LOCRI (RC) – Successo per il seminario del progetto “Genius Loci”

Grande successo, a Locri, per il seminario del progetto Genius Loci, svoltosi nella Biblioteca comunale “Gaudio”.

Ha fatto gli onori di casa l’assessore Domenica Bumbaca, a fianco della storica dell’arte e curatrice del progetto Genius Loci Stefania Fiato, che ha guidato con leggerezza il pubblico ormai abituato ad ascoltare gli interventi. Erano presenti il dott. Luigi Zotta, consigliere regionale coordinamento Icom Basilicata-Calabria, la direttrice del Museo e Parco Archeologico di Locri Epizefiri arch. Elena Trunfio e l’architetta Beatrice Bruzzì, specializzata in allestimenti museali. La performance è stata indagata partendo dagli albori grazie alla docente dell’Aba di Catanzaro Simona Caramia (in collegamento on line) e dal docente dell’AbaRC Marcello Francomini che ha letteralmente ipnotizzato gli spettatori con un lucido quanto mai sincero ragionamento filosofico sulla natura ultima dell’arte e della performance.

La serata si è conclusa con un saluto carico di emozione da parte dell’artista Amalia De Bernardis che con la confidenza di chi ha già costruito un rapporto esclusivo con i cittadini della Locride, ha dato un appuntamento ben preciso. Il 5 settembre alle ore 17.00 difronte Palazzo Nieddu partirà un corteo laico che diverrà il protagonista della performance Era fui. Tutta la città è chiamata a gran voce a partecipare.

La curatrice dell’evento, visibilmente emozionata e soddisfatta, ha incitato la platea a non perdere questo ultimo (per il momento) dono che l’artista sta regalando alla città. (rrc)

In copertina, foto di Manuela Futia

Locri (RC) – Lunedì il convegno di studi storici e artistici di Genius Loci

Lunedì 31 luglio, a Locri, alla Biblioteca Comunale “Gaudio Incorpora” di Palazzo Nieddu del Rio, si terrà il primo seminario primo atto Genius Loci.

Relazionano Domenica Bumbaca, assessore, Giulio Archinà, fotografo, Massimo Cusato, fotografo, Giuseppe Mantella, restauratore, Stefania Grasso, referente Libera Memoria, Giuseppe Negro, artista visivo, Giovanni Longo, artista visivo, Francesco Cuteri, archeologo e Anna Ciparrone, coordinatrice Icom Basilicata e Calabria.

Le suggestioni visive che hanno catturato anche il più scettico visitatore che ha preso parte alla performance e all’inaugurazione della mostra Genius loci. Amalia De Bernardis/Roberto Ghezzi lo scorso 8 luglio presso il Museo e Parco Archeologico di Locri Epizefiri, hanno avuto il grande merito di conquistare i cittadini della Locride e farli diventare assidui estimatori di un’arte che indaga piste poco battute. 

Il progetto pioneristico portato avanti dalla lungimirante storica dell’arte Stefania Fiato si avvale del sostegno e del coraggio di un comune che ha puntato tutto sull’arte contemporanea e sulla qualità degli eventi culturali. Con estrema spregiudicatezza, il Comune di Locri, in particolare modo l’assessore Domenica Bumbaca e il sindaco Giuseppe Fontana, ha puntato tutto su artisti internazionali come Roberto Ghezzi (che in questo momento sta portando avanti una ricerca scientifica e artistica parallela a quella sviluppata a Locri, al polo nord mappando questa volta non le acque calabresi ma i ghiacciai e l’ecosistema artico) e Amalia De Bernardis che ha in attivo progetti internazionali legati al mondo della performance come “incorporazione” di un codice poetico del corpo.

