LA SFIDA DEI COMMERCIALISTI CALABRESI
NON UN PROBLEMA IL SUD, MA UNA RISORSA

Partiamo dal decreto semplificazioni, approvato giusto ieri alla Camera: per “semplificare” le norme vigenti i decreti attuativi sono passati da 39 a 64. L’eterna malattia della burocrazia ministeriale è inguaribile, anzi cresce a dismisura: è perennemente attivo il famoso servizio Ucas (Ufficio complicazioni affari semplici) per rendere difficile la vita dei cittadini e, soprattutto, dei commercialisti. Sono questi ultimi le vere vittime sacrificali di una burocrazia paralizzante che, anche nel post-covid, continua a massacrare senza pietà: carte, scartoffie, una mole di documenti inutili richiesti ugualmente da uffici e istituti di credito che potrebbero tranquillamente farne a meno. Gli aiuti economici promessi dal Governo agli imprenditori si sono impantanati nella palude del più vieto conservatorismo burocratico: tutto come prima, peggio di prima. Il nostro Paese è sommerso da leggi, rimandi di leggi, decreti attuativi che non attuano in attesa di altre norme di attuazione, una giungla di norme da cui è impossibile uscire indenni. È dura la vita dei commercialisti  – se ci permettete l’allusione all’incipit di Corrado Alvaro di Gente d’Aspromonte – in Italia, ma è ancora più difficile in Calabria.

Ma a Paola, dove il Consiglio dei dottori commercialisti e degli esperti contabili ha festeggiato i suoi vent’anni con un bel convegno, non si è parlato solo di burocrazia e delle difficoltà che questa professione incontra ogni giorno di più a causa dei mille adempimenti richiesti.  Per discutere di Mezzogiorno e ripresa economica, sono stati invitati, oltre al Presidente del Cdcec Giorgio Sganga, il sindaco di Paola Roberto Perrotta, la presidente della Regione Calabria Jole Santelli, il delegato del rettore di Unical Vincenzo Ferrari, il presidente della Svimez Adriano Giannola, il direttore del Quotidiano del Sud Roberto Napoletano e l’assessore regionale Fausto Orsomarso.

«Il Mezzogiorno non è un problema ma una risorsa», ha detto l’ex presidente dei commercialisti paolani Giuseppina Greco, organizzatrice del convegno, che ha sottolineato come questa professione sia vitale come contributo al sistema Paese. Il sottotitolo dell’incontro Venti anni di analisi ed esperienze verso politiche di sistema spiega la percezione del “problema” Mezzogiorno, un messaggio di speranza, quasi un auspicio che le politiche di sistema possano finalmente servirsi dell’apporto fondamentale dei dottori commercialisti che siano attori e non “vittime” dei macchinosi inghippi burocratici che soffocano il Paese.

È una grande soddisfazione per il presidente Sganga aver fatto di Paola – come ha dichiarato a Guido Scarpino del Quotidiano del Sud – «piccolo centro di questa bellissima Europa, un punto di riferimento per una discussione di addetti ai lavori. E la presenza annunciata di colleghi non solo calabresi, non solo meridionali, ma anche rappresentanti di altre regioni, fa capire come il tema di un’Italia a due velocità non può più essere tollerato. Qui deve essere chiaro che se non c’è la perequazione richiesta, verosimilmente quest’Italia non andrà da nessuna parte». Il presidente Sganga osserva: «Noi commercialisti abbiamo il polso dell’economia dell’intera Nazione, e non solo; e ognuno di noi ce l’ha in particolare per la propria regione. Le domande che più di un imprenditore mi pone sono: ci riprendiamo? Quando. Purtroppo devo rispondere che ancora non ho le idee chiare. E se le idee chiare non le ho io che sono un addetto ai lavori, figuriamoci il resto». I commercialisti non. voglio soldi, ma essere ascoltati, in quanto rappresentano le istanze che vengono dai cittadini. Il caso delle scadenze fiscali spostate ma messe tutte insieme, per esempio, non è un danno solo ai commercialisti, ma per l’intera comunità dei contribuenti.

Cambiare passo. È questo che propone il convegno di Paola. «L’idea del vecchio capitalismo – ha detto Sganga –  che aveva bisogno di un Sud da sfruttare che si trovasse in America o in Europa o nell’altra parte del mondo, non ha più senso. Oggi c’è bisogno di tanta libertà e di liberismo, ma dev’essere liberismo sociale che equivale all’idea unitaria di in percorso che crea sviluppo nel Mezzogiorno e sviluppa l’Italia». (rcs)