A Latina lo spettacolo “Nina. Guten Morgen Ferramonti”

Domani sera, a Latina, alle 21, nella Sala Botteghe Invisibili di Via Sezze 39, andrà in scena lo spettacolo Nina. Guten Morgen Ferramonti della Compagnia Methexis con Lara Chiellino, attrice solista e l’adattamento e la regia di Dora Ricca.

Lo spettacolo raccontano i mille giorni di una giovane ebrea nel campo di concentramento di Ferramonti, liberamente tratto dal libro autobiografico di Nina Weksler Con la gente di Ferramonti (Editoriale Progetto 2000 di Cosenza).

«Nina Weksler (1923-1997) è nata a Leningrado – si legge in una nota degli organizzatori – subito dopo la rivoluzione bolscevica si trasferisce a Berlino; con il nazismo la famiglia si disperde e Nina si rifugia a Milano. Arrestata dalla polizia fascista fu destinata al campo di concentramento più grande d’Italia: Ferramonti di Tarsia, in Calabria; mentre la mamma morirà ad Auschwitz».

«Nel passaggio drammaturgico del testo – continuano – i molti dettagli della storia raccontata dall’autrice si trasformano in emozioni, sguardi, parole, gesti e azioni dell’unica attrice in scena che ci lascia vedere e intravedere una moltitudine umana dei tanti internati, portatori di costumi, lingue, culture e professioni diverse, che descrivono con poesia e malinconia anche il rapporto con il territorio degli oltre duemila ebrei che si sono salvati grazie a questo internamento così geograficamente lontano dai campi nazisti di sterminio, come Dachau, Auschwitz, Berghen-Belsen, Buchenwald ecc., e grazie alle scelte degli uomini cui fu affidata la direzione del campo».

Subito dopo la rappresentazione a Latina, lo spettacolo sarà in tour in Calabria e diversi istituti scolastici lo hanno già in programmazione. (rrm)

Il romanzo d’amore di Pino Ambrosio parte dal campo di Ferramonti

Ferramonti continua a far parlare sempre di sé. Fra le mille storie uscite da lì, questa volta ce ne sta una che parla d’amore. Ma andiamo con ordine.

Il Campo di internamento di Ferramonti di Tarsia non è celebre solo per essere stato il più grande tra quelli che nell’estate del 1940 fece costruire Benito Mussolini in Italia. Non lo è neppure per la circostanza che al suo interno nessuno degli ebrei, slavi e apolidi internati fu vittima di violenza o direttamente deportato in Germania, primato per il quale è inserito tra i 100 Marcatori identitari distintivi (Mid) della Calabria, censiti nella proposta di mappatura ufficiale depositata alla Fondazione Calabria Film Commission. In quello che Steinberg definì il più grande kibbutz del continente europeo, all’ombra della grande barbaria dell’Olocausto, nacquero storie e amori intensi che ancora oggi continuano a vibrare nella memoria di quanti attorno a quel campo hanno avuto un vissuto.

E proprio di una di queste storie, che sembra uscita da una sceneggiatura di Park Ji-eun, parla il romanzo autobiografico nato come soggetto cinematografico, “Campo Ferramonti. Storia di una vita” di Pino Ambrosio, edito da Media & Books e patrocinato dall’Associazione Casa Calabria International (Cci).

«Ho vissuto un’infanzia bellissima, solo insieme a mia madre». – racconta l’autore, originario di San Marco Argentano. Un bambino cresciuto nella quotidianità dei campi di grano estesi tra la Valle del Crati e quella dell’Esaro, con un’assenza perenne, quella del padre. Nessuno mai gli raccontò la verità di quella mancanza, fino a quando una sera d’inverno la sua mamma, seduti attorno al fuoco, invece di raccontargli una fiaba gli parlò di una notte piena di stelle, durante la quale nell’andare a prendere l’acqua al pozzo, incontrò un ragazzo, impaurito, sporco e affamato. Era scappato da Ferramonti in cerca di libertà. Quella giovane donna se ne prese cura, lo portò nel fienile di famiglia, lo accudì per quasi due mesi. «Le ore trascorse insieme a lui, nascosti nel fienile – dice la giovane nel romanzo di Ambrosio – sono state le più belle della mia vita, anche se erano vissute con l’amara consapevolezza che non saremmo potuti restare a lungo insieme».

