Bruni (PD): Occhiuto esprima dissenso a presenza di Associazioni antiabortiste nei Consultori

La consigliera regionale del Pd, Amalia Bruni, ha depositato una mozione con cui chiede al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, di esprimere il dissenso della Regione Calabria di non applicare la norma che prevede la presenza di Associazioni antiabortiste nei consultori.

La consigliera, infatti, ha raccolto le sollecitazioni della Conferenza regionale delle Democratiche, rappresentata dalla portavoce regionale Teresa Esposito e dalle portavoce provinciali Lidia Vescio, Barbara Panetta, Vladimira Pugliese, Simona Colotta e Benedetta Ventura.

Nello specifico, si chiede al Presidente della Giunta Regionale di «esprimere il proprio dissenso nelle sedi competenti, a partire dalla Conferenza Stato-Regioni, rispetto alla norma del Decreto 2 marzo 2024 n. 19; di non esercitare la facoltà di coinvolgere soggetti del Terzo settore nei Servizi Consultoriali, per evitare rischi di violazione della privacy e dei diritti delle donne. rafforzare l’investimento nei consultori familiari nonostante il sottofinanziamento statale».

Bruni sollecita, inoltre, il presidente Occhiuto a «garantire la presenza di medici non obiettori di coscienza nelle strutture pubbliche calabresi per un accesso tempestivo all’Ivg», e «avviare un confronto con le associazioni per discutere lo stato e la programmazione governativa sull’accesso alla salute riproduttiva delle donne».

«La legge 194 del 22 maggio 1978 garantisce il diritto all’Interruzione Volontaria di Gravidanza (Ivg) in strutture pubbliche e convenzionate del Servizio Sanitario Nazionale – si legge nella premessa della mozione –. Questa legge ha rappresentato un progresso significativo per il diritto all’autodeterminazione procreativa e alla salute delle donne, riducendo i rischi legati agli aborti illegali. Dal 1978, i consultori familiari hanno migliorato la consapevolezza procreativa e offerto la possibilità di aborti terapeutici in sicurezza. Lo Stato deve garantire strutture adeguate e personale qualificato per l’Ivg, coprendo i costi e fornendo assistenza pre e post intervento».

«I consultori familiari sono essenziali per l’assistenza alle donne che scelgono l’Ivg, offrendo informazioni sui diritti, servizi sociali, sanitari, assistenziali e certificati necessari – si legge ancora nel corpo della mozione –. I consultori sono importanti presidi sanitari territoriali, il cui rafforzamento è necessario per rendere i servizi accessibili e universalistici».

«Il 23 aprile 2024, il Senato ha approvato un emendamento che permette alle associazioni antiabortiste di operare nei consultori familiari. Questo emendamento, inserito nel decreto sulle misure finanziate dal Pnrr, contrasta con una risoluzione del Parlamento europeo che inserisce l’interruzione di gravidanza nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue – sottolinea ancora la consigliera Bruni -. L’emendamento prevede che le Regioni possano coinvolgere soggetti del Terzo settore nel sostegno alla maternità, senza costi aggiuntivi per la finanza pubblica: questo potrebbe limitare il diritto delle donne all’autodeterminazione, aumentando gli ostacoli all’accesso all’IVG. I soggetti antiabortisti non sono professionisti sanitari ma volontari con orientamenti ideologici, che potrebbero esercitare pressioni psicologiche e fornire consulenze fuorvianti».

«I consultori familiari devono essere sostenuti e potenziati per tutelare la salute e il benessere delle donne – ha spiegato ancora la consigliera Bruni –. È fondamentale evitare passi indietro nei progressi ottenuti nel campo dei diritti riproduttivi. Le Linee di indirizzo 2020 sull’IVG farmacologica dimostrano la possibilità di ridurre l’ospedalizzazione tramite soluzioni ambulatoriali adeguate. La legge 194 prevede già la presa in carico delle donne da parte di specialisti, e il coinvolgimento delle associazioni pro-life potrebbe compromettere la riservatezza del percorso di Ivg». (rrc)

Legge 194, Cgil: Calabria non recepisca direttive nazionali sui consultori

La Cgil, lo Spi Cgil e la Fp Cgil Calabria, insieme al Coordinamento Donne Cgil Calabria, hanno chiesto, con forza, di non recepire le indicazioni nazionali, evidenziando il principio di libertà e autodeterminazione delle donne che scevre da ogni condizionamento ideologico debbono poter esercitate un diritto sancito dalla legge 194.

