Turismo, Coldiretti Calabria: Dopo il ponte pasquale si confermano segnali di ripresa

Coldiretti Calabria ha riferito che, «dopo il ponte pasquale, con questo fine settimana, che comprende la festa della Liberazione del 25 aprile, si confermano segnali di ripresa con quasi il 50% dei calabresi che trascorreranno la festa del 25 aprile fuori casa».

«Questo week-end dopotutto – ha confermato Coldiretti Calabria – segna il ritorno dopo due anni di festività primaverili rese difficili dall’emergenza sanitaria. Si segnalano anche – prosegue Coldiretti – un parziale ritorno di comitive di stranieri, in particolare nei borghi marini, la cui mancanza era stata uno degli elementi di maggiore criticità. Certamente questo è un buon aiuto per il turismo che ha avuto una forte contrazione nel 2020 e 2021 rispetto a prima della pandemia».

«A beneficiarne è l’intera filiera agroalimentare – ha spiegato – a partire dai consumi di cibi e bevande ai quali è destinato secondo la Coldiretti circa 1/3 della spesa turistica. Dopo le limitazioni legate alla pandemia, si registra peraltro anche a tavola – riferisce Coldiretti – il ritorno della convivialità con la voglia di stare insieme a parenti e amici nelle case, al ristorante, nei picnic all’aria aperta o negli  agriturismi  dove si registra una discreta presenza nelle circa  350 strutture calabresi operanti con 12200 posti a tavola e circa 1500 posti letto».

«Un sistema, quello agrituristico – ha proseguito Coldiretti – che alimenta e sorregge anche l’economia di altri settori soprattutto nelle aree rurali e zone interne, si pensi solo alla vendita dei prodotti tipici, e che svolge anche un importante ruolo di presidio ambientale del territorio e della biodiversità..Dopotutto questa è una spinta verso un turismo di prossimità, con la riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori nelle campagne che porta  le strutture ad incrementare anche l’offerta di attività con servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, oltre a suggerire e valorizzare attività culturali».

Con l’occasione – informa Coldiretti – riparte “La Domenica del Villaggio”nel borgo dei borghi a  Tropea (VV) dove farà tappa nuovamente il mercato di Campagna Amica dal 24 aprile e poi ancora il 1° maggio  nell’ambito del Festival della Cipolla Rossa “La Tropea Experience”.

Per due domeniche consecutive, nel contesto di Largo San Michele, nel centro storico di Tropea, dalle 10 del mattino gli stand delle aziende agricole di Campagna Amica riempiranno la strada con i loro prodotti cento per cento 100% made in Calabria. (rcz)

Coldiretti Calabria: i prezzi corrono e in Calabria si taglia il carrello della spesa

Coldiretti Calabria ha denunciato come, a causa dell’inflazione e dei rincari delle materie prime e dei costi energetici, oltre metà dei cittadini calabresi è costretto a tagliare la spesa nel carrello.

Questo sulla scia di un sondaggio che fa il paio con i dati Istat sull’inflazione a marzo 2022 dove  si evidenzia un aumento medio del 5,8% per i generi alimentari. A causa delle fiammate inflazionistiche un altro 13% dichiara di aver ridotto la qualità degli acquisti, costretto ad orientarsi verso prodotti low cost per arrivare a fine mese, mentre un 38% di cittadini non ha modificato le abitudini di spesa.

«A crescere sono anche i costi per il menu tradizionale di Pasqua con rincari che vanno – sottolinea la Coldiretti – dal 4,5% per le uova al +4,9% per la carne di agnello mentre al ristorante i conti sono in aumento del 3,6% ed i servizi di alloggio in alberghi e pensioni del +9,3%, per chi coglierà l’occasione per qualche giorno di vacanza. Poi c’è la verdura fresca, con i prezzi in salita del 17,8%.  Rincari– continua Coldiretti – anche per la pasta, così come per frutti di mare (+10,8%) e farina (+10%). A seguire nella graduatoria degli aumenti, carne di pollo (+8,4%), frutta fresca (+8,2%), pesce fresco (+7,6%), e il pane, in aumento medio del 5,8%».

