LETTERA APERTA/ Sindaco Falcomatà, faccia un atto d’amore per la città

Signor sindaco, la situazione che vede al centro dell’opinione pubblica quanto è circolato in questi ultimi giorni, impone a nome dei movimenti civici, che stanno nascendo ormai in numero piuttosto consistente, di chiederLe un atto di amore nei confronti della città. E ci spieghiamo.

Va da sé che il governo invierà, senza alcun dubbio, la commissione d’accesso.

Non vogliamo anticipare i tempi di quello che scriverà la commissione, né tanto meno riteniamo corretto anticipare sentenze, che verranno attraverso l’esame della magistratura e dei probabili tre gradi di giudizio conseguenti. 

Tuttavia, la città non è assolutamente pronta ad assorbire un ulteriore drammatico scioglimento del consiglio comunale, che ci sembra piuttosto probabile. Facciamo riferimento a quanto già accaduto. La sindacatura del dr Demetrio Arena si è interrotta per scioglimento per mafia del consiglio comunale, senza che sia mai giunto un solo avviso di garanzia o sia stato esaminato un fascicolo di 1400 pagine e più, dove vengono riportate intercettazioni telefoniche, sulle quali si esprimerà, ovviamente, solo e soltanto la magistratura. Noi non lo facciamo. Lo scioglimento per mafia del consiglio comunale, assolutamente possibile, anche se certamente non augurabile, porterebbe la città a uno stato drammatico ancor più di quello che in effetti oggi sta vivendo. Ed è sotto gli occhi di tutti. Anche dei suoi.

Le chiediamo con garbo, quest’atto d’amore che consisterebbe nella presentazione delle sue dimissioni. Questo non fermerebbe certamente la commissione d’accesso, ma non sottoporrebbe la città ad una umiliazione tremenda, quale potrebbe essere un ulteriore scioglimento, che considerati i precedenti, riteniamo assolutamente dietro l’angolo.

Sia ben chiaro che nessuno di noi, appartenenti ai comitati civici, vuole utilizzare questo mezzo per anticipare le elezioni, perché comunque i tempi saranno esattamente uguali. 

Le chiediamo un atto dignitoso di cui la popolazione ha bisogno.

Comprendiamo che si tratta anche di una rinuncia economica cospicua, ma il futuro della città ha un valore di gran lunga superiore. (Eduardo Lamberti Castronuovo, Klaus Davi e Massimo Ripepi)

 

LETTERA APERTA / Rosario Sergi: Il triste primato di Platì, dove c’è il più forte astensionismo in Italia e in Europa

di ROSARIO SERGI – Egregio Presidente della Repubblica, Gentilissima Presidente  del Consiglio, Ministro dei Trasporti,  Presidente della Regione Calabria, Gentilissimo sindaco Metropolitano, oggi a Platì si è consumata la più grande disfatta della Democrazia, la percentuale di cittadini che si è recata al voto è bassissima. Tale atteggiamento dei cittadini dimostra ancora una volta la grande distanza dei Cittadini Platiesi verso la Politica in generale e verso la politica europea in particolare. Dopo essersi posizionato fra i 10 comuni d’Italia meno scolarizzati, oggi probabilmente si accinge a conquistare il triste primato del Comune dove si è registrato il più forte astensionismo in Italia ed Europa.

Attraverso la tv, i social, i giornali i Cittadini Platiesi si trovano di fronte ad un’Europa che sfoggia strade asfaltate con segnaletica orizzontale e  verticale, con guard rail che impongono standard di sicurezza elevatissimi. A Platì le viabilità si presenta al limite dell’impraticabilità e nell’ultimo anno si sono registrati lungo il tratto stradale Platì-Bovalino 4 giovani vittime le cui vite sono state spezzate a causa delle  mancanza anche delle barriere di protezione.

La Sp2 è chiusa al transito – nel tratto Platì Zervo –  da oltre 10 lustri ed Anas stenta ad effettuare le attività di manutenzione ordinaria e straordinaria, Platì pur essendo comune a vocazione montana non può neanche accedere al Parco Nazionale dell’Aspromonte; la Sp 79 e 79 dir sembrano siano state bombardate dai caccia russi e pensare a chiedere un intervento della Nato per il ripristino della percorribilità.

L’impercorribilità di tali arterie ha anche scoraggiato gli elettori delle popolose contrade di Gioppo e Lauro di recarsi alle urne , su 810 elettori aventi diritti al voto compresa la componente Aire si sono recati presso il seggio elettorale n. 5 di Platì, solo in 54, unitamente anche ai Presidenti e agli scrutatori per i quali si sono resi necessarie numerose surroghe e sostituzioni.

La SP 77 che da Cirella di Platì porta al bivio verso Ciminà si presenta con numerosi cantieri aperti e da anni si registra la loro mancata chiusura e il  completamento delle opere, l’asfalto si presenta irregolare la segnaletica orizzontale e verticale inesistente e le barriere insufficienti a garantire la sicurezza stradale.

Il grido di dolore che i Cittadini platiesi lanciano oggi non può rimanere inascoltato, il gap infrastrutturale che si registra rispetto anche al territorio metropolitano, al resto d’Italia, ed europeo presenta una forbice ampissima, le strade da primo dopoguerra che i Cittadini platiesi sono costretti a percorrere o per meglio dire a non percorrere rappresentano un ostacolo alla costruzione di un rapporto di normalità tra cittadini e Istituzioni.