Il secondo appuntamento, invece, è per il 4 agosto, con il convegno di studi storico artistici. (rrc)

LOCRI (RC) – Giovedì 6 luglio la presentazione di Genius loci

Grazie al Comune di Locri e in particolare modo al sindaco Giuseppe Fontana e all’assessora Domenica Bumbaca, si terrà dall’8 luglio al 6 settembre 2023 la mostra “Genius loci. Amalia De BernardisRoberto Ghezzi” presso il Complesso museale del Casino Macrì, all’interno del Parco Archeologico Nazionale di Locri Epizefiri. Il primo di una serie di appuntamenti performativi “The dreams of the Others” di Amalia De Bernardis che avrà luogo alle ore 18.00 dell’8 luglio e precederà l’inaugurazione della mostra alle ore 20.00.

La portata innovativa di Genius Loci è stata colta, sostenuta e valorizzata dal Comune di Locri che ha inserito, con uno sguardo lungimirante, tutto il festival ComunicArt quarta edizione all’interno della kermesse culturale del Giugno Locrese, che vanta già la sua storicità. All’interno della kermesse sarà anche conferito un premio speciale, Genius Locri, che premierà proprio la personalità artistica che si è particolarmente distinta nel territorio.

Il Museo e Parco Archeologico Nazionale di Locri Epizefiri ha accolto e sposato Genius loci. La direttrice arch. Elena Rita Trunfio, da sempre incline a sostenere il connubio tra arte antica e arte contemporanea, si è dimostrata un’attenta custode della qualità degli eventi che vedono il parco archeologico protagonista.

La mostra e il ciclo di performance che segneranno insieme ad altri appuntamenti teorici e comunicativi l’estate locrese, si inseriscono all’interno del festival ComunicArt arrivato alla sua quarta edizione.

ComunicArt, ideato dalla storica dell’arte Stefania Fiato, nasce nel 2020 con la volontà di divulgare la storia dell’arte e promuovere mostre d’arte contemporanea nelle aree archeologiche calabresi, come il parco archeologico di Locri Epizefiri, che nel 2021 ha ospitato la mostra fotografica “Sofia Uslenghi. Radici” e nel 2022 ha accolto, riscuotendo grande successo, la bi-personale “Teofanie. Apparizioni contemporanee. Giovanni Longo e Giuseppe Negro”, entrambe con la curatela di Stefania Fiato. Il festival ha avviato un percorso di rivisitazione di tutte le proprie attività, ampliando la proposta culturale e proponendo una serie di eventi che si svolgeranno da luglio a settembre, coinvolgendo tutto il tessuto cittadino locrese che diventerà scenario di una serie di appuntamenti teorici (due tavole rotonde dedicate al tema del “Genius Loci” e un convegno di studi “Genius Loci. Spazi e tempi nella storia dell’arte”) che rimarcano la vocazione comunicativa e fortemente legata alla divulgazione della storia dell’arte propria del festival.

La mostra “Genius Loci. Amalia De Bernardis E Roberto Ghezzi” prende il titolo da un libro di Christian Norberg-Schulz “Genius Loci. Paesaggio Ambiente Architettura” (1979) in cui l’architetto norvegese affermava: “Il carattere è determinato da come le cose sono, e offre alla nostra indagine una base per lo studio dei fenomeni concreti della nostra vita quotidiana. Solo in questo modo possiamo afferrare completamente il Genius Loci, lo “spirito del luogo” che gli antichi riconobbero come quell’ “opposto” con cui l’uomo deve scendere a patti per acquisire la possibilità di abitare”. La curatrice ha proposto agli artisti di afferrare l’essenza interiore del luogo, partendo dal presupposto che i luoghi chiamano, evocano e si lasciano scoprire nella loro intimità, rivelando tutti i significati radunati dal luogo che costituiscono il suo Genius Loci.

