Piazza De Nava, Fondazione Mediterranea e Comitato illustrano il vecchio progetto della Soprintendenza

La cittadinanza vorrebbe «una Soprintendenza vecchio stile, magari non po’ barbosa ma certamente più esteticamente orientata ed eticamente aderente alla sua mission». È quanto è emerso dalla conferenza stampa indetta dalla Fondazione Mediterranea e dal Comitato Civico Piazza De Nava sul tema del progetto “Demolitivo di Piazza De Nava proposto dalla Soprintendenza Reggina”.

Una conclusione a cui si è arrivati partendo dall’inedita documentazione, acquisita con accesso agli atti presso gli uffici amministrativi del Comune di Reggio, sul vecchio progetto di riqualificazione di Piazza De Nava. Sono emersi, così, degli stringenti vincoli allora posti dalla Soprintendenza, che riguardano la salvaguardia dell’identità dei luoghi e della loro memoria storica, a cui «evidentemente si è rifatto il deliberato unanime del Consiglio Comunale nella seduta del 31 gennaio del 2022, per brevità se ne riporta solo alcuni, riguardanti la tutela della necropoli ellenistica e l’obbligo che ne deriva di analisi che ne definiscano l’ampiezza e la struttura, prima di muovere anche una sola pietra costitutiva della Piazza».

1) 27 giugno 2006 prot. 12083 – Venuti a conoscenza del fatto che è attualmente in studio da parte dell’Amministrazione Comunale una proposta di risistemazione complessiva di piazza De Nava e della viabilità circostante, (…) per quanto riguarda gli interessi di tutela e valorizzazione archeologica del sito che, com’è noto, rientra nella pertinenza di un’ampia necropoli ellenistica, quella detta del quartiere Santa Lucia, è d’interesse acquisire l’esito di una campagna di prospezioni meccaniche, le cui modalità di esecuzione potranno essere indicate in seguito, da affidare a ditta di ampio curriculum e competenza nel campo delle indagini geognostiche con finalità archeologica, così da garantire risultati di sicura affidabilità scientifica al fine di accertare la consistenza dei beni sepolti.

2) 27 settembre 2007 prot. 17927 – (…) Poiché studi scientifici di settore portano a ritenere che l’area suddetta sia interessata da una vasta necropoli di età classica, si presenta l’esigenza di svolgere indagini geognostiche preventive in grado di confermare o smentire tale presunzione, prima dell’approvazione del progetto di cui trattasi. Posto ciò, e ritenendo indispensabile che le indagini siano svolte mediante carotaggi meccanici, occorre acquisire tutti i dati disponibili inerenti i passaggi dei sottoservizi urbani nelle aree sopra individuate.

«Di tutti questi vincoli e prescrizioni – si legge – gestualmente non riguardano solo l’aspetto archeologico, non vi è traccia sul progetto interno alla Soprintendenza che, è bene ricordarlo, ha un onere economico superiore di 25 (venticinque) volte a quello precedente e che di sola progettazione costa 270.000 euro (più dell’intero importo del vecchio progetto di restauro che costava 200.000 euro)».

«Si configura così, con la progettata demolizione della piazza in assenza di analisi geognostiche – continua la nota della Fondazione – un sostanziale tradimento della mission ministeriale di tutela e restauro conservativo stabilita dalla legge (Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 – Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137). Denunciato tutto ciò, la Fondazione Mediterranea e il Comitato civico Piazza De Nava, si trovano in pieno accordo con la Soprintendenza, quella vecchio stile, che poneva vincoli al progetto del Comune, ma in netto contrasto con quella attuale che vincoli non ne pone su di un progetto che nasce al suo interno».

Dopo gli interventi di Vincenzo Vitale, Pasquale Amato e Franco Arillotta, sono state evidenziate dal prof. Alberto Ziparo, docente di Urbanistica all’Università di Firenze, le normative che consentono ancora di intervenire per modificare il progetto e renderlo rispettoso della storia cittadina, della memoria collettiva e dell’identità dei luoghi, come deliberato all’unanimità dal Consiglio Comunale nella seduta del 31 gennaio del 2022. (rrc)

La denuncia della Fondazione Mediterranea: Soprintendenza ignora la Necropoli Ellenistica a Piazza De Nava

La Fondazione Mediterranea e il Comitato Piazza De Nava hanno denunciato come la Soprintendenza ignora l’esistenza della Necropoli Ellenistica a Piazza De Nava di Reggio Calabria e di come «la presenza di questa necropoli ellenistica in piazza De Nava, pur non entrando nel merito di valutazioni etiche ed estetiche e di opportunità, avrebbe dovuto imporre quantomeno una pausa di riflessione sull’idea di stravolgere l’attuale impianto storico della piazza».

