di FRANCO CIMINO – Ho seguito, incollato alla televisione dalle 14, l’arrivo e la breve permanenza del Governo a Cutro. Le immagini che ci arrivano sono quelle scontate, previste e immaginate anche nel mio articolo di ieri, quello in cui sottolineavo l’inappropriatezza di una riunione per decisioni e argomentazioni già scontate in una Cutro già affaticata dalle giornate drammatiche conseguenti al naufragio della barca turca.
Nell’androne dell’antico convento, sede del Comune, in fila ordinata e composta le più alte autorità dell’articolato territorio. In ordine, da sinistra a destra dello schermo, il vescovo di Crotone, il presidente della Provincia, il Sindaco di Cutro, la prefetto, il presidente della Regione. Arrivo della presidente. E saluti a loro dinnanzi ai fotoreporter di tutte le testate. Strette di mano cordiali. Di seguito il vicepresidente e leader della Lega, Matteo Salvini, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Mantovani. Tutti a ripetere il rito. Poi, la foto, a sorrisi aperti, di tutto il gruppo. Che sparisce in un minuto, lasciando qualche interrogativo aperto.
Sono saliti nella sala al primo piano per partecipare alla riunione? Pare che il presidente della regione sia stato invitato. Il sindaco della cittadina ospitante pure. Di certo, non quello di Crotone, che si aspettava l’invito e che protesta per non essergli arrivato. Posso dirlo? Risorse tutte sottratte alla fatica necessaria per l’assolvimento del loro ruolo istituzionale. Per ore, non poche, necessarie a questa terra affamata di politica vera. Invece, sui teleschermi scorrono le immagini di uno spettacolo di basso teatro. Lunga fila di “macchinone” nere con vetro oscurato, di quelle americane che vediamo nei telegiornali e nei film, dalle quali, intervallate da auto di carabinieri e della polizia quali scorte a tutela, sono scesi a due e a tre i ministri. È la terza volta, questa, che si svolge una cosa come questa. La prima l’ha fatta Silvio Berlusconi.
La seconda, due anni fa, Giuseppe Conte. Nel mezzo, un mezzo tentativo l’ha fatto pure Matteo Salvini. Perché qui? Perché questa gravosa e costosa “pompa magna”? È solo qui, mai altrove? Mai nelle altre regioni? È facile pensare che si ritenga che una terra arretrata e povera, come la nostra, possa essere ben impressionata da questa enfasi di bassa teatralità e che da essa la gente si possa fare incantare. E per richiamare l’attenzione verso i governi e per distrarre la stessa attenzione dalle responsabilità che essi hanno nei confronti della problematica posta all’ordine del giorno odierno e della condizione di grave disagio e povertà in cui si trova la Calabria.
Questo Consiglio dei Ministri, qui, è inutile, anche a fronte delle deliberazioni già annunciate, che non mutano di molto la linea che i nostri governi da dieci anni hanno adottato sul tema più drammatico che vi sia, unitamente a quello delle guerra e della crisi economica in atto, che fa del nostro Paese un paese a rischio povertà. Lo ripeto, la Presidente, faccia ciò che non hanno fatto i suoi predecessori, metta la Calabria al centro di un nuovo piano di sviluppo dell’Italia che passi attraverso la piena valorizzazione della risorsa Mezzogiorno.
Ovvero, del Mezzogiorno come risorsa per la sua stessa rinascita e per la crescita complessiva dell’Europa, la nuova realtà che trova nella sua punta estrema il ponte di collegamento tra due continenti finora distanti e per i quali questo mare, il Mediterraneo, culla di povericristi, ridiventi quel mare antico per una nuova civiltà. La civiltà della Pace. Quella vera, costituita dalla sconfitta delle povertà e della valorizzazione del primo dei diritti inalienabili, la Libertà. Eguaglianza, ricchezza dei territori che non sia più depredata dai vecchi e nuovi colonialisti, autonomia dei territori e diritto di ciascuno di questi a costruire al proprio interno una patria per quel popolo che dovrà abitarlo per diritto. È molto tutto questo? No, è il minimo da cui partire per realizzare il sogno di tutti. Anche il nostro. Un mondo nuovo in cui ogni essere umano ne sia il più rispettato cittadino.
Ché i mondo è uno. Come la terra che lo rappresenta. La Terra, che è di tutti. Come ci ricorda Francesco, il primo, quello d’Assisi e Santo. E il secondo, il Papa, vescovo di Roma. Per questo sogno c’è bisogno della Calabria, il ponte ideale per sconfiggere le separatezze tra il benessere e il malessere. Tra la civiltà della vita e l’inciviltà della morte. Tra intelligenza e stupidità. Ché solo gli stupidi possono pensare di vivere sereni nelle proprie comode case, dentro le proprie sicure chiese, dentro i propri sicuri confini, dentro le proprie sicure banche, con milioni di uomini e donne che, persa la speranza di un vivere dignitoso, romperanno con le sole proprie mani ogni fortezza per ogni stupida sicurezza.
Chiudo questa mia riflessione a riunione di Cutro. Attendo con fiducia che da questa possa uscire un piano concreto e immediato di sostegno alla Calabria, terra eroica che si getta nel suo mare per salvare vite umane. Terra generosa che si spende con i suoi comuni, a fare rete davanti alla sofferenza, per dare accoglienza e prima ospitalità a chi arriva dal suo mare. Terra intelligente, che offe alle istituzioni nazionali ed europee quella politica, la sola, che saprà in tempo breve fare del mondo la patria di tutti gli esseri umani. Attendiamo fiduciosi. Vediamo cosa ne verrà fuori. Ovvero, se Cutro sarà il luogo di una rivoluzione o la piazza di una brutta passerella. (fc)