Un diritto per il sindacato «già fortemente osteggiato, di fatto, dalla presenza dei tanti medici obiettori presenti nel servizio sanitario e dallo svuotamento delle figure professionali nei consultori non garantendo un’erogazione appropriata dei servizi e mandando in affanno i pochi centri accessibili all’Ivg».

Il 23 aprile scorso, infatti, è stato approvato al Senato, nell’ambito della revisione del Pnrr, il decreto 19/24 in merito alla previsione dei fondi destinati alla sanità per l’organizzazione dei Consultori Familiari, permettendo di fatto la possibilità di accesso alle associazioni antiabortiste in definizione al sostegno alla maternità.

«In ultima analisi – conclude la nota – la Cgil rivendica con forza la difesa della legge 194 e dei diritti ad essa connessi e del rispetto dei principi di presa incarico delle donne tempestiva e gratuita, evidenziando che il sostegno alla maternità si possa esprimere a maternità avvenuta e non nella scelta preventivain cui le donne devono poter esercitare il diritto di decidere sulla salute complessiva del proprio corpo in assoluta serenità e avvalendosi del sostegno professionale specializzato». (rcz)

La politica di maggioranza non guasti l’equilibrio della legge 194 sull’aborto

di FRANCO BARTUCCIQuanta propaganda vuota e senza significato morale profondo sta avanzando in questi ultimi due anni di governo nel nostro Paese ad opera del gruppo politico di centro destra con a capo il presidente Giorgia Meloni. Governare anzitutto bene è operare secondo principi etici e morali, nonché politici con spirito di umiltà che mirano ad unire la società, pur di orientamenti diversi per un servizio che guarda al bene comune creando serenità d’animo e percorsi di pace in concordia ed amore, non sono di casa in questo momento nel nostro Paese.

Il mese di aprile è stato caratterizzato da tre argomenti strategici, quali il tentativo di modificare la par condicio in materia d’informazione politica con l’approssimarsi della campagna elettorale per le elezioni europee mettendo a rischio la libertà d’informazione; la questione del 25 aprile con le difficoltà della presidente Meloni di dichiararsi antifascista ed il caso dello scrittore Antonio Scurati censurato dalla Rai  per non leggere il suo monologo sul significato del 25 aprile “Viva l’antifascismo” sgradito alla presidente Giorgia Meloni; per ultimo il caso della modifica della legge 194/1978 sull’aborto che ha attirato una infinità di critiche con l’inserimento nei consultori di figure tipiche antiabortiste specializzate in psicologia.

Per chi ha una certa età dovrebbe ricordare quando accadde prima del 1978 per arrivare al referendum ed alla legge sull’aborto che a distanza di 46 anni ha pur creato situazioni conflittuali soprattutto negli ospedali per la presenza degli “obiettori di coscienza” che rendono il percorso più complicato e ne rallentano la gestione.

Per i credenti la vita è sacra fin dal concepimento del feto e pertanto di fronte a chi sceglie invece di abortire per varie ragioni si presenta l’obbligo della comprensione e del rispetto comunque della persona e della sua identità umana, spirituale e culturale. Entrano in gioco per la risoluzione dei vari casi due figure in ambito dei consultori, sia la psicologa che la sociologa, senza creare conflitti sulla “pelle delle donne”.

Nei 46 anni di gestione della legge si può dire che i consultori, sebbene con posizioni di debolezza per effetto di mancanza di adeguati finanziamenti e personale, non si sono certamente trasformati, come appare dai confronti mediatici, in un’area di scontro, per come quest’ultimo provvedimento approvato dal governo Meloni, ne ha creato le condizioni in questi giorni di intenso confronto sia nelle aule parlamentari che sui media.  

Il tutto è accaduto con la votazione alla Camera dei Deputati a seguito di un emendamento inserito al decreto legge sul Pnrr che prevede la presenza nei consultori femminili di volontari “pro vita” che ottiene 185 voti favorevoli, 115 contrari e 4 astenuti.