Invitiamo il Presidente Sergio Mattarella, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il Ministro delle infrastrutture Matteo Salvini a percorrere su mezzi militari, idonei a superare buche e voragini le anzidette strade tale da rendersi conto personalmente delle pietose condizioni in cui versa la viabilità a cui sono costretti i nostri Cittadini, augurandoci che la vostra visita sarà da stimolo agli Enti sovracomunali preposti ad adoperarsi in tempi rapidi.

Tutto ciò premesso auspichiamo un cambio di rotta nella gestione delle risorse destinate alla viabilità da parte dagli Enti sovracomunali verso l’Area cittadina di Platì, distante da qualsivoglia interesse di partito, ma vicina agli interessi dei cittadini dei quali il Sindaco di Platì è portavoce, aiutare gli ultimi ed i territori di trincea è l’unica strada che potrà portare allo sviluppo della Nazione.

Tanto si doveva da parte dei Cittadini Platiesi agli Enti sovracomunali per opportuna conoscenza per le attività di competenza. (rs)

[Rosario Sergi è sindaco di Platì e dirigente nazionale Uncem]

Lettera aperta al Rettore Nicola Leone: Diamo un segnale di cambiamento attraverso Andreatta e Moro

di FRANCO BARTUCCILa morte di Fida Moro, senatrice figlia di Aldo Moro, mi porta a rivolgerle questa lettera aperta, con la quale voglio raccontarle un segreto, rimasto finora tale, ma che ora è tempo di manifestarne il contenuto, guarda caso scaturito da un fugace incontro che ho avuto all’incirca due anni addietro con la senatrice, nel palazzo della Provincia di Cosenza, dove intervenne per partecipare ad un convegno.

Era per me una buona occasione per incontrarla, con il consenso dei promotori dell’evento, e farle omaggio del mio libro L’avventura di Andreatta in Calabria – Un Campus per competere nel mondo, pubblicato dalla Pellegrini Editore. Era un modo per parlare del rapporto di collaborazione e consulenza economica che ci fu in vita tra Aldo Moro e Beniamino Andreatta, primo Rettore dell’Università della Calabria. Voleva essere una buona occasione per parlarle della nostra Università e per i meriti che il suo papà, in qualità di politico e Presidente del Consiglio, ne favorì la nascita con la legge 12 marzo 1968 n° 442.

Era un modo per descriverle quella che l’Università della Calabria nel frattempo era divenuta nel panorama nazionale ed internazionale, anche se alla fine degli anni settanta, coincidente con l’uccisione del suo papà, considerato, per effetto della sua legge istitutiva, uno dei padri fondatori, la stessa Università fu coinvolta in questioni terroristiche, la cui pagina rimane scolpita nella sua storia. Era un modo per dirle che oggi sarebbe stato bello ed importante sanare quella ferita mediante un’azione di pacificazione, attraverso un incontro da realizzare in quel Campus tanto contestato in campo regionale e nazionale in quel periodo storico.

Accettò il dono del libro, impegnandosi a leggerlo, ma si rifiutò di affrontare quel problema perché per lei costituiva ancora un motivo di forte sofferenza interiore e fisica. Compresi quelle parole anche se rimasi attonito e dispiaciuto e in buon ordine incamerai quel suo stato di sofferenza, ma senza desistere dal desiderio di continuare a lavorare perché quel periodo storico del terrorismo e l’UniCal abbia a costituire la scrittura di una nuova pagina nei rapporti umani trovando solidarietà, comprensione, umanità e pacificazione per una società migliore ed un mondo migliore basato sull’amore, la giustizia e la pace.

Qualche mese dopo c’è stata l’opportunità d’incontrare e conoscere per gli stessi motivi, nel Museo del Presente di Rende, la sorella Agnese Moro, invitata dall’Amministrazione comunale nella persona della consigliera Marisa De Rose, ed altre associazioni, a tenere una conferenza sul tema: Dal dolore alla riconciliazione: la Giustizia Riparativa.

In accordo con la promotrice dell’evento ho avuto l’opportunità di parlare, prima dell’inizio dei lavori del seminario, con Agnese Moro, consegnandole il mio libro su Andreatta e discutendo delle cose trattate in precedenza con la sorella senatrice aggiungendo altro: se ci fosse mai stato qualche opportunità d’incontro e conoscenza, in periodo giovanile, tra i componenti delle due famiglie Andreatta e Moro;  se ci fosse stata  da parte loro una disponibilità nel partecipare ad un evento culturale da farsi magari nel Campus universitario di Arcavacata e discutere delle due figure Moro/Andreatta che fanno parte della storia dell’Università della Calabria, anche se ci furono quegli anni molto tristi e di sofferenza che portarono al blitz del generale Dalla Chiesa; se ci fosse stata una disponibilità d’incontro e di rasserenamento per costruire un legame più forte e una memoria indirizzata alle nuove generazioni e a quelle future a tutela del ruolo svolto dal Presidente Aldo Moro e dal Rettore Beniamino Andreatta per assicurare alla Calabria quella Università di prestigio che oggi vediamo, seguiamo ed apprezziamo.

