LETTERA APERTA / Giovanni Papasso: Riconfermare il Vinitaly al Parco di Sibari

di GIOVANNI PAPASSO – A conclusione della straordinaria edizione Vinitaly and the City, sento di voler rivolgervi un sentito ringraziamento: per la prima volta ha fatto tappa in Calabria, a Sibari, nella culla della Magna Grecia, una speciale edizione fuorisalone della Fiera Internazionale del Vino e dei distillati di Verona.

Il grande successo di questa prima edizione è sicuramente il frutto di un’ottima sinergia interistituzionale tra i vari soggetti coinvolti dove, per suo tramite, il Comune di Cassano All’Ionio ha fatto la sua parte, con grande entusiasmo e abnegazione al fine di contribuire in maniera sostanziale alla buona riuscita dell’evento. Difatti è stato definito eccellente il lavoro svolto dagli uffici, dalla squadra manutenzione e dalla Polizia Locale, in prima linea, per fornire servizi e supporto. Il Comune di Cassano All’Ionio, infatti, è amministrato con cura, attenzione e grande passione. L’arrivo del Vinitaly ha rappresentato un chiaro esempio di come la collaborazione sia fondamentale per arrivare ad organizzare eventi del genere e con una tale complessità logistica.

A fare da cornice a questa importantissima manifestazione, l’inenarrabile bellezza del Parco Archeologico di Sibari, ricco di storia, cultura, magia e fascino, luogo, come ci raccontano le cronache storiche, dove tutto è cominciato, soprattutto per quel che riguarda la diffusione, il riconoscimento e il ruolo che ha oggi il vino nella contemporaneità. Ma anche il mare brillante e le dorate spiagge di Sibari, pulite e ordinate, tanto apprezzate dalle migliaia di turisti che hanno scelto la nostra costa per soggiornare e trascorrere le loro vacanze.

È innegabile che l’evento Vinitaly and the City abbia dato ulteriore slancio alla valorizzazione di questa parte di Calabria, terra molto spesso dimenticata e poco attenzionata, ed è per questo che rispetto all’ipotesi di rendere l’evento itinerante, mi auguro, al contrario, che si possa discutere della sua istituzionalizzazione e del suo ripetersi all’interno di una cornice suggestiva, unica e meravigliosa come quella del Parco Archeologico. Non si tratta di mero campanilismo, ma di riconoscere, finalmente, a Sibari la sua grandezza e il ruolo da protagonista che merita, per la sua prestigiosa storia millenaria.

Come spesso dico, Sibari non appartiene a Cassano All’Ionio, ma al mondo. È patrimonio di tutti e come tale, deve essere sempre più tutelata e valorizzata. (gp)

[Giovanni Papasso è sindaco di Cassano allo Ionio]

LETTERA APERTA / Storia di una giornata di malasanità tra disservizi e attese disumane

di GIOCONDA CACCIA – Ci sono giornate destinate ad entrare negli annali dei ricordi, purtroppo anche di quelli spiacevoli. Nella giornata del 5 agosto, di buon mattino, ho portato mia mamma, 90enne, al policlinico di Germaneto per effettuare dei prelievi.

Mentre ci accingevamo ad entrare nella struttura sanitaria, la porta automatica si è chiusa all’improvviso causando una rovinosa caduta di mia mamma, la quale ha sbattuto  violentemente il capo a terra, con esiti imprevedibili. Anche su suggerimento di quanti hanno prestato i primi soccorsi, abbiamo pensato di approfondire gli effetti della caduta facendo ricorso al pronto soccorso dell’Ospedale di Soverato. Qui siamo giunti alle 14 circa, ed il triage ha assegnato a mia mamma il codice arancione (secondo le linee guida ministeriali si riferisce ai casi di urgenza indifferibile, ed il cui tempo massimo di attesa, per la presa in carico, è fissato 15 minuti). 

All’arrivo in pronto soccorso dell’ospedale di Soverato abbiamo trovato una sala d’attesa con  circa 10 pazienti, in buona parte alle prese con problematiche di cadute e, che quindi, avrebbero avuto necessità di essere portati in tempi celeri nei servizi appositi (radiologia ed ortopedia) per i necessari approfondimenti diagnostici. Non sempre, però, ciò che appare scontato, specie nelle nostre strutture sanitarie, viene utilizzato per snellire tempi e procedure.

Con il passare del tempo, sebbene non si siano, fortunatamente, registrati accessi per incidenti stradali o altre calamità, i tempi di attesa si sono inspiegabilmente dilungati a dismisura. Le visite dei medici del pronto soccorso hanno viaggiato a passo di lumaca, circa 1 paziente ogni 70 minuti. Alle comprensibili rimostranze di quanti (pazienti e familiari) erano in sala d’attesa, la risposta delle figure sanitarie presenti era  sempre la stessa: «dovete attendere stiamo lavorando».

Non è nostra intenzione sindacare sul lavoro altrui,  ma  quando si parla di interventi di pronto soccorso pare evidente che la variabile tempo debba avere priorità assoluta per misurare la qualità del lavoro dei medici ed infermieri coinvolti. Per l’esperienza da noi vissuta, pare quanto mai opportuno intervenire sul corretto utilizzo delle risorse, umane e tecnologiche di cui anche l’ospedale di Soverato dispone.