Il filo rosso della manifestazione è incarnato dal ciclo di performance di Amalia De Bernardis che aprirà e chiuderà Genius Loci attraverso quattro performance fortemente emotive e cariche di pathos, che avranno luogo l’8 luglio, il 9 luglio, il 3 settembre e il 5 settembre a Locri. Ogni performance ha al suo centro un’azione rituale, un “recupero del comportamento” che crea legami e connessioni istintive ed emotive, ponendosi come un’arte aperta, infinita, decentrata, liminale e al contempo un paradigma di processo. In virtù di ciò, contributo indispensabile alla comprensione delle performance sono i seminari, di apertura e di chiusura del progetto che verte sulla riflessione intorno al concetto del Genius Loci, non solo come “spirito di un luogo” ma anche come indagine di “sopravvivenza culturale e resilienza artistica” che vede delinearsi un’ottica di contaminazione dei saperi e degli artisti, attuando una proposta dialogata che si interessa del fenomeno e della dinamica che accompagna il Genius Loci.

Fulcro del festival è la mostra “Genius loci. Amalia De Bernardis e Roberto Ghezzi” che si terrà presso il suggestivo Complesso museale del Casino Macrì all’interno del Parco Archeologico Nazionale di Locri Epizefiri dall’8 luglio al 6 settembre 2023. L’incontro tra i due artisti ha dato vita ad un dialogo serrato che risuona nel luogo che li accoglie come un naturale prosieguo. Il Casino dell’Ottocento racchiude le terme romane, a pochi passi dal santuario delle acque sacre locresi. Un luogo intessuto di storie, nudo e sincero, pietre che esprimono un racconto che condensa il concetto di Genius loci come lo intese Norberg-Schulz: “In genere, si può dire che i significati radunati dal luogo costituiscono il suo Genius Loci.” Questo significato diventa corpo, carne, parola viva, immagine, suggestione al Genius Loci attraverso le opere visive di Amalia De Bernardis e Roberto Ghezzi.

Roberto Ghezzi (Cortona,1978) vanta un curriculum punteggiato da residenze e progetti internazionali, tra i più noti quelli portati avanti in Groenlandia, in Macedonia e ha recentemente esposto presso il Fondaco dei Tedeschi a Venezia. Quasi come un naturale prosieguo della storia della pittura di paesaggio e al contempo sua estrema evoluzione, Ghezzi nelle sue “naturografie” lascia che sia il territorio a manifestarsi sulle tele. Il processo creativo, parte fondante dell’opere di Ghezzi, prevede l’immersione in un ambiente naturale, ghiaccio, foreste, oasi protette, fiumi, laghi e mare, di teleri monumentali che restano in balia dell’imprevedibilità della natura per un tempo stabilito, ponendosi in ascolto verso tutto ciò che la natura pittoricamente ha da dire. Non bisogna dimenticare la provenienza dell’artista, figlio di un pittore, con un nonno scultore, cresciuto nella natura, a pochi passi da Città di Castello e non è un caso se nel processo in divenire dei sudari di Ghezzi ritroviamo grumi di materia, ossidazioni, abrasioni, cretti che ospitano sfumature irripetibili e vive impresse nella matrice che accoglie e raccoglie, mappa e classifica il mutamento delle condizioni nel tempo. Una forte origine concettuale e scientifica permette di rivelare la salute e le condizioni dell’ecosistema che la matrice documenta attraverso la conclusiva sindone dipinta dalla natura con segni tipici dell’arte informale. Anche l’allestimento svolge un ruolo significativo: drappi barocchi, tensioni e torsioni che rimandano all’arte povera e processuale, ultima spia di ciò che è davvero fondante nell’azione creativa dell’artista. Nelle opere site specific di Ghezzi ci sono tante cose, forse anticipazione di future virate, forse scelte definitive non ancora attuate, forse semplicemente unicità dell’intervento artistico.

