Gli assessori regionali chiedono al ministro Patuanelli un tavolo tecnico per ripartizione risorse sviluppo rurale

Gli assessori regionali di Calabria, Gianluca Gallo, Basilicata, Francesco Fanelli, Campania, Nicola Caputo, Puglia, Donato Pentassuglia, Sicilia, Toni Scilla e Umbria, Roberto Morroni, hanno chiesto al ministro Stefano Patuanelli, in merito alla ripartizione dei fondi europei per lo sviluppo ruruale, «un tavolo tecnico cui demandare la definizione della questione, entro 60 giorni, con l’individuazione di criteri coerenti allo spirito ed alle finalità del Psr. Se così sarà, noi ci saremo, forti della convinzione che anima la nostra battaglia». Quella di sempre: «Se cresce il Sud, cresce l’Italia».

Gli assessori, infatti, hanno partecipato a una conferenza stampa a Palazzo Madama, a Roma, in cui  hanno richiamato alle proprie responsabilità Governo e Parlamento su una questione ritenuta essenziale: la ventilata revisione dei criteri di ripartizione, con lo stravolgimento dei parametri della storicità della spesa».

«Non siamo qui per alimentare guerre di campanile, o contrapposizioni tra schieramenti diversi», la precisazione del gruppo dei sei, composto da amministratori di varia estrazione in rappresentanza di Regioni diverse, che da sole rappresentano il 60% delle aree italiane interessate dal Psr. Del resto, le nostre posizioni hanno trovato conforto, nelle ultime settimane, anche nelle prese di posizione del Mef e della Commissione Europea, a dimostrazione della bontà di una linea oggettivamente sostenibile e nel giusto».

Nel mirino, l’atteggiamento del Mipaaf: «Da mesi – hanno ribadito gli assessori all’Agricoltura delle sei Regioni – siamo impegnati a ricercare un punto di equilibrio per garantire il raggiungimento di un accordo equo. Abbiamo però sempre trovato porte chiuse, specie dopo la decisione del ministero dell’Agricoltura di ignorare persino le indicazioni della Commissione europea, per sostenere invece scelte che non tengono in alcun conto un’analisi globale della totalità dei fondi Pac – I e II pilastro – destinati ai territori, ignorando non solo le tematiche legate alla quota di confinanziamento, ma anche che il Regolamento Ue 2020/2220 ha prorogato per il 2021 ed il 2022 non solo i programmi di sviluppo rurale, ma anche l’attuale regime dei pagamenti del I pilastro della Pac».

Nonostante ciò, hanno tuttavia sottolineato Fanelli, Gallo, Caputo, Pentassuglia, Scilla e Morroni, «con senso di responsabilità non ci sottraiamo al dialogo: ringraziamo i parlamentari che stanno sostenendo la nostra iniziativa e ribadiamo d’essere pronti ragionare su nuovi meccanismi a partire dal 2023. Sia chiaro, però, che non accetteremo mai colpi di mano tesi a cancellare la fase transitoria del biennio 2021-2022: ciò si tradurrebbe in una penalizzazione mortificante per regioni già svantaggiate che, paradossalmente, sarebbero private proprio dei fondi destinati a garantire il riequilibrio strutturale, a tutto vantaggio di zone già di per sé meglio attrezzate». (rrm)

Sei Regioni contro la revisione dei parametri di ripartizione per i fondi europei per sviluppo rurale

Calabria, Basilicata, Campania, Puglia, Sicilia e Umbria sono le sei Regioni che hanno contestato l’operato e le scelte del Ministero dell’Agricoltura in merito alla revisione dei parametri di ripartizione dei fondi europei per le politiche di sviluppo, e hanno annunciato, per il 6 maggio, alle 16.30 a Palazzo Madama, una conferenza stampa.

«Siamo impegnati – hanno osservato gli assessori all’Agricoltura del gruppo delle 6 Regioni – a sostenere le ragioni di un passaggio graduale che non intacchi le finalità proprie del Feasr: colmare il divario tra le aree più ricche ed evolute e quelle più povere e marginali. Una posizione espressa da Regioni che, da sole, rappresentano il 60% delle aree italiane interessate dal Psr e che, nelle ultime settimane, ha trovato conforto anche nelle comunicazioni della Commissione Europea. Per mesi, abbiamo tentato di ricercare un punto di equilibrio per garantire il raggiungimento di un accordo realmente unanime ed equo, scevro da penalizzazioni per zone del Paese che non sopporterebbero il peso di nuove discriminazioni che, in parole povere, si tradurrebbero in scippi di risorse essenziali».

