I medici dell’Umg e i parlamentari calabresi al ministro Schillaci: Regolamentare professione medicina estetica

È stata presentata, alla Camera dei Deputati, la mozione Medicina Estetica, che punta a regolamentare la professione di medico estetico.

La mozione promossa dalla Deputata di Forza Italia, Annarita Patriarca, prima firmataria della mozione, sottoscritta anche da esponenti dei Gruppi Parlamentari di Fratelli d’Italia e Lega, è stata preparata con la guida dei professori Steven Nisticò e Giovanni Pellacani dell’Università “La sapienza” di Roma ed è stata condivisa con Carlo Ghirlanda, Presidente Nazionale Andi, Antonio Guida, Presidente Nazionale Simeo, Giuseppe Di Silverio, Segretario Nazionale di Anaao-Assomed e Filippo Anelli, Presidente dell’Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri e con i rappresentati dell’ordine dei medici e i collegi delle scuole di specializzazione di area medica.

All’evento, oltre alla deputata azzurra, sono intervenuti anche Ugo Cappellacci, Deputato di Forza Italia e Presidente della Commissione Affari Sociali di Montecitorio, Marta Schifone, Deputata e responsabile del Dipartimento professioni di Fratelli d’Italia, Simona Loizzo, Deputata della Lega, Giuseppe Mangialavori, Presidente della Commissione Bilancio e Deputato di Forza Italia.

La mozione vuole creare ordine in un settore dove spesso esistono abusi nella professione di Medico Estetico.

Si chiede un impegno al Ministro della Salute, Orazio Schillaci al fine di limitare l’accesso alla professione medico-estetica ai laureati in Medicina e Chirurgia che abbiano conseguito specializzazione Universitaria in Dermatologia, Chirurgia Plastica e Master di secondo livello attinenti alla formazione medico estetica.

Oggi purtroppo la professione di medicina estetica è svolta in maniera abusiva da personale non laureato, portando altissimi rischi per la salute di pazienti che spesso sono indotti a eseguire trattamenti dai social e da false ed ingannevoli pubblicità.

La presentazione è stata moderata ed organizzata dalla dott.ssa Maria Rosaria Boccia.

L’auspicio è che si possa mettere ordine in una professione delicata con competenze certificate da enti qualificati quali le Università al fine di poter garantire del benessere degli utenti finali ovvero dei pazienti.

La mozione

premesso che: La medicina e la chirurgia estetica sono discipline medico-chirurgiche finalizzate alla cura della propria immagine mediante interventi di natura asportativa o additiva di varia entità o motivate dalla mancata, ragionevole, accettazione di una parte del proprio corpo a causa di difetti menomanti che possono riverberarsi anche sul piano psicofisico e delle relazioni sociali; la medicina estetica, in particolare, è una branca di intervento relativamente recente e che si afferma ogni giorno di più, alla quale ci si riferisce sempre più spesso sino a confondere le rispettive tipologie di intervento, generando in tal modo confusione in merito alla corretta identificazione delle figure professionali preposte e dei canoni di preparazione e competenze che esse, ad oggi, richiedono; si assiste spesso, infatti, all’utilizzo dei termini di medicina estetica e di chirurgia estetica come se non ci fosse distinzione tra competenze, settori, presupposti e metodologie correlati alle due tipologie di intervento.

Pur ponendosi come obiettivo comune quello di intervenire sugli inestetismi al fine di correggerli e modificarli, in realtà le due branche utilizzano strumenti e metodologie completamente diversi oltre a richiedere percorsi formativi del tutto differenti; se per operare come chirurgo estetico è necessaria la laurea magistrale in medicina e chirurgia e la successiva specializzazione in chirurgia plastica e ricostruttiva, non esiste ad oggi un percorso universitario formalmente riconosciuto per l’esercizio della medicina estetica che invece richiede una conoscenza specifica ed approfondita della anatomia dei territori trattati, della struttura e delle caratteristiche dell’organo cute, della capacità di riconoscimento specifico diagnostico differenziale dell’elemento da trattare, dei rischi connessi all’impiego di tali procedure e pratiche; una preparazione medica, anche specialistica, ma non specifica, non garantisce l’adeguata conoscenza e competenza volta ad assicurare prestazioni in linea con i canoni di sicurezza necessari e con i risultati migliori ottenibili;

