Per la pace: iniziativa in Senato del sen. Magorno e della on. Dieni

UCRAINI, RISSI E Un incontro per annunciare una mobilitazione ideologica e culturale a favore della pace, a sostegno della popolazione ucraina. L’iniziativa presentata ieri in Senato è stata promossa dal sen. di Italia Viva Ernesto Magorno e della deputata pentastellata Federica Dieni, vicepresidente del Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (Copasir).

«Chi vuole la pace – ha detto il sen. Magorno, segretario del Copasir – non va alla guerra, chi vuole difendere la pace deve mettere in campo azioni di pace. C’è un moto di solidarietà in Europa, una mobilitazione culturale, ideologica, nelle piazze, nelle chiese. La prima battaglia che dobbiamo condurre è mettere in campo azioni di pace. Vedo una grande mobilitazione di sindaci, territori, scuole, una grande mobilitazione di pace. Dobbiamo – ha detto il sen. Magorno – continuare ad essere solidali con il popolo ucraino e mettere in campo la cultura della pace. Sosterremo ogni azione che il governo metterà in campo per fare in modo che questa guerra finisca presto».

Il Maestro Alberto VeronesiNel corso della conferenza stampa è stato presentato il tour a tappe per l’Italia (in Calabria toccherà Diamante) che metterà insieme artisti italiani, ucraini, russi e statunitensi in un messaggio di pace. L’iniziativa è stata lanciata dal Maestro Alberto Veronesi, il quale ha spiegato: «Chi fa musica crea una necessità di dialogo che è fatto da ascolto, suonare mentre si ascolta di fronte a una guerra non solo ingiusta ma totalmente inutile mettiamo insieme artisti italiani, ucraini, russi e statunitensi per un piccolo tour che partirà da Milano, arriverà in Toscana, a Roma e in Calabria. Un piccolo tour – ha sottolineato,  per mettere insieme gli artisti diversi e dare questa idea di pace».

Subito dopo l’incontro il sen. Magorno ha anticipato un’interrogazione parlamentare a prima firma del senatore Matteo Renzi per chiedere conto alla ministra Messa della gravissima decisione della Bicocca di bloccare il corso di Paolo Nori. «Gesti come quello di interrompere le lezioni su Dostoevskij – ha detto Magorno – compromettono la cultura della pace. Serve più cultura e studio, soprattutto in questo momento. E al contempo occorre mettere in campo quante più azioni di pace per dare solidarietà al popolo ucraino e per aprire corridoi umanitari per chi scappa dalla guerra. Di fronte al precipitare degli eventi sta crescendo una mobilitazione diffusa all’insegna dell’accoglienza: sono tanti i sindaci, gli enti locali, la società civile e le comunità ecclesiali nel nostro paese che stanno trasformando questo slancio in tante azioni concrete. Come parlamentari sosterremo il governo su ogni azione che metterà in campo per rilanciare il dialogo e la diplomazia, uniche vere armi della pace. Ora bisogna spronare l’Europa a parlare con una voce sola e cominciare a lottare per essere cittadini del mondo, senza confini e senza eserciti».

All’incontro, moderato dallo scrittore Antonio Modaffari, hanno partecipato con la loro testimonianza alcune giovani ucraine che vivono a Roma. (rp)

DIAMANTE CAPITALE DELLA CULTURA 2024
UN SOGNO CHE RISCATTA CALABRIA E SUD

di SANTO STRATI – Diamante Capitale della cultura 2024: un’aspirazione, una promessa, un sogno. splendida cittadina tirrenica, famosa nel mondo per i suoi murales e, soprattutto, per il suo Festival del Peperoncino, ha tutti i numeri per potersi immaginare “capitale” di una cultura che le appartiene, per storia, tradizione millenaria, passione civile dei suoi abitanti. E l’entusiasmo di tutti i calabresi. 

Senza togliere nulla all’altra aspirante calabrese Capistrano (di cui molti, ahimè, ignorano persino la posizione geografica), Diamante rappresenta la sfida della Calabria (una nuova dopo quella di Tropea di qualche anno fa) all’Italia e al mondo. Il modello è Matera: da capoluogo pressoché dimenticato e citato esclusivamente per i suoi “Sassi”a cittadina esaltata e magnificata in ogni angolo del mondo, regina di un fermento culturale straordinario che ha raccolto consensi da ogni parte, convogliando migliaia (ma forse è meglio dire milioni) di visitatori a scoprire una città dal sapore antico, ma ricca d’un fascino eccezionale.

Così Diamante può spendere le sue energie migliori e puntare a un obiettivo non impossibile da raggiungere, soprattutto se al Ministero dovesse prevalere la logica di mettere in evidenza i borghi, le piccole città che conservano forti presenze di cultura rispetto a grandi capoluoghi che brillano già di luce propria. Un traguardo raggiungibile se, sopra ogni cosa, si mette insieme l’impegno della Regione con l’entusiasmo dei calabresi, il cui orgoglio, per fortuna, travalica sempre le rivalità di campanile quando si tratta di difendere il territorio nella sua interezza. E i calabresi capiscono bene che l’eventuale (possibile) vittoria di Diamante Capitale 2024 sarebbe la vittoria della Calabria, del Mezzogiorno che riscatta le sue grandi capacità soffocate dalla superficialità di molti governanti, la vittoria di una Regione che esalta le sue attrazioni naturali, materiali e immateriali che vanno a tradursi in ricchezza per  il territorio, per chi fa impresa, per i giovani che cercano occupazione nell’ambito del turismo culturale e religioso, per la popolazione tutta. 