Ci fu da parte di Agnese Moro una grande disponibilità ed apprezzamento delle proposte illustrate impegnandosi a discuterne in famiglia con il coinvolgimento anche del fratello Giovanni, con il quale anni prima ci furono, in un noto albergo di Commenda di Rende, delle opportunità di conoscerlo e dialogare con lui.

Le motivazioni di una richiesta che va nella storia

 La morte della senatrice Fida Moro ed il colloquio cordiale ch’ebbi con la sorella Agnese mi riportano a ricordare quei momenti e notificarli alla Sua attenzione, quale Rettore protempore dell’Università della Calabria. Un Ateneo che si trova ancora in pieno nel periodo del cinquantesimo della sua nascita, se consideriamo che i corsi di laurea della Facoltà di Lettere e Filosofia (Lettere, Filosofia, Lingue e letterature straniere e moderne) con Matematica, Chimica e Scienze Naturali partirono con l’anno accademico 1973/1974. Come vede siamo ancora nel cinquantesimo della nascita dell’Università della Calabria e far passare tutto nel silenzio, senza un minimo di riflessione e racconto alle nuove generazioni di studenti, sarebbe in parole povere per chi ci crede “un peccato mortale”. 

I padri fondatori e lo stesso Rettore Beniamino Andreatta griderebbero al grande tradimento se penso a quei momenti in cui il prof. Andreatta, nella sua stanza di lavoro all’interno di palazzo Ferrari, in Piazza dei Bruzi, in un colloquio riservato, mi stimolava ed incoraggiava a svolgere la funzione di giornalista raccontando alla città ed alla società del territorio ciò che stava per nascere in Calabria e contribuire a creare un rapporto stretto tra l’Istituzione universitaria e la società, in modo da costituire un afflato di reciproca collaborazione per la nascita e lo sviluppo dell’Università, pensata in modo innovativo allo stesso sistema universitario italiano. Un “Ateneo moderno aperto al territorio in modo trasparente e dialogante”.

Sarebbe importante nel Cinquantesimo della nascita dell’Università ritrovarsi per vivere quei momenti storici e trovare nuovi stimoli e linfa vitale alla creazione di una comunità universitaria non distratta e disinteressata, ma viva ed umana, pronta ad essere strumento di crescita culturale, fonte di ricchezza scientifica e valori universali che hanno alla base lo sviluppo, ma soprattutto la concordia e la pace, pensando alle potenzialità  e alle caratteristiche del Campus universitario, Centro Residenziale.

In tutto questo le chiedo espressamente ed in modo pubblico di coinvolgere gli organi amministrativi, accademici e politici dell’Ateneo a stabilire un punto di partenza per il nuovo periodo storico dei prossimi cinquant’anni dell’Ateneo intitolando alla memoria del Presidente Aldo Moro il tratto di strada che da via Savino porta al largo, frontale al Centro Congressi “Beniamino Andreatta, al cui interno trovasi l’aula magna. Moro e Andreatta ancora insieme, legati a mostrare alla Calabria e al mondo la strada del cambiamento, del benessere e dello sviluppo, le cui radici fanno parte della nascita dell’Università della Calabria.

Non è il caso che le ricordi che fu il presidente della Provincia Antonio Guarasci, in un documento, a riconoscere ad Aldo Moro, la cui madre era cosentina (Fida Stinchi), il merito di aver contribuito a predisporre quanto necessario per dare alla Calabria la sua prima Università con la legge 12 marzo 1968, n. 442. Come con la legge 2 maggio 1976 n° 183, firmatario il Presidente Aldo Moro, l’Università della Calabria ottenne un finanziamento di cinque miliardi di lire destinati alla realizzazione dei primi cubi del progetto Gregotti; nonché nel 1979 fu utilizzata dal Rettore Pietro Bucci per far nascere il Crai (Consorzio di ricerca per l’applicazione in informatica). 

Le chiedo scusa, infine, se ho pensato di scriverle una lettera aperta e resa pubblica; ma penso, nel rispetto della figura del primo Rettore dell’Università della Calabria, che credeva nel diritto d’informazione e trasparenza dell’Università, tanto da portare ad inserire nello Statuto del 1971 l’apposito articolo 10, descrittivo di tale obbligo, che questo sia naturale nel rispetto, anch’esso, dell’opinione pubblica e delle Istituzioni che parteciparono alla nascita dell’ Università della Calabria con l’inserimento di loro rappresentanti, sia nel Comitato Tecnico Amministrativo e successivamente nel Consiglio di amministrazione dell’Università.

Deve essere anche per questi un modo come renderli partecipi e risvegliarli nell’essere più vigili e vicini al cammino della loro Università. (fb)

LA LETTERA / Tutelate i 23 mila ragazzi che hanno sostenuto i TolcMed 2023

di MARIAFRANCESCA DE PINO E PASQUALE GIULIANO – Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ministro dell’Università Anna Maria Bernini, siamo i genitori di Angelo, studente del 5° anno del Liceo Scientifico di Lamezia Terme e, insieme ad altri genitori, ci siamo riuniti in un comitato a tutela delle posizioni degli studenti che lo scorso anno, in risposta ai decreti del suo Ministero, hanno sostenuto il TolcMed 2023, ottenendo un buon punteggio, potenzialmente utile per l’accesso al Corso di Laurea di Medicina a settembre 2024, così come regolamentato.  