Pur esistendo appositi corsi di formazione teorico-pratica successivi alla laurea, peraltro riconosciuti dal Ministero della salute, la loro frequentazione non è obbligatoria ai fini dell’erogazione della prestazione medica, il che rappresenta un grave vulnus nel sistema della formazione universitaria in chiave medico-chirurgica considerando, a maggior ragione, che sia la medicina che la chirurgia estetica richiedono tecniche complesse, in continua evoluzione, che producono conseguenze direttamente sulla vita e sul benessere psicofisico del paziente, soprattutto per quanto riguarda la trattazione dei problemi cutanei che richiedono l’adozione di tecniche che prevedono un’adeguata capacità di specializzazione soprattutto sul fronte diagnostico; in assenza di normative in materia, alcuni Ordini dei Medici chirurghi e Odontoiatri, al fine di assicurare ai cittadini garanzia di massima informazione e trasparenza, hanno previsto la predisposizione di appositi albi o elenchi dei medici operanti nel campo degli interventi e delle attività diagnostico – terapeutiche con finalità estetiche richiedendo, a tal fine, anche una specifica formazione in medicina estetica sia teorica che pratica; l’articolo 76 bis del Codice di deontologia medica recita che Il medico, nell’esercizio di attività diagnostico-terapeutiche con finalità estetiche, garantisce il possesso di idonee competenze e, nell’informazione preliminare al consenso scritto, non suscita né alimenta aspettative illusorie, individua le possibili soluzioni alternative di pari efficacia e opera al fine di garantire la massima sicurezza delle prestazioni erogate;

Il vuoto legislativo non può essere colmato dalla iniziativa dei singoli Ordini professionali provinciali e la mancata previsione di uno specifico diploma di specializzazione comporta che questa disciplina possa essere praticata anche da persone prive delle necessarie e adeguate competenze con possibili conseguenze a volte devastanti per i pazienti; il benessere psicofisico della persona è strettamente connesso anche ad uno stato di armonia e di salute interiore che può derivare da un maggiore senso di sicurezza che l’accettazione di sé porta e che la medicina estetica è in grado di favorire; vista la crescente richiesta di interventi di medicina e chirurgia estetica nel Paese appare necessario garantire ai pazienti la definizione di standard qualitativi e professionali adeguati;

Impegna il Governo: 1) a prevedere, in accordo con le Università, e con gli Ordini dei Medici chirurghi e Odontoiatri e le Società scientifiche accreditate presso il Ministero della Salute, l’individuazione di percorsi di formazione e di corsi di aggiornamento specialistici post laurea per i laureati in Medicina e Chirurgia e/o in Odontoiatria e Protesi Dentaria, per gli ambiti di rispettiva competenza, che possono svolgersi nell’ambito delle scuole di specializzazione in Chirurgia plastica e Dermatologia o mediante la frequenza di master universitario di II livello in Medicina estetica, nonché di corsi di aggiornamento nell’ambito di programmi di formazione continua in medicina (ECM) organizzati dagli Ordini professionali o dalle Società Scientifiche accreditate, affinché la pratica della medicina estetica sia riservata a soggetti in possesso di specifiche competenze e di titoli di studio certificati; 2) a prevedere l’istituzione di Registri territoriali dei Medici estetici e degli Odontoiatri estetici, associati ai rispettivi Albi professionali tenuti presso gli Ordini dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri, e di un correlato Registro Unico nazionale che ne raccoglie i dati, tenuto presso la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri. Ai fini della permanenza nel Registro deve essere prodotta attestazione della partecipazione, con cadenza almeno triennale, a corsi di aggiornamento su diagnostica, clinica e terapia in medicina estetica, organizzati e certificati dall’Ordine dei Medici chirurghi e Odontoiatri o dalle Società scientifiche accreditate. (rrm)

Chirurghi estetici: tra i migliori secondo Vanity Fair il calabrese Steven Paul Nisticò

C’è anche un calabrese tra i quattro migliori chirurghi estetici d’Italia indicati dal settimanale Vanity Fair: si tratta di Steven Paul Nisticò, direttore della Scuola di Specializzazione in Dermatologia all’Università Magna Graecia di Catanzaro. Nisticò è un “mago” del laser che viene utilizzato come un bisturi di luce per rimuovere difetti cutanei (inclusi i tatuaggi). Il prof. Steven Nisticò è molto conosciuto per l’altissimo livello di utilizzazione delle tecniche laser all’avanguardia in una Scuola di Specializzazione in Dermatologia tra le più apprezzate d’Italia.

