Gli splendidi 90 anni del prof. Corrado Calabrò

Oggi il prof. Corrado Calabrò compie 90 anni: una tappa importante per un illustre e grande figlio della Calabria. Poeta, giurista e uomo delle Istituzioni, Corrado Calabrò ha messo insieme tre ruoli apparentemente separati, ma in realtà intimamente collegati. La grande cultura giuridica e l’esperienza nei Ministeri hanno pesato sul suo “essere poeta” portandolo a livelli eccellenti (candidato al Nobel per la letteratura) e conquistando con edizioni in ben 18 lingue delle sue poesie una platea mondiale di suoi adoranti lettori. La Calabria, fiera e orgogliosa di avergli dato i Natali, celebra questo compleanno con gli auguri e l’affetto che merita un figlio importante, profondamente innamorato della sua terra

AUGURI, PRESIDENTE

di PINO NANO – Corrado Calabrò, sono 90 Anni di storia calabrese in giro per il mondo. Corrado Calabrò è stato uno dei testimoni più attenti e più severi della storia Repubblicana. Ne è stato a suo modo artefice e costruttore insieme, custode e garante, interprete e giurista di rango, ambasciatore suo malgrado delle sue origini reggini nei consessi più esclusivi della poesia mondiale, ma soprattutto ideologo e ispiratore di scelte di politica nazionale che hanno profondamente trasformato la storia italiana. Da magistrato, è stato l’autore di quella che è forse la più incisiva e creativa sentenza del Consiglio di Stato negli ultimi settant’anni, quella che ha istituito il giudizio di ottemperanza, rigenerando letteralmente il giudizio amministrativo.

Lui si racconta così: “Mi sono laureato giovanissimo in giurisprudenza nell’Università di Messina, che allora aveva docenti come Pugliatti e Falzea, a giugno del quarto anno. Ho vinto qualche mese dopo un concorso al Ministero del Lavoro e venni assegnato all’ufficio legislativo dove nel 1962 scrissi per intero la legge sul contratto di lavoro a tempo determinato, che non subì alcuna modifica in parlamento e che rimase in vigore per 40 anni. Vinsi poi il concorso a magistrato della Corte dei Conti. Ma nel contempo Manzari, che mi aveva conosciuto quando era Capo di gabinetto al Ministero del Lavoro, agli inizi del 1964 mi chiamò alla Presidenza del Consiglio, dove aveva assunto uguale incarico con Aldo Moro. Fu un’esperienza in prima linea, indimenticabile. E tuttavia, malgrado l’intensità del lavoro alla Presidenza, volevo entrare nel Consiglio di Stato. Volevo entrarci per concorso, non per nomina governativa. Ricordo che mi alzavo così alle 4 e mezza e studiavo fino alle otto, qualche volta con la mia primogenita Maria Teresa in braccio. Alle otto e mezza ero in ufficio, e venivo assorbito dal lavoro incalzante. Nel giugno ‘68, vinto il concorso, passai al Consiglio di Stato e lasciai la Presidenza del Consiglio in coincidenza con l’uscita di Moro. Successivamente, alternando con l’attività giurisdizionale, sono stato in 14 Ministeri con 22 Ministri diversi”.

Dal 1963 al 1968 Aldo Moro, dunque, lo chiama a Palazzo Chigi come Capo della Segreteria tecnico-giuridica del Presidente del Consiglio dei Ministri, un incarico di una delicatezza infinita, ma c’è ancora chi ricorda che nei Palazzi che allora contavano si raccontava che solo una persona avrebbe potuto svolgere quell’incarico senza nessun problema collaterale, e quella persona era il grande giovane giurista calabrese Corrado Calabro.

Nasce tra i due un rapporto così viscerale che alla fine Corrado Calabrò per raccontare Aldo Moro userà questa frase: “Moro era un uomo di Stato, con una visione politica di lungo respiro affrancata da sovrastrutture di qualsiasi genere, anche religiose, benché fosse profondamente cristiano. Aveva un senso del dovere quasi sacrale. Ed era un uomo di una soavità indicibile, tanto quanto era imperioso Fanfani. La sua azione di governo era lenta ma determinata. Negli anni della sua presidenza mi piace ricordarlo ci fu in Italia una straordinaria ripresa economica”.

Corrado Calabrò, un “principe” della Prima, della Seconda e anche della Terza Repubblica. Oggi, nel giorno del suo novantesimo compleanno, possiamo anche dire “Un uomo di Stato al servizio della poesia”. O meglio, “un poeta cresciuto nel mondo ovattato della diplomazia e dell’alta burocrazia istituzionale”.