Spesso dietro la frase fatta, non c’è personale a sufficienza, si tende a mascherare anche forti limiti organizzativi che dovrebbero essere invece superati. A conferma di tale osservazione, non appena alle ore 20 è scattato il cambio dei professionisti, la squadra subentrante è stata quanto mai celere nel visitare i pazienti e predisporre gli interventi diagnostici entro poco tempo. Anche mia mamma ha fatto parte di questo gruppo e, dopo oltre 8 ore di attesa, è stata visitata da una dottoressa, gentile e competente.

Siamo usciti dal pronto soccorso dopo le ore 22, un tempo disumano per chiunque, ma specie per persone fragili, su cui sarebbe doveroso intervenire. In Calabria non deve vincere la rassegnazione, e chi ha responsabilità faccia la propria parte. (gc)

Il Pd di Villa Sa. Giovanni scrive a Elly Schlein: Partito tuteli di più il mondo del lavoro

Cara Segretaria Elly Schlein, con il D.Lgs. 12 Luglio 2024, n. 103, In vigore dal due agosto, le Destre italiane al Governo scoprono definitivamente le loro carte in ambito di tutela dei lavoratori.
Si parla di “semplificazione dei controlli” ma in realtà, dietro la retorica di facciata, si palesa il tentativo di rendere complicati gli accertamenti e inefficaci gli accessi degli Ispettori del Lavoro e del personale di vigilanza Inps e Inail.
Si impediscono, di fatto, le “visite di iniziativa”, quei controlli a sorpresa nei contesti più a rischio che sono fondamentali per fare emergere i fenomeni odiosi del lavoro nero, del lavoro grigio, del lavoro povero e insicuro.
Tra un’ispezione e un’altra dovranno passare almeno dodici mesi, e non sarà possibile l’intervento aggiuntivo e successivo di altre forze deputate alla verifica del rispetto delle diverse normative applicabili all’azienda: è tutto infatti demandato ad un farraginoso sistema di verifiche incrociate, di banche dati inesistenti, di connessioni digitali ancora non disponibili all’interno della Pa.
Tutto questo ha già avuto un effetto immediato nei territori: le Ispezioni si sono interrotte, gli sfruttatori sono oggi più liberi di annullare i diritti contrattuali degli operai, degli addetti all’agricoltura.
Gli atti degli Ispettori del Lavoro non saranno più valutati per il loro contenuto, i lavoratori difficilmente vedranno certificati – gratuitamente, grazie al ruolo dell’Inail – i loro crediti e i mancati contributi versati, perché i legali delle aziende si concentreranno sul diritto dei funzionari dello Stato di entrare in azienda – di ascoltare gli operai, di notificare le disposizioni (spesso salva vita), di contestare gli illeciti emergenti – senza aver prima avvisato e chiesto il permesso ai titolari (tra i quali ci sono anche veri e propri “padroni”), senza aver riscontrato un diverso e magari ininfluente controllo effettuato nove o dieci mesi prima.
Il contenzioso aumenterà a dismisura, gli Ispettori saranno sempre più vittime di contestazioni e aggressioni, i lavoratori definitivamente abbandonati ai soprusi dei falsi imprenditori.
Cara Elly, il Partito Democratico deve porsi sempre più a tutela del mondo del lavoro, che e’ il mondo – la Storia – delle nostre famiglie, l’espressione più bella – perché Popolare – della ricchezza d’Italia! (Direttivo Circolo del PD Villa San Giovanni]

L’OPINIONE / Maria Teresa Iannelli: Pino Ceravolo sta cercando di distruggere la Biblioteca Calabrese

di MARIA TERESA IANNELLIGentile Direttore,  nell’articolo sopra citato leggo una serie di notizie nei miei riguardi, non corrispondenti al vero  diffuse dal prof. Pino Ceravolo anche con toni diffamatori (mi riservo azioni legali). Lo stesso Ceravolo, con disinvoltura, mancato rispetto delle regole e dello statuto, sta cercando di distruggere la Biblioteca Calabrese che negli anni, grazie al suo fondatore Nicola Provenzano e ai suoi successori, è diventata un’eccellenza a livello regionale e nazionale.

Il prof. Ceravolo stravolgendo regole e spirito della Biblioteca Calabrese, come voluta da Provenzano, che tra i suoi fondatori volle illustri  cittadini di Soriano e intellettuali esterni di chiaro prestigio, alimenta il peggiore “localismo” al fine di potere trasformare un’Eccellenza culturale in un piccolo luogo di tensioni e di conflitti. La mia  storia, la mia attività, il mio impegno parlano per me. Pure con pochissimi mezzi e tante difficoltà,  negli ultimi anni ho contribuito- -assieme al Direttivo formato da professionisti sorianesi e al Comitato Scientifico (che come me hanno operato a titolo volontario), con finanziamenti di progetti  da me elaborati-a pubblicare due numeri annuali della rivista Rogerius, i Quaderni di Rogerius, ad organizzare convegni, mostre, presentazione di libri che hanno avuto risonanza nazionale, a fare schedare e scansionare libri antichi.

