UNICAL, NECESSARIO COLLEGARE COSENZA
RISPETTANDO IL PROGETTO DI ANDREATTA

di FRANCO BARTUCCI – Completare il progetto dell’Università della Calabria, scaturito dal concorso internazionale attribuito agli architetti Gregotti e Martensson, per costruire la nuova grande e unica città nella media Valle del Crati. È la sintesi del dibattito svoltosi a Montalto Uffugo a seguito della presentazione del mio libro L’avventura di Andreatta in Calabria – Un campus per competere nel mondo, pubblicato dalla Pellegrini Editore.

L’evento è stato promosso dall’Assessorato alla Cultura in collaborazione con l’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria”, presieduta dalla prof.ssa Patrizia Piro, Pro Rettore e Presidente del Centro Residenziale dell’Università della Calabria. 

Un dibattito apertosi con gli interventi di saluto dell’assessore Gianfranco Bria, che ha sposato, da laureato dell’UniCal, l’idea progettuale della “città unica” con al centro lo stimolo dell’Università, nonché del  prof. Pietro Brandmayr, vice presidente dell’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria” e già presidente del Centro Residenziale, che ha parlato delle funzioni della stessa associazione come collante di collegamento e rapporto sinergico tra l’Università della Calabria ed i propri laureati per essere animatori di una società viva e ricca culturalmente, socialmente ed economicamente a dimensione locale (come la stessa università con il suo campus immerso in una città unica) e regionale.

A parlare del ruolo e della funzione svolta dal primo Rettore dell’Università della Calabria, prof. Beniamino Andreatta, nel consegnare alla Calabria un’idea progettuale di un Campus universitario moderno ed innovativo nel contesto di una città nuova tutta da costruire sono stati: il prof. Emerito, Piero Fantozzi, sociologo e politologo ben noto; nonché il dott. Aldo Semeraro, primo studente di Montalto Uffugo laureatosi nel 1977 in Scienze Economiche e Sociali,  primo studente eletto, insieme agli studenti Paolo Guaglianone e Francesco Zaffino, nel Consiglio di amministrazione dell’Opera Universitaria, presieduto dal Rettore Beniamino Andreatta con direttore amministrativo il dott. Antonio Onofrio, dalle prime 600 matricole di studenti calabresi che si iscrissero nel primo anno accademico 1972/73 ai tre corsi di laurea attivati: Ingegneria, Scienze Economiche e Sociali, Fisica; mentre l’analisi e le prospettive del progetto Gregotti/Martensson nel dare stimolo alla sua realizzazione è stato il prof. Mauro Francini, Ordinario di Tecnica Urbanistica e docente del corso di Tecnica Urbanistica della Laurea Magistrale di Ingegneria Civile dell’Università della Calabria.

Una manifestazione voluta per riflettere, oltre che sulla figura del primo Rettore dell’Ateneo di Arcavacata, prof. Beniamino Andreatta, sull’idea della città unica metropolitana, della quale se ne parla da tempo immemorabile, che ha le radici nel cuore pulsante della nascita stessa dell’ Università della Calabria, grazie agli studi elaborati dal Comitato Tecnico Amministrativo, prodotti nel 1971, trovando nel Rettore Andreatta una guida stimolante e propositiva, trasportati nel progetto internazionale, prodotto dal gruppo di architetti, guidati dal prof. Vittorio Gregotti, scelto nel 1974 dall’apposita commissione internazionale. Elementi e  idee che costituiscono ancora oggi validità progettuale per un disegno urbanistico, sociale e culturale nell’area della media Valle del Crati con Cosenza, Rende e Montalto Uffugo visti come fari guida nella costruzione della nuova città.

«Sicuramente una delle possibilità più concrete per pensare ad uno sviluppo socio-economico sostenibile del territorio dei comuni di Cosenza /Rende/Montalto, è quella di investire nello sviluppo dell’intero tessuto produttivo. In tale processo, l’Università della Calabria potrà essere indispensabile a contribuire ad avviare un processo concreto di rigenerazione territoriale, rispondendo, da un lato, alla richiesta di alta formazione e creando, dall’altro, un luogo fisico rinnovato dove moltiplicare occasioni di scambio culturale, rispettando i parametri generali della sostenibilità e della sicurezza. Una sfida importante è appunto quella di realizzare una concreta apertura dell’Università verso l’intera area urbana ripensando questo contesto territoriale come un luogo di eccellenza». 

