L’oro verde (extravergine) di Calabria diventa “misero condimento”

Il nostro olio d’oliva, l’apprezzatissimo extravergine calabrese che, insieme con quello italiano, continua ad essere indicato dalle più importanti pubblicazioni scientifiche per le sue proprietà salutistiche e nutrizionali, rischia di diventare un “misero condimento” delle tavole. Manca il sostegno adeguato e il suo destino sembra segnato.

«Gli ultimi provvedimenti – secondo Innocenza Giannuzzi, presidente di Agricoop Calabria – non aiutano il comparto, anzi lo deprezzano». E la Giannuzzi punta il dito contro l’assessorato regionale all’Agricoltura. 

«Il settore dell’olio di oliva italiano – afferma la Giannuzzi – sta attraversando, ormai da qualche anno, problemi strutturali e commerciali, nonostante un grande prestigio riconosciuto alle produzioni. Le importazioni, infatti, oltre ad alimentare le industrie di imbottigliamento esportatrici servono anche a soddisfare la domanda interna delle grandi aziende che propongono sugli scaffali della grande distribuzione organizzata oli extravergine di oliva a prezzi bassissimi, danneggiando il prodotto italiano di qualità». 

Il comparto olivicolo nazionale – aggiunge la presidente di Agricoop – compreso quello calabrese ha anch’esso subito l’impatto negativo determinato dal virus pandemico ( Coronavirus) ma, mentre per molti altri settori sono state individuate politiche di sostegno, per questo specifico settore no. 

È stato pubblicato un bando nazionale di approvvigionamento da parte di Agea ( agenzia per le erogazioni in agricoltura) che privilegia olio estero e la Regione Calabria seleziona aziende per il sostegno per alle fasce più deboli riconoscendo al produttore per un litro di olio extravergine solo 3,60 euro. Questo succede in pratica mentre a parole invece l’assessore Gallo – sottolinea la Giannuzzi – dichiara che investirà sul settore olivicolo poiché è di estrema importanza, viste le superfici dedicate e l’indotto generato. 

Pare proprio che il nostro “oro verde” protagonista della dieta mediterranea sia stato nei fatti penalizzato nel post coronavirus, eppure svariati studi parlano dell’olio extravergine come un prodotto, che assieme alla liquirizia, nemico del coronavirus.  

A soffrirne – spiega la Giannuzzi – sono anzitutto le piccole e medie aziende, che non hanno rapporti commerciali con la Gdo e che hanno visto azzerati gli ordini da parte dell’Horeca (hotellerie – restaurant – catering ) . 

Quale sarà il futuro – si chiede la presidente di Agricoop – dei tanti olivicoltori italiani e calabresi? A rinforzo della tesi sostenuta da Innocenza Giannuzzi, la notizia diffusa dal sito Andriaviva, non ha bisogno di ulteriori commenti: «Lo Stato italiano – si legge sul sito web – tramite Agea, acquista quasi 8 milioni di euro di olio extravergine d’oliva comunitario ed extracomunitario calpestando i produttori olivicoli italiani già penalizzati dal lockdown e disprezzando il diritto alla qualità che anche gli indigenti dovrebbero avere. È quanto denuncia l’associazione Restart, incubatore di imprese agricole nato dalla straordinaria esperienza dei gilet arancioni dell’agricoltura nel 2019». (ed)