Ovvio l’atteggiamento contrario manifestato dai parlamentari di minoranza. «Viviamo in un Paese in cui il diritto all’aborto, all’interruzione di gravidanza è già sotto attacco, in cui è già difficile accedere alla pratica, in cui le donne devono viaggiare fuori provincia o addirittura fuori regione per riuscire ad abortire». 

«I consultori – ha detto una parlamentare del M5S – forniscono già servizi di assistenza a chi decide di portare avanti la gravidanza, tramite il lavoro di psicologi e assistenti sociali e mettendo in contatto le madri con associazioni che forniscono vestiti, latte o altri beni di prima necessità. Poi è difficile obbligare una donna ad ascoltare il battito cardiaco di un feto per poterla spingere a cambiare idea se, in quel momento della sua vita, non è in grado di affrontare una gravidanza, per le tante ragioni che possono esistere».

Altrettanto categorica la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein che ha parlato di «un attacco alla libertà delle donne».

«È un tema che tocca le coscienze e penso si debba dare massima libertà a tutti. Le proposte che riguardano le questioni di coscienza non sono questioni di partito. C’è una legge in Italia che non può certamente essere cambiata»; mentre il segretario di Forza Italia Antonio Tajani ha dichiarato: «Sulle questioni di questo tipo noi abbiamo sempre lasciato libertà di coscienza. Ritengo che sia giusto che ognuno si comporti in base al proprio credo e la propria coscienza, ma non bisogna criminalizzare chi è contro l’aborto. La legge c’è e non c’è nessuna intenzione di cambiarla».

Intanto in Italia i tassi di accesso all’aborto sono tra i più bassi a livello globale, come indicano i dati dell’Istituto Superiore di Sanità: nel 2021 si sono registrati 63 mila aborti, -4,2% rispetto al 2020; mentre nel 1983 furono 235mila.

Un concetto essenziale ricavato dall’espressione e dichiarazioni rilasciate dalle forze politiche di minoranza, come dall’associazionismo di pro e contro, è che bisogna potenziare e riqualificare l’attività dei consultori, anziché dare maggiori poteri e fondi a realtà che hanno nella loro missione l’obiettivo di limitare i diritti altrui, riconosciuti per legge, causando peraltro inutile dolore e maggiori pressioni psicologiche alle donne che ricorrono ai consultori per chiedere assistenza all’aborto.

La buona pratica del Policlinico universitario “Annunziata” di Cosenza

A proposito della gestione di questa materia prevista dalla legge 194/1978 sull’aborto dopo 46 anni è il caso di guardare alle esperienze pratiche maturate sul campo ed in questo troviamo il Servizio Sociale attivo presso la Direzione Medica del Presidio Ospedaliero “Annunziata” di Cosenza, grazie alla legge 833/1978, dove confluiscono mediamente in un mese dalle 40/45 domande di richiesta di aborto su segnalazione dei diversi Consultori della provincia, come da altre località anche fuori regione, compreso il Consultorio presente nel Centro Sanitario dell’Università della Calabria.

Grazie all’impegno di tale ufficio, si potrebbe dire quasi missionario, svolto in collaborazione con il reparto di ostetricie e ginecologia, esercitato con pazienza, pacatezza, conoscenza e competenza, unitamente ad uno spirito di servizio, prettamente umano ed accogliente, si manifestano dai quattro/cinque casi al mese di donne che trovano in tale servizio quanto necessario per mettere al mondo le loro creature in piena consapevolezza e gioia. Un risultato che si ottiene e si svolge in  riservatezza con piena soddisfazione delle parti che sono alla base di una crescita sana di una famiglia che trova nella società quanto necessario per farne parte integrante in spirito di serenità ed equilibrio sociale.