Ma è forse proprio questa l’immagine più veritiera che si può dare oggi di Corrado Calabrò, per lunghissimi anni Grand Commis di Stato, magistrato attentissimo e innovatore, oltre ogni previsione, giurista come pochi in Italia, consulente privilegiato e corteggiato di decine di Governi diversi, intellettuale di altissimo profilo prestato alla politica ma mai schiavo del potere, anzi consigliere controllore e giudice severissimo e al di sopra di ogni sospetto degli inquilini che si sono succeduti nel tempo a Palazzo Chigi. Come tale, era amato adulato rispettato invidiato, ma anche inviso e mal sopportato. Lui sorride alla sua maniera di sempre, amabile e disarmante, ti guarda dritto negli occhi e ti sussurra “Ma questo è il gioco della vita.

Ma lui questo lo aveva già colto e intuito da giovane assistente universitario, e allora per dimostrare forse a sé stesso di essere ancora capace di grandi cose, di giorno seguiva gli affari di Governo e di notte si rituffava nel suo scrigno più intimo, che era appunto il mondo segretissimo della poesia d’autore.

Il suo fascino poetico-dice di lui la critica che oggi più conta- non conosce confini né di tempo né di spazio geografico, neanche ora che di anni il vecchio magistrato ne ha 90, e quando si parla di lui persino i suoi avversari più dichiarati usano lo stesso tatto e la stessa amabilità con cui Corrado Calabrò ha sempre vissuto la sua vita. “La vera originalità di Corrado Calabrò- scriveva di lui Carlo Bo nel 1992, individuando uno dei motivi centrali dell’intera sua opera- sta nell’essersi staccato dai modelli comuni per inseguire una diversa sperimentazione poetica. Ha cantato non il suo mare, ma piuttosto l’idea di un mare eterno e insondabile”.

Nel luglio 2018 l’Unione Astronomica Internazionale, su proposta dell’Accademia delle Scienze di Kiev, assegna all’ultimo asteroide scoperto il nome di Corrado Calabrò “per avere rigenerato la poesia aprendola, come in sogno alla scienza”. Quattro anni più tardi, giugno 2022 a Madrid, gli viene assegnato il “Premio Internazionale Escriduende”, e tutto questo alla presenza dei massimi scrittori europei, americani ed africani, un premio legato al suo ultimo libro, “Quinta Dimensione”, tradotto anche in spagnolo e che gli vale la gloria accademica di mezzo mondo. Un libro, il suo -sottolineano gli intellettuali spagnoli che hanno scelto la sua opera- che è quasi un testamento ideologico e spirituale della sua opera. In quella occasione il grande Luis Alberto de Cuenca commentava così il Premio al poeta calabrese Corrado Calabrò: “Corrado Calabrò es autor de los versos más memorables que se han escrito en italiano durante los últimos sesenta años”.

“Corrado Calabrò è l’autore dei versi più memorabili che siano mai stati scritti in italiano negli ultimi sessant’anni”.

Per il poeta Corrado Calabrò, arriva dunque dalla Spagna l’ennesima consacrazione ufficiale della sua arte poetica, e più in generale per la sua straordinaria capacità letteraria. In Spagna questa volta lo premiano per il suo ultimo libro “Quinta dimensione”, edito dalla Mondadori, una raccolta di poesie scelte che vanno dal 1958 al 2021, “poesie di un grande poeta contemporaneo quale è Corrado Calabrò” -si legge nella motivazione del Premio- e in cui il grande giurista, per anni anche Grand Commis di Stato, si riconferma poeta di grande respiro internazionale.

Di origini calabresi, fratello di quel famoso don Italo Calabro, l’apostolo degli ultimi, e oggi in odore di santità, Corrado “il principe” si racconta sempre con questo grande senso della modestia che è innata nel suo corpo, lui figlio del mare nel senso più bello del termine, perché cresciuto in una casa che dava direttamente sul mare di Bocale, cullato e coccolato dalla magia delle sirene dello Stretto di Messina, atleta e sportivo appassionato di lunghe nuotate, figlio illustre di una città come Reggio Calabria che gli ha regalato un’infanzia bellissima e una famiglia che ha segnato profondamente la vita di questa parte lontana della Calabria contemporanea.