Non è una medaglietta il titolo di Capitale della cultura: è il riconoscimento della capacità di proporsi come rigenerazione del territorio e delle sue ricche proprietà, dove accanto al tradizionale spirito, ineguagliabile, di accoglienza si pongono tesori inestimabili d’arte, architettura, storia, paesaggio, cultura. La millenaria storia magnogreca pervade ogni angolo di questa terra, persino Diamante, con i ruderi di Cirella, ha il suo particolare racconto di una civiltà che è partita da qui, dal Mediterraneo e ha fatto da faro al mondo intero.  

Ecco perché la candidatura di Diamante assume un significato forte nel momento in cui la Regione guidata da Roberto Occhiuto vuole voltare pagina su tutti i fronti, affrontando con la dovuta serietà e competenza non solo i gravi problemi della salute e del lavoro che affliggono i calabresi, ma anche individuare le risorse (esistenti) in ambito culturale e turistico per creare attrattori di alta promozione. La cultura e il turismo sono un binomio indissolubile e la loro valenza costituisce il vero punto di forza per un rilancio straordinario di questa terra, dove tra paesaggi di sogno, 800 km di costa, tesori archeologici unici, chiese, monasteri e conventi che raccontano una storia meravigliosa di fede, è possibile individuare un percorso di crescita e sviluppo senza precedenti.

Si tratta di utilizzare al meglio le competenze e le capacità, che in Calabria non mancano, e costituire una sorta di task force della cultura che sia in grado di instaurare una narrazione diversa con il mondo che ancora non conosce (o conosce poco) la regione. Ci sono fin troppe meraviglie ignorate, trascurate, dimenticate su cui puntare per poter contendere il titolo a più agguerrite e blasonate città, ma nessuna – diciamo la verità – può vantare il patrimonio e la testimonianza di cultura che la Calabria custodisce e di cui Diamante sarà portavoce. 

Il bando del ministero dei Beni culturali che assegna il titolo prevede una severa valutazione del dossier di presentazione. Tropea ha mancato il traguardo perché la documentazione mostrava qualche lacuna: oggi il dossier di Diamante 2024 è completo, intrigante e avvincente. Ma serve l’impegno – lo ripetiamo – prioritario della Regione. Il nuovo assessore agli “Attrattori culturali e allo sviluppo economico” Rosario Varì mostra di avere talento e capacità per affrontare questa sfida e siamo certi che giocherà ogni carta per sostenere l’impresa della candidatura. «Diamante e la Calabria – ha detto l’assessore regionale Varì non sono solo mare e spiagge e lo testimoniano i tanti progetti calabresi premiati nel 2021: Vibo è stata Capitale italiana del Libro, Tropea Borgo dei borghi e la Ciclopedia dei Parchi ha ottenuto l’Oscar italiano del cicloturismo».

La popolazione di Diamante, guidata da un caricatissimo sindaco, il sen. Ernesto Magorno, è entusiasta e si sente coinvolta. «Mi rendo conto – ha detto l’autrice del dossier della candidatura Lucia Serino – di aver dato parola alle dinamiche sociali di una comunità molto viva. La partecipazione  a questo tipo di progetto culturale non è mai un caso, arriva quando la comunità è pronta a partecipare. E Diamante ha tutte le carte in regola per concorrere con convinzione». 

A sostegno della candidatura, mercoledì scorso a Roma c’è stato un convegno a Palazzo Wedekind, tornato in possesso all’Inps, ed è stato il presidente dell’istituto il calabrese Pasquale Tridico a fare gli onori di casa, sottolineando come già la sola candidatura della città dei cedri e del peperoncino va ritenuta una prestigiosa vittoria dei calabresi. Un’occasione di valorizzazione del territorio e di tutta la Calabria. «Diamante – ha detto il presidente Tridico – è una città meravigliosa. Da calabrese sono orgoglioso di questa candidatura e auguro il meglio alla città e a tutta la Calabria».

All’incontro intitolato “Transizioni, rischi e opportunità del nostro tempo, il ruolo della cultura” hanno preso parte personalità del mondo politico e della cultura. A cominciare dal presidente della Commissione Cultura del Senato Riccardo Nencini (, al già magnifico Rettore della Sapienza Eugenio Gaudio presidente del Comitato organizzatore di Diamante 2024, al presidente della Provincia di Cosenza Franco Iacucci (oggi vicepresidente del Consiglio regionale calabrese9 al presidente dell’Anci Calabria Marcello Manna, nonché il regista Mimmo Calopresti, particolarmente legato a Diamante dove ha girato un bellissimo film (Preferisco il rumore del mare), nonché il rettore del Santuario di S. Francesco di Paola padre Francesco Trebisonda e Stefano Caccavari, fondatore del Mulinum di San Floro, fresco di nomina di cavaliere da parte del presidente Mattarella. La sen. Liliana Segre che è nel comitato d’onore della candidatura ha inviato il suo caloroso saluto per tramite della portavoce Maria Paola Gargiulo, mentre il sindaco Magorno, visibilmente emozionato, ha fatto sentire l’entusiasmo della sua amministrazione, ma anche di tutta la città, per questa grande importante sfida. «La cultura non è solo accumulo di beni culturali, ma è la ricchezza che nasce dal confronto e dall’accoglienza e in questo, Diamante, con tutta la Calabria, è un archetipo. Greci, arabi, ostrogoti sono solo alcuni dei popoli che hanno attraversato questo territorio e che hanno lasciato la loro traccia, a partire dal cibo». Magorno, inoltre, ha voluto sottolineare il «forte legame con la Comunità ebraica, tanto che la presidente onoraria del Comitato Diamante 2024 è la sen. Liliana Segre. Un grande sogno – ha detto, concludendo il sen. Magorno–. Perché, se vince Diamante vince la Calabria, vince il Sud». Una premessa, una promessa. Un sogno da far diventare realtà. (s)