«Se i prezzi per le famiglie corrono, l’aumento dei costi colpisce duramente – precisa la Coldiretti – l’intera filiera agroalimentare, con i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori che non riescono ormai neanche a coprire i costi di produzione. Più di 1 azienda agricola su 10 è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività e molte si trovano comunque costrette in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione. Uno tsunami che si è abbattuto a valanga sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci delle aziende agricole».

«Nelle campagne – continua la Coldiretti – si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio. Ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti – continua la Coldiretti – sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato. In difficoltà serre e vivai per la produzione di piante, fiori, ma anche verdura e ortaggi seguiti dalle stalle da latte».

«Contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e costanti è una necessità – conclude Coldiretti –. Pensare al futuro significa però lavorare per accordi di filiera con le imprese agricole prevedendo  bandi del PSR dedicati con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni». (rrm)

Coldiretti Calabria: Le aziende agricole possono chiedere il rimborso Iva

Attilio Salerno, dell’Ufficio fiscale della Coldiretti, ha spiegato che «le aziende che hanno un credito Iva, oltre a compensare tale credito, possono chiederlo a rimborso. Da anni la procedura per la richiesta dei rimborsi iva è più snella e con poca burocrazia. Difatti, per i rimborsi inferiori a 30mila euro, non è necessario presentare la polizza fideiussoria e anche i tempi si sono accorciati di molto, poiché in pochi mesi è possibile ottenere il rimborso sul conto corrente.»

«In un periodo contrassegnato da forti difficoltà per le imprese agricole, le  novità fiscali emanate negli ultimi decreti devono essere costantemente seguite e tra queste in particolare – evidenzia Coldiretti Calabria – spicca in primis il “Credito d’imposta per il gasolio agricolo”. Le imprese esercenti attività agricola e della pesca – illustra Coldiretti- è riconosciuto, a parziale compensazione dei maggiori oneri effettivamente sostenuti per l’acquisto di gasolio e benzina per la trazione dei mezzi utilizzati per l’esercizio dell’attività agricola e della pesca, un contributo straordinario, sotto forma di credito di imposta, pari al 20% della spesa sostenuta per l’acquisto del carburante effettuato nel primo trimestre solare dell’anno 2022, comprovato mediante le relative fatture d’acquisto, al netto dell’Iva. A questo si aggiungono l’intervento del Governo che ha già determinato un riduzione del prezzo agevolato d’acquisto e un ulteriore intervento che dovrà essere perfezionato con i 5 miliardi destinati proprio ieri con una ultima manovra a vantaggio delle famiglie e delle imprese».

In base al Testo Unico Iva, nel caso del contribuente in attività, il rimborso del credito Iva derivante da dichiarazione annuale potrà essere richiesto dal contribuente solo nel caso in cui questi rientri in una delle fattispecie espressamente indicate: a) con aliquota media delle operazioni attive inferiore a quella delle operazioni passive; b) che ha effettuato operazioni attive non imponibili per più del 25% del totale; c) che voglia richiedere solo il rimborso dell’Iva versata per l’acquisto di beni ammortizzabili e di beni e servizi per studi e ricerche; d) con una prevalenza di operazioni non soggette a Iva.

Le aziende agricole, oltre a chiedere il rimborso iva per gli acquisti su investimenti, soprattutto a seguito dell’agevolazione del credito di imposta 4.0 e/o altre misure quali il PSR, possono chiedere il rimborso del credito iva per la fattispecie “contribuente con aliquota media delle operazioni attive inferiore a quella delle operazioni passive”.

