I 70 anni dell’Uspi (Unione Stampa Periodica Italiana): domani in Senato

di PINO NANO – 60 anni appena compiuti, Francesco Saverio Vetere è uno dei figli di Calabria più influenti e più conosciuti d’Italia. Nei fatti, oggi, lui è la testa di ponte di almeno 3 mila giornali italiani diversi, piccoli o grandi che sia poco importa, e che a volte fanno a pugni per sopravvivere, per emergere, per liberarsi dalla precarietà a volte assillante del sistema e del momento politico. Bene, dietro ognuno di loro, c’è “l’avvocato”, come ormai da anni lo chiamano molti dei suoi associati.

Ufficialmente lui oggi è il Segretario Generale dell’USPI, l’Unione Stampa Periodica Italiana, quella di domani a Palazzo Madama sarà l’occasione ideale per fare un bilancio di quella che rimane oggi, nel grande panorama dell’informazione italiana, una “cellula viva” della grande stampa italiana. Parliamo dell’Associazione che dal 1953 riunisce insieme ben mille editori, almeno 3000 mila testate periodiche diverse, alcune di queste oggi anche telematiche, edite o trasmesse con qualunque mezzo da medie e piccole imprese editoriali e da enti e associazioni no-profit, e che domani, lunedì 19 giugno, a Palazzo Madama, Senato della Repubblica, celebreranno il loro primo settantesimo compleanno di vita. La cerimonia sarà ovviamente solenne e istituzionale, ma 70 anni di stampa periodica in Italia sono in realtà la storia vera del Paese e della Repubblica.

«Il nostro sogno di sempreripete è quello di rappresentare la stampa periodica italiana nella tutela dei diritti e degli interessi professionali, morali e materiali dell’intera categoria, e questo lo facciamo anche mettendo in piedi, e in essere, ricerche e studi, dibattiti e convegni su temi che riguardano la stampa periodica ed i suoi rapporti con la realtà sociale. Abbiamo una mission storica a cui non siamo mai venuti meno, che è quella di mettere in atto in campo interno e internazionale tutte le azioni connesse al conseguimento dei nostri scopi, assumendo ogni iniziativa che, a tal fine, riterrà idonea; coordinare, nei limiti dell’attuale Statuto, l’attività professionale degli associati nei loro rapporti con le amministrazioni e gli istituti, sia pubblici che privati, a carattere economico, politico, culturale, sindacale e sociale. In parole più semplici, vogliamo difendere ed elevare il prestigio della categoria».

Francesco Saverio Vetere è’ nato a Cosenza il 26 aprile 1962, ha alle spalle un corso di studi importante, maturità classica al Liceo “Bernardino Telesio” di Cosenza, poi la laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, ma non gli basta e anni dopo prende una seconda laurea Magistrale in Management delle organizzazioni pubbliche e sanitarie, presso l’Università “UnitelmaSapienza” di Roma. Avvocato patrocinante in Cassazione, è Segretario Generale e Presidente della Giunta Esecutiva dell’USPI dal novembre del 1999, giornalista pubblicista e docente di Storia della Stampa Periodica all’Università “Sapienza” di Roma, ma anche docente di Management dell’Editoria Periodica, nella stessa Università di Roma.

L’uomo è un “duro”, chi lo conosce bene parla di un professionista educato a lavorare per gli altri anche 14 ore al giorno, senza un’ora di sosta, cocciuto e caparbio come solo certi calabresi sanno ancora esserlo, un uomo colto, avvocato cassazionista, giornalista pubblicista, giurista abituato a navigare in mari procellosi, professore e filosofo insieme, un intellettuale pragmatico che non teme mai nessun confronto con gli altri. Questo fa di lui un leader a 360 gradi, amato e seguito dal “popolo USPI” più di quanto non si immagini, con in corpo la giusta rabbia per le lobby di potere e nemico dichiarato di chi vorrebbe controllare o influenzare l’indipendenza della stampa periodica italiana. Un mastino vero e proprio, un cane da guardia come pochi, e soprattutto un uomo intellettualmente libero.

