IL TRIONFO DELLA VICEPRESIDENTE PRINCI
MA HANNO VOTATO SOLO 4 ELETTORI SU 10

di SANTO STRATI – Con 84mila preferenze, la vicepresidente Giusi Princi trionfa e conquista il seggio di Strasburgo: la Regione perde un ottimo elemento, ma guadagna una presenza importante e significativa per l’Europa. Il consenso, inaspettato per l’ampiezza, premia qualità e competenza (merce rara di questi tempi) e non offre spazi a valutazioni discrezionali che prescindano dal merito. Se quando venne nominata VicePresidente da Occhiuto, le voci malevole la indicavano come “cugina di Cannizzaro” (come se ci fosse una sorta di inevitabile nepotismo), oggi, con un sorriso, si può dire di Cannizzaro che è “cugino” della VicePresidente. In altri termini, l’ex preside del liceo Scientifico Leonardo da Vinci, che ha inventato – tra le tante cose – il liceo biomedico che prepara l’accesso ai ragazzi che intendono studiare Medicina ha calcato le scene da protagonista conquistando simpatie e consenso.

È un segnale importante per un partito (Forza Italia) che in moltissimi davano per spacciato e che invece da queste elezioni rivela di avere una vitalità incredibile: significa voglia di centro, tradotto dal sentiment della gente, significa che contro gli estremismi e gli infantilismi di una politica sempre più distante dal territorio, c’è chi – da non politica – ha saputo non solo tessere una tela di relazioni e gradimento per le tante iniziative intraprese e le scelte di cultura, ma anche mostrare che la “politica del fare” è possibile e premia. Con buona pace di un’opposizione che si arrampica sugli specchi invece di produrre proposte alternative o complementari col solo fine del bene comune dei calabresi.

Non tutto quello che la Princi ha fatto merita un plauso incondizionato – sia chiaro – però un merito glielo deve riconoscere anche l’opposizione: la disponibilità al dialogo. La tentazione di superare schemi prefissati e guardare ai risultati, con l’ovvia predilezione per il merito.

Più volte si è detto che una terra dimenticata e trascurata come la Calabria avrebbe bisogno di intese trasversali, oltre lo schematismo dei partiti: bisogna rimboccarsi le maniche, dimenticando l’appartenenza politica, pur nel rispetto delle singole posizione e idee, e costruire insieme proposte e favorire realizzazioni a tutto vantaggio della comunità, afflitta, peraltro, da un astensionismo inarrestabile (hanno votato solo 4 elettori su 10 in Calabria).

La Calabria a questa tornata europea manda quattro suoi figli: dal prof. Pasquale Tridico, già Presidente dell’INPS mandato via dalla Meloni mentre stava rivoluzionando (in bene) l’Istituto di previdenza, che ha raccolto oltre 118mila preferenze, a Mimmo Lucano, già sindaco di quella Riace simbolo di accoglienza, con 76mila preferenze, fino all’europarlamentare uscente Denis Nesci che di preferenze ne ha prese 74 mila. Quattro pedine importanti per l’Europa che verrà e per la Calabria di domani e di dopodomani ma, soprattutto, degli anni a venire. (s)