Il prof. Ceravolo che non ha mai partecipato alla vita della  Biblioteca, pensava ad una gestione personalistica, disinvolta e ad alla quale, per fortuna, i primi a  dire no sono stati gli organi collegiali costituiti anche da sorianesi. La Biblioteca Calabrese deve restare una istituzione autonoma, libera da condizionamenti politici, plurale, aperta, inclusiva,  radicata in una città di cultura, arte, monumenti, affascinante per la sua storia religiosa, artigianale, artistica, culturale, gastronomica (aspetti sempre messi da me e dagli altri in risalto); e nello stesso  tempo inclusiva, aperta al mondo intellettuale esterno, calabrese e nazionale.

Deve tornare ai  principi ispiratori del suo padre fondatore, collegarsi, senza perdere la sua identità, alle istituzioni  pubbliche, ai Musei, alle Biblioteche. Deve diventare meta di studiosi, studenti, docenti, cittadini di  Soriano e di ogni parte d’Italia. Se ne faccia una ragione, il prof. Pino Ceravolo, che, forse immagina  di poter usare la Biblioteca per affermare una sua idea angusta di cultura, che nel Vibonese non ha lasciato un buon nome e nessuna traccia. (mti)

[Maria Teresa Iannelli è direttrice della Biblioteca Calabrese di Soriano]

LETTERA APERTA / Franco Bartucci: Rinviare a Commissione Affari Istituzionali la legge sulla fusione

di FRANCO BARTUCCI – Caro Presidente, mi permetto di interloquire con te tramite questa lettera aperta che ti rivolgo  in tono  confidenziale,  data la nostra  conoscenza  a partire  dal periodo  di studio  che hai trascorso all’Unical per conseguire la tua laurea, al fine di farti una  richiesta  precisa  in merito  alla discussione  che si sta svolgendo  in questi giorni circa la fusione dei comuni di Cosenza, Rende  e Castrolibero in città unica.

Penso che dovresti rinviare al Consiglio regionale la proposta di legge di cui sopra predisposta dalla Commissione Affari Istituzionali, sfociata nell’approvazione del testo che ti affida l’incarico di predisporre quanto necessario per indire un referendum consultivo di condivisione o meno del progetto di legge, che mira alla fusione e costituzione della nuova città unica.

Promuovo tale richiesta in quanto per i motivi che ti spiegherò a seguire, la legge in questione è fortemente carente dei riferimenti storici, sociali e culturali, oltre per quanto riguarda l’aspetto informativo e di impatto sulla società coinvolta.

Penso e ne sono convinto  che tale legge crea subito una vittima illustre: l’Università  della Calabria, alla quale non le viene riconosciuta il diritto di svilupparsi nei confini naturali stabiliti dal Comitato Tecnico amministrativo, nel momento in cui scelse tra i mesi di giugno e luglio 1971 di insediare la nascente università  a Nord di Cosenza sui territori dei comuni di Rende e Montalto Uffugo, con riconoscimento di Cosenza, quale capoluogo provinciale e sede iniziale di partenza degli uffici amministrativi utilizzati per la sua gestione, nonché luogo di residenza e didattica per le prime seicento matricole dell’anno accademico 1972/1973.

In quell’ambito si decise di realizzare la cittadella universitaria sull’asse longitudinale tra la Statale 107, su territorio di Rende, incrociando il tratto ferroviario della linea Cosenza/Paola/Sibari in località Settimo di Montalto Uffugo.

Non so da dove è iniziato il lavoro predisposto dalla commissione regionale con presidente la consigliera Luciana De Francesco, che ha individuato i tre comuni sopra citati; ma una cosa è certa e gli atti parlano chiaro, a chiedere per prima la creazione di un’area urbana più allargata tra Cosenza, Rende e Montalto, con l’obiettivo di creare una grande Cosenza e favorire l’insediamento della cittadella universitaria, è stato nel 1971 il Comitato Tecnico Amministrativo, presieduto dal Rettore Beniamino Andreatta.

Sono trascorsi cinquant’anni e tutto è rimasto immobile con il Campagnano a rappresentare una barriera invalicabile creando per il servizio trasporti di collegamento tra la città di Cosenza e l’Unical, non poche difficoltà nel realizzare un servizio pubblico meno costoso di quello privato, sia per gli studenti che per la stessa Università.

Penso che ricorderai tutte le manifestazioni degli studenti per portare gli autobus dell’Amaco al polifunzionale con le proteste proprio sul Campagnano.

C’è stato il tentativo della metropolitana, con accordo tra i comuni di Rende e Cosenza con note di apprezzamento del sindaco Giacomo Mancini nel 1998, ma strumentalmente politicamente il progetto è stato cestinato.

Ora questa legge regionale che dovrebbe portare lo scioglimento dei tre comuni nel 2027 e far nascere la città unica sposterebbe tutti i problemi del Campagnano lungo il torrente Settimo.

È bene che tu sappia che nell’area di contrada Settimo di Montalto Uffugo sono stati vincolati 50 ettari di terreno, sul quale, secondo il progetto Gregotti sono previste opere importanti per l’Università, quali il villaggio dello sport con diversi impianti sportivi, tra cui uno stadio di calcio, un complesso residenziale ed altro ancora, il tutto per svolgervi vari campionati di sport a livello universitario, regionale, nazionale e internazionale, quali le universiadi, per finire con la stazione ferroviaria. Tutto questo in funzione della valorizzazione dell’Università per essere strumento di integrazione con il territorio.

Questo è il progetto dell’Università che tu conosci abbastanza bene e che la commissione in questione, come il consiglio regionale, approvando la legge di cui sopra hanno mostrato tutta la loro limitatezza nella conoscenza del territorio.

