Dal Santuario della Madonna dello Scoglio mons. Oliva ringrazia Papa Francesco

di PINO NANO – «Il riconoscimento ufficiale di questo luogo mariano fa onore a tutta la Regione. Lo Scoglio è destinato ad essere centro di spiritualità aperto a tutti, anche a quanti provengono da altre regioni e nazionalità. Sono presenti gruppi di preghiera in Polonia, in Ucraina, in Germania ed in altri paesi. Dallo Scoglio può riflettersi l’immagine positiva di una Calabria accogliente, capace di far tesoro delle risorse e bellezze del suo territorio. Sono certo che d’ora in avanti si farà attenzione ad esso, rendendolo meglio accessibile attraverso scelte infrastrutturali e recettive, di largo respiro». 

Il vescovo di Locri, mons. Francesco Oliva torna al santuario della Madonna dello Scoglio di Placanica per ringraziare Papa Francesco che ha di fatto riconosciuto lo Scoglio di Placanica luogo sacro di preghiera.

«Siamo qui pellegrini riuniti sotto lo sguardo della Vergine Immacolata nostra Signora dello Scoglio. È il primo pellegrinaggio che facciamo come chiesa diocesana, dopo il riconoscimento ufficiale di questo luogo mariano da parte del Santo Padre. Questo incontro di preghiera è stato programmato di concerto con la santa Sede per ringraziare il Signore del dono ricevuto. Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ha fatto germogliare i fiori tra le rocce, in un deserto ha fatto sgorgare acqua pura, ha dispensato tante grazie spirituali, manifestando attraverso Maria la sua infinita misericordia. Tutta la nostra chiesa diocesana ringrazia papa Francesco per questo momento di grazia e di festa». 

Dall’altare di Placanica, davanti ad una folla strabordante e incontenibile il vecchio pastore di Locri si rivolge direttamente a Fratel Cosimo Fragomeni, l’uomo che viene ormai indicato dai media come il padre Pio di Calabria, e dice: «Oggi, forse come mai fatto prima, esprimiamo come chiesa diocesana la nostra gratitudine e vicinanza spirituale a Fratel Cosimo, che ha consacrato tutta la sua vita alla missione che Maria gli ha affidato. Siamo particolarmente uniti ai volontari del Santuario, alla Fondazione Madonna dello Scoglio, ai Testimoni del Rosario, a tutta la famiglia dello Scoglio ed al numeroso popolo dei devoti. Ci sentiamo tutti popolo mariano che davanti all’immagine della Vergine in questo santuario ed in tutti gli altri santuari loda il Signore per le meraviglie operate attraverso questa donna, che ha portato in grembo il Figlio dell’Eterno Padre».

Commovente l’abbraccio che Fratel Cosimo dedica al suo Vescovo, che nella sua omelia spiega in maniera chiarissima il mistero di Placanica: «In seguito al decreto di nulla osta approvato da papa Francesco, la chiesa ha riconosciuto che anche nell’esperienza mariana dello Scoglio c’è stata tanta ricchezza di vita e di grazia dispensata dallo Spirito Santo. Molti fedeli venuti allo Scoglio attraverso lettere, email, testimonianze dirette raccontano delle loro esperienze di conversioni dopo essersi allontanati dalla pratica religiosa, di riscoperta della vita sacramentale, del dono di una guarigione insperata. Il tutto grazie all’intercessione della Vergine Immacolata ed alle preghiere di Fratel Cosimo».

 Ma chi è oggi Fratel Cosimo per la Chiesa ufficiale?

Lo spiega davanti a tutti mons. Francesco Oliva: «Nel “poco” che abbiamo possiamo riconoscere l’esperienza dello Scoglio, l’umile e generosa testimonianza di Fratel Cosimo e di tanti uomini e donne, che frequentano lo Scoglio e qui hanno ritrovato conforto e pace. La Chiesa, dopo un lungo tempo di discernimento, ha confermato che in questo “poco”, allo Scoglio, s’è manifestata la grazia e la benevolenza di Dio. La nostra Chiesa diocesana gioisce per questo e ringrazia Dio che sceglie come interlocutori privilegiati i poveri e gli umili, le periferie esistenziali, i luoghi sperduti e solitari».

E il riferimento di Mons. Oliva va dritto a Fratel Cosimo: «Scopriamo che in questo luogo, a partire dall’11 maggio 1968 un umile figlio di questa terra, fratel Cosimo, s’è trovato al centro della benevolenza del Padre. Sulla grande pietra di calcare scuro (lo scoglio), s’è sentito avvolto in una luce folgorante. Come racconta egli stesso, “in quel momento ho sentito come un brivido attraversare il mio corpo, fui preso da un forte senso di paura e stavo per scappare, perché ho pensato si trattasse di qualche spirito, anche se dall’aspetto sembrava la Madonna…. Mi sono sentito come sconvolto, profondamente turbato, assalito dal dubbio se era veramente la Madonna oppure no. Quando improvvisamente mi vidi abbagliato da una luce accecante…».