Il sen. Ernesto Magorno (Italia Viva) eletto segretario del Copasir

Il senatore Ernesto Magorno (Italia Vive) è stato eletto segretario del Copasir (il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica) a completamento dell’ufficio di presidenza appena rinnovato con la presidenza di Adolfo Urso (Fratelli d’Italia).

«Sono onorato – ha twittato Magorno – Si tratta di una nuova responsabilità che affronterò con lo spirito di servizio che ho sempre avuto nei confronti dei cittadini e delle istituzioni».

Il sen. Magorno ha già presentato uno schema di Regolamento in materia di salute e sicurezza sul lavoro del personale del comparto Intelligence che ha ricevuto parere favorevole del Comitato. (rp)

Regionali: anche Magorno dice no alle primarie, ma i dem insistono

L’annuncio della scesa in campo, per Italia Viva, del senatore Ernesto Magorno che si candida a presidente della Regione Calabria squilibra ulteriormente lo scenario a sinistra: i il sindaco di Diamante si dice contrario alle primarie, ma i democrat calabresi insistono, sperando di condurre il confronto senza esasperare i toni. A nome del Pd parla il capogruppo in Consiglio regionale Mimmo Bevacqua: «Se vogliamo davvero offrire un’alternativa ai calabresi, la partecipazione democratica, la più ampia possibile, rappresenti l’unica risposta; e ciò al fine di stimolare e motivare, anche, il più ampio numero di cittadini calabresi. In attesa della necessaria ed auspicata prospettiva di un progetto riformista aperto, plurale e coinvolgente». Il rischio – secondo Bevacqua – è che diversamente si offrirebbe un aiuto al centrodestra.

Ettore Rosato, nel suo tour calabrese durante il quale ha annunciato la candidatura di Magorno aveva peraltro fatto intendere che Italia Viva non vuole primarie: «Saremo in campo con una lista e un candidato a Presidente. Puntiamo sul senatore Ernesto Magorno, un Sindaco che rappresenta un esempio virtuoso di buona amministrazione. La Calabria ha uno straordinario patrimonio di ottimi sindaci e amministratori locali e siamo convinti che con il loro lavoro si può costruire un futuro migliore». Magorno che – ricordiamolo – è stato anche segretario del Pd in anni passati, ha espresso un fiducioso ottimismo sulla sua candidatura, al di fuori di primarie che “non servono”:  «C’è una Calabria bella – ha detto – fatta di tanta gente onesta e operosa con numerosi sindaci e amministratori che ogni giorno sono in campo, a mani nude, per dare risposte alle esigenze della gente. La Calabria è una regione ricca di eccellenze, di patrimoni da valorizzare. È per questo che scendo in campo come candidato Presidente con Italia Viva. Serve un Sindaco della Calabria che agisca per donare un futuro diverso alla nostra regione, un futuro che abbia come bussola la legalità».

L’ex candidato governatore alle elezioni del 2020 Francesco Aiello (due liste civiche col sostegno del M5S), ordinario di Politica Economica all’Unical, ha commentato drasticamente la posizione di Magorno, in una dichiarazione all’Adnkronos: «La candidatura del senatore Ernesto Magorno a presidente della Regione Calabria è interpretabile in due modi alternativi. Se è una candidatura solitaria sostenuta da Italia Viva è inutile, perché alimenta il frazionismo del centrosinistra calabrese a tutto vantaggio del blocco unito del centrodestra. Se, al contrario, la decisione di Italia Viva è di mettersi al servizio dell’intero centro sinistra, la candidatura di Magorno è utile perché alimenta inizialmente il pluralismo delle posizioni da cui poter successivamente scegliere con qualche metodo il candidato unico del centro sinistra. Dalle prime dichiarazioni del Presidente di Italia Viva, Ettore Rosato, e dello stesso Senatore Magorno sembra, purtroppo, che valga la prima interpretazione. Se fosse vera questa ipotesi la candidatura di Magorno sarebbe uguale a quella di De Magistris: entrambe saranno funzionali alla vittoria certa del centro destra calabrese. L’esperienza delle regionali in Calabria indica, infatti, che è matematicamente verificato come la dispersione dei voti a sinistra avvantaggi inequivocabilmente il centro destra. L’auspicio è che Magorno e De Magistris decidano di scendere in campo assieme al Partito Democratico in un’ampia alleanza delle forze moderate e progressiste della regione e non essere, al contrario, co-responsabili di una nuova giunta regionale a guida centro-destra».