Certo, oggi le strutture dell’Unical per ragioni di debolezza politica sono ferme dal 2007 sulla collina denominata “vermicelli”, mentre avrebbe dovuto scendere a valle fino a raggiungere il noto tracciato ferroviario; ma non per questo dovremmo rinunciare nel portare a termine il progetto dell’Unical che i padri fondatori ci hanno lasciato come loro patrimonio per lo sviluppo dell’area e della Calabria.

Non addossarti quindi la responsabilità di porre fine al loro lavoro bloccando a metà quel disegno che costituiva per tanti giovani e non solo la speranza di una Calabria migliore e diversa rispetto al passato.

Quindi la città unica deve comprendere anche, come viene precisato nella delibera del CTA dell’Unical, Montalto e sono letteralmente sorpreso e preoccupato per il silenzio del nuovo Sindaco, insediatosi da poche settimane, come lo sono pure per il silenzio del rettore dell’Università. Per portare a compimento le strutture dell’Università, sia nella parte residenziale, che didattica e scientifica, ci potrebbe essere la strada di recupero dei fondi del Pnrr non utilizzati, per come e’ accaduto in passato con i fondi strutturali. Pertanto resto fiducioso in un tuo intervento risolutivo per sedersi a un tavolo e ricomporre quanto necessario per realizzare la nuova grande città nella media valle del Crati, collocando al centro il progetto dell’Unical, per come ci avevano sollecitato e consigliato i padri fondatori.

Infine, tengo a precisarti, che il nuovo progetto della città  unica, predisposto dal consiglio regionale, non può  collocare l’Unical nella sua dimensione completa e definitiva su due aree urbane diverse. Ciò  è semplicemente ridicolo. La nuova città unica deve essere pensata  in funzione dell’esistenza dell’Unical e questa non può sottrarsi a svolgere un ruolo di costante integrazione.

Ed ancora tengo a precisarti che non posso partecipare al referendum consultivo, in quanto mi si nega il diritto di credere e lavorare per la realizzazione del progetto originario dell’Università della Calabria. Nelle stesse condizioni si troveranno le persone, e sono tante, che credono ancora nella realizzazione del progetto dell’Unical per come ti ho testé illustrato. (fb)

Lettera Aperta / Antonino Minicuci: Perché il PD tace sui brogli e inchiesta Ducale a Reggio?

Segretario nazionale del Partito Democratico, Elly Schlein, le scrivo per esprimere la mia preoccupazione riguardo ai gravi sviluppi emersi dall’inchiesta della Procura di Reggio Calabria sui brogli elettorali.
Qualche anno fa, precisamente il 5 maggio 2021, avevo inviato una lettera al suo predecessore Enrico Letta in merito ai brogli elettorali registratisi alle elezioni comunali di Reggio Calabria del 2020.
Allora evidenziavo che la Procura della Repubblica reggina aveva riscontrato dei brogli elettorali per i quali erano state indagate oltre trenta persone (tra le quali l’allora capogruppo del PD Antonino Castorina) con sette arresti.


Il Giudice per le Indagini Preliminari aveva parlato di “elementi Inquietanti” ed il Tribunale del Riesame ha parlato di “evidente alterazione del regolare esercizio del voto di soggetti anziani e di assoluta spregiudicatezza e totale indifferenza per I procedimenti democratici di formazione della volontà popolare“.

Le ricordiamo che nelle elezioni di cui parliamo hanno “votato” anche delle persone defunte e centinaia di persone, anche allettate, che da decenni non si recavano alle urne. Il presidente di una sezione elettorale ha già  confessato di aver inserito nell’urna elettorale cinquanta schede non votate con il voto per Giuseppe Falcomatà.
Allora,  avevo sottolineato la gravità della situazione e la necessità di una risposta forte da parte del PD. Ma la risposta non c’è stata. Oggi,  con dispiacere, devo segnalare che la situazione è ulteriormente peggiorata. 

Una nuova inchiesta dei magistrati della Procura della Repubblica reggina,  denominata “Ducale”, ha rivelato dettagli allarmanti su un presunto accordo tra l’associazione mafiosa ‘Ndrangheta ed alcuni esponenti politici locali del Pd,  tra cui il capogruppo Giuseppe Sera (oggi solo consigliere comunale e presidente della Commissione Lavori Pubblici), il Sindaco Falcomatà e l’assessore Domenico Battaglia.


Le ipotesi di accuse di collusione e corruzione sono molto gravi, e le registrazioni audio dei Carabinieri dei Ros, evidenzierebbero addirittura che il presidente Sera, esponente Pd, si sarebbe recato a casa del boss per ringraziarlo dei voti ricevuti. A più riprese, abbiamo chiesto al Sindaco Falcomatà, al Pd locale e regionale di chiedere al consigliere Sera di smentire tale circostanza ma ciò non è avvenuto. Le chiediamo cortesemente, on.le Schlein, di chiederlo Lei al consigliere del suo partito, capogruppo dem sino a quando non è emersa questa vicenda nelle scorse settimane. 