Molte aziende agricole – sono con regime iva ordinario, vendono prodotti al 4% e/o al 10% con acquisti al 22%. «In questo caso,  – precisano gli esperti di Coldiretti – tali aziende hanno diritto al rimborso dell’iva che, considerato il periodo particolare, rappresenta una fonte nell’immediato di liquidità aziendale. Per ottenere il credito, la richiesta dovrà essere presentata attraverso il modello iva, che scade il 2 maggio 2022. Gli uffici della Coldiretti Calabria sono a disposizione per la necessaria consulenza per permettere un rapido inoltro della pratica». (rrm)

 

Coldiretti Calabria: Aumento costi ortofrutta preoccupano, servono interventi

Ha espresso preoccupazione Coldiretti Calabria, per l’aumento dei costi correnti per la produzione della frutta ad un +51% ma si sale addirittura al 67% per l’ortofloricoltura con un impatto traumatico sulle aziende agricole. Il settore ortofrutta, infatti, vede la Calabria sesta regionale in Italia per valore alla produzione.

«Vantiamo prodotti ortofrutticoli a marchio in particolare IGP e la Calabria  della frutta – ha evidenziato la Coldiretti – primeggia con molte produzioni importanti: dalle clementine ai  kiwi, agrumi, fragole, nettarine,cipolla di Tropea, fino alle castagne e nocciole ma anche per molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, finocchi, patate della Sila».

«Un patrimonio – ha annotato Coldiretti – minacciato da crisi internazionali e cambiamenti climatici che ha causato una perdita della produzione regionale che purtroppo commercializza solo il 27% della produzione aggregata con Organizzazioni di Prodotto (OP) e il restante viaggia con il commercio tradizionale. A questo si è aggiunto il balzo dell’energia che ha fatto impennare i costi dal riscaldamento delle serre ai carburanti per la movimentazione dei macchinari, dalle materie prime ai fertilizzanti, con spese più che raddoppiate, fino agli imballaggi, con gli incrementi che colpiscono dalla plastica per le vaschette, le retine e le buste (+72%), alla carta per bollini ed etichette fino al cartone ondulato per le cassette (+77%), stesso trend di rincari per le cassette in legno, mentre si allungano anche i tempi di consegna».

Per difendere il patrimonio ortofrutticolo italiano è necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro – afferma Coldiretti  -nel sottolineare che «occorre lavorare per accordi di filiera con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Ma occorre investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità perché l’agricoltura di qualità ha bisogno di acqua». (rcz)

Coldiretti: In Calabria si possono recuperare alla produzione di materie almeno 8mila ettari

Sono quasi 8mila gli ettari che possono essere recuperati utilizzati per coltivare mais e grano in Calabria. È la stima fatta da Coldiretti Calabria, spiegando che per «aumentare produzione e le rese dei terreni, occorre investire investire su bacini di accumulo delle acque piovane per combattere gli inevitabili periodi di siccità».

Per l’Associazione, poi «serve anche contrastare seriamente sia l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica in particolare nelle nostre Università spingendo sull’innovazione tecnologica».

Coldiretti, poi, ha evidenziato come a causa dei rincari, «più di 1 azienda agricola su 10 è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività e circa 1/3 del totale si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi. I dati Istat, resi noti in questi giorni -sui prezzi alla produzione dell’industria – ha commentato Coldiretti – balzano del 32,8% a febbraio fortemente influenzati dai rincari dell’energia».

«Nelle campagne – ha proseguito la Coldiretti – si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15mila euro in media ma con punte, paradossalmente, ancora più elevate per le aziende strutturate. Ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti – continua la Coldiretti – sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che sono indispensabili a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato».

«In difficoltà serre e vivai per la produzione di piante, fiori, ma anche verdura e ortaggi seguiti che registrano incrementi dei costi – ha rilevato la Coldiretti – che rischiano, di aumentare la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti agroalimentari. Siamo costretti ad importare materie prime agricole – continua Coldiretti – a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati indotti a ridurre se non annullare la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, approfittando dei bassi prezzi degli ultimi decenni».