«Avevamo una casetta di vacanze a Bocale, che dava sulla spiaggia. – racconta a Francesco Subiaco che gli chiede una intervista per “Dissipatio”- Lì ho trascorso le mie estati dai dodici ai quindici anni. Poi ci siamo trasferiti sulla costa ionica, tra Locri, Gioiosa, e Riace. Facevo nuotate di chilometri e chilometri, uscivo la notte con i pescatori, andavo a caccia alzandomi prima dell’alba. Era tale il mio affidamento al mare che talvolta, mentre facevo il morto dopo ore di nuoto e sotto un sole cocente, mi assopivo a braccia e gambe aperte. Una volta, a Gioiosa Ionica, quando avevo sedici anni, mentre, a un paio di chilometri dalla costa, semiassopito mi lasciavo trasportare placidamente dal mare, sentii un urto in una spalla e subito dopo tre, quattro mani che brancicando mi afferravano dai capelli: una barca a vela di pescatori mi aveva investito; mi avevano scambiato per un naufrago e cercavano di tirarmi a bordo con un raffio… Ma facevo anche letture furiose. Lessi allora tra l’altro, a quattordici anni, l’edizione divulgativa dello stesso Einstein della relatività ristretta; da lì nacque il mio interesse per l’astrofisica che mi ha accompagnato poi tutta la vita.D’inverno il mio “doppio” s’immergeva nello studio: non si scherzava con lo studio a casa mia. Una volta che riportai due sette in pagella mio padre mi disse: “Figlio, siamo ancora al secondo trimestre; hai tempo per riparare”.

Uomo di grande charme e di grande fascino. Presidente dell’Associazione magistrati del Consiglio di Stato dal luglio 1999 al settembre 2001, dal 2005 al 2012 è stato poi Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Ma di lui si potrebbero dire mille altre cose diverse e insieme, proprio per via dei tanti vissuti attraversati e percorsi.

Tre anni fa Corrado Calabrò torna in edicola con la nuova edizione di un saggio famosissimo che ha già riscosso successi e consensi di critica oltre ogni misura, “Quinta dimensione”, 330 pagine, Mondadori Editori, un’opera antologica preziosa e aggiornata alla sua produzione più recente, mantenendo inalterata la struttura in sezioni che illumina i temi fondamentali della sua sessantennale attività di scrittura, un vero e proprio autoritratto poetico da cui emerge la forte consapevolezza raggiunta con la piena maturità espressiva, capace di stabilire rapporti profondi fra testi nati in momenti diversi della vita.

Un Corrado Calabrò mai scontato, mai ripetitivo, mai stanco, anzi continuamente in movimento e alla ricerca di nuove rotte. Non a caso forse, il mare, “l’astrofisica e l’amore risultano gli elementi cardine intorno ai quali ruota il pensiero emozionale del poeta, tenuti insieme dall’energia che dà forma alla salda pronuncia del dettato, tra classico e sperimentazione, nella variabilità di forme che spaziano dal poemetto all’epigramma”.

Ma quale è il vero Corrado Calabrò che conosciamo? Il poeta cita Oscar Wilde, “Man is least himself when he talks in his own person. Give him a mask, and he will tell you the truth”, “Un uomo non è del tutto sé stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera, e vi dirà la verità”.

Il primo volume di poesie di Corrado Calabrò, scritto tra i diciotto e i vent’anni, venne pubblicato nel 1960 dall’editore Guanda di Parma col titolo Prima attesa. Sono venuti poi numerosi altri volumi, tra cui: Agavi in fiore (1976), ed. SEN; Vuoto d’aria (1979 e 1980, tre edizioni), ed. Guanda; Presente anteriore (1981), ed. Vanni Scheiwiller; Mittente sconosciuta (1984), ed. Franco Maria Ricci; Rosso d’Alicudi, pubblicato nel 1992 (tre edizioni) da Mondadori, raccolta completa (all’epoca) delle poesie di Calabrò; Lo stesso rischio (Le même risque) (2000), ed. Crocetti; Le ancore infeconde (2001), ed. Pagine. Nel 2002 ancora Mondadori pubblica una vasta raccolta dell’ultraquarantennale produzione poetica di Calabrò, in un Oscar dal titolo Una vita per il suo verso (due edizioni). Del 2004 è invece la raccolta Poesie d’amore, edita da Newton & Compton. Nel 2009 escono ancora due importanti raccolte: La stella promessa, nella collezione “Lo Specchio” di Mondadori; T’amo di due amori, raccolta tematica delle sue poesie d’amore (con un CD che contiene 19 poesie lette da Giancarlo Giannini), Vallardi. Ma assolutamente particolari, perché propongono la poesia in una forma saettante di estrema brevità, sono le due ultime raccolte italiane, Dimmelo per SMS (Vallardi, 2011) e Rispondimi per SMS (Vallardi, 2013).

