di MICHELE CONIA – Nel Rapporto risparmio e reddito delle famiglie del Centro Studi Tagliacarne, Unioncamere, la Calabria si assesta nella non invidiabile terzultima posizione mentre, scorrendo la classifica delle province italiane, relativamente all’anno 2022 e mettendo in collegamento i risparmi e il reddito disponibile, bisogna scendere all’ 81° posto per trovare una provincia calabrese e cioè Cosenza con una propensione al risparmio del 6,5%.
A seguire Reggio Calabria all’88° posto e Catanzaro al 93 esimo con, rispettivamente, il 6,2 % e il 6,1% di capacità di risparmio. Chiude, in penultima posizione, Crotone alla 110° posizione con famiglie che riescono a mettere da parte solo il 4,6% del loro reddito. Se nell’Italia settentrionale la propensione al risparmio è dell’11% scendendo di latitudine, il valore è pressoché dimezzato riducendosi al 6,4%. Perché al Sud si risparmia meno e non si riesce a mettere da parte un po’ del proprio reddito?
Se il reddito familiare al Sud è di circa il 32% inferiore a quello del Centro-Nord i motivi sono presto detti: le famiglie fanno difficoltà ad accantonare dei risparmi per le necessità future a causa del basso tasso di occupazione, del reddito da lavoro povero e saltuario e per l’impennata dell’inflazione che ha ridotto il potere d’acquisto, inversamente proporzionale alla crescita dei salari. Se il Sud continua a mostrare in maniera consistente budget familiari più ristretti del Nord, conseguentemente anche i comportamenti di spesa delle famiglie saranno più prudenti riflettendosi anche nel tempo libero: meno vacanze e meno intrattenimento.
Ma non solo, si tira la cinghia anche sui prodotti alimentari a causa della brusca accelerazione dei prezzi di questi beni a cui corrisponde una frenata dei consumi delle famiglie. Infatti dal 2014 al 2022, si legge nel report, l’incidenza della spesa media mensile per prodotti alimentari nel Sud è passata dal 21,7% al 23,5% sul totale degli acquisti. Ma non c’è da sorprendersi. L’inflazione erode sempre più i redditi con una progressiva perdita di potere d’acquisto, spingendo verso la soglia della povertà un numero enorme di cittadini e cittadine che non riescono più ad affrontare le spese quotidiane, a pagare l’affitto, rinunciando persino a curarsi. La fragilità economica è stata causata anche dall’aumento generalizzato dei prezzi arrivando all’assurdo paradosso, per cui le famiglie, nel 2023, pur riducendo i consumi, si sono ritrovate a spendere un + 9% rispetto all’anno precedente.
Sono convinto che le sacche di povertà e i fenomeni di vulnerabilità sociale ed economica si accentueranno con l’
La condizione delle famiglie è lo specchio di un Paese sempre più diseguale, con divari macroscopici che non potranno che ampliarsi sensibilmente dopo l’approvazione del Ddl Calderoli. Noi non ci rassegniamo e proseguiremo le azioni di lotta pacifica e che la Costituzione ci consente accanto ai Comitati territoriali per il ritiro di ogni autonomia differenziata. Se il Ddl Calderoli dovesse essere approvato, avanziamo fin da ora la richiesta di impugnazione della legge davanti alla Corte costituzionale da parte delle singole Regioni e il referendum abrogativo se sarà dichiarato ammissibile. (mc)
[Michele Conia è sindaco di Cinquefrondi]