Risulta poi dalle intercettazioni che alcune scrutatrici avrebbero inserito nell’urna elettorale delle schede votate all’esterno del seggio da mafiosi che fornivano anche i nominativi di persone che non sarebbero andate alle urne, voti chiaramente a favore del candidato sindaco del Pd. Il sindaco Falcomatà, inoltre, è indagato a piede libero con accuse gravissime, “scambio elettorale politico-mafioso”, nell’ambito della suddetta inchiesta per aver chiesto ed ottenuto nel turno di ballottaggio “una mano molto grande” da “Danielino” Barillà, genero del boss di Sambatello (per gli inquirenti ed i carabinieri del Ros referente politico della cosca). Per notizia, dopo le elezioni “Danielino” ha ottenuto sia in Comune che in Città Metropolitana, una nomina da parte del Sindaco.

È fondamentale notare che questi brogli non sono solo un problema giudiziario, ma rappresentano un furto alla democrazia. Ogni voto non conteggiato correttamente allontana sempre di più i cittadini dalla partecipazione al voto. Invero, se un elettore sa che il suo voto non sarà conteggiato in modo corretto, è probabile che perda fiducia nel sistema democratico e decida di non andare più a votare.

Ora voglio appellarmi a Lei,  segretario nazionale del Pd, e chiederLe come mai un partito sempre pronto a mettere alla gogna gli avversari politici eventualmente capitati nei rigori della legge, oggi tace per il sindaco Pd di Reggio Calabria e gli altri esponenti coinvolti. 

C’era una volta un codice etico all’interno del Pd, ma della sua esistenza sembra si siano perse, da tempo, le tracce.  

Chiedo a Lei, on.le Schlein, di ricordarci se esiste ancora, e per quale ragione non va applicato all’interno della maggioranza a trazione Pd del sindaco Falcomatà. La questione è morale e politica,  quindi democratica. Questi elementi sono inquietanti e minacciano la nostra democrazia. (am)

[Antonino Minicuci è consigliere comunale d’opposizione a Reggio]

LETTERA APERTA/ Sindaco Falcomatà, faccia un atto d’amore per la città

Signor sindaco, la situazione che vede al centro dell’opinione pubblica quanto è circolato in questi ultimi giorni, impone a nome dei movimenti civici, che stanno nascendo ormai in numero piuttosto consistente, di chiederLe un atto di amore nei confronti della città. E ci spieghiamo.

Va da sé che il governo invierà, senza alcun dubbio, la commissione d’accesso.

Non vogliamo anticipare i tempi di quello che scriverà la commissione, né tanto meno riteniamo corretto anticipare sentenze, che verranno attraverso l’esame della magistratura e dei probabili tre gradi di giudizio conseguenti. 

Tuttavia, la città non è assolutamente pronta ad assorbire un ulteriore drammatico scioglimento del consiglio comunale, che ci sembra piuttosto probabile. Facciamo riferimento a quanto già accaduto. La sindacatura del dr Demetrio Arena si è interrotta per scioglimento per mafia del consiglio comunale, senza che sia mai giunto un solo avviso di garanzia o sia stato esaminato un fascicolo di 1400 pagine e più, dove vengono riportate intercettazioni telefoniche, sulle quali si esprimerà, ovviamente, solo e soltanto la magistratura. Noi non lo facciamo. Lo scioglimento per mafia del consiglio comunale, assolutamente possibile, anche se certamente non augurabile, porterebbe la città a uno stato drammatico ancor più di quello che in effetti oggi sta vivendo. Ed è sotto gli occhi di tutti. Anche dei suoi.

Le chiediamo con garbo, quest’atto d’amore che consisterebbe nella presentazione delle sue dimissioni. Questo non fermerebbe certamente la commissione d’accesso, ma non sottoporrebbe la città ad una umiliazione tremenda, quale potrebbe essere un ulteriore scioglimento, che considerati i precedenti, riteniamo assolutamente dietro l’angolo.

Sia ben chiaro che nessuno di noi, appartenenti ai comitati civici, vuole utilizzare questo mezzo per anticipare le elezioni, perché comunque i tempi saranno esattamente uguali. 

Le chiediamo un atto dignitoso di cui la popolazione ha bisogno.

Comprendiamo che si tratta anche di una rinuncia economica cospicua, ma il futuro della città ha un valore di gran lunga superiore. (Eduardo Lamberti Castronuovo, Klaus Davi e Massimo Ripepi)

 

LETTERA APERTA / Rosario Sergi: Il triste primato di Platì, dove c’è il più forte astensionismo in Italia e in Europa

di ROSARIO SERGI – Egregio Presidente della Repubblica, Gentilissima Presidente  del Consiglio, Ministro dei Trasporti,  Presidente della Regione Calabria, Gentilissimo sindaco Metropolitano, oggi a Platì si è consumata la più grande disfatta della Democrazia, la percentuale di cittadini che si è recata al voto è bassissima. Tale atteggiamento dei cittadini dimostra ancora una volta la grande distanza dei Cittadini Platiesi verso la Politica in generale e verso la politica europea in particolare. Dopo essersi posizionato fra i 10 comuni d’Italia meno scolarizzati, oggi probabilmente si accinge a conquistare il triste primato del Comune dove si è registrato il più forte astensionismo in Italia ed Europa.

Attraverso la tv, i social, i giornali i Cittadini Platiesi si trovano di fronte ad un’Europa che sfoggia strade asfaltate con segnaletica orizzontale e  verticale, con guard rail che impongono standard di sicurezza elevatissimi. A Platì le viabilità si presenta al limite dell’impraticabilità e nell’ultimo anno si sono registrati lungo il tratto stradale Platì-Bovalino 4 giovani vittime le cui vite sono state spezzate a causa delle  mancanza anche delle barriere di protezione.