Da quella storia d’amore breve e intensa è nata la consapevolezza di un germoglio di vita nato dall’esperienza drammatica all’interno del Campo di Internamento di Ferramonti.

Un romanzo affascinante che ha travolto d’emozione la Comunità ebraica del Sud tanto da consentire all’autore l’onore di piantare un cedro in occasione della cerimonia dell’ultima Giornata della Memoria all’interno del campo di concentramento della Media Valle Crati.

Pino Ambrosio oggi è un cittadino elvetico, trasferitosi in Svizzera oltre 50 anni fa ma che non ha staccato mai la sua spina della memoria e delle radici con San Marco Argentano. Appena può torna nella sua terra per incontrare amici e fare nuove esperienze di confronto come quella con gli autori Tommaso Orsimarsi ed Esperia Piluso che di fatto – come ricorda Innocenza Giannuzzi, presidente di Cci – hanno sostenuto la scrittura di questa opera intuendo la formidabile capacità comunicativa soprattutto per un progetto cinematografico.

Da qui è nato un libro che ha riscosso subito successo di critica e apprezzamenti importanti e autorevoli come quello, tra tutti, del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e di Papa Francesco. (rcs)

Studenti in visita al campo di Ferramonti grazie all’Anpi

Un viaggio d’istruzione in quel Ferramonti di Tarsia che fu il campo di concentramento calabrese nel corso della Seconda Guerra Mondiale. È il premio vinto dagli studenti trionfatori di “25 Aprile. Una data che è parte essenziale della nostra storia: è anche per questo che oggi possiamo sentirci liberi. Una certa Resistenza non è mai finita (Enzo Biagi)”, concorso indetto dalla Sezione Anpi “Ruggero Condò” in sinergia con la Città metropolitana, il Comune di Reggio Calabria e l’associazione culturale Rhegion.

L’evento dal grande valore culturale, perché anche in chiave calabrese si ricorderà la storia di quel periodo nefasto, e valoriale e si parlerà di arte, perché si ribadiranno i valori di fratellanza, giustizia, democrazia e libertà incarnati dall’antifascismo, si terrà sabato 27 maggio.

Una volta arrivati nel cosentino a bordo di un pullman granturismo, ci sarà una visita al campo e un breve seminario “I campi del Duce”, con la partecipazione di Rocco Lentini (presidente dell’Istituto Ugo Arcuri per la Storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea), Mario Vallone (coordinatore regionale dell’Anpi), Teresina Ciliberti (responsabile della Fondazione che gestisce il campo), Roberto Ameruso (sindaco di Tarsia), Marcantonio Malara (presidente della Commissione Cultura del Comune di Reggio Calabria), Diego Cilio (“Ruggero Condó”) e Filippo Sorgonà (giornalista e presidente della Commissione esaminatrice del concorso).

A seguire, nella vicina Cerisano, avverrà l’omaggio alla tomba monumentale dedicata a Michel Fingesten, ebreo “ospite” del campo di concentramento di Ferramonti, considerato da tutti i critici d’arte il più grande artista degli ex-libris della storia ed il più rilevante incisore del 1900. E, nella sala del consiglio comunale di Cerisano, alla presenza di Lucio di Gioia (sindaco di Cerisano) diversi esperti coordinati da Francesco Mannarino (giornalista), tra cui Alessandra Carelli (docente di Storia dell’Arte), terranno una breve lezione sullo stesso Fingesten. (rrc)