Al via oggi, fino al 1° giugno, a Castrovillari, La Primavera dei Teatri, il Festival sui nuovi linguaggi della scena contemporanea ideato e diretto da Scena Verticale.
Il Festival, sotto la direzione artistica di Saverio La Ruina e Dario De Luca e quella organizzativa di Settimio Pisano, conferma la propria vocazione: attento alle nuove poetiche lascia spazio a compagnie emergenti intercettando i segnali più vitali sparsi nella penisola e ospita rilevanze teatrali d’ultima generazione.
Il cartellone, che vede il ritorno di artisti, conferme della scena coeva e diverse novità della scena nazionale e internazionale, vedrà la presenza di 23 compagnie, ben 14 saranno i debutti, di cui 3 in anteprima nazionale assoluta, 9 gli artisti stranieri coinvolti, 3 gli incontri e 6 le performance che andranno ad arricchire la programmazione.
All’interno di un progetto di cooperazione internazionale con la Grecia, la compagnia ateniese Nova Melancholia debutta con Immagina un paesaggio eroico, performance che s’ispira alle lettere dal carcere di Rosa Luxemburg, rivoluzionaria marxista; la Compagnia Bartolini/Baronio porta in scena per la prima volta in Italia il testo Tout Entière di Guillaume Poix; i calabresi Scena Nuda debuttano invece con Noi non siamo barbari, il testo di Philipp Löhle diretto da Andrea Collavino.
Quest’anno, grazie al progetto internazionale BeyondtheSud, gli orizzonti si allargheranno fino al Sud America, attraverso l’ospitalità in residenza di giovani drammaturghi brasiliani e argentini. BeyondtheSud, vincitore del bando MiBAC “Boarding pass plus”, è realizzato in rete con: Teatro della Città di Catania, Teatro Koreja di Lecce, Teatro Libero di Palermo, Nuovo Teatro Sanità di Napoli, e con Panorama Sur e Centro Cultural San Martin (Buenos Aires) e Complexo Duplo e Complexo Sul (Rio De Janeiro). Il progetto ha l’obiettivo di favorire il percorso di internazionalizzazione di giovani artisti e operatori under 35.
Ancora, spazio alla drammaturgia europea contemporanea: è la seconda annualità per il progetto, Europe Connection. La drammaturgia europea in Calabria realizzato da Primavera dei Teatri in collaborazione con Fabulamundi. Playwriting Europe. Tre coproduzioni che coinvolgono tre autori stranieri, Maxi Obexer (Austria), Victoria Szpunberg e Esteve Soler (Spagna), e tre compagnie calabresi – rispettivamente Teatro della Maruca /Anomalia Teatri, Compagnia Ragli, Divina Mania – che saranno affiancati nel lavoro da tre critici teatrali nazionali.
Inoltre, il programma si arricchisce con diversi incontri e workshop, tra cui il laboratorio Il Corpo teatrale a cura della Compagnia Scimone Sframeli, l’incontro con Goffredo Fofi “Fratelli maggiori. Scrittori e società, appena ieri”, la presentazione del volume edito da Cue Press “Introduzione Ai Performance Studies di Richard Schechner” a cura di Dario Tomasello e l’incontro con Claudio Longhi che presenterà Linea, nuova collana editoriale di ERT e Luca Sossella editore.
Ritorna il teatro dedicato ai più piccoli con Primavera Kids, spettacoli e laboratori per bambini.
«Nel corso di questi vent’anni – si legge in una nota degli organizzatori – che forse ci sembrano ancora pochi, abbiamo collezionato edizioni che ci sono sembrate, e continuano a sembrarci, grandi imprese irraggiungibili, rischiose e improbabili. Abbiamo confezionato edizioni completamente al buio, senza sapere se saremmo riusciti ad ottenere i finanziamenti pubblici necessari per realizzarla. Qualcuna di queste edizioni è andata fuori stagione (c’è stata anche una Primavera dei Teatri “invernale”), abbiamo preso una bella boccata d’aria fresca in questi ultimi tre anni, ma già da domani respirare diventerà di nuovo un qualcosa da dover sperare».
«Nonostante questo – prosegue la nota – in ogni momento, con caparbietà, passione e fierezza, abbiamo percorso il filo teso del fare teatro, in una terra di disequilibri, piena di contraddizioni. In bilico come funamboli ci siamo mossi lungo la strada dell’arte, carichi d’adrenalina per la paura di rischiare e consapevoli che il vero rischio sarebbe stato fermarsi. Abbiamo seminato e raccolto tanto in termini di fatica, entusiasmo, scoperte, consensi, cambiamenti. E oggi, ritrovandoci con ormai un ventennio alle spalle, è come se il funambolo incarnasse la metafora perfetta di cosa significhi fare questo lavoro, un lavoro che in un certo senso sembra eleggere naturalmente questa figura artistica a simbolo dello stato dell’arte. Potremmo dire che oggi fare arte significa essere degli eccellenti funamboli: sempre in bilico, con la sola certezza del “qui e ora». (rcs)