C’È ANCHE LA BUONA SANITÀ IN CALABRIA
“MIRACOLO” ALL’ANNUNZIATA DI COSENZA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – È una «Calabria straordinaria e che non ti aspetti», quella dove, molto spesso, si scrivono bellissime storie di una sanità che funziona. All’Annunziata di Cosenza, è stato asportato un tumore da 7,5 kg. Un vero e proprio record per la nostra regione, considerando che ci sono pochi precedenti in Italia.

Questa, dunque, è una storia che il marito della paziente, della provincia di Cosenza, ha voluto raccontare perché «non si deve sempre e solo parlare di malasanità in Calabria». Nella nostra regione, infatti, ci sono tante, troppe eccellenze a livello medico che non vengono abbastanza valorizzate e che meriterebbero di più, oltre al diritto di rimanere nella loro terra per poter esercitare la propria professione e offrire ai calabresi una sanità come si deve.
Immaginiamo quanto potrebbe essere fondamentale il ritorno o la presenza in Calabria di tante eccellenze nella sanità diffuse nei più prestigiosi atenei e degli ospedali di tutt’Italia, che potrebbe essere un freno per le cosiddette migrazioni sanitarie. Molti pazienti sono costretti a viaggiare per prestazioni non disponibili nella regione, ma spesso anche per interventi semplicissimi sembra più “chic” farsi operare fuori. Ignorando le qualità non certo nascoste dei nostri medici e specialisti che sono rimasti in Calabria e e che lavorano oltre che con assoluta competenza, con impegno e dedizioni senza pari.
Ma non sono solo i pazienti a migrare: secondo uno studio condotto dal Sindacato dei medici dirigenti Anaao Assomed, nel 2021 c’è stata una “grande fuga” dei medici dagli ospedali pubblici: 2886 medici ospedalieri, il 39% in più rispetto al 2020, hanno infatti deciso di lasciare la dipendenza dal Servizio sanitario nazionale e proseguire la propria attività professionale altrove.

In Calabria, il 3,8% dei medici ha deciso di licenziarsi per cercare – secondo quanto riportato dallo studio – orari più flessibili, maggiore autonomia professionale, minore burocrazia.
Insomma, quello che si cerca è «un sistema – si legge – che valorizzi le loro competenze, un lavoro che permetta di dedicare più tempo ai pazienti e poter avere a disposizione più tempo anche per la propria vita privata. Raramente la motivazione principale è la maggiore remunerazione».
Come dichiarato dal dott. Gianfranco Scarpelli, direttore primario del Reparto di Neonatologia all’Annunziata di Cosenza al Corriere della Calabria, «sono necessari continui sforzi ed investimenti in nuove tecnologie, è un campo in continua evoluzione e bisogna stare al passo con le innovazioni per dare risposte costanti ai pazienti e per pareggiare l’offerta sanitaria delle altre grandi realtà» e l’operazione di chirurgia avanzata all’Annunziata di Cosenza, condotta dal prof. Bruno Nardo, primario di Chirurgia e dalla sua equipe, composta dal dr Marco Doni e dal dr Daniele Paglione, anche il primario della Urologia Dr Michele Di Dio, è la dimostrazione di come curarsi in Calabria è possibile.

Un intervento frutto della collaborazione multidisciplinare di diversi professionisti, medici e chirurghi che lavorano nell’Azienda e che ha dimostrato, ancora una volta, come in Calabria è possibile curarsi.
Mia moglie sembrava incinta ma non era possibile, e a fare aumentare la sua pancia, da diversi mesi un tumore maligno che ora è stato asportato» e continua «ancora non riesco a crederci, anche dopo aver visto le foto dell’intervento, e voglio raccontare a tutti questa incredibile storia. Mi è stato detto che si trattava di un tumore maligno a partenza dal retroperitoneo che aveva invaso il rene destro e parte dell’intestino».

Per questo, ha spiegato il marito della paziente, «abbiamo voluto fare una visita con il Primario della Chirurgia Generale dell’Annunziata di Cosenza, che conoscevamo per la sua fama, e dopo tale incontro, ci siamo affidati totalmente a Lui ed alla sua equipe, e devo dire che la fiducia è stata ripagata». Il professore è stato onesto e ci ha detto subito che doveva valutare la fattibilità dell’intervento studiando il caso di mia moglie anche ad un «tavolo anatomico tridimensionale disponibile all’Università della Calabria» nel Dipartimento di Farmacia, Scienza della Salute e della Nutrizione.

Dopo altri esami effettuati ci ha informati che «l’aereo poteva decollare, ma che il viaggio poteva essere molto pericoloso perché, anche se l’intervento era tecnicamente fattibile, il rischio di mortalità era alto. Ci ha anche detto che per offrire il massimo delle possibilità avrebbe richiesto la partecipazione di più professionisti in sala operatoria e così è stato».

Preziosa la collaborazione del personale infermieristico, in particolare della strumentista Francesca Esposito e del referente del blocco operatorio Giuseppe Marano. A condurre e gestire la delicata fase dell’anestesia, per circa 8 ore di intervento, la Dott.ssa Brunelli. Anche se non ci sono stati problemi chirurgici e anestesiologici, in considerazione dell’entità dell’intervento, la paziente ha trascorso la prima notte in Rianimazione, sotto stretto monitoraggio ed il mattino dopo è stata riportata nel reparto della Chirurgia Generale “Falcone” non avendo più necessità della terapia intensiva.
Da pochi giorni ha lasciato l’ospedale, sta bene e sta avendo un decorso regolare.
«Siamo rimasti meravigliati dal decorso normale dopo un intervento così complesso – continua il marito – ringrazio per l’assistenza che hanno dato a mia moglie, tutti quanti i medici del reparto della Chirurgia Generale Falcone, e non solo i medici, ma anche gli infermieri e gli ausiliari, che sono stati sempre attenti e vigili, giorno e notte, e che sotto la guida del caposala Nicola Benedetto, l’hanno aiutata ad alzarsi dal letto ed a farla camminare dopo pochi giorni dall’operazione».

È stata una bella pagina di buona sanità, resa possibile grazie alla sinergia, non solo esistente tra i medici ed infermieri dell’ospedale Annunziata, ma anche grazie alla collaborazione dei professori e ricercatori del nuovo Corso di Medicina e Tecnologie Digitali dell’Università della Calabria, in primis del Rettore Nicola Leone, oltre che dei Professori Sebastiano Andò, Marcello Maggiolini e Maria Luisa Panno.
Ancora una volta il tavolo anatomico tridimensionale, che da pochi mesi viene impiegato dall’equipe del prof. Nardo con il supporto del Dr Rocco Malivindi, nella pianificazione preoperatoria dei casi clinici più complessi, si è rivelato molto utile. Le competenze e le tecnologie dell’Università della Calabria sono un valore aggiunto che la sanità calabrese, ed in particolare quella della provincia di Cosenza, devono necessariamente tenere in considerazione, per la lotta ai tumori e per dare risposte concrete ai pazienti calabresi, al fine di evitare i viaggi della speranza verso gli ospedali del Nord. (ams)