«I lavori di demolizione di piazza De Nava – si legge in una nota – progettati dalla Soprintendenza per edificare uno “spazio ampio” in cui tenere “mostre ed eventi folkloristici”, rischiano di rimanere un’incompiuta: appena iniziati, potrebbero essere interrotti per il ritrovamento di importanti reperti archeologici. È un fatto la presenza di una necropoli ellenistica appena sotto il livello di calpestio innanzi al Museo. Non v’è traccia nelle carte progettuali di mappatura del sottosuolo da parte della Soprintendenza».

«Nel 1977 – continua la nota – durante lavori di rifacimento della rete fognaria, emerse la presenza di fronte al Museo Archeologico della Magna Graecia di ben sei tombe di età ellenistica, come riportato nella Carta Archeologica prodotta dall’associazione Amici del Museo e dal Comune di Reggio Calabria. In questo documento, la cui acquisizione e studio suggeriamo alla Soprintendenza, si può leggere: Raggruppamento B, Area II, Necropoli Nord, Sito n. 10, Piazza De Nava, schede a) e b). (…) Oggetto: a1) sei tombe; a2) strato di scarico antico di materiale frammentato. Descrizione: a1) due tombe disposte EW senza cadavere e corredo; delle altre quattro solo resti, per precedenti manomissioni; a2) strato alto fino a metri 3,65 su base sterile sabbiosa. Datazione: a1) del III-II sec. a. C.; a2) databile al I sec. a.C. (…) Segue una descrizione puntuale di dove sono posizionate le tombe: due sul lato mare della trincea all’altezza della 3° e 4° finestra del Museo partendo da nord; quattro sul lato monte; a2) a 1,80 metri di distanza dalle tombe, per una lunghezza di 4 metri, fino all’angolo della v. Romeo».
«La legge, peraltro – viene spiegato – sulla questione è chiarissima. Art. 733 del Codice Penale (R. D. del 19 ottobre 1930 n. 1398 aggiornato al 29 aprile 2022) Danneggiamento al patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale: Chiunque distrugge o deteriora o comunque danneggia un monumento (…) di cui gli sia noto il rilevante pregio, è punito, se dal fatto deriva un nocumento al patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale con l’arresto fino a un anno (…)».

«Stando così le cose, – continua la nota – con una gara già espletata e i lavori già assegnati, cosa sarebbe opportuno fare da parte della Soprintendenza? Non dovremmo essere noi a suggerirlo ma, oltre al comune buon senso, gli studi che certamente i dirigenti della Soprintendenza avranno fatto. Comunque, giusto per non sbagliare, diciamo ciò che andrebbe fatto. Al giorno d’oggi vi sono delle metodiche di analisi del sottosuolo talmente precise che poco lasciano all’immaginazione. Mi riferisco all’uso di prospezioni geofisiche indirette (geoelettriche, radar, elettromagnetiche e magnetiche) come anche dell’uso del classico carotaggio. Nel nostro caso basterebbe un buon georadar, ovvero un radar a penetrazione del suolo, GPR (Ground Probing Radar), che fornisce all’archeologo un mezzo di rilevazione attendibile e preciso ma non intrusivo il sottosuolo. Visto che sappiamo della presenza della necropoli, non sarebbe stato doveroso, prima di progettare la demolizione della piazza e la sua ricostruzione, effettuare un’analisi del terreno e una mappatura del sottosuolo quantomeno con un semplice georadar?».
«Se non è stato fatto prima (non v’è traccia di analisi nel progetto preliminare né in quello definitivo né in quello operativo) – prosegue la nota – non sarebbe il caso di effettuare comunque una mappatura del sottosuolo prima di iniziare i lavori di demolizione della storica piazza De Nava? La progettata fontana a zampilli, che dovrebbe sostituire il demolendo perimetro in stile razionalista, con i suoi tubi di carico e scarico idrico, è progettualmente compatibile con la sottostante tomba ellenistica? Le fondamenta dell’altissimo palo d’illuminazione saranno posizionate in un interno funerario? Dobbiamo aspettare che la Soprintendenza sia costretta a bloccare i lavori demolitivi che lei sessa ha progettato? O non sarebbe meglio pensarci prima?». (rrc)