Come si ricorderà, contro le primarie si è espresso l’attuale sindaco di Napoli Luigi De Magistris che si è detto convinto della validità del progetto “TanDem” (Tansi+De Magistris) per la conquista della Cittadella di Germaneto: «Le nostre primarie – ha dichiarato – saranno le elezioni». L’affermazione a seguito dell’invito della sottosegretaria al Sud Dalila Nesci di prendere parte alle primarie proposte dal Partito Democratico. «Ho letto – aveva detto De Magistris – l’appello dell’onorevole Nesci del Movimento 5 Stelle di partecipazione alle primarie, che mi chiede di dare conto delle nostre posizioni. È un tema che non si pone: noi non partecipiamo al patto fra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Noi siamo un movimento popolare, una coalizione civica. I 5 Stelle e la Nesci dovrebbero ricordare quando parlavano alla gente, al popolo, fuori dai partiti, tanto tempo fa. Noi stiamo tra la gente, le nostre primarie saranno le elezioni. Lavoriamo dal basso, parliamo alle donne e agli uomini di Calabria, non solo allo schieramento tradizionale di centro-sinistra. Anzi, siamo noi che facciamo un appello alla Nesci e a chi come lei crede ancora nel fresco profumo di libertà, nella rottura del sistema, nella rivoluzione. Mi pare invece che lei si chiuda in quel recinto che noi dobbiamo superare per garantire rottura di un sistema che da quarant’anni governa male dal punto di vista regionale la Calabria, e capacità di governo. Quindi non è quella la strada: la strada è stare tra la gente, fra le donne e gli uomini di Calabria per il cambiamento, per la rivoluzione, per il buon governo. Venga con noi chi non è compromesso col sistema. Le primarie saranno le elezioni; e speriamo che si voti quanto prima».

In questo scenario, il candidato dem Nicola Irto, vicepresidente del Consiglio regionale, rimane basito a guardare il conflitto permanente M5S e democrat che si sta sviluppando a livello nazionale, soprattutto per il Comune di Roma, e secondo alcuni sussurri sarebbe pronto a rinunciare se dovesse continuare questo scontro inspiegabile tra ex alleati (prima) e attuali alleati (oggi) di un governo di unità nazionale. Di sicuro c’è che ancora non è stata indicata la data delle elezioni, salvo il ventaglio temporale indicato a suo tempo dal Ministero dell’Interno. I giochi sono aperti e si preannuncia una campagna elettorale “bollente” e non solo per le temperature agostane… (rp)

 

 

Regionali, il senatore Ernesto Magorno si candida a presidente

Ernesto Magorno, è il candidato di Italia Viva per le regionali in Calabria. Lo ha reso noto Ettore Rosato, presidente di Italia Viva, spiegando che la scelta sul senatore è ricaduta in quanto «sindaco che rappresenta un esempio virtuoso di buona amministrazione. La Calabria ha uno straordinario patrimonio di ottimI sindaci e amministratori locali e del con il loro lavoro che si può costruire un futuro migliore».

«C’è una Calabria bella fatta di tanta gente onesta e operosa con numerosi sindaci e amministratori che ogni giorno sono in campo, a mani nude, per dare risposte alle esigenze della gente. La Calabria è una regione ricca di eccellenze, di patrimoni da valorizzare. È per questo che scendo in campo come candidato Presidente con Italia Viva. Serve un Sindaco della Calabria che agisca per donare un futuro diverso alla nostra regione, un futuro che abbia come bussola la legalità» ha dichiarato Ernesto Magorno, all’incontro di Vibo Valentia con Ettore Rosato che lanciato la candidatura del Sindaco di Diamante a Presidente della Regione. (rrm)

Magorno (IV): Mario Draghi figura straordinaria per il riscatto del Sud

Il senatore Ernesto Magorno (Italia Viva) ha commentato l’incarico affidato dal presidente Mattarella all’ex Presidente della BCE: «Mario Draghi – ha detto –  può rappresentare una straordinaria figura per il riscatto del Mezzogiorno d’Italia. Basta rileggere i suoi interventi recenti per comprendere come il Presidente del Consiglio incaricato promuova un approccio di grande concretezza nella soluzione delle problematiche di carattere economico, unendo sostegno ai redditi e innovazione, promozione dei diritti e investimenti mirati.

«Un economista di solida formazione e sperimentate capacità ha ben chiaro ciò che serve per il rilancio di questa parte del Paese. Mario Draghi sa bene quelle che sono le necessità del Sud, è consapevole del fatto che non serve una politica assistenziale, ma una serie di interventi finalizzati soprattutto a un vitale e prezioso protagonismo delle giovani generazioni del Meridione. Quel capitale prezioso che, purtroppo, è andato perdendosi nel corso degli anni: ragazzi e ragazze costretti ad emigrare per trovare delle opportunità e spazi di affermazione. Lavoro, ma non solo. Infrastrutture, sanità, efficienza delle pubbliche amministrazioni e lotta alla criminalità organizzata. I capisaldi indicati da Draghi sono la sintesi di quella piattaforma da realizzare per colmare lo storico gap tra il Sud e il resto d’Italia anche perché, come ha ricordato l’ex Presidente BCE, “senza il Mezzogiorno il Paese intero non ha futuro, abbiamo tutti bisogno dello sviluppo del Sud”. Potrebbe essere davvero la volta buona. Non sprechiamo questa possibilità. Mi auguro che tutte le forze politiche presenti in Parlamento, soprattutto quelle che in questi territori hanno raccolto importanti consensi, riescano a cogliere il valore della posta in gioco, dimostrando responsabilità e reale attenzione per i temi reali». (rp)