Come previsto dalla normativa, circa 23.000 studenti al quarto anno della scuola superiore, nel 2023, hanno sostenuto nella sessione di aprile e/o di luglio il TolcMed per l’accesso alla facoltà di medicina, ottenendo risultati in larga parte  lusinghieri e superiori a molti degli immatricolati di questo anno accademico. 

L’introduzione del Tolc, come sistema di selezione dell’accesso a Medicina, ha costituito un passo significativo per garantire una maggiore flessibilità nelle prove e, per i ragazzi cd “quartini”,  un sereno quinto anno dedicato allo studio, in vista dell’esame di Stato. 

Tuttavia, la sentenza n.863 del Tar del gennaio 2024, (nella quale non si fa menzione di questi studenti di quarta che sono, comunque,  soggetti diversi dai ricorrenti), annullando i provvedimenti di attuazione del TolcMed quali tipologie di prove utili per l’inserimento in graduatoria (Dm 1107/2022 e d.d. 1925/2022 e i successivi bandi delle Università,  sta determinando incertezza e grave lesione dei diritti delle migliaia di ragazzi cd “quartini” che, lo scorso anno  hanno sacrificato tempo, risorse economiche, energie per il superamento del TolcMed.

Questi giovani hanno dimostrato competenza e serietà, con la legittima aspettativa, prevista a norma di legge, di conservare il loro punteggio per l’iscrizione nella graduatoria per l’anno accademico 2024/25, sacrificando così altre scelte e opportunità, come esperienze lavorative o formative o, peggio, perdendo la possibilità di intraprendere l’iter di iscrizione presso atenei privati e/o esteri, che necessita di passaggi  a partire dal quarto anno. 

L’ingiustizia appare ancora più evidente se si considera che la succitata sentenza salvaguarda l’immatricolazione di numerosi studenti del quinto anno 2023, che sono entrati alla facoltà di medicina con i punteggi acquisiti mediante lo stesso concorso, poi dichiarato illegittimo, generando una gravissima disparità di trattamento. 

Inoltre, le annunciate nuove modalità di esecuzione del Test/Tolc con banca dati aperta darebbero luogo a punteggi difformi da quelli precedenti e ciò li renderebbe non comparabili né assimilabili a quelli già ottenuti.

Tutto ciò premesso, Le chiediamo con urgenza e in maniera accorata di intervenire a tutela della posizione dei 23.000 ragazzi di quarta superiore non vanificando i loro sforzi nel dedicare tempo e fatica (e non ultimo danaro) alla preparazione del test 2023 e di  considerare il punteggio da loro conseguito.

Le chiediamo, quindi,  al fine di garantire che i risultati maturati a seguito dei notevoli sacrifici di tanti studenti di quarta siano tutelati, tenendo conto dei diritti acquisiti come da norme regolamentari, di convalidare nel provvedimento relativo ai test di ammissione 2024, i punteggi conseguiti nei test effettuati nel corso dell’anno 2023 (con o senza equalizzazione) dai ragazzi di quarta, rapportandoli al percentile di collocamento nella graduatoria dello scorso anno.

Riteniamo necessario e urgente un suo intervento a dirimere questa incresciosa situazione con le dovute misure correttive, affinchè sia ripristinata, con il prossimo decreto di ammissione alla facoltà  di medicina 2024, l’equità di trattamento dovuta a questi giovani che hanno partecipato al concorso  confidando nella legittimità degli atti ministeriali e dei successivi bandi delle Università, cittadini che si affacciano, proprio ora al loro diritto/ dovere civico di  nuovi elettori. 

Ci aiuti a ridare loro certezza del diritto e fiducia nelle Istituzioni. (mdp e pg)

LA LETTERA APERTA / Ninfa Marilena Vescio: Il degrado assoluto lungo l’alveo del Torrente a Lamezia Terme

di NINFA MARILENA VESCIOMettendo da parte ogni disquisizione in merito alle competenze degli enti locali, riguardo alle disposizioni normative  sulla manutenzione  dei corsi d’acqua specie in aree urbanizzate, anche per non entrare in un groviglio di rimpalli tra gli uni e gli altri, sembra però che la Regione Calabria nella comunicazione relativa alla  ripartizione delle funzioni  nella materia sopra citata “Problematiche corsi d’acqua”prot. n. 369444 del 12/08/22, assegni alle amministrazioni locali l’onere di provvedere alla manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua, funzione peraltro confermata dalla L. R. n. 14/2015 che ha modificato le competenze sui corsi d’acqua lasciando inalterate quelle a carico dei Comuni.

Oggetto di attenzione è l’intervento lungo il torrente Piazza, ad opera, sembra, della Cooperativa Malgrado tutto per conto del Comune, incrocio via Piersanti Mattarella e Carlo Alberto Dalla Chiesa nelle vicinanze della stazione dei pullman e del mercatino rionale del sabato. L’intervento atteso, ormai da anni, risale al 19 gennaio u. s. e, come da testimonianza fotografica, si è limitato ad un brevissimo tratto, in prossimità dell’incrocio. 