È stato mille cose diverse insieme nella sua vita. Presidente del Coordinamento Mondiale della Stampa Periodica Italiana, Componente della Commissione Paritetica Governo-Editori presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Componente del Comitato per il Credito Agevolato alle imprese del settore della comunicazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Componente della Commissione Tecnica per l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Componente dell’Osservatorio per la Distribuzione e Vendita dei Prodotti Editoriali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Amministratore della Società Editrice Euroma “La Goliardica” di Roma, società editrice della Università di Roma, Consigliere di Amministrazione di OPIMS (Osservatorio Permanente per l’Informazione Medico-Scientifica), organismo che si occupa del monitoraggio dell’informazione medico-scientifica sui mezzi di comunicazione.  Insomma, uno dei massimi esperti in Italia della storia della Stampa periodica, e tutto questo suo lavoro e questa sua dedizione verso il mondo della comunicazione periodica e locale nel 2002 gli è valsa l’onorificenza del Presidente della Repubblica di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana.

«L’USPI – ha ricordato Vetere in una bella intervista a Radio radicale – è nata 70 anni fa per tutelare i giornali culturali, ponendosi come punto di riferimento alto, non meramente commerciale di un settore dell’informazione che si fondava su principi che andavano al di là della logica dell’impresa. Tuttavia, nei decenni successivi la piccola e media editoria ha chiesto tutela. Noi non ne avevamo assolutamente alcuna voglia, ma abbiamo sentito il dovere di rappresentare presso le istituzioni le necessità di un comparto debole. E alla fine abbiamo rischiato di snaturarci perdendo di vista il tema della qualità, messo inopinatamente in secondo piano rispetto alla libertà di stampa. Dovrebbero, invece, sempre andare di pari passo».

Praticamente – spiega il Segretario Generale dell’USPI – abbiamo dedicato molto tempo e molti anni alle cose che più interessavano gli editori piccoli. In particolare, le tariffe postali, i contributi pubblici, i contratti di lavoro. «Sono temi importanti e dolenti che però necessitavano di un lavoro in profondità, in alcuni casi di una vera e propria demolizione e ristrutturazione del sistema, strutturato sulle necessità di alcune lobby che facevano il bello e il cattivo tempo e condizionavano pesantemente tutta l’informazione. Così il tema della qualità, che io chiamo “bellezza”, lo vede nella brochure del nostro convegno di domani al Senato, è stato messo da parte. Ancora di più quando è arrivata l’informazione online e sono nati i motori di ricerca e i social».

L’amarezza del “Principe” della Stampa Periodica Italiana è palpabile e reale. «L’ho appena detto qualche giorno fa ai colleghi di “Paese Italia Press.it”, lo dirige una collega donna molto brava, Mimma Cucinotta. Oggi tutti noi assistiamo a un fenomeno veramente molto grave, l’attività giornalistica, allo stato, dev’essere strutturata secondo le linee guida dell’indicizzazione (la SEO) che impongono un linguaggio e un’ampiezza dei contenuti sempre più basici e fondati su regole comuni, quindi sulla costruzione di un modo di comunicare e di pensare uniforme. Una cosa orribile. E tutto questo è successo perché l’informazione online è cresciuta sul modello della gratuità e si sostiene con le visualizzazioni determinate dall’approvazione degli algoritmi, dei motori di ricerca e dei social. Non c’è altra strada che stare nei canoni dell’economica guidata dai Big Data, che presuppone la gestione dei nostri dati da parte degli OTT (Over The Top). Questo tempo sta per finire. Questo modello sta per finire. I dati come i diritti dell’uomo non potranno più essere gestiti secondo le vecchie linee guida e il modello degli OTT andrà progressivamente sempre di più in crisi”.

