IL COMPARTO AGROALIMENTARE È IL CUORE
PULSANTE DELLA CALABRIA: PORTA 29 MLD

di ELIA FIORENZA – La Calabria contribuisce con un valore aggiunto annuo di circa 29 miliardi di euro, sostenendo un’economia prevalentemente orientata al settore terziario, seguito dall’industria e dall’agricoltura. Il comparto agroalimentare si distingue per la qualità delle sue produzioni locali e rappresenta un pilastro fondamentale dell’economia regionale. Le principali colture includono fichi, agrumi, drupacee e uva, oltre a cereali come frumento e segale.

L’olivicoltura e la produzione di agrumi caratterizzano il paesaggio agricolo, con un’abbondante raccolta di arance, clementine, fichi e cedri. Tra i prodotti più rappresentativi della regione spiccano il bergamotto, il rosmarino, il gelsomino e la liquirizia. Quest’ultima, in particolare, vanta una lunga tradizione e un riconoscimento ufficiale: la Liquirizia di Calabria Dop. Dal 2011, questo prodotto ha ottenuto la denominazione di origine protetta dall’Unione Europea, garantendo qualità e autenticità.

Negli ultimi anni, la produzione di liquirizia è stata incentivata, portando alla coltivazione e raccolta di circa 1.000 ettari di liquirizieti, sia spontanei che coltivati, con una produzione media annua di 2.500 tonnellate di radici. Numerosi prodotti calabresi vantano marchi di qualità IGP, tra cui la Cipolla Rossa di Tropea, le Clementine di Calabria, il Limone di Rocca Imperiale, la Patata della Sila, il Finocchio di Isola di Capo Rizzuto, l’Olio di Calabria e il Torrone di Bagnara. Anche il settore apistico ricopre un ruolo significativo, favorito da un ambiente incontaminato. Con circa 100.000 alveari censiti nel 2019, la Calabria è tra le principali regioni italiane per la produzione di miele. La pratica del nomadismo, diffusa tra gli apicoltori, sfrutta la varietà di pascoli disponibili nelle aree agrumicole della Piana di Sibari e nelle zone ricche di Eucalipto del Crotonese. La coltivazione del riso assume un ruolo strategico, grazie alla presenza della Società Agricola Terzeria e della riseria Magisa.

Ogni anno vengono prodotti tra gli 8.000 e i 10.000 quintali di risone, trasformati in varietà pregiate come arborio, carnaroli e riso nero. L’olivicoltura affonda le sue radici in una tradizione secolare. Le varietà autoctone, tra cui Dolce di Rossano, Grossa di Gerace, Carolea, Cassanese, Ottobratica e Sinopolese, coprono una superficie pari al 17,3% della produzione nazionale di olive da olio. La Calabria ospita 718 frantoi attivi, a conferma della rilevanza del settore. La Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP si distingue per le sue qualità nutrizionali e organolettiche. La filiera, che coinvolge oltre 1.600 operatori, genera un valore di consumo pari a 60 milioni di euro. Ricca di antiossidanti e minerali essenziali, questa varietà viene definita “oro rosso di Calabria”. Il settore vitivinicolo si estende su circa 10.000 ettari, distribuiti in territori collinari e montani.

La produzione annua si attesta sui 368.000 ettolitri di vino, di cui il 43% è rappresentato da vini Dop e il 34,6% da vini Igp. Tra le denominazioni più rinomate figurano Cirò Doc, Savuto Doc e Greco di Bianco Doc La viticoltura calabrese ha radici antiche, arricchite nel X secolo dall’arrivo dei monaci orientali, che introdussero nuove tecniche di coltivazione. L’agroalimentare calabrese si distingue per l’eccellenza dei suoi prodotti certificati. La regione conta 12 marchi Dop e Igp, tra cui tre oli extravergine d’oliva Dop e l’olio essenziale di Bergamotto di Reggio Calabria Dop. Tra i salumi spicca la Soppressata di Calabria Dop.