La Sp2 è chiusa al transito – nel tratto Platì Zervo –  da oltre 10 lustri ed Anas stenta ad effettuare le attività di manutenzione ordinaria e straordinaria, Platì pur essendo comune a vocazione montana non può neanche accedere al Parco Nazionale dell’Aspromonte; la Sp 79 e 79 dir sembrano siano state bombardate dai caccia russi e pensare a chiedere un intervento della Nato per il ripristino della percorribilità.

L’impercorribilità di tali arterie ha anche scoraggiato gli elettori delle popolose contrade di Gioppo e Lauro di recarsi alle urne , su 810 elettori aventi diritti al voto compresa la componente Aire si sono recati presso il seggio elettorale n. 5 di Platì, solo in 54, unitamente anche ai Presidenti e agli scrutatori per i quali si sono resi necessarie numerose surroghe e sostituzioni.

La SP 77 che da Cirella di Platì porta al bivio verso Ciminà si presenta con numerosi cantieri aperti e da anni si registra la loro mancata chiusura e il  completamento delle opere, l’asfalto si presenta irregolare la segnaletica orizzontale e verticale inesistente e le barriere insufficienti a garantire la sicurezza stradale.

Il grido di dolore che i Cittadini platiesi lanciano oggi non può rimanere inascoltato, il gap infrastrutturale che si registra rispetto anche al territorio metropolitano, al resto d’Italia, ed europeo presenta una forbice ampissima, le strade da primo dopoguerra che i Cittadini platiesi sono costretti a percorrere o per meglio dire a non percorrere rappresentano un ostacolo alla costruzione di un rapporto di normalità tra cittadini e Istituzioni.

Invitiamo il Presidente Sergio Mattarella, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il Ministro delle infrastrutture Matteo Salvini a percorrere su mezzi militari, idonei a superare buche e voragini le anzidette strade tale da rendersi conto personalmente delle pietose condizioni in cui versa la viabilità a cui sono costretti i nostri Cittadini, augurandoci che la vostra visita sarà da stimolo agli Enti sovracomunali preposti ad adoperarsi in tempi rapidi.

Tutto ciò premesso auspichiamo un cambio di rotta nella gestione delle risorse destinate alla viabilità da parte dagli Enti sovracomunali verso l’Area cittadina di Platì, distante da qualsivoglia interesse di partito, ma vicina agli interessi dei cittadini dei quali il Sindaco di Platì è portavoce, aiutare gli ultimi ed i territori di trincea è l’unica strada che potrà portare allo sviluppo della Nazione.

Tanto si doveva da parte dei Cittadini Platiesi agli Enti sovracomunali per opportuna conoscenza per le attività di competenza. (rs)

[Rosario Sergi è sindaco di Platì e dirigente nazionale Uncem]

Lettera aperta al Rettore Nicola Leone: Diamo un segnale di cambiamento attraverso Andreatta e Moro

di FRANCO BARTUCCILa morte di Fida Moro, senatrice figlia di Aldo Moro, mi porta a rivolgerle questa lettera aperta, con la quale voglio raccontarle un segreto, rimasto finora tale, ma che ora è tempo di manifestarne il contenuto, guarda caso scaturito da un fugace incontro che ho avuto all’incirca due anni addietro con la senatrice, nel palazzo della Provincia di Cosenza, dove intervenne per partecipare ad un convegno.

Era per me una buona occasione per incontrarla, con il consenso dei promotori dell’evento, e farle omaggio del mio libro L’avventura di Andreatta in Calabria – Un Campus per competere nel mondo, pubblicato dalla Pellegrini Editore. Era un modo per parlare del rapporto di collaborazione e consulenza economica che ci fu in vita tra Aldo Moro e Beniamino Andreatta, primo Rettore dell’Università della Calabria. Voleva essere una buona occasione per parlarle della nostra Università e per i meriti che il suo papà, in qualità di politico e Presidente del Consiglio, ne favorì la nascita con la legge 12 marzo 1968 n° 442.

Era un modo per descriverle quella che l’Università della Calabria nel frattempo era divenuta nel panorama nazionale ed internazionale, anche se alla fine degli anni settanta, coincidente con l’uccisione del suo papà, considerato, per effetto della sua legge istitutiva, uno dei padri fondatori, la stessa Università fu coinvolta in questioni terroristiche, la cui pagina rimane scolpita nella sua storia. Era un modo per dirle che oggi sarebbe stato bello ed importante sanare quella ferita mediante un’azione di pacificazione, attraverso un incontro da realizzare in quel Campus tanto contestato in campo regionale e nazionale in quel periodo storico.

Accettò il dono del libro, impegnandosi a leggerlo, ma si rifiutò di affrontare quel problema perché per lei costituiva ancora un motivo di forte sofferenza interiore e fisica. Compresi quelle parole anche se rimasi attonito e dispiaciuto e in buon ordine incamerai quel suo stato di sofferenza, ma senza desistere dal desiderio di continuare a lavorare perché quel periodo storico del terrorismo e l’UniCal abbia a costituire la scrittura di una nuova pagina nei rapporti umani trovando solidarietà, comprensione, umanità e pacificazione per una società migliore ed un mondo migliore basato sull’amore, la giustizia e la pace.

