di SANDRO REPACI – Per chi come me ha avuto una conoscenza diretta e personale di Nino Scopelliti è difficile parlare stasera. Era più o meno quest’ora.La strada è la stessa di trent’anni orsono. Forse il vigneto che la costeggia era meno curato. Uguale il sole, abbaccinate e caldissimo. Uguale il mare ed il cielo. La morte l’ha colto impietosa e crudele in uno dei tornanti più belli della terra che amava, mentre ritornava a casa.
È stato difficile, a tratti anche doloroso separare le radici profonde dell’affetto quasi ancestrale di una comunità che ha perso improvvisamente il migliore dei suoi figli da quelle dell’esempio e del sacrificio di un servitore dello Stato da trapiantare nella terra della memoria comune e della coscienza civile. Ma è il lavoro che abbiamo fatto in questi anni, contando uno dopo l’altro i 30 pomeriggi afosi nei quali abbiamo calpestato questi metri d’asfalto . Lo abbiamo fatto assieme alla Signorina Rosetta, e da cinque anni anche assieme a Rosanna Scopelliti ed alla sua Fondazione. Continueremo a farlo, e non solo per chiedere giustizia.
Perché Campo Calabro perdona, ma non dimentica. Lo faremo perché la passione civile della quale Nino Scopelliti ha intriso la sua vita e la sua morte sono diventate l’anima di una impresa umana e culturale al servizio del cambiamento di questa terra. Perché una Calabria che resiste c’è. Dobbiamo avere la forza di andarla a cercare negli angoli più aspri, inaccessibili e faticosi da raggiungere.
[Sandro Repaci è Sindaco di Campo Calabro]