La Bivongi Doc, situata nella valle bizantina dello Stilaro, in provincia di Reggio Calabria, rappresenta una delle denominazioni vinicole più antiche, testimonianza di un patrimonio enologico tramandato nei secoli.

L’insieme di queste produzioni conferma il ruolo centrale dell’agroalimentare nell’economia calabrese, esaltando un connubio tra tradizione e innovazione che valorizza il territorio e le sue risorse. (ef)

 

BANKITALIA CALABRIA, CAUTO OTTIMISMO
SI INTRAVEDE LUCE ALLA FINE DEL TUNNEL

dalla REDAZIONE ROMANA – C’è luce in fondo al tunnel, per l’economia calabrese che, nella prima parte del 2021, è caratterizzata da importanti segnali di ripresa, «seppur ancora insufficienti a colmare il calo registrato durante la crisi pandemica». È quanto è stato rilevato dal rapporto della Banca d’Italia sull’economia calabrese, dove viene segnalata «una diffusa crescita del fatturato delle imprese nei primi nove mesi dell’anno».

Un rapporto, quello presentato dal direttore della filiale di Catanzaro della Banca d’Italia, Sergio Magarelli, e i redattori del rapporto Giuseppe Albanese (coordinatore), Tonino Covelli, Iconio Garrì, Enza Maltese e Graziella Mendicino, che non solo fanno tirare un sospiro di sollievo, ma che fa comprendere che la ripresa, in Calabria, è davvero possibile, e che si sta procedendo nella direzione giusta.

Secondo il rapporto, «la ripresa dell’attività economica è stata più rapida e intensa nel settore industriale. Anche il quadro congiunturale delle costruzioni è stato favorevole, beneficiando della crescita degli investimenti pubblici e degli incentivi a sostegno degli interventi per la riqualificazione energetica. Nei servizi la ripartenza è stata più graduale e permane ancora maggiore distanza rispetto ai livelli di attività pre-pandemia».

«Nel complesso – si legge – gli investimenti hanno invece mostrato un andamento meno sostenuto rispetto al fatturato. Sulle prospettive incidono le difficoltà riscontrate a partire dai primi mesi dell’anno nell’approvvigionamento di materie prime e beni intermedi, che si sono già tradotte per alcune imprese in un rialzo dei prezzi dei prodotti finali o in una riduzione dei margini di profitto».

Per Bankitalia, «Il miglioramento del quadro congiunturale, insieme all’accelerazione della campagna vaccinale e all’allentamento delle misure di restrizione alla mobilità, hanno contribuito a rafforzare il clima di fiducia delle famiglie. I consumi restano però improntati a maggior cautela rispetto al passato, con un livello di propensione al risparmio ancora elevato. La spesa delle famiglie è stata sospinta anche dal ricorso ai prestiti bancari, con una crescita che ha riguardato sia il credito al consumo sia i mutui per l’acquisto di abitazioni. Tra le fasce più povere, un sostegno diffuso è arrivato dalle misure pubbliche, in particolare Reddito e Pensione di cittadinanza e Reddito di emergenza, che nel loro insieme hanno interessato circa un sesto dei nuclei familiari».

Per quanto riguarda l’industria – che è il settore la cui ripartenza dell’attività economica è stata più rapida e intensa – il 60% delle aziende – su un campione di imprese industriali con almeno 20 addetti – ha segnalato un aumento delle vendite rispetto al 2020, contro poco più del 10% che ha subìto un calo. Nonostante il miglioramento, secondo Bankitalia «più di un terzo delle imprese non sono però ancora tornate ai livelli di fatturato precedenti la pandemia» e «l’accumulazione di capitale nell’industria rimane debole anche se in lieve ripresa. In base al sondaggio congiunturale quasi i due terzi delle imprese hanno mantenuto la spesa per investimenti sui bassi livelli programmati a fine 2020; circa un quarto delle aziende ha rivisto al rialzo quanto inizialmente formulato».