Qualche mese dopo c’è stata l’opportunità d’incontrare e conoscere per gli stessi motivi, nel Museo del Presente di Rende, la sorella Agnese Moro, invitata dall’Amministrazione comunale nella persona della consigliera Marisa De Rose, ed altre associazioni, a tenere una conferenza sul tema: Dal dolore alla riconciliazione: la Giustizia Riparativa.

In accordo con la promotrice dell’evento ho avuto l’opportunità di parlare, prima dell’inizio dei lavori del seminario, con Agnese Moro, consegnandole il mio libro su Andreatta e discutendo delle cose trattate in precedenza con la sorella senatrice aggiungendo altro: se ci fosse mai stato qualche opportunità d’incontro e conoscenza, in periodo giovanile, tra i componenti delle due famiglie Andreatta e Moro;  se ci fosse stata  da parte loro una disponibilità nel partecipare ad un evento culturale da farsi magari nel Campus universitario di Arcavacata e discutere delle due figure Moro/Andreatta che fanno parte della storia dell’Università della Calabria, anche se ci furono quegli anni molto tristi e di sofferenza che portarono al blitz del generale Dalla Chiesa; se ci fosse stata una disponibilità d’incontro e di rasserenamento per costruire un legame più forte e una memoria indirizzata alle nuove generazioni e a quelle future a tutela del ruolo svolto dal Presidente Aldo Moro e dal Rettore Beniamino Andreatta per assicurare alla Calabria quella Università di prestigio che oggi vediamo, seguiamo ed apprezziamo.

Ci fu da parte di Agnese Moro una grande disponibilità ed apprezzamento delle proposte illustrate impegnandosi a discuterne in famiglia con il coinvolgimento anche del fratello Giovanni, con il quale anni prima ci furono, in un noto albergo di Commenda di Rende, delle opportunità di conoscerlo e dialogare con lui.

Le motivazioni di una richiesta che va nella storia

 La morte della senatrice Fida Moro ed il colloquio cordiale ch’ebbi con la sorella Agnese mi riportano a ricordare quei momenti e notificarli alla Sua attenzione, quale Rettore protempore dell’Università della Calabria. Un Ateneo che si trova ancora in pieno nel periodo del cinquantesimo della sua nascita, se consideriamo che i corsi di laurea della Facoltà di Lettere e Filosofia (Lettere, Filosofia, Lingue e letterature straniere e moderne) con Matematica, Chimica e Scienze Naturali partirono con l’anno accademico 1973/1974. Come vede siamo ancora nel cinquantesimo della nascita dell’Università della Calabria e far passare tutto nel silenzio, senza un minimo di riflessione e racconto alle nuove generazioni di studenti, sarebbe in parole povere per chi ci crede “un peccato mortale”. 

I padri fondatori e lo stesso Rettore Beniamino Andreatta griderebbero al grande tradimento se penso a quei momenti in cui il prof. Andreatta, nella sua stanza di lavoro all’interno di palazzo Ferrari, in Piazza dei Bruzi, in un colloquio riservato, mi stimolava ed incoraggiava a svolgere la funzione di giornalista raccontando alla città ed alla società del territorio ciò che stava per nascere in Calabria e contribuire a creare un rapporto stretto tra l’Istituzione universitaria e la società, in modo da costituire un afflato di reciproca collaborazione per la nascita e lo sviluppo dell’Università, pensata in modo innovativo allo stesso sistema universitario italiano. Un “Ateneo moderno aperto al territorio in modo trasparente e dialogante”.

Sarebbe importante nel Cinquantesimo della nascita dell’Università ritrovarsi per vivere quei momenti storici e trovare nuovi stimoli e linfa vitale alla creazione di una comunità universitaria non distratta e disinteressata, ma viva ed umana, pronta ad essere strumento di crescita culturale, fonte di ricchezza scientifica e valori universali che hanno alla base lo sviluppo, ma soprattutto la concordia e la pace, pensando alle potenzialità  e alle caratteristiche del Campus universitario, Centro Residenziale.

In tutto questo le chiedo espressamente ed in modo pubblico di coinvolgere gli organi amministrativi, accademici e politici dell’Ateneo a stabilire un punto di partenza per il nuovo periodo storico dei prossimi cinquant’anni dell’Ateneo intitolando alla memoria del Presidente Aldo Moro il tratto di strada che da via Savino porta al largo, frontale al Centro Congressi “Beniamino Andreatta, al cui interno trovasi l’aula magna. Moro e Andreatta ancora insieme, legati a mostrare alla Calabria e al mondo la strada del cambiamento, del benessere e dello sviluppo, le cui radici fanno parte della nascita dell’Università della Calabria.

Non è il caso che le ricordi che fu il presidente della Provincia Antonio Guarasci, in un documento, a riconoscere ad Aldo Moro, la cui madre era cosentina (Fida Stinchi), il merito di aver contribuito a predisporre quanto necessario per dare alla Calabria la sua prima Università con la legge 12 marzo 1968, n. 442. Come con la legge 2 maggio 1976 n° 183, firmatario il Presidente Aldo Moro, l’Università della Calabria ottenne un finanziamento di cinque miliardi di lire destinati alla realizzazione dei primi cubi del progetto Gregotti; nonché nel 1979 fu utilizzata dal Rettore Pietro Bucci per far nascere il Crai (Consorzio di ricerca per l’applicazione in informatica). 