«La Coldiretti – ha concluso – insiste molto per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali». (rcz)

Coldiretti Calabria: Bene prezzo minimo del latte alla stalla per produttori calabresi

Franco Aceto, presidente di Coldiretti Calabria, ha definito «una scelta responsabile» quella di Granarolo che, tramite la Cooperativa Granlatte, riconosce agli allevatori per i conferimenti un prezzo minimo alla stalla di 48 centesimi al litro per l’area nord e 48,50 centesimi per il centro e il sud, al quale aggiungere Iva e premio qualità che in Calabria ha standard elevati.

«Quasi 500mila quintali del nostro latte – ha spiegato – beneficeranno di questo aumento che compensa, seppur parzialmente, l’effetto congiunto dell’aumento dei costi energetici e dei mangimi nel comparto dei bovini da latte che ha subito negli ultimi tempi incrementi di costi pari ad oltre il 57%, portando nelle ultime settimane il costo di produzione alla stalla di un litro di latte a 53/55 centesimi, con il rischio concreto di chiusura per la maggioranza degli allevamenti che continuano ad essere costretti a lavorare con prezzi alla stalla al di sotto dei costi di produzione».

«È fortemente auspicabile – ha proseguito – un immediato adeguamento dei compensi da parte di tutte le filiere che operano nel nostro paese. Ciò si rende necessario per salvare le nostre stalle che garantiscono la produzione di latte fresco che alimentano una rinomata filiera lattiero-casearia nazionale e regionale che crea occupazione diretta e indiretta con una ricaduta positiva in termini di reddito e coesione sociale».

«La stabilità e continuità della nostra rete zootecnica – ha concluso – ha notevole importanza non solo economica perché, quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate. Continueremo in questo difficile momento ad impegnarci su tutti i fronti aperti e a tutela di tutte le filiere agricole». (rcz)

Il calabrese Giovanni Benvenuto vince il Premio “Angelo Betti” al Vinitaly di Verona

Prestigioso riconoscimento per il calabrese Giovanni Benvenuto, titolare delle Cantine Benvenuto a Francavilla Angitola, che ha ricevuto il Premio “Angelo Betti” al Vinitaly di Verona.

Nell’intento di recuperare le tradizioni e i sapori tipici della Valle dell’Angitola, il giovane Benvenuto, dopo un lungo lavoro di oltre12 anni, ha riportato in vita lo “Zibibbo di Pizzo”, vitigno che qui affonda le radici nelle antiche rotte commerciali dei Fenici, facendo rivivere le originarie tecniche di vinificazione del posto, ormai estinte, vinificando lo Zibibbo IGP in Calabria. Opportunamente segnalato per il riconoscimento dall’Assessorato Regionale Agricoltura, poiché Benvenuto, con la propria attività imprenditoriale, ha contribuito e sostenuto, dando il massimo al progresso qualitativo della produzione viticola ed enologica della Calabria tanto da farne un modello di riferimento.

«È sicuramente un’eccellenza e un talento del comparto – ha commentato Coldiretti – con produzioni ed etichette uniche ed esclusive, che fanno da bandiera e portavoce di delicati valori, tradizioni, creatività e ricerca, frutto del solido tessuto di capacità e doti personali che sanno leggere ed interpretare le potenzialità del territorio».

«A testimonianza delle sue capacità fortemente innovative e sull’idea dei viaggi commerciali degli antichi Fenici –ha concluso – è nata anche  l’unione tra pregiati malti e uve zibibbo, che hanno dato vita  in Calabria, alla prima birra allo zibibbo, “Sole Calabro”, in pieno stile italiano e in chiave moderna; una iniziativa imprenditoriale innovativa e di successo nell’entroterra di un territorio spopolato e con piccolissimi comuni che sta avendo apprezzamenti notevoli in campo nazionale e internazionale». (rrm)

 

Coldiretti Calabria: il Consiglio dei Ministri ha accolto le proposte di Coldiretti portate avanti durante la mobilitazione

Coldiretti Calabria ha riferito che il Consiglio dei ministriha accolto le proposte di Coldiretti portate avanti durante la mobilitazione.