Quante storie belle hanno preso il via tra le mura dell’Annunziata di Cosenza senza che se ne avesse consapevolezza per una dirigenza anche distratta da altre vicende; mentre sarebbe molto bello raccontarle con l’approvazione degli attori principali, che sono in primo luogo le coppie, per avere consapevolezza di un servizio sanitario a dimensione umana e di un problema come quello dell’aborto meno conflittuale in cui la “vita è di casa” all’Annunziata di Cosenza, proiettato ad essere Policlinico universitario grazie all’accordo sottoscritto con l’Università della Calabria per effetto dell’istituzione del corso di laurea in Medicina e Chirurgia TD e Scienze Infermieristiche.

Ciò comporterà una presenza di figure professionali dalla doppia personalità di docenti universitari e di medici, come di studenti tirocinanti di medicina/chirurgia ed infermieristica, che necessitano di un ambiente accogliente che ancora oggi non si avverte, in quanto non ancora preparato alla commistione anche se predisposto in posizione di attesa con spirito di curiosità. 

Un titolo giornalistico di oggi di un servizio firmato da Arcangelo Badolati sulla Gazzetta del Sud richiama e dice che «la rivoluzione all’Annunziata è già partita»secondo il commissario dell’Azienda Ospedaliera Vitaliano De Salazar, grazie all’accordo con il Rettore Nicola Leone, con nuove strutture, nuovi macchinari, altro personale ed un pronto soccorso più ampio ed accogliente. Ciò che in effetti manca, a partire proprio dal pronto soccorso, è lo spirito di grande accoglienza sociale ed umana, arricchita da una doverosa informazione al degente come al familiare accompagnatore, che ne rassereni la permanenza.

Eppure il Servizio Sociale presente al suo interno che si occupa pure di intrattenere rapporti di collaborazione e consulenza con istituzioni e soggetti del territorio, come anche del Breast Unit, potrebbe, se dotato di personale adeguato, dare delle risposte esaurienti alle attese della collettività che ne frequenta le strutture. Come è il caso pure di dare consistenza e visibilità all’Ufficio Relazioni con il Pubblico (Urp), nonché all’ufficio stampa, che in tempi non lontani ne esercitavano la loro funzione al servizio della società. 

Sarebbe opportuno insomma che il Rettore Nicola Leone e il commissario Salazar prendessero atto di questa stato di cose e considerazioni allargando ad altre competenze e agli studenti dei corsi di laurea di Servizi Sociali, nonché Media e Società digitale, per stabilire nuovi rapporti mirati alla costruzione ed impostazione di un nuovo modo di gestire il Policlinico Universitario “Annunziata”, un cui aiuto potrebbe arrivare pure dal neo Centro interdipartimentale “Salute, Società e Territorio” di fresca istituzione presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Servizi Sociali della stessa Università della Calabria.  (fb)

 

Le iniziative di Cgil Area Vasta in difesa della legge 194

La Segreteria Confederale di Cgil Area Vasta ha annunciato una serie di iniziative «sui territori per  politiche di sostegno alla famiglia e, insieme alla contraccezione, la libertà di interrompere la gravidanza e quindi in difesa della legge 194».

Iniziative nate a seguito delle dichiarazioni rilasciate da mons. Attilio Nostro, vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea che, nel corso della messa della Madonna del Rosario della settimana scorsa, monsignor Attilio Nostro ha invitato i fedeli a firmare al banchetto allestito davanti alla chiesa da un’associazione autorizzata dallo stesso vescovo «a sostegno della proposta di legge – sottolinea la segreteria confederale della Cgil Area – che ha il chiaro intento di provare a fare desistere le donne che decidono di abortire dal loro intento che non è altro l’esercizio di un diritto all’autodeterminazione».

«Un salto indietro nel tempo, di molti anni – è stato evidenziato –. Quando dal pulpito di un altare la Chiesa dispensava moniti e anatemi, insinuando nelle pieghe delle omelie forti ingerenze politiche volte a condizionare i fedeli su questioni di stringenti attualità, dalla contrarietà al divorzio alla condanna dell’omosessualità. Sembrava davvero impossibile che nell’era dei social, delle piazze virtuali che hanno abbattuto ogni confine allargando a dismisura la libertà di espressione, la Chiesa scenda in campo con il suo massimo rappresentante sul territorio, per chiedere di firmare una proposta di legge che va nel senso di un annullamento di una legge, la n. 194, fortemente voluta per rendere libere le donne nella loro scelta di autodeterminazione a condurre in porto o meno, una gravidanza. Eppure che “l’accesso all’aborto sicuro e legale è una questione di diritti umani e gli stati devono garantirlo” lo affermano anche gli esperti Onu».