Le chiedo scusa, infine, se ho pensato di scriverle una lettera aperta e resa pubblica; ma penso, nel rispetto della figura del primo Rettore dell’Università della Calabria, che credeva nel diritto d’informazione e trasparenza dell’Università, tanto da portare ad inserire nello Statuto del 1971 l’apposito articolo 10, descrittivo di tale obbligo, che questo sia naturale nel rispetto, anch’esso, dell’opinione pubblica e delle Istituzioni che parteciparono alla nascita dell’ Università della Calabria con l’inserimento di loro rappresentanti, sia nel Comitato Tecnico Amministrativo e successivamente nel Consiglio di amministrazione dell’Università.

Deve essere anche per questi un modo come renderli partecipi e risvegliarli nell’essere più vigili e vicini al cammino della loro Università. (fb)

LA LETTERA / Tutelate i 23 mila ragazzi che hanno sostenuto i TolcMed 2023

di MARIAFRANCESCA DE PINO E PASQUALE GIULIANO – Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ministro dell’Università Anna Maria Bernini, siamo i genitori di Angelo, studente del 5° anno del Liceo Scientifico di Lamezia Terme e, insieme ad altri genitori, ci siamo riuniti in un comitato a tutela delle posizioni degli studenti che lo scorso anno, in risposta ai decreti del suo Ministero, hanno sostenuto il TolcMed 2023, ottenendo un buon punteggio, potenzialmente utile per l’accesso al Corso di Laurea di Medicina a settembre 2024, così come regolamentato.  

Come previsto dalla normativa, circa 23.000 studenti al quarto anno della scuola superiore, nel 2023, hanno sostenuto nella sessione di aprile e/o di luglio il TolcMed per l’accesso alla facoltà di medicina, ottenendo risultati in larga parte  lusinghieri e superiori a molti degli immatricolati di questo anno accademico. 

L’introduzione del Tolc, come sistema di selezione dell’accesso a Medicina, ha costituito un passo significativo per garantire una maggiore flessibilità nelle prove e, per i ragazzi cd “quartini”,  un sereno quinto anno dedicato allo studio, in vista dell’esame di Stato. 

Tuttavia, la sentenza n.863 del Tar del gennaio 2024, (nella quale non si fa menzione di questi studenti di quarta che sono, comunque,  soggetti diversi dai ricorrenti), annullando i provvedimenti di attuazione del TolcMed quali tipologie di prove utili per l’inserimento in graduatoria (Dm 1107/2022 e d.d. 1925/2022 e i successivi bandi delle Università,  sta determinando incertezza e grave lesione dei diritti delle migliaia di ragazzi cd “quartini” che, lo scorso anno  hanno sacrificato tempo, risorse economiche, energie per il superamento del TolcMed.

Questi giovani hanno dimostrato competenza e serietà, con la legittima aspettativa, prevista a norma di legge, di conservare il loro punteggio per l’iscrizione nella graduatoria per l’anno accademico 2024/25, sacrificando così altre scelte e opportunità, come esperienze lavorative o formative o, peggio, perdendo la possibilità di intraprendere l’iter di iscrizione presso atenei privati e/o esteri, che necessita di passaggi  a partire dal quarto anno. 

L’ingiustizia appare ancora più evidente se si considera che la succitata sentenza salvaguarda l’immatricolazione di numerosi studenti del quinto anno 2023, che sono entrati alla facoltà di medicina con i punteggi acquisiti mediante lo stesso concorso, poi dichiarato illegittimo, generando una gravissima disparità di trattamento. 

Inoltre, le annunciate nuove modalità di esecuzione del Test/Tolc con banca dati aperta darebbero luogo a punteggi difformi da quelli precedenti e ciò li renderebbe non comparabili né assimilabili a quelli già ottenuti.

Tutto ciò premesso, Le chiediamo con urgenza e in maniera accorata di intervenire a tutela della posizione dei 23.000 ragazzi di quarta superiore non vanificando i loro sforzi nel dedicare tempo e fatica (e non ultimo danaro) alla preparazione del test 2023 e di  considerare il punteggio da loro conseguito.

Le chiediamo, quindi,  al fine di garantire che i risultati maturati a seguito dei notevoli sacrifici di tanti studenti di quarta siano tutelati, tenendo conto dei diritti acquisiti come da norme regolamentari, di convalidare nel provvedimento relativo ai test di ammissione 2024, i punteggi conseguiti nei test effettuati nel corso dell’anno 2023 (con o senza equalizzazione) dai ragazzi di quarta, rapportandoli al percentile di collocamento nella graduatoria dello scorso anno.

Riteniamo necessario e urgente un suo intervento a dirimere questa incresciosa situazione con le dovute misure correttive, affinchè sia ripristinata, con il prossimo decreto di ammissione alla facoltà  di medicina 2024, l’equità di trattamento dovuta a questi giovani che hanno partecipato al concorso  confidando nella legittimità degli atti ministeriali e dei successivi bandi delle Università, cittadini che si affacciano, proprio ora al loro diritto/ dovere civico di  nuovi elettori. 

Ci aiuti a ridare loro certezza del diritto e fiducia nelle Istituzioni. (mdp e pg)