CALABRIA CENTRALE NEL RECOVERY PLAN
ARRIVA IN SENATO LA RABBIA DEI SINDACI

Giornata calda, in Senato, a proposito del Recovery Plan. Una formulazione che, come abbiamo più volte ribadito, penalizza e mortifica la Calabria, assegnando meno che briciole delle risorse disponibili. Il Recovery Plan predisposto dal Governo si è dimenticato in toto della Calabria, della necessità di tante infrastrutture, della 106, della portualità (con al centro il Porto strategico di Gioia) e via discorrendo. Il documento è arrivato in Parlamento per un esame e le opportune modifiche e correzioni. L’Anci Calabria ha espresso il totale dissenso nei confronti di un progetto che ha ignorato l’intera regione, trovando nel sen. Ernesto Magorno di Italia Viva uno strenuo sodale in questa difficile battaglia. È evidente che, pur con la volontà ritrovata di correggere omissioni e incongruenze, non ci sono i tempi tecnici per riscrivere da capo (come sarebbe in realtà opportuno e auspicabile) l’intero documento. Il problema vero è che il Plan predisposto dal Governo sembra una raccolta di buone intenzioni, con vistose assenze di aspetti programmatici, progettuali ed economici. Si corre il rischio che l’Europa respinga il piano di Ripresa e resilienza italiano per mancanza di progetti infrastrutturali credibili e cantierabili nei sei anni previsti dal fondo straordinario. Non si parla del Ponte sullo Stretto (eppure sarebbe immediatamente cantierabile, con tanto di progetto esecutivo già pronto e a suo tempo approvato), non si parla della strada della morte (la famigerata statale 106) che costituisce una grave strozzatura per lo sviluppo economico, turistico e ambientale di tutta la fascia jonica, non si parla di Alta velocità/Alta Capacità, ovvero la messa in opera di una nuova linea con binari adeguati ai treni superveloci che colleghi Salerno con Reggio. C’è solo un vago accenno a un non meglio definito “ammodernamento” della linea, che, appunto, non significa nuova linea ad Alta Capacità (in grado cioè di sostenere i 300 kmh), con un vergognoso investimento di poco più di mezzo miliardo di euro (a fronte dei 209 che il Recovery Fund ha destinato all’Italia). Quest’Italia a due velocità che non piace al Mezzogiorno (e il Manifesto per il Sud lanciato dal presidente della Svimez Adriano Giannola con altri emeriti studiosi, intellettuali e professionisti sta raccogliendo ampi consensi) e soprattutto non piace alla Calabria. I sindaci della regione sono molto arrabbiati e hanno fatto arrivare in Parlamento il proprio disappunto e l’indignazione per l’inezia fin dimostrata dalle forze politiche.

Magorno, in un acceso intervento in Senato, ha ribadito che la Calabria deve essere centrale nel Recovery Plan: «La Calabria – ha detto – ancora una volta viene dimenticata e il Recovery Plan, che avrebbe dovuto rappresentare un’importante svolta per questa Regione, di fatto la ignora, allontanandola sempre di più dal resto del Paese. Molti sindaci calabresi, in questi giorni, dalle loro trincee, hanno fatto sentire la propria voce di protesta, evidenziando il rischio reale che, anche in questa occasione, unica e irripetibile ,vengano mortificati i diritti e le aspettative dei cittadini».

«Il Comitato Direttivo dell’Anci Calabria, all’unanimità – ha ricordato Magorno – ha ribadito le problematiche, le omissioni, le incongruenze, le disattenzioni del Recovery Plan verso la Calabria e i Calabresi. Con il loro documento, i sindaci vogliono sensibilizzare deputati e senatori di ogni schieramento a prendere una posizione netta e determinata a favore della Calabria per modificare un testo che, se pure migliorato rispetto alla prima stesura, non scalfisce minimamente i ritardi storici che umiliano questa martoriata terra».

«Come senatore e, ancora prima, come sindaco di Calabria – ha evidenziato – io sarò in prima linea a lottare affinché le rivendicazioni dei primi cittadini vengano accolte per intero. In questo momento storico, non sono possibili mediazioni di nessun tipo, non sono ammissibili indugi, non sono sopportabili diserzioni, non sono accettabili tentennamenti, non sono tollerabili furbizie, non sono concepibili interessi personali o politici».

«La Calabria – ha detto con forza – deve essere rappresentata, tutelata e difesa oltre ogni limite. È inutile scandalizzarsi di fronte alle affermazioni di Corrado Augias su una Calabria condannata all’emarginazione, se poi alle parole non seguono azioni concrete e mirate a colmare gli atavici deficit di questa Regione. Nelle scorse settimane, ho votato contro il decreto Calabria e da senatore della maggioranza che fu; ho, quindi, votato contro la fiducia al Governo. E sempre per il bene della Calabria, voterò anche contro il Recovery Plan, qualsiasi Governo verrà alla luce nei prossimi giorni, se verrà alla luce, e lo farò per dare un futuro e nuove prospettive di crescita alla mia terra!.

«La Calabria – ha proseguito – non è una terra perduta, è una terra abbandonata, isolata, dimenticata, utilizzata, una terra che con grande dignità e grande forza chiede di avere le stesse opportunità avute da altri territori. È vero, la Calabria è piena di contraddizioni e criticità ma, da tempo, ha iniziato un cammino per superare insidie e ostacoli , primi fra tutti ’ndrangheta e malaffare».

