di ARISTIDE BAVA– Che tempi quei tempi. Quando la riviera dei gelsomini meritava a pieno titolo questo nome per il favoloso profumo che si avvertiva lungo la fascia ionica piena del meraviglioso fiore che inebriava i bordi della SS. 106. Ecco perché l’incontro che si è tenuto presso la sala del Consiglio comunale è stato un amarcord fortemente apprezzato dal folto pubblico presente. Una iniziativa promossa dal Centro di Aggregazione Socio culturale Seniors con la presenza anche della sindaca Maria Teresa Fragomeni, con la proiezione del documentario La rugiada e il sole. Gelsominaie di Calabria.
Un video, realizzato dall’Udi di Reggio Calabria da una idea di Lucia Cara, che ha per protagoniste della storia le Gelsominaie, ovvero le donne dei paesi della fascia jonica di Reggio Calabria, e particolarmente della Locride, che tra gli anni ’40 e ’60, con il loro duro lavoro riuscivano a garantire la vita delle loro famiglie. È stato un inno alle donne di quel tempo salutato da una breve introduzione della presidente del Centro Senior, Cesira Sorace e poi ripreso dalla stessa sindaca Maria Teresa Fragomeni che, nel suo intervento d’apertura, evidenziva che le gelsominai garantivano la coltivazione, la raccolta e l’estrazione dell’essenza di gelsomino arrivando a coprire il 40 per cento del fabbisogno mondiale dell’industria dei profumi intaccando un monopolio che all’epoca era tutto francese.
Una storia, quella raccontata nel docufilm legata alle donne, donne di un’età compresa fra i quindici (e a volte anche meno) e i cinquanta anni che con le loro mani e la delicatezza dei gesti necessari a staccare dallo stelo quei preziosi fiori, le rendevano particolarmente adatte al ruolo. Fu un mestiere che a quel tempo queste donne calabresi affrontavano con la convinzione e l’impegno di chi sapeva che nella vita nulla poteva darsi per scontato e che tutto andava guadagnato, anche a costo di grandi sforzi.
Un video seguito con grande attenzione e anche se, apparentemente, quel “mestiere” dava l’impressione di essere facile e poco impegnativo, in realtà era tutto il contrario: occorreva alzarsi almeno alle 2 del mattino poiché la raccolta iniziava alle 3 e andava avanti per almeno 6-7 ore. Inoltre, il guadagno era misero: si trattava di 25 lire per ogni chilo raccolto, ossia circa 10 mila gelsomini, che per delle donne che trascorrevano notti intere chinate tra fango e insetti e senza nemmeno la giusta attrezzatura, era davvero una situazione tutt’altro che facile. E non solo perché spesso queste donne erano obbligate a portare con loro i figli che non potevano rimanere a casa da soli e, se essi erano neonati, venivano lasciati in un cesto vicino alle madri.
Poi arrivò la stagione della crisi creata dall’avvento delle molecole sintetiche e la storia legata a questo straordinario fiore cessò anche se questo pezzo di costa della fascia ionica reggina ancora rimane nota come “costa dei gelsomini”.
Il docufilm racconta tutto questo grazie alle riprese di Katy Gallo e Bruno Cotrupi con significative interviste di Anna Foti e Paola Suraci forti di un azzeccato montaggio di Antonio Ielasi e delle musiche di Francesca Prestia. Un significativo amarcord che ha “trasportato” molti degli anziani presenti in una storia di cui non è giusto perdere la memoria che esalta il lavoro delle donne di Calabria, da sempre coraggiose e, a dispetto dei luoghi comuni, anche emancipate. Alla fine grandi applausi per una iniziativa di largo respiro sociale. (ab)