Rinegoziazione e ristrutturazione dei mutui a 25 anni con garanzia gratuita Ismea, rifinanziamento fondo dì sviluppo e sostegno alle aziende agricole, della pesca e acquacoltura, credito di imposta per la riduzione del costo del gasolio per pesca ed agricoltura, via libera a fertilizzanti naturali come il digestato prodotto negli allevamenti per far fronte alla carenza di quelli chimici, sono le misure del piano anticrisi della mobilitazione della Coldiretti consegnate ai Prefetti, e contenute nel “D.L.Ucraina” varato ieri sera dal Governo per affrontare l’emergenza del settore agricolo che ha bilanci in crisi e costi aggiuntivi tra mangimi, concimi, energia.

Questo quanto comunica Coldiretti che, assicura, continuerà dal livello nazionale a quello regionale, ad essere al fianco delle imprese agricole ed agroalimentari per portarle fuori da una situazione critica e di grande difficoltà, poiché le misure prese per adesso, sono importanti per invertire la rotta e non far chiudere le aziende agricole e gli allevamenti. Coldiretti sottolinea anche la possibilità concessa dall’Unione Europea di mettere a coltura complessivamente anche altri 200mila ettari di terreno a riposo sottraendoli quindi al set-aside e utili per rendere l’Italia più autosufficiente dal punto di vista degli approvvigionamenti di cibo, in un momento di grandi turbolenze ma garantendo però elevanti standard di sicurezza alimentare sia nella produzione interna che in quella importata a garanzia delle imprese e dei cittadini-consumatori. (rcz)

RINCARI, È RISCHIO COLLASSO IN CALABRIA
PREZZI ALLE STELLE SENZA CONTROLLO

L’aumento dei prezzi sta generando una crisi senza precedenti non solo in Italia, ma anche in Calabria che, come ha denunciato il presidente della Cna CalabriaGiovanni Cugliari, «rischia il collasso».

Un rischio che non sembra così tanto improbabile, sopratutto se, tutti gli Enti di categoria, i sindacati e i rappresentanti istituzionali, denunciano in continuazione una situazione insostenibile per tutti i settori, che rischiano un collasso da cui non ci si potrebbe più riprendere. Per questo il presidente della Cna Calabria ha chiesto al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, e agli assessori alle Attività produttive, Lavoro, Turismo, Lavori pubblici e Agricoltura, di «istituire immediatamente una task force con tutte le parti datoriali e sindacali per intervenire sull’aumento dei prezzi che rischia di mettere in ginocchio imprese e famiglie».

Un’azione necessaria, dato che «il problema è diventato particolarmente serio. A causa degli aumenti molte imprese escono dal mercato, c’è già chi ferma le produzioni e di conseguenza molti lavoratori saranno licenziati» ha spiegato Cugliari.

«Il tempo ora più che mai è importante – ha continuato Giovanni Cugliari – e bisogna programmare immediatamente interventi mirati in ogni comparto, calmierare i prezzi, sterilizzare l’aumento dell’iva sui carburanti e frenare i licenziamenti». Oltre ai «necessari interventi del Governo – secondo la Cna – la questione va affrontata anche a livello Calabria, che dipende tantissimo dal trasporto». Come fare? «Le soluzioni possono essere diverse, come Cna ad esempio abbiamo ribadito la necessità di sostenere la realizzazione da parte delle imprese di impianti per l’autoproduzione da fonti rinnovabili, velocizzando le procedure e prevedendo forme di sostegno».