Sono parole pronunciate in un passaggio del suo intervento dal prof. Mauro Francini, i cui contenuti saranno portati più in avanti; mentre è doveroso parlare adesso delle funzioni svolte dal Rettore Andreatta, attraverso il ricordo del prof. Piero Fantozzi che, durante la fase di partenza delle prime attività didattiche e scientifiche dell’Università, ha pure ricoperto le funzioni di primo segretario del sindacato Cgil che raccoglieva l’adesione sia di docenti che di non docenti.

Facente parte del primo nucleo di ricercatori e docenti della Facoltà di Scienze Economiche e Sociali fin dal primo anno accademico 1972/73, il prof. Fantozzi, nel fare la sua valutazione sul libro, ben scritto e raccontato con dovizia di documenti, delibere, articoli di giornali dell’epoca, ha sottolineato l’importanza di conoscere la storia di partenza dell’Università della Calabria e quanto ha fatto il Rettore Andreatta.

 «Il libro facile da leggere – ha precisato il prof. Fantozzi – ben focalizza quel periodo storico in cui Andreatta ha saputo occuparsi, da accademico e uomo politico esperto, frutto delle sue esperienze in campo nazionale ed internazionale, della nascente Università, quale strumento e lievito per lo sviluppo della Calabria. Un progetto che lo ha visto impegnato nell’avvio delle attività amministrative, nella impostazione dei dipartimenti e delle Facoltà per un’attività didattica e scientifica di qualità, nella predisposizione del primo Statuto, di visione lungimirante ed innovativo, nonché nella definizione e conclusione del progetto internazionale indetto per realizzare la cittadella universitaria con il  suo campus universitario,  guardando con particolare attenzione ad un rapporto di integrazione culturale, economico e sociale tra il nascente Ateneo e la società calabrese, arrivando finanche a valorizzare culturalmente la popolazione arberëshë calabrese».

A distanza di cinquant’anni, quello spirito e quei contenuti di grande partecipazione diffusa nella realizzazione di una Università moderna ed innovativa aperta al territorio, sotto l’aspetto sociale e culturale, è venuta meno anche per effetto delle varie revisioni che sono state apportate allo Statuto originario, per effetto anche di provvedimenti legislativi di riforma universitaria nazionale che non hanno tenuto conto delle specificità particolari della prima Università calabrese e della prima Università statale italiana fondata dalla Repubblica.

«Uno spirito, un clima e contenuti che vanno recuperati – ha concluso il prof. Fantozzi – prima ancora di guardare alle forme migliori per portare a termine il progetto strutturale disegnato dai progettisti Gregotti e Martensson. Una città universitaria che deve trovare oltre al corpo anche un’anima di sentimenti, cultura sociale e valori».

Ma il tema del progetto strutturale Gregotti/Martensson, nel contesto della grande città, i cui lavori sono bloccati dal 2007, sono stati argomenti trattati dal prof. Mauro Francini, come anticipato in apertura del servizio, facendo il punto, come delegato dei Rettori Crisci e Leone, sullo stato delle cose, alla luce di importanti considerazioni di ripresa dell’idea progettuale,  messe in atto in questi ultimi anni dalla stessa Università e supportati dal precedente governo regionale, guidato dall’on. Mario Oliverio

Sì è parlato della stazione ferroviaria di Settimo di Montalto Uffugo e del raddoppio della galleria Santomarco, il cui progetto è in fase di elaborazione da parte di Trenitalia, dell’uscita autostradale A2 di Settimo di Montalto Uffugo ad opera dell’Anas con finanziamenti anche previsti a suo tempo dal governo Oliverio insieme al villaggio dello Sport, nonché delle bretelle di collegamento dall’ uscita autostradale alle strutture universitarie ed alla stazione ferroviaria di Settimo, per finire con il tracciato nuovo della metro leggera progettato dalla stazione ferroviaria Settimo di Montalto/Centro storico di Cosenza, accantonato dal Consiglio e dalla Giunta regionale di centro destra uscenti, a seguito del disinteresse delle amministrazioni comunali di Cosenza e Rende, su sollecitazioni  ed interessamento della parlamentare europea, Laura Ferrara.