L’alveo, poi, di tutto il tratto del torrente è rimasto inalterato e impegnato come sempre da arbusti, canne, rovi e sterpaglie cresciuti ormai a dismisura. Inoltre i rifiuti di raccolta permangono abbandonati in prossimità dell’argine, determinando situazioni di degrado e pericolo sia sul piano dell’inquinamento ambientale che sotto il profilo igienico-sanitario, compromettendo anche il decoro urbano e comportando ulteriori difficoltà per l’eventuale rimozione e lo smaltimento degli scarti di ogni genere.

Eravamo e a tutt’oggi ci ritroviamo in una situazione di degrado assoluto, il tutto sotto gli occhi distratti di chi dovrebbe avere il controllo della situazione perché deve responsabilmente risponderne alla città che al contrario ha occhi per vedere. 

Piante, rovi, canne ed erbacce continuano ad oscurare completamente la visuale del letto del torrente, a ridosso del quale si dispongono abitazioni e perfino una scuola materna. Il tutto rappresenta anche un rischio per la salute fisica delle persone che vi abitano,  in quanto la suddetta vegetazione è ricettacolo di rettili, topi, ratti e zanzare, pertanto necessita con urgenza di una pulizia completa sempre nel rispetto dei luoghi e del mantenimento dell’habitat per numerose varietà ornitologiche, pulizia delle sponde e argini del torrente, invasi ormai nuovamente dai materiali raccolti, insaccati e disposti lungo l’argine della strada, lasciati alla merce degli avversi fenomeni atmosferici dei giorni scorsi e dei poveri randagi alla ricerca di cibo e pertanto ora di nuovo disseminati dappertutto.

Mi chiedo con molta franchezza quale esempio si dia ai cittadini se si diventa complici di un tale elevato stato di degrado ambientale. Naturalmente le immagini rappresentano solo i cumuli più sostanziosi dei rifiuti che sono sparsi su tutto il tratto. 

Suggerirei che in un’azione incisiva di controllo si potrebbero considerare le tecnologie oggi a nostra disposizione, riguardo l’abbandono dei rifiuti che faciliterebbero azioni di controllo e contrasto a questo vero e proprio disastro. Il problema è “chi bisogna controllare? (nmv)

[Ninfa Marilena Vescio è cittadina di Lamezia Terme]

LETTERA APERTA / Il sindaco Alex Aurelio: Continuamo insieme a fare Trebisacce sempre più bella

di ALEX AURELIO – Mi rivolgo a voi cittadine ed ai cittadini di questa bella, grande ed orgogliosa comunità con la quale stiamo continuando a condividere, tra le tante altre cose di cui possiamo tutti essere fieri, il gesto e l’esperienza del sorriso.

Sì, del sorriso, che è tante cose assieme ma che sintetizza e trasferisce anzi tutto uno stato d’animo, una visione delle cose e del mondo, un modo di relazionarsi con le persone e con la società, con la Politica e con le Istituzioni.

Ed è col sorriso che abbiamo interpretato e continueremo ad interpretare fino alla fine anche il governo della cosa pubblica ed il nostro impegno quotidiano di amministratori comunali a tempo pieno, sette giorni su sette, nell’interesse esclusivo di Trebisacce: del suo passato, del suo presente e del suo avvenire. 

Con un punto fermo: rendere onore ogni giorno, con la fascia tricolore che mi emoziona ogni volta che la indosso, alla dignità del popolo della mia terra.

A voi trebisaccesi ed ai trebisaccesi di tutte le età, seppur spesso vengo scherzosamente definito sindaco dei giovani, rinnovo la gratitudine mia personale, insieme a quella della squadra di assessori e consiglieri, dei delegati esterni e di tutto il mio staff che non lesina sforzi per contribuire a valorizzare ogni aspirazione ed esigenza della nostra comunità, per la partecipazione corale che in tutte le circostanze state dimostrando non al sindaco alla giunta pro tempore ma rispetto alla Città, alla sua identità ed ai valori storici, culturali, economici e spirituali ereditati e rafforzati di generazione in generazione.

A tutte ed a tutti voi confermo che ci sono e ci siamo con la stessa determinazione, con la stessa passione, con la stessa attenzione, con le stesse ambizioni, con lo stesso entusiasmo e, lasciatemelo ripetere, con lo stesso inguaribile sorriso con il quale abbiamo assunto, per mandato democratico, la responsabilità di capire e guidare insieme la macchina pubblica di questa Città.

E rispetto a questa consapevolezza ed a questa inattaccabile serenità di analisi e di concezione stessa dell’azione politico-istituzionale, che mi appartiene per formazione e che vivono con la stessa gioia ed intensità tutti quelli che dall’alba al tramonto assieme a me in comune e su tutto il territorio comunale assolvono con assoluto spirito di servizio il loro ruolo ed il loro impegno, non v’è spazio alcuno per equivoci e diverse interpretazioni, che del resto non servono a nessuno.

Quindi lo ripeto: ci sono e ci siamo e ci saremo, concentrati esattamente come lo siamo sempre stati a selezionare, privilegiare, programmare e mettere in atto, per le criticità e le aspettative della nostra Trebisacce, le scelte e le soluzioni più utili, necessarie, efficaci e durevoli ma anche le prospettive più ambiziose e realistiche, guardando altrove, oltre il nostro naso, oltre cliché, tabù e prassi purtroppo cristallizzatesi che non servono e che anzi inquinano l’aria e le relazioni umane e frenano crescita e sviluppo di tutti.