Il santuario esplode in un applauso corale. Si coglie con mano una sensazione molto netta, e cioè che mons. Oliva sia davvero uno dei primi fedeli dello Scoglio.

«Tutto ha avuto origine – dice il vescovo – in una esperienza di fede semplice e spontanea. È una fede che esalta la relazione e il legame con Dio. Questa è la fede che Fratel Cosimo cerca di vivere nella Chiesa e con la chiesa, in piena sintonia col papa Francesco ed il vescovo. Questa fede possibile continuerà ad essere annunciata in questo luogo. Con l’avallo ufficiale della Chiesa sarà proposta a quanti qui cercano per sé e per gli altri, cose concrete, bisogni essenziali: il lavoro, l’amore, il perdono, il figlio che non arriva, la guarigione dalle influenze malvagie e dalle cattiverie. A questi bisogni e umane richieste Fratel Cosimo risponde con la preghiera, non illude né indica formule magiche, invita ad aver fede».

Ma dice molto di più il pastore di Locri: «La missione che Maria affida attraverso l’opera fondata da Fratel Cosimo è rendere questo luogo “una finestra verso il cielo”, un luogo dove attraverso la mediazione di Maria s’incontra la misericordia del Padre. Qui la Vergine Immacolata s’è resa vicina, ci ricorda che Dio non si è dimenticato di noi e che la nostra è benedetta da Lui. Chiede a tutti un sussulto di umanità, che lasci dietro di sé ogni rassegnazione, tristezza e scoraggiamento. Fratel Cosimo ci ha sempre ricordato che lo Scoglio ci appartiene, rendendoci partecipi della missione ricevuta da Maria».

«Non ci resta che farla nostra e impegnarci in questa opera mariana. Ce lo chiede non solo Fratel Cosimo, ma tutta la Chiesa dopo il riconoscimento ufficiale. Lo chiede a tutti i sacerdoti, al rettore del santuario ed ai confessori, chiamati ad esercitare in questo luogo il sacramento del perdono ed a spezzare e condividere il pane della vita. Lo chiede per il bene nostro e della nostra terra a tutti gli uomini e alle donne devoti dello Scoglio». 

 

In Migliaia a Santa Domenica di Placanica per il raduno di Fratel Cosimo

di PINO NANO – «Un giorno la Madonna mi apparve e mi disse: ti chiedo il favore di trasformare questa valle; qui desidero un grande centro di spiritualità, dove le anime troveranno pace e ristoro. In questo luogo, Dio vuole aprire una finestra verso il cielo; qui, per la mia mediazione, vuole manifestare la Sua misericordia!».

Prima “Famiglia Cristiana”, poi il giornale dei vescovi, l’Avvenire, e per ultimo, la settimana scorsa, il giornale del Gruppo San Paolo “Maria con te”. Ormai anche la chiesa ufficiale ha preso atto della presenza e del ruolo carismatico di Fratel Cosimo Fragomeni, il “Padre Pio della Calabria”, lo chiamano così un po’ dovunque, l’uomo che «fa i miracoli in nome di Maria», una sorta di frate francescano che vive di poche cose, un eremita moderno, un uomo di fede, e certamente anche un testimone del nostro tempo. Non si spiegherebbe altrimenti al suo fianco la presenza di mons. Oliva uno dei sacerdoti e del vescovi più illuminati della Calabria.

Ieri Fratel Cosimo ha riunito insieme, ancora una volta sulla collina che lo ha visto nascere, migliaia e migliaia di fedeli giunti in Calabria da ogni parte d’Italia. Un raduno di preghiera infinito, immenso, come tutti i raduni a cui Fratel Cosimo ci ha ormai abituato da 55 anni a questa parte.

«Dicono che io faccia i miracoli, ma non è vero. Ai fedeli che vengono a trovarmi e a pregare con me chiedo loro di avere fede, li invito a rivolgersi alla Madonna per arrivare a Gesù, apro vie di speranza, garantisco le mie preghiere, prego con loro. È vero, le guarigioni qui sono tante, ma è solo una goccia nel mare. È la Chiesa tutta che deve tornare a credere nel Gesù totale, che guarisce e perdona, che mette in relazione, che rende felici riempiendo la vita di senso, rendendo capaci di portare amore come ha fatto lui».

Esperienze mistiche riportate fedelmente e dettagliatamente in una trentina di lettere, in alcune delle quali Cosimo Fragomeni racconta delle apparizioni della Vergine Immacolata, avvenute, dall’11 al 14 maggio 1968, all’imbrunire, mentre si accingeva a rientrare a casa dopo una giornata di duro lavoro nei campi su un enorme masso coperto da cespugli e rovi divenuto, da allora, “Lo Scoglio delle apparizioni”, meta incessante di pellegrinaggi.