E alla domanda, “70 anni di servizio e di impegno, sono valsi a qualcosa?” Francesco Vetere risponde senza esitazione: «Vede, le ripeto quello che ho già detto in mille altre occasioni pubbliche diverse. Noi ci siamo messi continuamente “all’ascolto del mondo”. Dapprima il nostro piccolo mondo italiano, in cui i giornali, soprattutto quotidiani, per esistere avevano bisogno sempre di un aiuto pubblico. Poi all’ascolto delle dinamiche internazionali e abbiamo cercato di comprenderne le trasformazioni. L’informazione cambia e si svincola progressivamente dall’idea di giornale per frammentarsi in contenuti fruibili singolarmente. La vecchia definizione di giornali era quella di un’opera collettiva. Non sarà più necessariamente così, ma si tratterà sempre di informazione, cioè della produzione di contenuti informativi non occasionali, da parte di soggetti che praticano regole di mestiere. Come vede, non è più “il giornale” ma può essere un blog, una pagina social, un podcast, un video, qualunque altra cosa insomma».

Sul futuro della professione l’avvocato non ha nessun dubbio. Per lui il futuro si giocherà, sulla qualità dell’informazione libera, per quanto potrà esserlo, dai condizionamenti linguistici e contenutistici degli algoritmi. «Questa è la strada da percorrere. La qualità che porta all’informazione fondata sulla verità e non sulla ricerca truffaldina di visualizzazioni. Questo è ciò che noi dobbiamo sviluppare e promuovere staccandoci da piccole logiche lobbystiche e da più grandi logiche commerciali mascherate da libertà di internet. La chiamate libertà quella che impone un certo linguaggio e un certo contenuto?».

Domani, dunque, in Senato sarà l’occasione ufficiale per un bilancio complessivo di questi 70 anni di Stampa Periodica Italiana e tra le cose che più meritano di essere ricordate vi è il nuovo Contratto collettivo nazionale USPI – FIGEC CISAL, firmato lo scorso febbraio, che disciplina il lavoro giornalistico e i rapporti di lavoro di natura redazionale nei settori della comunicazione e dell’informazione periodica locale e online e nazionale no profit.

«Esso – sottolinea Francesco Saverio Vetere- stabilisce finalmente dei punti fermi nella tutela del lavoro giornalistico e nell’affermazione della sua dignità, attraverso l’introduzione di significativi aumenti retributivi e contributivi e l’estensione di diritti e tutele che si applicano sia alle figure professionali tradizionali che a quelle legate alle piattaforme digitali. Ma abbiamo rinnovato anche l’accordo sul lavoro autonomo, che stabilisce un trattamento economico minimo con criteri migliorativi rispetto al contratto FIEG-FNSI.E abbiamo introdotto, infine, anche altri elementi da cui traspare sensibilità nei confronti dei principi religiosi dei lavoratori, sia per i cattolici (con l’introduzione, come novità assoluta rispetto ad altri contratti, del giorno di Pasqua tra le festività), sia per gli appartenenti a religioni o culti differenti (con la possibilità di individuare festività religiose integrative o sostitutive rispetto a quelle cattoliche).Vi pare poco?».

– Il bello e il bene? È davvero convinto di questo tema così generico?

«“Vede, possiamo individuare tanti significati, diretti e indiretti, di un titolo così impegnativo. Devo dirle però che sono un appassionato di filosofia e dopo varie peregrinazioni nella modernità per circa 20 anni sono tornato a Platone cioè al fondamento del pensiero di noi occidentali. Quindi si tratta di una passione, perché noi viviamo di passioni e tendiamo a ricondurre tutte le cose che accadono nella nostra vita a ciò che ci muove, ci determina ogni giorno. Non saprei vivere freddamente, non mi divertirei, non troverei un senso a tutto il lavoro che faccio. Cominciamo dunque dai princìpi. Ripartiamo dai principi, e mettiamola in questo modo: “Il Bello e il Bene” sono a fondamento del mondo per come vogliamo conoscerlo e per come lo desideriamo. Non è d’accordo con me?». (pn)

SERSALE (CZ) – Al liceo scientifico si sceglie il giornalista dell’anno

Il prossimo martedì 30 maggio 2023, al liceo scientifico “Rita Levi Montalcini” di Sersale, si terrà la prima edizione del Premio “Repubblica scuola”. Gli studenti mostrano tanta attenzione alla pubblicazione di articoli, didascalie e fotografie, al punto che la docente di lettere del liceo scientifico, professoressa Giovanna Pettinato, assieme ad un collega, prof. Piersanto Gallo, docente dell’Ipsceoa, ha presentato il progetto giornalismo “Repubblica scuola”.

