato – il caro carburanti nonostante il taglio di 25 centesimi delle accise effettuato dal Governo. I prezzi però, lungi dallo stabilizzarsi, sono aumentati già il giorno successivo dall’attuazione del decreto erodendo il risparmio, pur minimo, per gli automobilisti. In questa situazione, sembra paradossale, ma una delle categorie che sta soffrendo di più è proprio quella dei gestori delle pompe di benzina i quali, essendo remunerati con una percentuale fissa calcolata per ogni litro di carburante venduto, oltre a subire i cali fisiologici dei consumi dovuti ai prezzi alle stelle, devono anche far fronte all’aumento vertiginoso delle bollette dell’energia elettrica, ad una riduzione dei ricavi, ad un aumento, con una conseguente maggiore esposizione finanziaria, delle spese di acquisto dei carburanti e a quello sui costi delle transazioni effettuate con bancomat e carte di credito».

«Infatti, essendo pagati a litro – ha spiegato – meno litri si acquistano con la stessa somma, ad esempio 50 euro, e meno i gestori guadagnano fatta salva, però, la percentuale da riconoscere al circuito di credito, calcolata ovviamente sulla somma spesa. Per capirci, un gestore guadagna una media di 3,5 centesimi/litro a prescindere dalle fluttuazioni del prezzo di vendita per cui quando la benzina aveva un costo di 1,4, erogava 35,7 litri per 50 euro di spesa e aveva un ricavo lordo di circa 1,3 euro. Oggi, con la benzina a 2,1 euro, invece, eroga 23,8 litri e il suo guadagno scende a meno di 84 centesimi ma dato che la spesa è sempre di 50 euro, dovrà riconoscere su questa cifra la commissione al circuito di credito il che, ovviamente, erode ulteriormente il suo ricavo».

«Il confronto con gli organi dirigenti reggini della Faib – ha concluso – la categoria di Confesercenti che raggruppa il maggior numero di gestori di carburanti presenti nell’area metropolitana, mi ha consegnato un quadro assai preoccupante per un comparto già alle prese con le perdite generate dalla crisi pandemica e i problemi dovuti ad una profonda ristrutturazione del settore». (rrc)