Una esperienza straordinaria – raccontano i suoi biografi ufficiali- «che infiammò d’amore il cuore del giovane, all’ epoca diciottenne, che accogliendo nella fede le indicazioni che la Madonna gli affidò attraverso quattro messaggi rivolti all’ intera umanità, diede inizio alla straordinaria opera di evangelizzazione per la salvezza dei peccatori. Una epifania di grazia, che trasformò l’umile contadino in un testimone della carità cristiana, capace di parlare al cuore della gente».

Siamo sulle alture di Placanica, paese dell’entroterra jonico reggino, a 250 metri di altitudine sul mare, ad un’ora da Reggio Calabria lungo la famosa statale 106 ionica, uno dei posti più lontani dello stivale.

Fratel Cosimo parla lentamente, impastato di pazienza e di senso dell’accoglienza verso tutti, e non fa che ripetere il suo mantra: «La fede, quella vera, passa per i sentimenti, per la relazione d’amore, che sono cose che appartengono a tutti, non solo a chi è istruito. Il linguaggio colto serve in certi contesti «e spesso è necessario, ma è solo un contorno perché la fede non è la teoria delle belle parole. La fede viene dal cuore. Dio è relazione, si fa toccare, si fa sentire. Il Dio che non si tocca non è il Dio di Gesù. Troppe volte anche nelle nostre celebrazioni, negli incontri parrocchiali non consideriamo che il Dio dei Vangeli è un Dio in relazione, che mostra il suo volto, che ci accoglie e ci dà da mangiare. Con Gesù possiamo parlare e lui ci ascolta. Lui passa nella nostra vita come passava sulle strade della Palestina. Ci chiama, ci aspetta, ci sorride. Questo è il Dio che ci cambia, che ci fa uscire dall’individualismo. Non il Dio vuoto, distante, ideologico di tanti libri, di tante celebrazioni».

E quassù, nella miseria e nella solitudine più nera della borgata di “Santa Domenica”, che è nato, il 27 gennaio 1950, primogenito di due figli dei coniugi Ilario Fragomeni e Maria Mazzà, gente umile, impegnata a coltivare la terra, ma serena e fiduciosa nell’aiuto della Provvidenza.

Allora Santa Domenica di Placanica – racconta Giuseppe Cavallo che è da sempre il suo biografo ufficiale – era raggiungibile solo a piedi o a dorso di un asino, attraverso una mulattiera che si innervava nella vallata del “Precariti”, che taglia a metà l’intero territorio comunale, «una borgata “ferita” dall’esodo di massa che aveva strappato e portato via migliaia di giovani calabresi costretti ad abbandonare affetti e fazzoletti di terra, in cerca di lavoro e di dignità. La gente rimasta aveva reagito alla fatica di vivere con orgoglio e determinazione, necessaria alle provocazioni di una esistenza di stenti e con un forte radicamento alla fede che si traduceva in una diffusa solidarietà. E fu proprio in questa famiglia, dove regnava il vicendevole rispetto e la pace, che il piccolo Cosimo trovò le profonde radici cristiane che alimentarono nelle pieghe più intime della sua anima un precoce anelito alla santità e la vocazione alla pietà cristiana».

«La notorietà internazionale di questo luogo mariano – racconta padre Rocco Spagnolo, superiore dei Missionari dell’evangelizzazione e delle suore Missionarie del catechismo, storico confessore di fratel Cosimo – fa sì che vi accorrano anche migliaia di ammalati. È sempre presente il mondo della disabilità. Arrivano persone attraversate dalla sofferenza, afflitte da varie patologie, anche psichiche. Alcune sperano nella guarigione, altre, angosciate, chiedono conforto. Ci sono, insomma, tutte le molteplici miserie che affliggono l’umanità: i peccati, le malattie, gli errori, i dubbi, le ansie, le disgregazioni familiari, la povertà, la solitudine, l’emarginazione, la droga, l’alcol, l’illegalità… Fratel Cosimo parla cuore a cuore usando parole semplici e comprensibili. È il mistico degli ultimi: vede nei fratelli colpiti dalla malattia le membra di Cristo sofferente. Possiede il dono-carisma dell’ascolto. Prega per loro. Non spiega la sofferenza, ma ne addita il senso. Abbraccia amorevolmente quest’umanità sofferente rendendosi solidale. Condividendo con Cristo, per amore, fa propri i loro pesi e le loro malattie».

Alle spalle di tutto questo, si muove l’altra faccia della medaglia, un mondo che solo in pochi conoscono davvero, sono i tantissimi volontari che qui da tantissimi anni servono la causa di Fratel Cosimo come se fossero essi stessi figli spirituali dell’eremita. Arrivare fin quassù è sempre stato un tuffo nel mistero, ma anche una scoperta straordinaria di testimonianze di fede e di carità cristiana.