«Il forte rincaro dei prezzi li ha resi insostenibili – ha evidenziato il presidente della Cna Calabria – e grava anche sul sistema delle piccole imprese: siamo un’economia manifatturiera che fa inevitabilmente i conti con l’esplosione atomica dei prezzi delle sue materie prime». Da qui, un invito alla collaborazione per impedire il “collasso”: «La nostra economia si sta di nuovo ingrippando, l’Italia e la Calabria rischiano il collasso. In questa fase drammatica – ha concluso Giovanni Cugliari – serve la massima unità tra tutte le componenti istituzionali, sociali ed economiche. Dal punto di vista economico la terza guerra mondiale è già in atto: non possiamo restare a guardare».

Ma non è solo il presidente della Cna Calabria a denunciare il grave rischio di default a cui andrebbe incontro l’economia calabrese: il consigliere regionale di De Magistris PresidenteAntonio Lo Schiavo, ha chiesto di «introdurre, al più presto, provvedimenti in grado di calmierare i prezzi e offrire sollievo ad aziende e famiglie che in questi giorni hanno visto aumentare esponenzialmente i prezzi di beni di consumo e utenze energetiche, nonché il prezzo dei carburanti il cui rincaro appare inarrestabile».

«Proseguendo di questo passo – ha proseguito – per imprese e cittadini si aprirà una crisi mai vista prima: se non si pone un freno agli aumenti le conseguenze per le famiglie, già fortemente provate dalla pandemia, saranno drammatiche. Per non parlare di tante piccole e medie realtà produttive che si vedranno costrette a chiudere i battenti per i costi di produzione divenuti insostenibili».

«Le conseguenze della crisi – ha spiegato – appaiono ancor più devastanti in Calabria dove, un’economia già fortemente asfittica, rischia di soccombere definitivamente e di non rialzarsi più. Di fronte a tale scenario la politica regionale ha il dovere morale di adoperarsi per tentare di lenire gli effetti dell’attuale congiuntura economica, attuando tutto ciò che è nelle proprie possibilità per non abbandonare a loro stesse imprese e famiglie».

«Occorre, pertanto – ha evidenziato – studiare interventi che possano offrire un conforto di fronte all’aumento del costo della vita e introdurre più consistenti forme di sostegno alle aziende. Al contempo serve fare pressione sul Governo nazionale affinché introduca provvedimenti per calmierare i prezzi dei beni essenziali, tagliare le accise sui carburanti, alleggerire le bollette energetiche oggi esorbitanti. Una situazione di straordinaria gravità come quella attuale richiede misure straordinarie e ogni articolazione dello Stato è chiamata a fare la propria parte prima che la crisi divenga irreversibile».

Anche la leader dell’opposizione in Consiglio regionale, Amalia Bruni, è intervenuta sulla questione, evidenziando come «un intero comparto, quello dell’agricoltura calabrese rischia il default. Ogni giorno decine di aziende decidono di gettare la spugna».

«L’aumento dei costi di produzione – ha spiegato la Bruni – e la mancanza di materie prime per l’alimentazione degli animali – aggiunge – sono tra le cause principali di questa crisi gravissima. L’esempio del latte è illuminante per comprendere quanto sia grave il problema. Per ogni litro di latte prodotto l’allevatore perde circa 12 centesimi rispetto a quanto gli viene pagato, e in questo modo non può durare a lungo. E tutti gli altri prodotti sono venduti sotto costo».

«La pressione alla quale sono sottoposte le aziende del settore agroalimentare calabrese – ha proseguito Bruni – è insostenibile e se non interveniamo subito rischiamo di perdere completamente un intero settore che è sempre stato determinante nel trainare l’economia della Regione. Tra il Covid e la guerra gli imprenditori non ce la fanno più e il risultato è quello di licenziare i dipendenti e chiudere le loro imprese».