Così come abbiamo fatto, solo per citare alcune delle direzioni intraprese e dei fatti più tangibili, con l’accelerazione impressa sulla riapertura del nostro Ospedale, con la richiesta di un commissariato di Polizia in città, con il progetto di porto turistico presentato nei giorni scorsi al Ministero, con gli investimenti senza precedenti in marketing territoriale e che ad esempio nel mese di novembre vedranno le immagini più belle di Trebisacce promosse sui tram di Nizza e della Costa Azzurra o, da ultimo, con la richiesta di adesione del nostro Antico Borgo Marinaro alla prestigiosissima rete dei borghi più belli d’Italia.

Noi eravamo e restiamo ottimisti ed appassionati, portatori sani di quell’animo marinaro del nostro antico borgo, di quello spirito di costa che ci fa sempre stare con i piedi per terra, rivendicando al tempo stesso e con altrettanta autenticità quella libertà di pensiero e di azione, di proposta e di confronto costruttivo che è il sale delle nostre democrazie ed il carburante insostituibile del pluralismo e della sacrosanta e legittima diversità di vedute ed opinioni su tutto.

A tutte voi, concittadine e concittadini rinnovo l’amicizia, le speranze e l’incoraggiamento a continuare a fare, sempre più belli, più forti e più audaci, sia la nostra Città che tutto il nostro territorio per cambiare anzi tutto noi stessi e la Calabria dei prossimi anni, sempre con positività e del tutto a prescindere dai ruoli e dalle funzioni ricoperte oggi e domani da ciascuno di noi. (aa)

[Alex Aurelio è sindaco di Trebisacce]

LETTERA APERTA / Francesco Sgambelluri: Le parole di Don Ciotti sul Ponte offensive

di FRANCESCO SGAMBELLURI – Gentilissimo e stimato presidente, mi onoro di far parte del Movimento politico “Equità Territoriale ” fondato dallo scrittore Pino Aprile. Io sono uno dei tanti figli di questa regione, la Calabria, che è rimasto a combattere per il proprio territorio, nonostante le avversità e spesso anche ai pregiudizi e l’abbandono istituzionale e infrastrutturale da parte di questo nostro paese.

Ringraziandola preventivamente per la sua opera meritoria contro tutte le mafie e sempre al fianco degli ultimi, per il grande coraggio dimostrato in più occasioni, condividiamo la sua battaglia in quanto quello delle mafie è uno dei più grandi mali che affligge l’Italia in generale. Vede il nostro Movimento nasce più o meno per gli stessi motivi, per garantire le stesse opportunità e gli stessi servizi a tutti gli individui in generale e i cittadini in particolare, senza distinzione alcuna.

Come purtroppo saprà noi meridionali dobbiamo spesso combattere contro più avversari, cioè contro le mafie delle quali siamo e siamo stati le prime vittime, e verso i pregiudizi spesso utilizzati per giustificare una mancanza di interesse e di cura dei nostri territori e più in generale delle nostre vite.

È proprio a tal uopo che le scrivo, abbiamo appreso dagli organi di informazione che lei in un recente convegno ha affermato a proposito del progetto per il ponte sullo stretto: “non unirà solo due coste, ma certamente due cosche”. Fermo restando la legittima contrarietà alla costruzione del ponte, ci chiediamo come possa essere caduto in un’affermazione del genere, un’affermazione che troviamo offensiva nei confronti dei cittadini onesti che popolano le due sponde dello stretto. Un’affermazione che sembra più una battuta da cabaret che un’affermazione di una persona che spesso ha mostrato una grande sensibilità anche verso i nostri territori.

Non è nostra intenzione strumentalizzare la questione ma vorremmo anche far capire a tutti gli attori della società civile, che non siamo più disposti ad abbassare la testa e a subire oltre alla mancanza di investimenti e prospettive per i nostri figli, anche delle offese gratuite. Vede in questi anni abbiamo visto che purtroppo l’Italia tutta, da nord a sud, è piena di esempi di corruzione, di infiltrazioni mafiose ecc. Per questo ci chiediamo come mai, solo quando si parla di una grande opera da realizzare al sud, si alza il solito polverone della mafia ecc.?

Noi vogliamo credere che ciascuno sia in grado di fare il proprio lavoro, altrimenti non rimane che arrendersi a non poter mai realizzare una grande opera e non avere possibilità di sviluppo. Ricordo anche le parole dello stimatissimo Nicola Gratteri che in una recente intervista ha affermato: “voi pensate a fare le infrastrutture che ai mafiosi ci pensiamo noi”.