«Si tratta – ha spiegato il prof. Nisticò a proposito del laser utilizzato in dermatologia – di un raggio di luce monocromatico concentrato della stessa lunghezza d’onda: interagisce con i tessuti cutanei generando una sorta di danno termico selettivo, capace di provocare la distruzione delle molecole bersaglio producendo piccolissime lesioni». Le tecnologie che li generano, però, non sono tutte uguali: «Il laser Q-Switched frammenta ed elimina lentigo, macchie cafè-au-lait, efelidi e le discromie del labbro superiore (il cosiddetto melasma, pigmentazione più diffusa dovuta ormoni, genetici e farmacologiche, pillola, oppure cosmetici non testati in associazione alla luce solare). Le teleangectasie, le piccole vene dilatate visibili a fior di pelle, vengono trattate con il laser Nd:YAG o con il laser Dye: selettivamente colpiscono, chiudendole, rendendole così invisibili in modo permanente. Per le cicatrici (comuni o da acne) cheratosi e ruvidità importanti si attenuano con il laser frazionato CO2: esercita microfori distanziati nella pelle, che innescano i meccanismi riparativi dei fibroblasti e dei fattori di crescita, redendo la cute levigata, omogenea e compatta. Agisce rimuovendo l’ispessimento vaporizzandolo ed è dotato di indicatori di colore (gli WYIWYG, acronimo dell’inglese What You See Is What You Get – quello che vedi è il risultato) che permettono all’operatore di capire all’istante il livello di esfoliazione che sta praticando. È usato anche per la rimozione di lesioni dermatologiche benigne in zone delicate come i contorni occhi e bocca».

Afferma Francesca Marotta nel servizio su Vanity Fair: «Lo specialista suggerisce di rivolgersi sempre a esperti competenti che abbiano cura di esaminare attentamente l’inestetismo prima di eseguire il trattamento. «Va fatta sempre – dice il prof. Nisticò – una valutazione per accertarsi sulla natura dell’inestetismo. Nei casi dubbi e sempre per esempio escludere la presenza di un melanoma, va eseguita una epiluminescenza usando un dermatoscopio ottico, indispensabile per analizzarne morfologia e struttura interna».

La Scuola di Dermatologia e Venereologia dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, del resto,  è fortemente attiva sul piano della Ricerca. Le brillanti qualità dei ricercatori hanno permesso di intraprendere numerosi progetti, di portata nazionale ed internazionale. Le collaborazioni con le Scuole di Oculistica e Psichiatria dello stesso Ateneo hanno reso possibili percorsi di interesse trasversale, interdisciplinare che, oltre al contributo scientifico, rappresentano una preziosa risorsa per i pazienti. L’impiego di trattamenti all’avanguardia in ambito dermatologico ha titolato la Scuola come Centro di Riferimento per trial clinici multicentrici, abbattendo i confini fisici e dando la possibilità ai ricercatori di confrontarsi con altri specialisti del settore ed ampliare le proprie vedute in ambito scientifico.
L’attività scientifica di ricerca mira allo sviluppo e all’applicazione di metodologie innovative ed efficienti per lo studio di patologie dermatologiche immuno-infiammatorie, oncologiche, aller-gologiche ed infettivologiche. Particolare attenzione è rivolta alla valutazione dei meccanismi fisiopatogenetici di tali patologie attraverso approcci multidisciplinari in genomica, proteomica, analisi statistica ed epidemiologica al fine di identificare nuovi potenziali biomarcatori utili per la diagnosi, la prognosi e il follow-up dei pazienti.
La prospettiva dell’attività di ricerca è quella di fornire ai pazienti un servizio di medicina per-sonalizzata attraverso nuovi percorsi diagnostici e terapie innovative e di ottimizzare le terapie esistenti per individuare il trattamento più efficiente per ciascun paziente.

In un articolo per Calabria.Live, lo scorso agosto, il prof. Steven Nisticò aveva spiegato la metodologia adottata. «L’utilizzo dei laser e delle sorgenti luminose – ha scritto il prof. Nisticò – è un topic molto attuale in dermatologia. La possibilità di utilizzare la luce con intenti curativi ha sempre avuto grande importanza in dermatologia. Il primo spettro luminoso utilizzato nella cura delle patologie cutanee è stato quello generato dal sole, che con il suo effetto immunomodulatore ha dimostrato di avere capacità di cura in varie patologie infiammatorie ( come la psoriasi o vari tipi di dermatiti) e pretumorali (parapsoriasi, etc…). Sulla base di questi riscontri varie lampade con emissione selettiva a lunghezze d’onda terapeutiche ( come ad esempio gli UVB a banda stretta o la PUVA terapia) sono attualmente utilizzate nel trattamento di varie condizioni dermatologiche, quali appunto la psoriasi, la vitiligine, vari tipi di dermatiti, etc. Tali terapie consistono nell’esposizione, per un periodo limitato (di solito qualche minuto) e ripetuto ( un paio di volte a settimana) di tempo a lampade che emettono luce ad un ben determinato spettro luminoso, che va ad avere una azione selettivamente terapeutica. Tale tipo di terapie può a volte essere adiuvato dall’ingestione di profarmaci (come ad esempio gli psoraleni) che vengono attivati dalla luce ed hanno la loro azione terapeutica selettivamente sulla cute a seguito di questa attivazione. Tra i vari fasci di luce utilizzabili in dermatologia i raggi a lunghezza d’onda selettiva possono essere utilizzati per colpire un target , come la melanina o l’emoglobina, e quindi determinare l’eliminazione selettiva di una lesione». (rrm)