«La Calabria – ha concluso il senatore di Italia Viva – è una terra di uomini e donne che hanno capacità, competenza, intelligenza e tenacia per operare fattivamente per il riscatto delle proprie comunità. Bisogna, però, mettere a loro disposizione le risorse e gli strumenti necessari. Il Recovery Plan deve fare anche questo e io lavorerò e mi batterò affinché tutto non resti un sogno ma diventi realtà». (rrm)

Il video dell’intervento in Senato

Magorno (Iv): Sul Recovery serve la mobilitazione dei sindaci calabresi

Il sen. Ernesto Magorno (Italia Viva) ha lanciato un appello per una mobilitazione dei sindaci calabresi sul Recovery Plan. «Mi rivolgo – ha detto – al presidente facente funzioni dell’Anci, Francesco Candia, affinché a nome di tutti i sindaci della Calabria si faccia interprete e protagonista di questa battaglia di giustizia sul Recovery plan. In ballo vi è una grande opportunità che – a causa della negligenza del Governo – potrebbe svanire nel nulla nella nostra terra e non segnare – così come dovrebbe essere – la principale leva di riscatto e di ripresa dall’emergenza sanitaria ancora in corso.
«Il mancato inserimento di investimenti fondamentali – dall’alta velocità all’intera rete ferroviaria sulla dorsale ionica fino alla piattaforma logistica dell’area portuale di Gioia Tauro – rappresenta un punto di non ritorno rispetto al quale la mobilitazione deve essere corposa e vigorosa e chiama in causa un diretto protagonismo di tutte le amministrazioni locali rappresentate dall’Anci.
Serve un atto di coraggio e di responsabilità, che non può essere affidato alla voce dei singoli sindaci – è urgente al contrario una risposta organizzata, forte e ben visibile che metta il Governo di fronte ai propri errori e sia finalizzata a riportare, nel più breve tempo possibile, la Calabria nell’agenda nazionale. Il più grande piano di rilancio per il futuro dell’Italia non può ignorare una regione intera: non spendersi oggi vorrebbe dire compromettere il futuro e condannare la Calabria a una insopportabile condizione di fragilità ed emarginazione». (rp)

DECRETO SANITÀ APPROVATO DAL SENATO
CALABRIA COMMISSARIATA PER DUE ANNI

Con 149 voti favorevoli e 117 contrari, il Decreto Calabria è diventato legge. Questo significa che la Calabria sarà commissariata per altri due anni, sotto la ‘guida’ del Commissario ad acta Guido Longo, che sarà affiancato da sub-commissari. Non è un bel giorno per la Calabria, anche se, grazie all’emendamento dell’on. Roberto Occhiuto, il debito della sanità calabrese potrà essere spalmato in trent’anni, consentendo nuove spese e soprattutto nuovi investimenti e assunzioni di personale medico e paramedico prima impediti dalla criticità della situazione economica e finanziaria,

Diversi i commenti prima, durante e dopo l’approvazione. Il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri nel corso della seduta al Senato ha rimarcato che: «La Calabria ha bisogno di normalità». Il che significa – ha detto Sileri – «trovare un ospedale vicino casa aperto, non chiuso, come purtroppo si vede in molte parti d’Italia e soprattutto in Calabria; significa trovare un medico vicino; significa trovare qualcuno che ti ascolta. I calabresi hanno bisogno di questa normalità, che tutti auspichiamo».

«Il provvedimento che ci apprestiamo a votare oggi – ha detto ancora Sileri – rappresenta il mezzo verso questa normalità che, ognuno di noi deve volere, perché siamo italiani, ma siamo anche tutti calabresi. Trovo francamente ingiusto per due motivi, il fatto che una persona calabrese e la sua famiglia debbano spostarsi dalla Calabria verso Napoli, Roma o Milano, perché non riescono a trovare una cura. In primo luogo, perché democrazia significa poter avere cure adeguate ovunque, anche vicino casa. In secondo luogo, è un’ingiustizia anche per il personale sanitario che vive, lavora e si sacrifica in Calabria. Vi garantisco che, avendo visitato diverse strutture in Calabria, la qualità sanitaria c’è. Il provvedimento che ci apprestiamo a votare deve anche rappresentare il mezzo per dare fiducia ai calabresi per quello che hanno nel loro territorio».

Tra gli interventi dei senatori contrari al Dl Calabria, ci sono quelli di Marco Siclari di Forza Italia, che ha ricordato al Governo nazionale «in Calabria lo Stato ha fallito per 11 anni per il tramite dei suoi commissari. Ho anche aggiunto – ha scritto su Facebook – che con l’approvazione di questo decreto, lo Stato certifica che i calabresi vengono considerati figli di un Dio minore. Al governo è mancato persino l’amore per la parte più debole del Paese, e lo dimostra questa scelta del Governo che ripropone di commissariare, di altri due anni, la sanità dopo aver riconosciuto i fallimenti registrati in 11 anni».

«Fallimenti – ha continuato Siclari – che hanno comportato, persino, la zona rossa alla Calabria per l’impossibilità della sanità calabrese di curare i malati di Covid, frutto dell’incapacità del Commissario di migliorare, in questi ultimi due anni, il Decreto Calabria, l’assistenza sanitaria».

«Ho concluso – ha detto Siclari – invitando il Governo, che ha certificato un’assistenza sanitaria inadeguata per la Calabria, di dare priorità ai calabresi nel piano vaccinale».