Dunque, per i prossimi mesi si attende un aumento delle vendite, mentre per quanto riguarda gli investimenti si rimane sulla prudenza, in quanto c’è una forte incertezza, legati non solo ai timori legati all’evoluzione della pandemia, ma anche per le difficoltà riscontrate a partire dai primi mesi del 2021 nell’approvvigionamento di materie prime e beni intermedi, che hanno interessato il 60% delle imprese intervistate.

Tali ostacoli, infatti, si sono «manifestati prevalentemente sotto forma di aumento dei costi e di ritardi nelle consegne da parte dei fornitori. Per oltre tre quarti delle imprese che hanno segnalato queste difficoltà, le problematiche si sono tradotte a loro volta in una riduzione dei margini di profitto o in un aumento dei prezzi di vendita dei propri prodotti; solo per una quota ridotta hanno finora comportato un calo della produzione».

Bene anche per il settore delle costruzioni, dove il comparto delle opere pubbliche ha beneficiato dell’aumento degli investimenti degli enti territoriali nei primi nove mesi dell’anno in corso. Da segnalare, anche, l’aumento, per oltre la metà rispetto a un anno prima, del valore delle gare per opere pubbliche bandite in Regione. Per quanto riguarda il comparto residenziale, che ha tratto vantaggio dalle politiche di agevolazione fiscale (Superbonus), e dai dati del monitoraggio congiunto di Enea e Ministero della transizione ecologica, «in Calabria gli interventi con almeno un’asseverazione protocollata al 30 settembre 2021 sono stati 1.972, per un importo complessivo di circa 327 milioni di euro (poco più del 4 per cento del totale nazionale). Le aspettative per i prossimi mesi sono decisamente positive».

Per quanto riguarda i servizi, invece, «la ripartenza è stata più graduale e permane ancora maggiore distanza rispetto ai livelli di attività pre-pandemia. Nel complesso, gli investimenti hanno invece mostrato un andamento meno sostenuto rispetto al fatturato. Sulle prospettive – rimarca l’istituto nel report – incidono le difficoltà riscontrate a partire dai primi mesi dell’anno nell’approvvigionamento di materie prime e beni intermedi, che si sono già tradotte per alcune imprese in un rialzo dei prezzi dei prodotti finali o in una riduzione dei margini di profitto».

Secondo la Banca d’Italia in Calabria «il miglioramento congiunturale ha influito positivamente sulla situazione finanziaria delle imprese, che durante la crisi pandemica avevano comunque beneficiato di ampie misure pubbliche di sostegno. Anche nella prima parte del 2021 i prestiti hanno mantenuto una crescita sostenuta. In un contesto di graduale normalizzazione dell’attività economica e in presenza di un’elevata liquidità, le imprese hanno invece ridotto il ricorso alle moratorie sul debito».

Bene anche sul mercato del lavoro, che «ha beneficiato della ripresa in corso».

«In base ai dati amministrativi sulle Comunicazioni obbligatorie – si legge nel Rapporto – forniti dal Ministero del Lavoro2 e relativi alla sola dinamica del lavoro dipendente per il settore privato non agricolo, nei primi otto mesi del 2021 le nuove posizioni di lavoro create in regione (attivazioni meno cessazioni) sono state 30.400, un livello superiore a quello del corrispondente periodo dell’anno precedente».

Tuttavia, si è registrato, nei primi otto mesi dell’anno, «gli avviamenti di nuovi contratto – seppur in aumento rispetto all’anno precedente – sono stato inferiori a quelli del 2019 sono stati 103 mila nel 2019; 86 mila del 2020 e 94 mila nel 2021), risultando però controbilanciati da un numero di cessazioni ancora basso e pari a quello dello scorso anno (sono state 78 mila nel 2019 e 63 mila sia nel 2020 che nel 2021».