«Ci siamo però trovati – hanno spiegato – di fronte a un muro di gomma che è diventato ancor più respingente dopo la presa di posizione del ministero dell’Agricoltura, che sovvertendo la logica e le indicazioni di matrice europea ha deciso sostanzialmente di cancellare principi elementari quanto essenziali, con scelte che non lasciano emergere alcun elemento di analisi globale della totalità dei fondi Pac – I e II pilastro – destinati ai territori, non tenendo conto che il regolamento Ue 2020/2220 ha prorogato per il 2021 ed il 2022 non solo i programmi di sviluppo rurale, ma anche l’attuale regime dei pagamenti del I pilastro della Pac. Da qui la decisione di avviare una mobilitazione che nei giorni scorsi ha già portato ad un incontro col ministero per il Sud, Mara Carfagna, e che adesso sfocerà in una prima presa di contatto con l’opinione pubblica, alla quale illustrare le motivazioni di una iniziativa che va oltre la difesa dello status quo».

«Siamo pronti anche a ragionare su nuovi meccanismi a partire dal 2023 – hanno rilanciato gli assessori di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Umbria – ma non accettiamo colpi di mano tesi a cancellare la fase transitoria del biennio 2021-2022, che condurrebbe ad una forte penalizzazione per regioni svantaggiate che, paradossalmente, sarebbero private proprio dei fondi destinati a garantire il riequilibrio strutturale, a tutto vantaggio di zone già di per sé meglio attrezzate».

Laura Ferrara (M5S): Si mantenga metodo storico di riparto per Fondo Europeo agricolo per sviluppo rurale

L’eurodeputata del Movimento 5 StelleLaura Ferrara, è intervenuta nuovamente sul dibattito interno tra Regioni italiane circa la futura ripartizione delle risorse Feasr tra i Psr regionali nei due anni di transizione 2021 e 2022, sottolineando che «i criteri di ripartizione delle risorse Feasr devono colmare il divario tra le aree più ricche ed evolute e quelle più povere e marginali».

«Non è stato ancora raggiunto un accordo fra Ministero alle politiche agricole e Regioni – ha aggiunto –. La proposta mediatrice del Ministro Stefano Patuanelli, infatti, non può soddisfare le esigenze di regioni storicamente in condizioni di svantaggio strutturale ed economico come, appunto, la Calabria e altre regioni del Sud e non solo. Bisogna ricercare criteri non solo oggettivi, ma soprattutto idonei a rispondere agli obiettivi generali dello sviluppo rurale, nel rispetto della logica del criterio storico seguita dalla Ue per ripartire il Fondo nel periodo 2021-2022».

«La proposta del ministro – ha spiegato – prevede l’introduzione nel 2021 di un 30% di questi nuovi criteri, definiti oggettivi e che comprendono ad esempio la produzione lorda vendibile, la superficie agricola utile, il numero di imprese, e il mantenimento del 70% dei parametri storici, e il ribaltamento delle percentuali nel 2022, con i criteri oggettivi a incidere per il 70% e i parametri storici per il restante 30%. L’adozione di questi nuovi criteri oggettivi non può avvenire senza un’analisi globale di tutte le risorse della Pac, senza un’adeguata rimodulazione, infatti si renderebbe ancora più ampio il divario tra regioni più sviluppate e meno sviluppate».

«Verrebbe meno, dunque – ha proseguito – l’obiettivo cardine dei fondi europei: sostenere e aiutare i territori economicamente più svantaggiati e non sottrarre risorse a vantaggio di Regioni che, storicamente, hanno standard soddisfacenti di produzione e commercializzazione».

«Alla luce di ciò – ha concluso – ho ritenuto necessario ribadire alla Commissione europea, in un’apposita interrogazione, come nella ripartizione del Feasr si debba comunque perseguire l’obiettivo primario di colmare il divario tra Regioni europee, mirando ad un giusto riequilibrio territoriale socio-economico e finanziario» conclude l’eurodeputata calabrese». (rrm)