Questa unicità è evidente a Genius loci, in quanto è data dallo stesso luogo in cui l’arte “processuale” ha inizio: il porto delle Grazie di Roccella Jonica, un luogo fortemente antropomorfizzato. L’impronta dell’uomo non si lascia attende, arriva nelle opere di Ghezzi attraverso lo sguardo, prima lo guida quando sceglie, studia, valuta il luogo e riassume dopo, in fase di allestimento, il messaggio che non manca di arrivare dritto all’uomo, perché espressione della stessa forza, della stessa natura. L’impossibile previsione dell’esito ultimo, soggetto a mille variabili, è la chiave di volta dell’agire nel territorio. Ghezzi opera un intervento di land art ma attraverso un processo per il quale l’opera è adesso, in divenire, in formazione, attaccata con delle corde presso la darsena del porto. Cosa accade dopo? È il cadavere di ciò che era, ciò che si arresta e di cui rimane l’impronta sul sudario, reliquia offerta ai visitatori della mostra. Il nodo profondo che lega le prassi dei due artisti protagonisti della mostra Genius loci è proprio questo aspetto volatile, impossibile da fermare.

L’aspetto intangibile presente nell’iter di Ghezzi è lo stesso che troviamo nell’operato di Amalia De Bernardis (Cosenza, 1984), che indifferentemente passa da un medium all’altro: installazioni, assemblage e il suo corpo. È lei stessa l’opera d’arte, basta sentirla parlare, con la sua voce flebile e perturbante, guardarla muoversi nello spazio con il suo corpo minuto e potente. Cosa serve ancora se non sé stessa? Sé stessa che agisce, sé stessa che smette di agire, sé stessa che ti chiama in causa come un bisogno primitivo e sceglie la grazia degli antichi rituali per emettere la potenza creativa di cui è detentrice. Le opere visive della De Bernardis prolungano la riflessione sul paesaggio e sull’organicità, sul processo piuttosto che sull’opera finita. L’artista stende la sua natura su ogni opera, come una presenza viva. Il vettore processuale è evidente anche nella produzione visiva della De Bernardis ed è quello il collante con Ghezzi a Genius loci. Ma mentre il processo di Ghezzi è scientifico, naturalistico, concettuale e parte dall’esterno, come un contemporaneo impressionismo, il processo della De Bernardis è riflessione, emozione, sentimento e parte dall’interno, come un contemporaneo espressionismo. La scelta curatoriale non poteva essere più azzeccata, due linguaggi vicini con prospettive e coinvolgimenti diversi, ognuno con le sue parole ci sussurra il Genius loci di questa terra calabra. (rrc)

Dall’8 luglio al Parco Archeologico di Locri Genius Loci

Dall’8 luglio al 6 settembre al Complesso Museale del Casino Macrì del Parco Archeologico Nazionale di Locri Epizefiri, si terrà la mostra Genius Loci. Amalia De Bernardis-Roberto Ghezzi

Si tratta del primo di una serie di appuntamenti performativi The dreams of the  Others di Amalia De Bernardis che avrà luogo alle ore 18.00 dell’8 luglio e precederà  l’inaugurazione della mostra alle ore 20.00.  

La mostra e il ciclo di performance che segneranno insieme ad altri appuntamenti teorici e  comunicativi l’estate locrese, si inseriscono all’interno del Festival ComunicArt arrivato alla sua quarta  edizione.  

ComunicArt, ideato dalla storica dell’arte Stefania Fiato, nasce nel 2020 con la volontà di divulgare  la storia dell’arte e promuovere mostre d’arte contemporanea nelle aree archeologiche calabresi,  come il parco archeologico di Locri Epizeferi, che nel 2021 ha ospitato la mostra fotografica “Sofia  Uslenghi. Radici” e nel 2022 ha accolto, riscuotendo grande successo, la bi-personale “Teofanie.  Apparizioni contemporanee. Giovanni Longo e Giuseppe Negro”, entrambe con la curatela di  Stefania Fiato.

Il festival ha avviato un percorso di rivisitazione di tutte le proprie attività, ampliano la  proposta culturale e proponendo una serie di eventi che si svolgeranno da luglio a settembre,  coinvolgendo tutto il tessuto cittadino locrese che diventerà scenario di una serie di appuntamenti  teorici (due tavole rotonde dedicate al tema del “Genius Loci” e un convegno di studi “Genius Loci.  Spazi e tempi nella storia dell’arte”) che rimarcano la vocazione comunicativa e fortemente legata  alla divulgazione della storia dell’arte propria del festival.  