«La Chiesa, nel pieno rispetto dei suoi principi, dovrebbe preoccuparsi – come le Istituzioni preposte – a potenziare i servizi dei consultori dove i medici sono chiamati ad operare senza spesso poter offrire i servizi per cui questi presidi di salute e assistenza delle donne sono stati creati – viene ribadito –. Il progressivo impoverimento dei servizi offerti dai consultori mette a repentaglio la salute delle donne e la loro libertà di scegliere, nel nome di quel libero arbitrio contemplato anche dalla religione cattolica. Violare i diritti delle donne, spazi di libertà e autodeterminazione conquistati con grande sacrificio: è questo il vero peccato di cui il “sistema” – di cui anche la Chiesa fa parte – si rende ogni giorno riducendo gli spazi e gli ambiti di tutela dei diritti delle donne».

«Dovrebbe essere aperto un dibattito serio sul funzionamento e del rilancio delle attività dei Consultori familiari che si occupano della Salute della donna life-course (prevenzione oncologica, fertilità, endometriosi, menopausa) – ha concluso la segreteria –. E non solo di interruzione volontaria di gravidanza e contraccezione, ma anche di contrasto alla violenza di genere, accompagnamento alla genitorialità, salute mentale perinatale e percorso nascita». (rcz)

Laura Ferrara (M5S): La Commissione Europea avvii un monitoraggio sull’applicazione della Legge 194

L’eurodeputata del Movimento 5 StelleLaura Ferrara, in merito all’applicazione della Legge 194, ha interrogato la Commissione Europea, «affinché avvii un monitoraggio sull’applicazione dei servizi di IVG in Italia e, nello specifico, delle criticità persistenti in Regioni quali Calabria e Umbria».

«La risoluzione sulla situazione della salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nell’Ue – ha detto Ferrara – approvata nei giorni scorsi al Parlamento europeo, afferma che questi diritti fondamentali delle donne non possono essere in alcun modo indeboliti o revocati e che anzi va garantito l’accesso all’aborto legale e sicuro in tutti i Paesi Ue, frenando l’abuso dell’obiezione di coscienza». L’eurodeputata Laura Ferrara, in seguito all’approvazione della risoluzione che riconosce che i diritti sessuali e riproduttivi vanno considerati come inscindibili dal conseguimento di altri diritti fondamentali dell’individuo, interviene sulle criticità dei servizi di interruzione volontaria della gravidanza in alcune regione italiane, in particolare Calabria e Umbria».

«Le violazioni della salute sessuale e riproduttiva delle donne rappresentano una forma di violenza e ostacolano il progresso verso la parità di genere – ha scritto la Ferrara –. Per tali motivi la vita e i diritti delle donne sono messi a repentaglio dalla prassi comune in alcuni Stati membri che consente al personale medico, e talvolta a interi istituti medici, di rifiutarsi di fornire servizi sanitari sulla base della cosiddetta obiezione di coscienza. Per quanto riguarda l’Italia e, nello specifico, alcune regioni quali la Calabria e l’Umbria, dall’analisi dei dati più recenti si evidenzia l’elevato numero di obiettori di coscienza operanti tra le categorie sanitarie impiegate nei servizi di interruzione volontaria della gravidanza. Ciò va ad incidere negativamente sull’accesso delle donne ad un aborto sicuro e legale, limitandone di fatto il diritto alle scelte riproduttive e alla salute».

«Il Movimento 5 stelle – ha concluso l’eurodeputata – è orgoglioso di aver contribuito col proprio voto a far respingere tutti gli emendamenti presentati da Ppe ed Ecr che avrebbero portato l’Europa a una regressione medievale come sta avvenendo in Polonia e Ungheria. Questa risoluzione guarda invece al futuro nel pieno rispetto dei diritti delle donne, diritti che anche nel nostro Paese devono trovare piena tutela per questo mi auguro che la Commissione europea dia seguito alla Risoluzione chiedendone il rispetto agli Stati membri». (rrm)