Ecco noi vogliamo credere alle parole del grande magistrato calabrese e fidarci altrimenti è finita davvero! Ci auguriamo che lei possa spiegare e scusarsi con i cittadini calabresi e siciliani per la battuta infelice, può capitare di “scivolare su una buccia di banana”. Spero non ci deluda e possa darci una risposta. (fs)

[Francesco Sgambelluri è del Movimento politico “Equità Territoriale”]

Elezioni Anci Calabria, 13 sindaci: No elezione divisiva

Serve ad Anci Calabria «una presidenza fortemente “istituzionale”, che dia il senso del superamento delle contrapposizioni politiche e territoriali». È quanto hanno scritto, in una lettera aperta, Paolo Brunetti, Sindaco f.f. di Reggio Calabria, Franz Caruso, Sindaco di Cosenza, Nicola Fiorita, Sindaco di Catanzaro, Vincenzo Voce, Sindaco di Crotone, Aldo Alessio, Sindaco di Gioia Tauro (Rc), Giusy Caminiti, Sindaca di Villa San Giovanni (Rc), Pino Capalbo, Sindaco di Acri (Cs), Mariateresa Fragomeni, Sindaca di Siderno (Rc), Domenico Lo Polito, Sindaco di Castrovillari (Cs), Paolo Mascaro, Sindaco di Lamezia Terme (Cz), Marta Petrusewicz, Sindaca f.f. di Rende (Cs), Giuseppe Ranuccio, Sindaco di Palmi (Rc) e Flavio Stasi, Sindaco di Corigliano-Rossano (Cs).

«I Comuni calabresi, che rappresentano l’istituzione più vicina ai cittadini e ai loro bisogni – hanno evidenziato i primi cittadini – vivono un momento di forte difficoltà, soprattutto di natura finanziaria, ma sono altresì chiamati ad affrontare sfide di straordinaria importanza in settori vitali come l’ambiente, le infrastrutture, i servizi alle persone, la gestione dei cicli della depurazione, delle acque e dei rifiuti. L’attuazione del Pnrr e di Agenda Urbana, le riforme istituzionali, l’autonomia differenziata, la sanità pubblica, rappresentano altrettanti banchi di prova per il sistema dei Comuni calabresi».

«Per sostenere il peso di queste sfide – continua la lettera – è necessario ricostruire un’immagine unitaria e autorevole dell’Anci, forte e capace di fare valere le ragioni dei Comuni nel dialogo/confronto con il Governo nazionale, con quello regionale, con le rappresentanze parlamentari, con il mondo del sindacato e del lavoro. Riteniamo che questa esigenza vitale non si concili con un’elezione divisiva del futuro presidente di Anci Calabria, con una contrapposizione elettorale tra schieramenti che lascerebbe inevitabilmente strascichi e comprometterebbe la costruzione di una gestione unitaria dell’Associazione».

«Anci Calabria è da ormai troppo tempo immobilizzata – continua la lettera –. La soluzione che ci permettiamo di proporre e auspicare è, dunque, quella di una presidenza fortemente “istituzionale” che dia il senso del superamento delle contrapposizioni politiche e territoriali. Un lavoro eccezionale attende Anci Calabria nei prossimi mesi e l’elezione di un Presidente senza laceranti contrapposizioni potrebbe aprire una fase molto intensa e proficua, nell’interesse dei Comuni e naturalmente dei territori e delle popolazioni». (rcz)

LA LETTERA / Rossella Garofalo: La mancanza del sindaco di Cassano per il rispetto di genere

di ROSSELLA GAROFALOIn riferimento all’ultima seduta di Consiglio comunale, ribadisco la stessa netta posizione assunta in merito alle scelte politico-finanziarie di inasprimento delle tasse, operate dal Sindaco nei confronti dei nostri concittadini.

È stato precisamente il tema delle tasse (Addizionale Irpef, aumento Idrico, Tari) l’elemento scatenante affinché il Sindaco rivolgesse attacchi molto offensivi nei confronti della mia persona.

È un suo esercizio abitudinario quello di rivolgere parole di apprezzamento per coloro i quali, sostenendolo, hanno determinato la sua vittoria per poi denigrarli ed offenderli quando il suo discutibile operato costringe gli stessi ad allontanarsi dalle sue posizioni.

Il fatto che ha indignato maggiormente durante lo svolgimento dell’ultimo Consiglio comunale ed a seguito della replica del Sindaco, è stato determinato dall’aver apostrofato la sottoscritta “quella”. Costretti a sopportare le sue ripetitive dissertazioni, sarò stata vinta dalla stanchezza e non ho udito in quel preciso momento la parola “quella”, perciò nulla ho espresso in merito.

Sono stata riportata all’ordine dalle tante donne le quali, già molto indignate, mi hanno riferito l’accaduto lamentando la mancanza, da parte del Sindaco, del rispetto di genere che fa il paio con una ridotta visione sociale e politica della società attuale. Svilire il diritto delle donne all’autodeterminazione, alla libertà di esprimere le proprie opinioni, anche quando non sono condivise è ciò che implicitamente ha asserito il Sindaco con l’infelice espressione “quella”. L’uso assoluto dell’aggettivo “quella” assolve ad un compito dispregiativo e misogino.

Suggerisco al sindaco, soprattutto nella solennità del Consiglio comunale, di non rivolgersi mai più alla sottoscritta con appellativi dispregiativi apostrofandola “questa”, “codesta”, “quella” e lo invito a portare rispetto così come la consigliera Garofalo rispetta il sindaco pur non stimandolo.

La mia persona in Consiglio comunale, rappresenta l’istituzione eletta democraticamente come lo è stato il sindaco. Offendendo me e svilendo la mia persona, offende e svilisce la figura istituzionale del Consigliere comunale.