La mostra Genius Loci. Amalia De Bernardis E Roberto Ghezzi prende il titolo da un libro di  Christian Norberg-Schulz “Genius Loci. Paesaggio Ambiente Architettura” (1979) in cui l’architetto  norvegese affermava: “Il carattere è determinato da come le cose sono, e offre alla nostra indagine  una base per lo studio dei fenomeni concreti della nostra vita quotidiana. Solo in questo modo  possiamo afferrare completamente il Genius Loci, lo “spirito del luogo” che gli antichi riconobbero  come quell’ “opposto” con cui l’uomo deve scendere a patti per acquisire la possibilità di abitare”. La  curatrice ha proposto agli artisti di afferrare l’essenza interiore del luogo, partendo dal presupposto  che i luoghi chiamano, evocano e si lasciano scoprire nella loro intimità, rivelando tutti i significati  radunati dal luogo che costituiscono il suo Genius Loci.

Il filo rosso della manifestazione è incarnato dal ciclo di performance di Amalia De Bernardis che  aprirà e chiuderà Genius Loci attraverso quattro performance fortemente emotive e cariche di  pathos, che avranno luogo l’8 luglio, il 9 luglio, il 3 settembre e il 5 settembre a Locri. Ogni  performance ha al suo centro un’azione rituale, un “recupero del comportamento” che crea legami  e connessioni istintive ed emotive, ponendosi come un’arte aperta, infinita, decentrata, liminale e al  contempo un paradigma di processo. In virtù di ciò, contributo indispensabile alla comprensione  delle performance sono i seminari, di apertura e di chiusura del progetto che verte sulla riflessione  intorno al concetto del Genius Loci, non solo come “spirito di un luogo” ma anche come indagine di  “sopravvivenza culturale e resilienza artistica” che vede delinearsi un’ottica di contaminazione dei  saperi e degli artisti, attuando una proposta dialogata che si interessa del fenomeno e della dinamica  che accompagna il Genius Loci.  

Fulcro del festival è la mostra Genius Loci. Amalia De Bernardis-Roberto Ghezzi che  si terrà presso il suggestivo Complesso museale del Casino Macrì all’interno del Parco Archeologico  Nazionale di Locri Epizefiri dall’8 luglio al 6 settembre 2023. L’incontro tra i due artisti ha dato vita  ad un dialogo serrato che risuona nel luogo che li accoglie come un naturale proseguo. Il Casino  dell’Ottocento racchiude le terme romane, a pochi passi dal santuario delle acque sacre locresi.

Un  luogo intessuto di storie, nudo e sincero, pietre che esprimono un racconto che condensa il concetto  di Genius loci come lo intese Norberg-Schulz: “In genere, si può dire che i significati radunati dal  luogo costituiscono il suo Genius Loci.” Questo significato diventa corpo, carne, parola viva,  immagine, suggestione al Genius Loci attraverso le opere visive di Amalia De Bernardis e Roberto  Ghezzi.  

Roberto Ghezzi(Cortona,1978) vanta un curriculum punteggiato da residenze e progetti  internazionali, tra i più noti quelli portati avanti in Groenlandia, in Macedonia e ha recentemente  esposto presso il Fondaco dei Tedeschi a Venezia. Quasi come un naturale proseguo della storia  della pittura di paesaggio e al contempo sua estrema evoluzione, Ghezzi nelle sue “naturografie”  lascia che sia il territorio a manifestarsi sulle tele. Il processo creativo, parte fondante dell’opere di  Ghezzi, prevede l’immersione in un ambiente naturale, ghiaccio, foreste, oasi protette, fiumi, laghi e  mare, di teleri monumentali che restano in balia dell’imprevedibilità della natura per un tempo  stabilito, ponendosi in ascolto verso tutto ciò che la natura pittoricamente ha da dire.