Addirittura, ha trovato una citazione anche il nuovo ospedale di Cosenza con un possibile insediamento in un territorio inserito in quello vincolato dall’Università e di proprietà della Provincia di Cosenza, oggetto di ampi dibattiti politici in questi ultimi anni. Mentre una novità costituisce il disegno di realizzare a monte, tra i cubi dell’asse ponte e contrada Arcavacata, una nuova strada alternativa che partendo dall’area di piazza Vermicelli a Nord si sviluppa tra i quattro versanti fino a collegarsi a Sud nella testa d’ingresso di via Bucci, il tutto da concordare con il Comune di Rende.

Nel frattempo che tutto ciò possa maturare con l’effettiva realizzazione  di queste opere, l’Università della Calabria ha predisposto i seguenti progetti approvati dal Consiglio di Amministrazione: un piano particolareggiato dell’Università con progetto preliminare; un progetto di nuova mobilità interna all’Università con nuovi parcheggi auto e macchine ed ingresso attraverso un sottopasso su via Bucci e relativa sistemazione della piazza prevista come isola pedonale e relativi servizi commerciali, per finire con la Città dello Sport che potrà essere utile per il 2023 quando la città di Rende insieme a Catanzaro saranno impegnati a dare visibilità al loro ruolo di città europee dello Sport.

«Per fare ciò però occorre avere chiaro – ha sostenuto nel suo intervento il prof. Mauro Francini – il quadro d’insieme e gli obiettivi strategici che si vogliono raggiungere, coinvolgendo in un rapporto sinergico di collaborazione e progettualità l’Università, la Regione, la Provincia e i comuni di Cosenza, Rende, Montalto e relativo hinterland, senza correre il rischio di procedere al contrario, ovvero per singoli interventi non coordinati tra loro che rischiano di determinare risultati inadeguati. Per tal motivo occorre fare riferimento a nuovi modelli di sviluppo sostenibile, utili a contrapporsi all’inevitabile percorso di desertificazione in atto, associando ai progetti di trasformazione fisica processi di mobilitazione e inclusione. Anche perché la storia recente dell’urbanistica ci insegna che siamo di fronte a un cambio di paradigma dello sviluppo territoriale, e soprattutto che con i tradizionali strumenti urbanistici non si possono affrontare queste nuove sfide».

Il prof. Francini, avendo avuto nell’Università un lungo impegno di studio e ricerca, come occasioni d’impostazione di lavori in ambito di Scuole di  specializzazione promosse dalla Facoltà d’Ingegneria e relativi dipartimenti affini, dedicati alla tutela del territorio e dei centri urbani gravitanti nell’area del cosentino, con in primo luogo i centri storici di Cosenza e Rende, si è allargato nel fare in merito alcune sue considerazioni mirate a realizzare il progetto dell’Università della Calabria richiamando l’attenzione delle istituzioni locali e politiche del territorio.

«A questo punto, volendo declinare i vari livelli di intervento, inquadrando il tutto in una prospettiva di rilancio economico durevole – ha proseguito – si possono individuare quattro parole chiave mediante cui racchiudere le priorità strategiche: Innovazione, Inclusione, Sicurezza e Qualità della vita. L’organo di pianificazione, tenendo presente i punti di forza e di debolezza, le minacce, le opportunità e le scelte del target da raggiungere, potrà definire le azioni da effettuare, nonché l’attuazione delle stesse e l’attivazione delle azioni di controllo e di monitoraggio. In particolare lo strumento utile al fine di adottare le logiche del processo di marketing territoriale. Un piano di marketing che deve contenere un documento formale costruito mediante gli elementi sopra descritti, che possono essere così sintetizzabili nel piano elaborativo: la diagnosi della situazione di partenza del territorio (analisi demografica, sociale ed economica); la definizione degli interessi e dei bisogni e l’individuazione dei mercati/pubblici di riferimento e delle loro peculiarità;  la consequenziale costruzione di una visione di lungo periodo; la determinazione di un piano d’azione”

Una idea di lavoro e di prospettiva che deve passare attraverso un piano promozionale che si può suddividere in: attività di image building, attività di investment generating, attività di investment assistance.