La senatrice forzista Fulvia Michela Caligiuri, nel corso della seduta, ha illustrato la proposta di non passare all’esame degli articoli del dl Calabria che prevede la proroga del commissariamento della Sanità calabrese. «Il decreto – ha spiegato – che proroga il commissariamento della Sanità calabrese, per ulteriori due anni viola apertamente diversi principi costituzionali, in primo luogo quello che prevede la leale collaborazione tra enti territoriali e lo Stato e la sussidarietà. La Regione, invece, viene privata di svolgere la sua funzione ed i suoi legittimi poteri. Inoltre, il commissariamento è finalizzato al mero rientro del debito, senza tenere in alcun conto la necessità di garantire le cure, ed una sanità all’altezza ai calabresi sul loro territorio. Dopo i fallimenti di ben undici anni di commissariamento – ha aggiunto la sen. Caligiuri – l’unico provvedimento da fare d’intesa con tutte le forze politiche era la restituzione della gestione della sanità alla Regione».

Anche Ernesto Magorno, senatore di Italia Viva, ha dichiarato il suo ‘no’ al Dl Calabria: «Non posso che sentirmi mortificato e deluso da un Governo che, di fatto, sembra aver dimenticato e abbandonato la Calabria. Una Calabria considerata sempre di più Cenerentola d’Italia. Noi sindaci – ha aggiunto Magorno – misuriamo, con piccoli e grandi problemi della nostra gente, ascoltiamo la loro disperazione, cerchiamo di rielaborarla in soluzioni e, soprattutto, non ci voltiamo mai dall’altra parte. Era questo il senso e il motivo del mio emendamento al Decreto Calabria, in cui proponevo di istituire, all’interno della struttura commissariale della sanità, un organo formato dai sindaci, con poteri di controllo e di proposta. Ma, allo stato dei fatti, quell’emendamento, non solo mio ma dei sindaci della Calabria e stato stravolto».

Tra i favorevoli, invece, la sen.  Bianca Laura Granato del Movimento 5 Stelle, che ha ricordato che «da oltre tre 10 anni, la Calabria è sottoposta a piano di rientro sanitario. Tanti cittadini non riescono ad usufruire del diritto costituzionale alla cura, e sono costretti alla migrazione sanitaria. La vigilanza dello Stato sui sistemi sanitari regionali è indispensabile così come è importante che le dirigenze sanitarie vengano assunte non dalla politica ma in base a concorso pubblico in base a criteri meritocratici e non di affiliazione politica».

«Fondamentale – ha aggiunto – è anche rivedere i parametri di assegnazione dei fondi per il finanziamento dei servizi sanitari regionali, sulla base non della popolazione pesata ma anche in funzione delle co-morbilità che, sicuramente, comportano costi di gestione più elevati».

«Non tutti sapranno – ha proseguito – che i bilanci di 4 anni dell’Asp di Reggio Calabria sono spariti, e sono stati sostituiti da bilanci orali, non tutti sapranno che il commissariamento governativo ha riguardato solo l’aspetto economico-finanziario, ma quello gestionale è sempre rimasto nelle mani della Regione Calabria, i cui governatori che si sono susseguiti hanno sempre confermato le stesse persone alla guida delle Asp e hanno confermato sempre premialità per tutti i dirigenti che dopo numerosi anni di questa gestione hanno portato l’indice dei Lea a 136, ovvero ben 24 punti al di sotto delle soglie di accettabilità. Quali sono le principali cause del dissesto? Il rapporto “malato” pubblico-privato, per il quale si faceva ricorso a continui sforamenti del budget destinato alle strutture private convenzionate, con conseguente contenzioso e nuovi oneri per il bilancio delle Asp, le forniture spesso inutili o obsolete pagate fuori dai listini di mercato liquidate, anche più volte, assunzioni clientelari da parte dei politici di turno. Tutto ciò ha subìto una inevitabile battuta di arresto con il commissariamento governativo, ma ha anche comportato delle restrizioni non indifferenti sul diritto alla cura dei calabresi che si sono visti improvvisamente aumentare il costo delle prestazioni, della diagnostica, imporre limitazioni nelle prescrizioni, ma è fondamentale sempre distinguere le cause dagli effetti: le cause sono riconducibili alla cattiva gestione della sanità da parte della regione Calabria».

«Oggi, per la seconda volta – ha detto ancora – votiamo un decreto per la sanità calabrese. Abbiamo reso la struttura commissariale più incisiva anche nel merito della gestione del servizio sanitario calabrese, grazie ad un suo potenziamento sotto il profilo amministrativo e sanitario. Le precedenti strutture commissariali hanno sempre operato in una sorta di deserto istituzionale, private di qualsiasi supporto da parte del dipartimento della salute della Regione Calabria, pertanto un solo commissario, anche quando, col precedente decreto Calabria supportato tecnicamente da un sub Commissario, non è mai stato sufficiente a portare soccorso al disastrato sistema sanitario calabrese anche perché ci si deve muovere nel perimetro costituzionale modificato a favore delle autonomie regionali attraverso la riforma del Titolo V realizzata nel 2001».

«Per il piano di rientro sono stati stanziati altri altri 180 milioni per i debiti certificati – ha aggiunto la senatrice Granato –. Non sappiamo a quanto ammonti il debito non certificato proprio per i bilanci di anni mancanti. Speriamo che l’attuale struttura possa venire a capo di questo groviglio che appare inestricabile. È fondamentale, che il sistema sanitario nazionale possa essere sostenuto attraverso l’impiego di strutture pubbliche a copertura di tutto il fabbisogno. Le strutture private che hanno gestito male le risorse, che rischiano la chiusura, perché hanno operato gonfiando le spese a carico del servizio sanitario regionale, se attualmente indispensabili a garantire la continuità del servizio per alcune prestazioni sanitarie devono essere pubblicizzate».