Riscoprire l’arte della scrittura attraverso un’analisi critica degli avvenimenti di cronaca e attualità, migliorare le proprie competenze lessicali, confrontarsi con i coetanei sui profondi cambiamenti della società moderna, sono solo alcuni degli obbiettivi che il percorso si propone. Il progetto è rivolto ai discenti più desiderosi di esprimere le proprie riflessioni e considerazioni, sui temi proposti delle testate giornalistiche e su altri spunti di riflessione “lanciati” dai docenti, come quello inerente ai cambiamenti climatici e ai recenti fatti dell’Emilia Romagna.

Proprio il 30 maggio, sarà conferito da una giuria di qualità, composta dai giornalisti Luigi Stanizzi, Saverio Simone Puccio, Vincenzo Bubbo e dalla dirigente scolastica Giovanna Moscato, il premio giornalismo “Repubblica scuola” al miglior articolo presentato dai ragazzi. Dalle ore 10.30 alle ore 12.30, quindi, l’attesissima sfida per la proclamazione del giornalista dell’anno. (rcz)

La Matita Rossa e Blu, un premio per il giornalismo di qualità

Il tradizionale appuntamento col  premio giornalistico “La matita rossa e blu” in memoria dell’indimentabile sindaco Italo Falcomatà ha visto quest’anno assegnare il riconoscimento a Gaia Tortora (del TG la7) ed Emiliano Fittipaldi, vicedirettore del quotidiano Domani.

Assente la Tortora per motivi di salute, Fittipaldi è stato protagonista indiscusso dell’incontro che ha preceduto la cerimonia. Affiancato dai giornalisti reggini Giuseppe Smorto (già vicedirettore di Repubblica) e Gianfrancesco Turano (inviato de L’Espresso), peraltro già vincitori negli anni passati di questo prestigioso Premio, Fittipaldi ha risposto con dovizia di particolari agli spunti dei due colleghi, soprattutto per quel che riguarda il giornalismo d’inchiesta, settore di cui il vicedirettore di Domani è maestro. La verità è che il giornalismo d’inchiesta si fa sempre di meno, mancano le risorse (costa molto tempo e denaro fare un’inchiesta seria) e gli editori hanno stretto i cordoni della borsa. Così ci sono sempre meno giornalisti che, pur capacissimi, non sono messi in grado di realizzare inchieste di peso. Ma è tutto il mondo del giornalismo che rivela la sua profonda crisi e debolezza: non si tratta di distinguere tra digitale e carta (anche se quest’ultima sarà sempre meno utilizzata), ma di identificare la qualità delle notizie. 

È cambiato il modo di fare informazione, ma in peggio: c’è troppa superficialità e poca attenzione, anche nei grandi giornali. La conseguenza è che i lettori sono sempre di meno e sempre meno esigenti: cercano in gran parte notizie rapide, anche se poi si scopre che gli approfondimenti sarebbero richiesti e molto apprezzati. 

