Libera al fianco dei sindaci calabresi per l’appello “Una sola Italia”

Libera Calabria si unisce all’appello Una sola Italia per chiedere alla Regione Calabria di impugnare davanti alla Corte Costituzionale il disegno di legge d’iniziativa governativa sull’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario.

«Un atto di responsabilità» per Libera, «che vede uniti tanti sindaci calabresi preoccupati degli effetti devastanti che l’entrata in vigore di tale legge possa determinare sull’erogazione dei servizi da parte degli enti più vicini ai bisogni e alle istanze delle cittadine e cittadini, ossia i comuni».

Da qui l’auspicio «che tanti altri sindaci della nostra regione possano sottoscrivere tale appello, siamo certi che il Governatore Roberto Occhiuto e il Presidente della Giunta regionale Filippo Mancuso non resteranno indifferenti rispetto ad una presa di posizione di un’intera regione contro un provvedimento che rischia, tradendo lo spirito costituzionale di solidarietà e sussidiarietà, un ulteriore peggioramento in uno scenario, già, fortemente compromesso come quello calabrese».

Quello dell’autonomia, infatti, è «un progetto insostenibile» come definito dai vescovi calabresi che, se realizzato, darà forma istituzionale agli egoismi territoriali della parte più ricca del Paese, amplificando e cristallizzando i divari territoriali già esistenti, con gravissimo danno per le persone più vulnerabili e indifese.

«Anche don Luigi Ciotti, presidente di Libera – ha ricordato Libera – in un recente incontro tenutosi a Lamezia Terme nell’ambito del festival “Trame”, ha sottolineato che: non si può affrontare lo scandalo delle disuguaglianze e della povertà del nostro Paese, con un milione di persone in povertà assoluta e dieci milioni in povertà relativa, promuovendo strategie differenziate. L’autonomia non può essere differenziata perché la libertà è un bene comune. La nostra Costituzione è nata per unire, non per dividere”».

«Al contrario – è stato rimarcato – sono necessarie politiche sociali che creino le condizioni per garantire il diritto di avere una casa, alla salute e offrire una visione di futuro per i nostri giovani  costretti a lasciare la Calabria per mancanza di opportunità, mentre oltre un terzo di quelli che rimangono non studia e non lavora. Infatti, il generale Carlo Alberto dalla Chiesa diceva che lo “Stato riuscirà a sconfiggere le mafie, quando riuscirà a garantire come diritti ciò che le mafie danno come favore”, appunto lavoro, scuola, sanità. Tutte cose che verrebbero messe, ulteriormente, in discussione con quella che viene definita “la secessione dei ricchi”». (rcz)

A Cosenza l’iniziativa “Da Beni confiscati a Beni comuni” di Libera

Domani pomeriggio, a Cosenza, alle 16, alla Cittadella del Volontariato, si terrà l’iniziativa Da Beni confiscati a Beni comuni. I beni confiscati alle mafie come opportunità di sviluppo culturale, sociale ed economico organizzato da Libera Calabria insieme ad Avviso Pubblico e patrocinato da Csv Cosenza Ets.

L’evento rientra nell’ambito delle iniziative di “Cosenza Capitale Italiana del Volontariato 2023”. 

«Nello spirito di sostenere e supportare le attività dei volontari – si legge in una nota – intendiamo proporre un momento di formazione/informazione rivolto agli enti del terzo settore del cosentino sul tema del riutilizzo sociale dei beni confiscati; in quanto, proprio le associazioni di volontariato e le cooperative sociali hanno un ruolo fondamentale nella restituzione alla collettività degli immobili illecitamente accumulati e sottratti da parte della criminalità organizzata. La concreta restituzione alla società civile di un bene confiscato, attraverso il suo utilizzo sociale da parte delle realtà sociali, rappresenta per il territorio una potenziale risorsa dal punto di vista economico, in quanto consentono di creare opportunità di lavoro, di rispondere ai bisogni di fasce svantaggiate, di fornire servizi e attività utili per i cittadini, ma svolgono anche un ruolo fortemente simbolico».

«Prevediamo, inoltre – continua la nota – il coinvolgimento delle Amministrazioni Comunali della Provincia di Cosenza, in considerazione del ruolo delicatissimo e centrale che i Comuni svolgono nella fase di destinazione e assegnazione dei beni confiscati. Un momento di confronto valido che prevediamo ricco di spunti e riflessioni per i partecipanti, i quali avranno la possibilità di conoscere alcune esperienze positive di riutilizzo sociale dei beni confiscati alla ‘ndrangheta, attraverso la testimonianza diretta di soggetti gestori  che, nella nostra regione, producono un’economia sana e pulita, che non guarda solo al profitto ma, soprattutto, allo sviluppo della persona e delle sue abilità, un’economia sostenibile e con la mano tesa verso l’ambiente».

Dopo i saluti del presidente del CSV Cosenza, Gianni Romeo e di Giuseppe Di Martino della Prefettura di Cosenza, dell’arcivescovo della Diocesi di Cosenza – Bisignano, Giovanni Checchinato e del sindaco della città Franz Caruso, del referente di Libera Calabria, Giuseppe Borrello e del coordinatore regionale di Avviso Pubblico, Giuseppe Politanò, interverranno due referenti di Libera: Riccardo Cristian Falcone, del settore beni confiscati, parlerà appunto della filiera dei beni confiscati e dell’impegno di Libera, e Umberto Ferrari, della segreteria regionale, farà un focus sui beni confiscati nella provincia di Cosenza. A moderare i lavori sarà Franca Ferrami, del presidio Libera Sergio Cosmai Area urbana Cosenza.

Manifestazione a Cutro, Libera e Gruppo Abele aderiscono a “Fermate la strage, subito”

Ci saranno anche Libera Calabria e il Gruppo Abele, alla manifestazione nazionale in programma domani a Cutro, dal titolo Fermate la strage, subito, indossando una fascia bianca sul braccio.

«Saremo a Cutro – hanno dichiarato nella nota Libera e Gruppo Abele – insieme alle tante associazioni per  chiedere verità e giustizia per quanto accaduto sulle coste calabresi. Per fermare le deportazioni  indotte chiamate “migrazioni” non basta stabilire accordi economici con Paesi di provenienza il più  delle volte complici o addirittura agenti della logica di sfruttamento occidentale».

«Occorre ripartire  dalla “Dichiarazione Universale dei Diritti umani” – viene evidenziato – occorre ripartire dal valore inviolabile della  persona, dal suo diritto a una vita dignitosa, libera e anche liberamente nomade: nomadismo del  sentirsi ovunque a casa su una Terra dove abbiamo davvero imparato tutti a sentirci e ad agire  come passeggeri di un’unica barca che procede verso il bene comune, a cominciare da quello di  chi, ancora naufrago, chiede di essere riconosciuto e accolto come persona». (rvv)