Oltretutto non è la prima volta che si lascia andare ad esternazioni offensive nei confronti delle donne che in Consiglio comunale ricoprono un ruolo istituzionale pari al suo.

Evidentemente è abituato ad apostrofare così le tante donne dalle quali è circondato che, per ragioni a me ignote, probabilmente glielo permettono. La festa delle donne, dal Sindaco annualmente ricordata, non può essere ridotta ad uno slogan populista; è invece affermazione di uguaglianza.

“Tugurio” (luogo insalubre, umido, letamaio) è stato così definito dal Sindaco un luogo che la sottoscritta frequenterebbe. Ho deciso di non difendermi da tale accusa né la rimando al mittente, cosa orrenda se lo facessi, sono semplicemente certa che il Sindaco, purtroppo, non ne conosce il significato altrimenti non si sarebbe gravato da questa ulteriore scorrettezza. Ma qual’ora fosse come dice il sindaco: «Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori». (De Andrè). (rg)

[Rossella Garofalo è consigliera comunale di Cassano allo Ionio]

LETTERA APERTA / Domenico Lanciano: Sindaco Fiorita, inviti la nazionale di calcio a Catanzaro

di DOMENICO LANCIANOIllustrissimo sindaco Nicola Fiorita. La città di Catanzaro si vanta, giustamente, di essere il territorio dell’Istmo (tra i golfi di Squillace e di Lamezia) dove è nato il nome Italia, come è ben chiaramente documentato nella pagina del sito ufficiale della Sua Città.

E sabato 4 febbraio 2023 a Lamezia Terme è stato celebrato “Re Italo” (da cui proviene il nome Italia) con un premio a Lui dedicato. Catanzaro può restare senza fare quasi nulla di notevole per evidenziare tale invidiabile preziosità?… Negli ultimi quattro decenni, come Associazione culturale informale Calabria Prima Italia abbiamo cercato di sollecitare principalmente tutti i sindaci catanzaresi a voler valorizzare adeguatamente tale importantissima esclusiva.

Fin dall’aprile 1982 cerchiamo di diffondere tale stupenda realtà storica che sta ufficialmente alla base del nostro territorio nazionale (dalle Alpi alla Sicilia) da almeno due millenni e, adesso, pure della nostra Repubblica e che però resta purtroppo ignota ai più nella stessa Italia ed è ignorata o snobbata persino da noi calabresi. Invece, sarebbe giusto ed utile insegnarla nelle scuole e attraverso tutti i mass-media, ma anche con iniziative attinenti. Come dovrebbe già sapere per una lettera raccomandata inviataLe tempo fa, Le ricordo che il prossimo 21 giugno, solstizio d’estate, a Davoli avrà luogo la prima Festa del Nome Italia.

In tale contesto verranno consegnate (assieme ad una bottiglia di ottimo vino “Re Italo”) le pergamene del Premio Prima Italia a coloro i quali si sono distinti nello studiare e nel diffondere il fatto che il nome Italia sia nato in Calabria ben 3500 anni fa circa, proprio sotto il regno di Italo, al quale sarebbe opportuno dedicare una statua davanti alla cittadella regionale di Germaneto, come Padre-fondatore (come da noi proposto il 14 marzo 2022 in modo multimediale).

Tra i premiati c’è pure Lei, proprio a motivo della suddetta illuminante pagina web che abbiamo riprodotta sul retro degli “Attestati di Presenza” all’evento. Speriamo di averLa con noi al Centro Polifunzionale della Cultura in Via Pitagora alla Marina di Davoli, nel tardo pomeriggio di mercoledì 21 giugno 2023 assieme ad altre Autorità e ai sessanta altri premiati. Sarà una bella festa, questa del nome Italia, pur nella sua prima edizione! La Sua presenza onorerà molto Davoli, i tanti premiati e lo stesso nome Italia.

Adesso, mi permetto di proporre a Lei una iniziativa che dovrebbe fare felici milioni di persone nel mondo e che potrebbe dare una visibilità internazionale alla Città di Catanzaro, la quale oltre ad essere luogo di nascita del nome Italia è anche la capitale della Calabria, regione che meriterebbe di più.

Sarebbe utile e bello se allo stadio di Catanzaro si potesse svolgere una partita di calcio tra la squadra locale, bentornata in serie B, e la nazionale italiana… fosse anche l’under 21 o addirittura la “primavera”… ma, vogliamo sperare, che, prima o poi, proprio per celebrare il nome Italia nato nell’Istmo di Catanzaro possiamo vedere la prima squadra della nazionale italiana oppure una selezione di calciatori provenienti dalle maggiori squadre di serie A. Ma il nostro sogno si spinge oltre… perché non pensare ad un vero e proprio Torneo di Calcio Prima Italia anche tra squadre estere, oltre che italiane, in particolare mediterranee, dal momento che quella Prima Italia di Re Italo (specialmente tramite i “sissizi”) si è diffusa per secoli in tutto il Mediterraneo con la “democrazia etica” che gli ateniesi hanno poi trasformato in “democrazia mercantile” quale abbiamo anche oggi?

Ne gioirebbero pure gli italiani (in particolare i calabresi) che vivono all’estero! Grazie per la gentile attenzione. (dl)