“Sì, bastano tre versi o anche meno per fare una poesia, come “La penuria di te mi affolla l’anima” – sorride il vecchio Presidente del Consiglio di Stato. Per fortuna, ora che ha chiuso definitivamente con la sua carriera di successi istituzionali, Corrado Calabrò, l’uomo che da giovanissimo era stato scelto dal Presidente Aldo Moro come suo consulente di fiducia, oggi può anche permettersi di raccontarsi per intero e fino in fondo, e di declamare in pubblico il meglio del suo genio poetico. Con nel cuore, il ricordo magico e bellissimo della spiaggia di Bocale e del mare d’inverno della sua Reggio Calabria.

Non diremmo tutto se non ricordassimo che sono almeno una trentina le traduzioni delle poesie di Corrado Calabrò, tra cui cinque in spagnolo; quattro in svedese, tre in inglese; due in francese, russo, ungherese, ucraino; una in tedesco, rumeno, serbo, greco, polacco, danese, ceco, cinese, portoghese.  È la conferma assoluta, dunque, del grande valore internazionale della poetica di Corrado Calabrò che da giovane magistrato spesso usava degli pseudonimi per firmare le sue cose più belle, “ma un magistrato in carriera trent’anni anni fa in questo Paese così chiuso a riccio forse non avrebbe mai potuto accettare che un magistrato scrivesse di amore e di dolcezza eterna”. E allora, lui si nascondeva dietro altre sigle.   Per fortuna, ora che ha chiuso definitivamente con la sua carriera di successi istituzionali, Corrado Calabrò, l’uomo che da giovanissimo era stato scelto dal Presidente Aldo Moro come suo consulente di fiducia, oggi può anche permettersi di raccontarsi per intero e fino in fondo, e di declamare in pubblico il meglio del suo genio poetico. Con nel cuore, il ricordo magico e bellissimo della spiaggia di Bocale e del mare d’inverno della sua Reggio Calabria.

Tra i libri di Corrado Calabrò, sono 23 i libri di poesie pubblicati in Italia e 34 quelli pubblicati all’estero, in 20 lingue, tra cui sette in spagnolo. Tra i suoi principali libri troviamo “Una vita per il suo verso”, Oscar Mondadori, 2002, “La Stella promessa”, Lo Specchio Mondadori, 2009; “Quinta Dimensione”, Oscar Mondadori, 2021. Tra i libri pubblicati all’estero vi ricorso “Astroterra”, Kiev, 2020, e “Quinta dimensión”, Sial Pigmalión, 2022. Dalle sue poesie sono stati prodotti vari compact disks e alcuni dei suoi testi sono stati presentati in teatro, in recitalspettacoli, in 34 città italiane e anche all’estero. Il suo poemetto “Il vento di Myconos” è stato trasposto in musica classica.

Una carriera da record. Storia di una eccellenza tutta italiana.

Per la sua opera letteraria, badate bene, gli è stata conferita la Laurea Honoris Causa dall’Università Mechnikov di Odessa nel 1997, dall’Università Vest Din di Timisoara nel 2000, e dall’Università statale di Mariupol nel 2015. Per il suo libro “Acuérdate de Olvidarla”, invece gli è stato assegnato nel 2015 il Premio Internacional de Literatura Gustavo Adolfo Bécquer. Nel 2016 l’Università Lusófona di Lisbona ha poi attribuito al poeta calabrese il Riconoscimento Damião de Góis, e il 12 giugno 2022 a Madrid, per “Quinta Dimensión” gli è stato invece assegnato il Premio Escriduende.

Quinta dimensione. Poemas escogidos 1958 – 2021” raccoglie sessant’anni di versi, dedicati al mare, che spesso richiama l’idea di malinconia, solitudine e libertà, con l’aggiunta di due riflessioni dell’autore sul suo percorso esistenziale come poeta.Che dire di più? Alla sua età, e con lo spirito che si ritrova, c’è da giurare che presto lo rivedremo in qualche altro grande teatro d’Europa a recitare le sue poesie e a raccontare la sua terra come solo lui sa ancora fare. Un uomo di Stato e di letteratura di grande fascino, e che è stato bello incontrare e conoscere.

Buon compleanno Presidente. (pn)