TERZIARIO, A RISCHIO NOVEMILA IMPRESE
IN CRISI DI LIQUIDITÀ, E AIUTI PARI A ZERO

È un quadro desolante, quello che emerge dalla ricerca sulle imprese del terziario della regione Calabria di Confcommercio Calabria in collaborazione con Format Research. Le imprese del terziario della Calabria sono in forte difficoltà: rischiano di scomparire 9 mila aziende del comparto con una perdita di circa 23 mila posti di lavoro. Per questo, si rendono necessarie misure strutturali e di lungo periodo per fornire liquidità e sostenere la grave crisi dovuta all’emergenza sanitaria.

Secondo il rapporto, infatti, c’è una gravissima crisi di liquidità: «l’87% delle imprese del terziario della regione sono in difficoltà nel riuscire a fare fronte al proprio fabbisogno finanziario. Il 58% delle imprese della Calabria ritengono che i mesi della riapertura e quelli estivi saranno i più difficili in merito all’andamento della propria attività».

«Per l’inizio dell’estate – si legge nella ricerca – gli imprenditori prevedono le maggiori criticità con riferimento alle disponibilità in termini di liquidità. Al termine dell’estate temono di non potere sostenere ancora gli attuali livelli occupazionali. A seguito della chiusura causata dal blocco delle attività produttive rischiano di chiudere, senza più riaprire circa 9 mila imprese nel 2020, con una perdita di oltre 23mila occupati. Le imprese del terziario della Calabria rischiano di perdere circa 2 miliardi di valore aggiunto, il 7% in meno su base annua».

«Lo studio realizzato da Format Research, che ringrazio per la collaborazione, ci restituisce una fotografia della nostra Regione messa a dura prova a livello economico dall’emergenza Covid-19. Le imprese del terziario della Calabria sono in forte difficoltà. Questo rende necessarie misure strutturali e di lungo periodo per fornire liquidità e sostenere la grave crisi dovuta all’emergenza sanitaria. È giunto il momento di abbandonare gli aiuti una tantum e di pensare al futuro in modo strutturato con iniziative che consentano la ripartenza ma soprattutto la stabilità delle nostre imprese» ha dichiarato il Presidente di Confcommercio Calabria, Klaus Algieri dopo la presentazione del rapporto a cui ha preso parte anche Pierluigi Ascani, presidente di Format Research.

Sono diversi i fattori che preoccupano i due enti: per primo, il crollo della fiducia, a cui si accompagna un forte calo dei ricavi – l’84% delle imprese ha dichiarato un peggioramento – anche a causa dell’azzeramento dei ricavi nei mesi di marzo e aprile presso alcuni comparti del tessuto produttivo. Resta negativo il sentiment per il prossimo trimestre. In aumento i prezzi praticati dai fornitori: la situazione è peggiorata, in prevalenza per quel che riguarda le vendite al dettaglio di generi alimentari e i servizi alle persone. Il 45% delle imprese lamenta un peggioramento nei tempi di pagamento da parte dei clienti.

Quello che rileva l’indagine è che le «imprese della Calabria hanno un immediato bisogno di liquidità. L’outlook per il prossimo trimestre è decisamente negativo. Alle imprese della regione è necessaria la liquidità per sostenere le spese del personale, i costi per il rispetto dei protocolli di sicurezza, le spese incomprimibili. Il 59% delle imprese della Calabria ha dichiarato che il periodo più difficile per quanto riguarda il fabbisogno finanziario è quello compreso tra aprile e settembre 2020».

Il lockdown, infatti, ha comportato la paralisi del tessuto produttivo in Calabria, quindi di oltre 94 mila imprese del Terziario – le imprese registrate a giugno 2020 sono 130 mila unità, di cui oltre un terzo operative nella Provincia di Cosenza – producendo un effetto devastante nel terziario: la perdita di circa 2 miliardi di valore aggiunto nel 2020. Infatti, secondo la ricerca, «la pandemia ha causato anche una forte riduzione degli investimenti previsti nei prossimi due anni: sul 45% di imprese che avevano in programma di effettuarli, il 52% dovrà rinunciare a causa della crisi dovuta al Covid-19».

«Allo stesso modo – si legge nella ricerca – gli effetti potrebbero essere devastanti anche sul tessuto delle imprese: 9.000 imprese del terziario rischiano di chiudere senza più riaprire, con conseguenze dirette sui livelli occupazionali (23.000 lavoratori rischiano il posto)».

Preoccupa anche l’occupazione: «il 62% delle imprese della Calabria – si legge nell’indagine di Confcommercio e Format – ha dichiarato di avere adottato o di essere in procinto di adottare la Cig. Il 32% delle imprese ha già ridotto il personale e il 40% prevede di farlo nei prossimi mesi se la situazione non migliorerà. Gli effetti della pandemia sull’occupazione sono stati tamponati dall’ampio ricorso agli ammortizzatori sociali e dalle misure adottate dal Governo. Tuttavia, la preoccupazione tende a salire nei prossimi trimestri. Nel secondo e terzo trimestre dell’anno si è assistito al picco con riferimento alla fiducia e ricavi delle imprese, così come la crisi della liquidità; per la fine dell’anno si prevede il picco per la crisi occupazionale».

Inoltre, è stato rilevato come il 45% della Calabria continuerà ad utilizzare il canale e-commerce anche ad emergenza terminata. Il 54% delle imprese continuerà ad effettuare le consegne a domicilio.

Infine, è «elevato il numero di imprese che hanno fatto domanda di credito a seguito dell’introduzione del Dl Liquidità. Tra queste, il 74% ha visto accolta la propria domanda con l’ammontare richiesto. Con riferimento al costo del credito, il 68% delle imprese ha dichiarato una sostanziale invarianza».

«L’attenzione – si legge nella ricerca – si sposta verso le tempistiche di erogazione ritenute dirimenti per la tenuta delle imprese. Anche il costo dell’istruttoria non sembra rappresentare una criticità: per le imprese in questo momento, l’aspetto principale del quale tenere conto sono le tempistiche. Il 40,8% delle imprese lamenta un peggioramento rispetto alla durata dei finanziamenti concessi. Con riferimento alle garanzie richieste, il 72% delle imprese della Calabria ha dichiarato una sostanziale invarianza. Un leggero miglioramento è dovuto all’introduzione delle coperture pubbliche». (rrm)