«Non possiamo restare inerti – ha sottolineato – dobbiamo studiare in fretta un piano serio per mettere in sicurezza le aziende, dobbiamo aiutare gli agricoltori a reperire le materie che servono per portare avanti le loro attività. Dobbiamo varare una strategia, ma è dall’estate che ripetiamo che sia votato un provvedimento per la ristrutturazione finanziaria dei debiti in grado di consentire anche un indispensabile ammodernamento dei macchinari”. “Presidente Occhiuto – conclude Bruni – bisogna fare in fretta, altrimenti le nostre campagne diventeranno un deserto».-

E sul comparto dell’agricoltura, il presidente di Coldiretti CalabriaFranco Aceto, ha chiesto al presidente Occhiuto di accelerare «il varo del condiviso provvedimento regionale per la ristrutturazione finanziaria dei debiti, dando la possibilità alle aziende di rimodulare l’esposizione debitoria con un finanziamento di durata pari a 25 anni e con un preammortamento di minimo 3 anni».

«È, ormai – ha spiegato – un bollettino di guerra quotidiano, aziende agricole che chiudono. Allo spropositato aumento dei costi di produzione saliti oltre ogni immaginazione e con un trend di crescita settimana dopo settimana, si aggiunge lo spettro dietro l’angolo della mancanza di materie prime necessarie per l’alimentazione zootecnica: l’Ungheria dal 5 marzo ha bloccato l’esportazione di produzioni cerealicole, dall’Ucraina non si riesce a garantire alcuna sicurezza di carico dai porti, la Russia ha sospeso l’esportazione di concimi, sono questi alcuni esempi per dare un quadro del contesto di allarme in cui vive tutto il settore agroalimentare».

«A tutto ciò – ha proseguito – va aggiunto che a tutt’oggi le aziende sono costrette a vendere sotto i costi di produzione. Faccio un esempio che vale per tutti: 1 litro di latte all’allevatore viene pagato 0,42 €; per produrlo, a seguito anche dei rincari delle ultime 2 settimane, ne spende 0,54 €».

«Non parliamo più di crisi di un settore – ha evidenziato – ma c’è il rischio di perdere un patrimonio di aziende agricole ed agroalimentari che nella nostra Regione sono motore trainante dell’economia reale e sostengono l’occupazione. Aziende a conduzione familiare che, nonostante il lavoro di tutta la famiglia per 365 giorni l’anno, sono ormai in ginocchio, aziende più strutturate con dipendenti che sono costrette a licenziare. Un clima di guerra che stiamo combattendo ad armi impari, un boomerang micidiale, che nel combinato disposto tra Covid e guerra in Ucraina, sta scaricando ulteriori risultati negativi sulle aziende agricole, incrinando anche i rapporti con gli Istituti di Credito, non solo compromettendo le valutazioni sul merito creditizio, ma aumentando enormemente il numero delle insolvenze».

«Occorre – ha concluso – mettere in sicurezza le imprese agricole altrimenti si passerà dall’economia reale ai tribunali, bisogna sostenere le imprese agricole per garantire l’approvvigionamento di cibo ed evitare che la nostra Regione e il nostro Paese diventino ancora più dipendenti dalle forniture estere».

Fortunato Lo Papa, segretario Fisascat Cisl Calabria, va dritto al punto vedendo terziario, commercio e turismo soccombere alla crisi economica innestata dal rincaro bollette, chiedendo che si pensi «ad interventi ad hoc strutturati e pianificati».

«Ci sono impianti industriali – ha spiegato – che hanno messo in pausa le loro attività, supermercati che per tagliare i costi hanno spento i condizionatori. Stiamo entrando in una logica di guerra pur non prendendo parte direttamente al conflitto. Dobbiamo, invece, non perdere di vista la ripresa e puntare a sanare quel tessuto economico deflagrato con la pandemia».

