Dal dolore dell’eccidio di Melissa alla demolizione di Palazzo Mangeruca

di ANTONIO LOIACONOIl 29 ottobre 1949, Melissa fu teatro di una tragedia che ancora oggi rimane impressa nella memoria collettiva: la strage di Melissa, o eccidio di Fragalà. In quell’oscura giornata, persero la vita Francesco Nigro, Giovanni Zito e Angelina Mauro, segnando un capitolo doloroso nella storia della Calabria.

A distanza di decenni, la storia si ripete in modo diverso, con l’abbattimento di Palazzo Mangeruca nato ai margini della SS106 (un’altra brutta gatta da pelare!), da parte dello Stato: un evento che richiama alla mente la necessità di giustizia e legalità.

L’eccidio di Fragalà rappresentò un periodo buio, segnato dalla violenza e dall’impunità. L’assassinio di tre persone innocenti gettò un’ombra lunga sulla comunità di Melissa, lasciando cicatrici profonde che, nel corso del tempo, sono state tramandate attraverso le generazioni. La strage di Melissa fu un grido silenzioso di dolore e ingiustizia che, purtroppo, rimase irrisolto per molto tempo. Questo evento ha simboleggiato un’era in cui l’illegalità sembrava sfuggire al controllo, contribuendo a creare un clima di timore e insicurezza.

Confrontando questo tragico episodio con l’abbattimento di Palazzo Mangeruca, avvenuto nella giornata odierna, emerge una differenza significativa. Se da un lato l’eccidio rappresenta un passato segnato dalla violenza e dalla mancanza di giustizia, dall’altro, l’abbattimento dell’eco mostro simboleggia un presente in cui lo Stato interviene per ristabilire l’ordine e imporre la legalità!

L’abbattimento di Palazzo Mangeruca può essere visto come un atto di giustizia esecutiva, un segnale chiaro che le azioni illegali non possono sfuggire alle conseguenze. Mentre l’eccidio di Fragalà fu un evento che destò sconcerto e rabbia, l’abbattimento di Palazzo Mangeruca rappresenta una risposta decisa alle violazioni della legalità, un messaggio di speranza per una Calabria che cerca di liberarsi dai fantasmi del passato.

In entrambi i casi, la comunità di Melissa è stata toccata profondamente, ma l’abbattimento di Palazzo Mangeruca offre una luce di speranza e la promessa di un futuro in cui la giustizia prevale sulle tenebre del passato. La Calabria, attraverso questi eventi, dimostra la sua resilienza e la sua volontà di costruire un cammino basato sulla legalità e sulla giustizia, superando le ferite del passato per abbracciare un futuro più luminoso.

Oggi, in Calabria abbiamo ascoltato il suono trionfante della giustizia: tre squilli di tromba che hanno squarciato il silenzio seguiti da un fragore potente, simile a un tuono, che ha fatto tremare gli avversari dello Stato in una regione che sta lentamente ritrovando il suo spirito di libertà e coraggio.

Lo Stato, attraverso un gesto deciso, ha emesso il suo verdetto su un lungo periodo di occupazione illegale. Il palazzo Mangeruca, noto come l’eco mostro che per oltre 40 anni ha abusivamente occupato un’area nel Comune di Torre Melissa, è stato abbattuto, prostrandosi ai piedi della legalità.

L’eco mostro, simbolo di un’epoca in cui l’illegalità sembrava impunita, è ora ridotto in ceneri. Tuttavia, da questo atto di giustizia, sorgerà qualcosa di nuovo e positivo. Un’area che per troppo tempo è stata oggetto di abusi, si trasformerà in un’area parcheggio per camperisti, rispondendo alle esigenze della comunità e promuovendo un turismo sostenibile.

La decisione di abbattere l’eco mostro non è soltanto un gesto simbolico, ma rappresenta anche un chiaro messaggio: lo Stato è determinato a ripristinare l’ordine ed a restituire il territorio alla legalità. Questo intervento energico invia un segnale forte a coloro che pensano di poter sfidare impunemente le leggi dello Stato.

In un momento in cui la Calabria si sta liberando dagli ingranaggi dell’illegalità, questo evento segna un passo significativo verso un futuro in cui la legalità e la giustizia prevalgono. La regione, piano piano, sta ritornando a respirare un’aria di libertà e speranza, pronta a costruire un futuro migliore per le generazioni a venire. (al)