Un segnale importante riscontrato, poi, è che «l’aumento del divario di genere nell’occupazione osservato nel 2020 si è gradualmente riassorbito. Nei primi otto mesi del 2021 le donne sono tornate a ricoprire circa il 40 per cento delle posizioni di lavoro create (era il 32 per cento nel 2020), in linea con i livelli pre-pandemia».

«Le nuove posizioni sono aumentate anche per i lavoratori più giovani – è stato rilevato – Questi risultati sono prevalentemente legati alla ripresa delle assunzioni a termine, specialmente nei servizi turistici. Più dell’80 per cento dei posti di lavoro creati dall’inizio del 2021, infatti, è stato attivato con un contratto a tempo determinato (era il 77 per cento nel 2019; fig. 3.2.b e tav. a3.1), mentre il contributo positivo dei contratti a tempo indeterminato è ancora riconducibile ai vincoli ai licenziamenti per motivazioni economiche e all’ampio ricorso agli ammortizzatori sociali».

«Secondo i dati Inps, nei primi nove mesi del 2021 – si legge ancora nel rapporto – sono state autorizzate quasi 36 milioni di ore di integrazione salariale, un livello elevato e solo di poco inferiore a quello del 2020 (37,5 milioni; fig. 3.3.a e tav. a3.2): a fronte della riduzione della cassa integrazione ordinaria (CIGO) e straordinaria (CIGS), è aumentata la richiesta di quella in deroga (CIGD) e dei Fondi di solidarietà (FdS). Rispetto all’anno precedente, si riscontra però un diverso andamento mensile: le ore autorizzate sono state superiori solo nel primo trimestre per poi diminuire nei mesi successivi».

Per il settore trasporti, invece, «la ripartenza è risultata assai più lenta”, dove nei primi nove mesi dell’anno «il numero di passeggeri transitati per gli aeroporti regionali è risultato ancora inferiore di oltre la metà rispetto allo stesso periodo del 2019. La riduzione è ancora più consistente per i passeggeri internazionali».

«Nel porto di Gioia Tauro – ha rilevato la Banca d’Italia – l’operatività nei primi nove mesi dell’anno si è ridotta lievemente rispetto al corrispondente periodo dell’anno scorso (-4 per cento). Dopo la forte riduzione nel primo trimestre, dovuta a fattori organizzativi connessi al piano di investimenti in atto, nei mesi successivi il traffico container è tornato su livelli prossimi a quelli del 2020».

Un importante dato rilevato, poi, è la crescita del numero di nuove imprese: «Secondo i dati di InfoCamere-Telemaco, le iscrizioni presso il registro delle imprese sono aumentate del 22,8 per cento rispetto al periodo corrispondente dello scorso anno (-9 per cento rispetto al 2019; fig. 2.3.a). Contestualmente è proseguita la riduzione delle cancellazioni (-23,8 per cento, -40 per cento rispetto al 2019), anche in connessione ai provvedimenti governativi volti a contrastare le crisi di impresa durante la pandemia. Nell’insieme, il numero di imprese attive in Calabria è cresciuto nel semestre dell’1,7 per cento».

Infine, «il miglioramento del quadro congiunturale, insieme all’accelerazione della campagna vaccinale e all’allentamento delle misure di restrizione alla mobilità, hanno contribuito a rafforzare il clima di fiducia delle famiglie. I consumi restano però improntati a maggior cautela rispetto al passato, con un livello di propensione al risparmio ancora elevato. La spesa delle famiglie è stata sospinta anche dal ricorso ai prestiti bancari, con una crescita che ha riguardato sia il credito al consumo sia i mutui per l’acquisto di abitazioni. Tra le fasce più povere, un sostegno diffuso – si legge nel rapporto – è arrivato dalle misure pubbliche, in particolare Reddito e Pensione di cittadinanza e Reddito di emergenza, che nel loro insieme hanno interessato circa un sesto dei nuclei familiari». (rrm)