«Ecco perché – ha proseguito – condivido a pieno l’appello del nostro segretario nazionale Sbarra, affinché si sostengano i ceti fragili e le filiere in difficoltà, rafforzando il fondo contro il caro bollette e mettendo in campo subito una riforma del fisco che abbatta il cuneo e abbassi la pressione dei primi scaglioni Irpef, valutando l’introduzione di un bonus energia per i redditi sotto i 30mila euro».

«Solo così si può pensare di arginare le conseguenze e i danni che potrebbero intaccare i nostri settori: dalla riduzione dell’organico, alla mancata produzione, alla chiusura delle attività ricettive e turistiche. È ora di mettersi all’opera, agire anziché lamentarsi e fare – ha concluso – del welfare sano e costruttivo». (rrm)

Coldiretti: In Calabria iniziate difficoltà nel trovare alimenti per il bestiame nelle stalle

In Calabria c’è una situazione allarmante: sono cominciate le difficoltà per l’approvvigionamento di alimenti per il bestiame nelle stalle. È quanto ha riferito Coldiretti Calabria, spiegando che «oltre le famiglie, ci sono ripercussioni a catena e non c’è filiera che non sia stata toccata dall’emergenza che sta  deflagrando in tutto il settore agricolo perché molti agricoltori, a causa dell’esplosione dei costi di produzione stanno ritardando o rinunciano  ad avviare le produzioni».

«Mentre l’agricoltura – spiega nella nota – durante il periodo pandemico, nonostante le restrizione e la perdita di prodotto per le chiusure e riaperture,ha continuato a produrre assicurando il cibo e gli alimenti, con le bombe e i missili, le aziende  sono costrette a lavorare in perdita per riuscire a nutrire i propri animali per effetto della carenza di materie prime. La decisione degli allevamenti con le riduzioni della produzione sta provocando effetti sulle forniture alimentari».

«Siamo costretti – viene spiegato – ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati costretti a ridurre la produzione di mais e grano negli ultimi 10 anni perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, approfittando dei bassi prezzi degli ultimi decenni, anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera che è la linea da sempre auspicata e portata avanti dalla Coldiretti.Tutto questo sta mettendo  ancora più in difficoltà il sistema Paese che non potrà garantire l’autosufficienza alimentare».

«Paradossalmente–  annota Coldiretti – aumenta la domanda di cibo italiano, ma l’agricoltura italiana è impossibilitata a offrire le produzioni perché non si può produrre rimettendoci. Servono politiche di sostegno per le produzioni esistenti e di sostegno alla sovranità alimentare che consentano, anche di recuperare terreni oggi non coltivati e alle imprese agricole di restare sul mercato».

«È a rischio il futuro di un sistema economico – insiste Coldiretti – se non vengono riconosciuti i giusti compensi che tengano conto dei costi di produzione sempre più alti, dalla bolletta energetica ai mangimi;  una crisi che colpisce un sistema che ogni giorno lavora per garantire cibo e occupazione ed è ai primi posti nel mondo per qualità e sostenibilità. Le ultime decisioni del governo nazionale ci vedono particolarmente impegnati e aprono qualche spiraglio con la possibilità attraverso contratti di filiera pluriennali con l’industria alimentare e mangimistica per aumentare la coltivazione di grano e mais e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti nel rispetto della nuova normativa sulle pratiche sleali, per consentire di recuperare livelli produttivi già raggiunti nel passato«.

«Accolta dal Ministro Patuanelli – conclude Coldiretti – la possibilità di  incentivare operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito bancario delle imprese agricole, adottare misure per sostenere la domanda interna, finanziare specifiche misure a favore delle filiere più esposte e appunto sostenere il potenziamento delle produzioni nazionali. Il Ministero ha  anche annunciato un regime di aiuto straordinario sul modello dell’emergenza Covid e sostenuta l’esigenza, per quanto riguarda la Politica Agricola Comune (Pac), di rimuovere il vincolo al non incremento della superficie irrigabile, per aumentare la produttività del settore agroalimentare». (rcz)