Nessun editore ha trovato la formula vincente per fare informazione, e oggi, – come è emerso dall’interessantissimo incontro a tre – investire nei media significa perdere sicuramente denaro. Ciononostante, nascono nuove testate (anche cartacee) e questo significa che la domanda c’è: è l’offerta che non è sufficientemente adeguata. È un problema di modello di business vincente che nessun editore ha ancora individuato (con rare eccezioni, tipo il New York Times che ha milioni di abbonati all’edizione digitale/online), ma soprattutto nessun operatore dell’informazione vuol capire che è cambiata la fruizione delle notizie (siamo tempestati da news da parte dei social) e pertanto occorre cambiare modo di fare informazione: occorre tornare al vecchio giornalismo dove la verifica delle notizie era irrinunciabile e l’inchiesta faceva vendere i giornali. Non importa se poi il mezzo di condivisione è la carta stampata o il digitale o l’online: fare informazione significa offrire un servizio fondamentale per la salvaguardia democratica: chi è informato è un passo avanti per contrastare abusi e limitare il potere di chi gestisce i media. Ma, dal dibattito tra i tre giornalisti, non è emerso solo cupo pessimismo per il futuro, ma vengono anche segnali positivo. (s). 

LA CERIMONIA A PALAZZO ALVARO 

Uno straordinario successo di pubblico ha accolto nella Sala Boccioni di Palazzo Corrado Alvaro la cerimonia di consegna de “La matita rossa e blu”, il Premio giornalistico nazionale promosso dalla Fondazione Italo Falcomatà, con l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, giunto quest’anno alla sua dodicesima edizione. La comunità reggina ha accolto con entusiasmo la scelta della Fondazione di consegnare il Premio ad Emiliano Fittipaldi, saggista e giornalista investigativo, tra le firme più note del panorama italiano del giornalismo d’inchiesta, capace attraverso il suo lavoro di puntare i riflettori su scandali e opacità del potere politico ed ecclesiastico e di realizzare alcune tra le inchieste più interessanti e clamorose degli ultimi anni.

Proprio il lavoro del giornalismo d’inchiesta, il ruolo dei giornalisti e della carta stampata, l’equilibrio tra vecchi e nuovi media, tra l’agenda del cronista ed i social network, il rapporto con il potere e la ricerca della verità come autentica missione del giornalista sono stati gli argomenti al centro dell’intervista al nuovo insignito de “La matita rossa e blu”. Ad accompagnarlo nelle sue riflessioni pubbliche, stimolando la discussione su temi di interesse e curiosità sul suo lavoro, altri due giornalisti d’eccezione, entrambi reggini, già insigniti in passato del prestigioso riconoscimento ed ormai da anni accanto alla Fondazione, Giuseppe Smorto e Gianfrancesco Turano. Premiata anche Camilla D’Ambrosi, studentessa del Liceo Scientifico Severi di Salerno, vincitrice del Premio Giovani realizzato in collaborazione con Repubblica.it Sezione Scuola.

«Un grande orgoglio essere qui – ha affermato Fittipaldi al termine della cerimonia – sono contentissimo di esser stato insignito di questo prestigioso premio e di esser stato invitato qui a Reggio. Purtroppo non ho avuto l’onore di conoscere Italo Falcomatà, ma per noi giornalisti del Sud è sempre stato un esempio da studiare, sia per ciò che riguarda la buona amministrazione, sia per il rapporto che dovrebbe sempre esserci tra i cittadini ed i loro rappresentanti istituzionali. Un rapporto che purtroppo in parte oggi si è perso, forse anche a causa di un mondo giornalistico incapace di raccontare i fatti come avveniva un tempo. Sono contento che la Fondazione abbia puntato su un premio che non considero rivolto a me a titolo personale, ma in generale al giornalismo d’inchiesta». 

Emiliano Fittipaldi, premiato di quest’anno insieme alla giornalista Gaia Tortora, assente durante la cerimonia per motivi di salute, è l’ennesimo insignito di un riconoscimento che negli anni ha avuto il merito di invitare sul palcoscenico reggino alcune tra le firme più prestigiose del panorama giornalistico italiano ed internazionale: da Sergio Zavoli a Enrico Mentana, da Riccardo Iacona a Massimo Giannini, da Attilio Bolzoni ad Aldo Cazzullo, da Annalisa Cuzzocrea a Marcelle Padovani, da Lucia Annunziata a Federica De Sanctis, da Gianni Mura a Mario Calabresi. 

