CON I GASSIFICATORI AL LARGO DI GIOIA T.
UNA RISPOSTA ALLA CARENZA D’ENERGIA

di FRANCESCO RAO –  Quanti oggi sono impegnati a sostenere il superamento della crisi energetica, individuando il Porto di Gioia Tauro come luogo ideale per impiantare un rigassificatore, ieri si stracciavano le vesti per impedirne la realizzazione. Non è stata miopia.

È stata la solita inettitudine di quanti si confrontano guardando al passato senza considerare gli scenari del futuro.
L’opzione relativa all’installazione off shore di rigassificatori ancorati a largo, in modo tale da garantire anche una maggior sicurezza, potrebbe essere l’occasione giusta per avviare nell’arco di un tempo ragionevolmente contenuto molteplici opportunità, non solo ponendoci al riparo di una crescente crisi energetica ma guardando anche all’azione occupazionale, fenomeno sociale che non può e non deve essere più sottovalutato o sedato ricorrendo ai contributi assistenziali, erogati per lunghi periodi. 

Vista la crescente produzione agricola calabrese, nella quale oltre alla quantità sta emergendo la qualità, la piattaforma del freddo, collegata al processo di rigassificazione, potrebbe divenire l’ulteriore processo di sviluppo per il segmento agricolo, contribuendo a renderne strategicamente funzionale la rapida commercializzazione dei prodotti che proprio dalla scalo portuale di Gioia Tauro potrebbero raggiungere qualsiasi destinazione, godendo della naturale capacità di penetrare i mercati internazionali grazie alla prestigiosa riconducibilità  della produzione “made in Italy” e particolarmente ricercata dai sei milioni di Calabresi che vivono lontani dalla Calabria.

Per troppo tempo abbiamo evitato di sognare lo sviluppo del Meridione ponendo tra i pilastri destinati a sorreggere l’economia, l’occupazione e lo sviluppo l’agricoltura. 

Il Meridione, contrariamente a quanto scritto e reiteratamente fatto passare come oro colato, ha le carte in regola per contribuire con proprie risorse al superamento della crisi energetica del Paese, incidendo notevolmente per contribuire a superare di fatto una dipendenza “patologica”, emersa in questi ultimi mesi perché l’attuale Guerra tra Russia e Ucraina ha generato la fibrillazione del sistema, facendo schizzare in altro i prezzi ma presente nei fatti sin dalla crisi petrolifera del 1973. 

Per far riflettere i gentilissimi lettori vorrei richiamare alcune realtà regionali non valorizzate: quanto gas viene prodotto a Crotone? Quanta energia potrebbe essere prodotta ricorrendo alle centrali idroelettriche?
Quanti pannelli solari potrebbero essere posizionati sui tetti delle abitazioni e degli uffici pubblici Calabresi? Quanto biogas potrebbe essere prodotto, convogliando la capacità produttiva degli allevatori Calabresi? 

La constatazione dei fatti è scontata: potremo continuare a rimanere allacciati alle tradizionali reti del gas ed elettriche ma dovremmo farlo non solo per consumare e pagare ma per vendere risorse energetiche ed essere pagati. 

Da questa visione, richiestaci dalle pressanti esigenze contingenti, dovremmo riuscire ad attivare un processo di confronto a sommatoria positiva con l’intento di generare uno sviluppo strutturale capace di invertire l’attuale trend afferente all’economia Calabrese, ponendo le basi necessarie a mettere in atto una controtendenza nella quale non dovrà essere esclusa l’ipotesi di un ripopolamento demografico nel quale le nuove opportunità, scaturite dal nascente sviluppo improntato su una logica che guarda allo sviluppo sostenibile ed all’utilizzo delle energie rinnovabili, divenga l’occasione giusta per  incidere e rilanciare la crescita socio-economica, mantenendo alta l’attenzione sulla tenuta del sistema sociale, sempre più esposto alle criticità di un reddito pro capite che potremmo dire vicino alla soglia della povertà.  (fr)

[Francesco Rao è Presidente Dipartimento Calabria ANS Sociologi]