«L’attività di image building va effettuata – ha sostenuto il prof. Mauro Francini – dopo avere ben definito l’offerta del territorio ed è importante puntare su elementi forti e peculiari; L’attività di investment generation  è efficace se viene intesa come mezzo attraverso il quale si identificano i decision makers interessati ad investire; L’attività di investment assistance è diretta a concretizzare il percorso decisionale dei soggetti che hanno manifestato interesse; essa viene realizzata mediante azioni di informazione ai soggetti interessati, consulenza alle autorità locali sui miglioramenti da apportare, assistenza per la verifica delle migliori opzioni di localizzazione, organizzazione di incontri di affari con potenziali soggetti interessati».

Un intervento, molto apprezzato dall’assessore alla cultura del Comune di Montalto Uffugo, Gianfranco Bria, che merita un rilancio ed un confronto con le altre istituzioni locali del territorio gravitanti nel comprensorio dell’area urbana estesa nella media valle del Crati,  lì dove dovrà vivere la cittadella universitaria sempre più sotto attenzione da parte degli studenti stranieri, per come si è impegnato a stimolare e promuovere.

Una manifestazione interessante che si è chiusa con una testimonianza del primo studente di Montalto Uffugo, Aldo Semeraro, laureatosi nel 1977 all’UniCal con delle funzioni particolari descritti in apertura del servizio, al quale l’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria”, per mano del vice presidente, prof. Pietro Brandmayr, gli ha conferito la pergamena di merito ed appartenenza con il riconoscimento del prof. Nicola Leone, attuale Rettore dell’Università della Calabria.

«Ricordo il primo incontro – ha esordito il dott. Aldo Semeraro – con il magnifico rettore Beniamino Andreatta. Ero insieme ad altri studenti per rappresentare alcune pressanti esigenze di giovani venuti da tutta la Calabria, per illustrare il disagio a cui erano soggetti. Ci siamo trovati di fronte ad una persona disponibilissima ad ascoltare, con un grande sorriso. Sempre pronto a trovare una soluzione. Ci siamo sentiti non solo oggetto di attenzione, ma destinatari di un progetto politico. Sentivamo che non si stava costruendo una cattedrale nel deserto, una centrale di potere asservita alle logiche clientelari di partiti, gruppi sociali o salotti di benpensanti. Stava nascendo in Calabria una grande “fabbrica” di cultura». 

«La cultura – ha aggiunto – è sempre stata uno strumento formidabile di emancipazione culturale per persone e territori. Non sentivamo la presenza di una macchina burocratica fredda e distante. Ascoltando Andreatta sembrava davvero, usando l’immagine consegnata da Nietzsche, che si potesse legare la realtà e l’arcobaleno. Non eravamo in presenza di un “esamificio”. Tutto sembrava organizzato e funzionale alla crescita di un vero capitale sociale. Tutti vedevamo nell’università un’occasione di riscatto sociale; molti tra di noi non avevano le risorse per studiare fuori regione e questo per la nostra Regione è stata una rivoluzione”.

La figura di Andreatta ci è stata ricordata, giorni fa a Bologna, dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, intervenendo alla  cerimonia di intitolazione dell’Aula Magna della Bologna Business School al primo Rettore dell’Università della Calabria. Pur parlando della vaccinazione anti Covid e del Green Pass obbligatorio per tutti ha detto: «Da ministro, Andreatta si è mosso in modo coraggioso e onesto in anni drammatici per la Repubblica e non ha esitato a prendere decisioni necessarie anche quando impopolari. “Le cose vanno fatte perché si devono fare, non per avere un risultato immediato”».

Parole che ci riportano al nostro Andreatta ben descritto dal dott. Aldo Semeraro con la stessa onestà, coraggio ed entusiasmo nel consegnarci un progetto di rilancio e sviluppo della nostra Calabria, che pur a distanza di cinquant’anni deve essere portato a compimento ed avere i risultati sperati e sognati da tanti calabresi di quel tempo. (fb)