La matita rossa e blu, così come il lavoro culturale della Fondazione Falcomatà, sono diventati nel tempo un punto di riferimento dello scenario giornalistico italiano. 

«Siamo orgogliosi del lavoro fatto – ha dichiarato la Presidente della Fondazione Rosa Neto Falcomatà a margine della cerimonia –. Quest’anno il premio assume un sapore particolare giungendo al culmine delle celebrazioni per il ventennale dalla nascita della Fondazione. Siamo felici di poter celebrare questo anniversario premiando un professionista di grande calibro come Emiliano Fittipaldi, che attraverso il suo lavoro incarna perfettamente uno di quei valori che Italo Falcomatà volle trasferire durante l’intervento in una scuola reggina quando rivolgendosi a degli studenti che avevano realizzato delle interviste li invitò ad essere sempre testimoni di verità. E proprio su questa traccia è andato avanti in questi anni il premio “La matita rossa e blu”, tentando di promuovere sempre il lavoro di giornalisti capaci ed autorevoli che hanno saputo raccontare il nostro tempo con onestà e passione, anche quando questo fa discutere». (rrc)

 

REGGIO: AL CIRCOLO DEL TENNIS INCONTRO SU GIORNALISMO E INFORMAZIONE

23 luglio – Stasera incontro al Circolo del Tennis “Rocco Polimeni” di Reggio con il giornalista parlamentare Mario Nanni (ex capo redattore centrale dell’Agenzia Ansa) autore dell’apprezzatissimo best-seller “Il curioso giornalista” (edizioni Media&Book). Il libro fa da spunto al tema della serata “Stampa, giornali e giornalisti”: un confronto di idee su come è cambiata l’informazione e com’è cambiato nel corso degli anni il mestiere di giornalista. Con Mario Nanni dialogano i giornalisti Carlo Parisi, segretario generale aggiunto della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, e Giampaolo Latella, portavoce del Presidente del Consiglio regionale della Calabria Nicola Irto. Introduce e modera il dibattito il giornalista Santo Strati, direttore del quotidiano on line “Calabria Live”. La serata sarà introdotta dai saluti del Presidente del Circolo dott. Igino Postorino.

I giornalisti Mario Nanni e Santo Strati
Mario Nanni e Santo Strati

“Il curioso giornalista” è un libro sulla professione più bella del mondo, pensato originariamente per la preparazione agli esami di stato per i giornalisti professionisti, ma diventato subito una godibilissima lettura non solo per chi si occupa di comunicazione e di informazione, ma anche per chi i giornali li legge. Non è un manuale, ma fornisce attraverso un racconto non avaro di arguzie e di curiosità le basi fondamentali per chi voglia saperne di più sul mondo dell’informazione o voglia intraprendere la carriera di giornalisti. È una miniera di dati, di informazioni e dati che riguardano 70 anni di vita italiana: un compendio straordinario e accuratissimo che racconta fatti e personaggi della politica, dell’informazione, della cultura, con la leggerezza di un racconto piacevole e avvincente.
Nanni ha 40 anni di cronache parlamentari alle spalle (è stato premiato come miglior giornalista parlamentare), tutti passati nella principale agenzia di informazione italiana, l’ANSA. La sua esperienza in diverse sessioni d’esame per giornalisti ha suggerito di raccogliere anche alcuni divertenti strafalcioni dei candidati, per spiegare. senza cattiveria ma con la pazienza del buon insegnante, come evitare di scrivere stupidaggini o, peggio, fare cattivo giornalismo. Non è un libro per addetti ai lavori: piace a chi legge i giornali e s’informa dalla tv, ma sta spopolando anche tra i giovani, che s’informano solo attraverso il web, e sognano di diventare giornalisti. Nanni dà una ricetta semplice: studio e accuratezza. La cultura, evitando la superficialità, sta alla base del miglior modo di diventare e fare i giornalisti. (rrm)

Il booktrailer del libro: Il curioso giornalista booktrailer