Non bisogna  dimenticare la provenienza dell’artista, figlio di un pittore, con un nonno scultore, cresciuto nella  natura, a pochi passi da Città di Castello e non è un caso se nel processo in divenire dei sudari di Ghezzi ritroviamo grumi di materia, ossidazioni, abrasioni, cretti che ospitano sfumature irripetibili e  vive impresse nella matrice che accoglie e raccoglie, mappa e classifica il mutamento delle  condizioni nel tempo. Una forte origine concettuale e scientifica permette di rivelare la salute e le  condizioni dell’ecosistema che la matrice documenta attraverso la conclusiva sindone dipinta dalla  natura con segni tipici dell’arte informale. Anche l’allestimento svolge un ruolo significativo: drappi  barocchi, tensioni e torsioni che rimandano all’arte povera e processuale, ultima spia di ciò che è  davvero fondante nell’azione creativa dell’artista. Nelle opere site specific di Ghezzi ci sono tante  cose, forse anticipazione di future virate, forse scelte definitive non ancora attuate, forse  semplicemente unicità dell’intervento artistico.

Questa unicità è evidente a Genius loci, in quanto è  data dallo stesso luogo in cui l’arte “processuale” ha inizio: il porto delle Grazie di Roccella Jonica,  un luogo fortemente antropomorfizzato. L’impronta dell’uomo non si lascia attende, arriva nelle opere  di Ghezzi attraverso lo sguardo, prima lo guida quando sceglie, studia, valuta il luogo e riassume  dopo, in fase di allestimento, il messaggio che non manca di arrivare dritto all’uomo, perché  espressione della stessa forza, della stessa natura. L’impossibile previsione dell’esito ultimo,  soggetto a mille variabili, è la chiave di volta dell’agire nel territorio. Ghezzi opera un intervento di  land art ma attraverso un processo per il quale l’opera è adesso, in divenire, in formazione, attaccata  con delle corde presso la darsena del porto. Cosa accade dopo? È il cadavere di ciò che era, ciò  che si arresta e di cui rimane l’impronta sul sudario, reliquia offerta ai visitatori della mostra.

Il nodo  profondo che lega le prassi dei due artisti protagonisti della mostra Genius loci è proprio questo  aspetto volatile, impossibile da fermare. L’aspetto intangibile presente nell’iter di Ghezzi è lo stesso  che troviamo nell’operato di Amalia De Bernardis (Cosenza, 1984), che indifferentemente passa da  un medium all’altro: istallazioni, assemblage e il suo corpo. È lei stessa l’opera d’arte, basta sentirla  parlare, con la sua voce flebile e perturbante, guardarla muoversi nello spazio con il suo corpo  minuto e potente. Cosa serve ancora se non sé stessa? Sé stessa che agisce, sé stessa che smette  di agire, sé stessa che ti chiama in causa come un bisogno primitivo e sceglie la grazia degli antichi 

rituali per emettere la potenza creativa di cui è detentrice. Le opere visive della De Bernardis  prolungano la riflessione sul paesaggio e sull’organicità, sul processo piuttosto che sull’opera finita. L’artista stende la sua natura su ogni opera, come una presenza viva. Il vettore processuale è  evidente anche nella produzione visiva della De Bernardis ed è quello il collante con Ghezzi a Genius Loci. Ma mentre il processo di Ghezzi è scientifico, naturalistico, concettuale e parte dall’esterno,  come un contemporaneo impressionismo, il processo della De Bernardis è riflessione, emozione,  sentimento e parte dall’interno, come un contemporaneo espressionismo. La scelta curatoriale non  poteva essere più azzeccata, due linguaggi vicini con prospettive e coinvolgimenti diversi, ognuno  con le sue parole ci sussurra il Genius loci di questa terra calabra.  (rrc)