«È questa – ha concluso – la ricetta per uscire dalla drammatica situazione in cui oggi si trova la sanità calabrese e quella di tutte le regioni d’Italia». (rrm)

Decreto Calabria: Magorno contesta il mancato coinvolgimento dei sindaci

Ultime battute per la conversione in legge del decreto Calabria, in Senato. Amare le considerazioni del sen. Ernesto Magorno, che è anche sindaco di Diamante. Il senatore aveva proposto ancora una volta, con un emendamento (bocciato) un maggiore coinvolgimento dei sindaci nella gestione della sanità calabrese.

«Non posso che sentirmi mortificato e deluso – ha detto in aula il sen. Magorno, argomentando il suo no al decreto – da un Governo che, di fatto, sembra aver dimenticato e abbandonato la Calabria. Una Calabria considerata sempre di più Cenerentola di Italia. Oggi più di ieri, noi sindaci siamo alle prese con la difficoltà di far quadrare il difficile equilibrio tra domanda dei cittadini e offerta pubblica. Ci misuriamo con piccoli e grandi problemi della nostra gente, ascoltiamo la loro disperazione, cerchiamo di rielaborarla in soluzioni e, soprattutto, non ci voltiamo mai dall’altra parte. Siamo noi a raccogliere il grido di aiuto di uomini, donne, anziani, giovani e purtroppo bambini costretti a lasciare la Calabria e ad affrontare l’esodo sanitario verso gli ospedali del nord, un calvario personale e familiare per farsi curare da malattie oncologiche o sottoporsi a visite specialistiche o a operazioni chirurgiche. Era questo il senso e il motivo del mio emendamento al “Decreto Calabria” in cui proponevo di istituire, all’interno della struttura commissariale della sanità un organo formato dai sindaci, con poteri di controllo e di proposta. Ma, allo stato dei fatti, quell’emendamento, non solo mio ma che ha la voce, il volto e l’anima dei sindaci della Calabria è stato stravolto totalmente e privato della parte in cui si prevedeva un diretto coinvolgimento dei sindaci calabresi nella filiera di comando della struttura commissariale alla sanità. Purtroppo, questa norma è stata inopinatamente stralciata e ciò dovrebbe preoccupare l’intera delegazione dei senatori calabresi, quantomeno di coloro che appartengono al centrosinistra e alla maggioranza di Governo. Il passato ci insegna che una classe politica, conservatrice e preoccupata di difendere lo“status quo” è capace solo di scrivere le pagine più brutte della nostra storia sia a livello nazionale che regionale.Il futuro ci sollecita a lanciare un segnale di grande maturità e coerenza, dando dimostrazione di avere nel cuore e nella mente solo ed esclusivamente il bene e la crescita della nostra Nazione e quindi anche della Calabria. Pertanto, proprio per tutelare fino in fondo i diritti dei calabresi, sono mio malgrado costretto a votare no al Decreto Calabria. Se votassi il testo del Decreto Calabria, così come è stato modificato nei lavori parlamentari alla Camera, tradirei me stesso, la mia gente, le mie radici, la mia storia, i miei ideali. Questo Decreto doveva rappresentare una svolta per la sanità in Calabria. Questo Decreto doveva esaltare il ruolo dei sindaci, invece li umilia e contemporaneamente li manda in prima linea a mani nude. Con questo Decreto si vuole governare per sempre la Calabria attraverso la sanità. Di fatto si stabilisce un principio che anche la moderna civiltà giuridica avanzata aborre. Il “fine pena mai”. Il “fine commissariamento” per la Calabria MAI! Ed io, che sono cresciuto alla scuola di quella politica che parte dal basso, fatta con dignità, coerenza e trasparenza, in una piccola sezione di partito come in piazza, per il popolo e con il popolo, DICO NO!».

Il Senatore e Sindaco di Diamante ha concluso: «È questo il modo di essere e fare politica, a cui ho sempre creduto, ispirandomi ad una donna tenace e coraggiosa, un grande esempio di passione e disinteressato impegno civile, culturale e sociale per la sua terra e in difesa dei diritti dei cittadini, in particolare delle fasce più deboli della popolazione. Quella donna, ci è riuscita, a differenza di oggi, in cui il diritto alla salute viene garantito con tagli e chiusure di strutture ospedaliere che paradossalmente peggiorano l’efficienza sanitaria e aumentano il deficit pubblico. Quella straordinaria donna, è una calabrese, è Marianna Presta, mia madre, interprete autentica dei veri valori e dei più alti ideali della tradizione socialista, che incarna nella propria storia, la politica autentica, quella che mette al centro la persona e l’amore per la polis. La politica, in cui mi riconosco, a cui sono fiero di appartenere, con cui ho sempre operato, con cui sto svolgendo la mia attività di parlamentare e con cui amministro da Sindaco.Ma se, come sembrerebbe, la politica sta diventando tutt’altra cosa, con l’amarezza di chi ha creduto e crede nel valore delle istituzioni, con la responsabilità civile e morale che appartiene alla mia cultura e coerenza di politico, di cittadino, di uomo libero e democratico, valuterò il mio ritiro dalla attività politica al termine della Legislatura Parlamentare e del mio mandato da Sindaco». (rp)