di PINO NANO – Ieri sera a Roma allo Spazio Europa di Piazza Venezia il lancio ufficiale del nuovo libro del giornalista Luciano Conte, che questa volta si misura e si confronta con i temi di maggiore attualità del momento in Europa. Presenti con l’autore Giorgio Rutelli, direttore di Formiche.net, i parlamentari Lorenzo Cesa ed Elisabetta Gardini, il sen. Alessandro Alfieri, e il Vice Direttore del TG2 Maria Antonietta Spadorcia.
La collana di Studi e Ricerche della Jonia Editrice si arricchisce oggi di un nuovo saggio, quello del giornalista Luciano Conte, II filo della memoria, maturato attraverso la collaborazione con il Quotidiano del Sud, un saggio ricco di esperienze e di tematiche con spunti educativi e di riflessioni di interessante lettura. La prefazione è di David Parenzo.
«II filo della memoria – spiega il prof. Giuseppe Trebisacce direttore editoriale del progetto e storico docente all’Università della Calabria – dedica particolare attenzione a studi illuminanti del passato, perché ne rimanga memoria e perché se ne colgano i messaggi, e l’autore attraverso una serie di medaglioni, ben pensati, racconta uomini ed eventi del secolo scorso, rivissuti con la maturità dell’età e con il distacco del tempo. Così la memoria scorre con storie significative ed eventi, legando il passato al presente, in una sequenza di vicende che ricordano avanzamenti e conquiste, ma anche crisi ed arretramenti».
Professore, ma qual è la vera novità di questo suo nuovo libro?
«II libro, anticipa le problematiche legate all’evoluzione della realtà che ci circonda, che non è necessariamente migliore, anzi in molti casi traspare l’incapacità di governare il momento”. Punto di partenza di tutte le riflessioni è il ricordo dell’articolo primo della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, proclamata nel 1948 dalle Nazioni Unite. Ricordarlo e riaffermarlo significa ribadire che i diritti per tutti sono punto di partenza ineludibile per ogni avanzamento sociale e civile».
In che senso professore?
«Vede, è l’alba di una nuova era che si apre ad un mondo di diritti, per una società di liberi ed uguali, secondo i principi universali ispirati dalla Rivoluzione francese e ricordati anche dalla “Pacem in terris” di Papa Giovanni XXIII del 1963, diritti umani che diventano legge ed entrano prepotentemente nella quotidianità delle cose. Non a caso è la riflessione che viene dal ricordo della Shoah con un messaggio di pacificazione: “Combattiamo l’odio contro la diversità e la volontà di annullare per insegnare alle nuove generazioni a difendere di conseguenza i più deboli e per impedire fenomeni di antisemitismo, nazismo, islamismo o altro».
In realtà le riflessioni dell’autore vanno oltre la condanna dell’antisemitismo e del nazismo per ricercare motivi umanitari messi in ombra, trovandoli anche nei rapporti di solidarietà instaurati a Ferramonti di Tarsia, il Campo di concentramento, in Calabria fra carcerieri e carcerati. Anche nell’errore di un campo di internamento si trovano momenti positivi di speranza e come dice la canzone «dallo sterco nascono i fiori».
Ma nel suo saggio professore c’è molto altro?
«II libro segue il ricordo dei grandi personaggi che hanno lasciato segni concreti del loro passaggio (Sturzo, De Gasperi, Papa Wojtyla, Moro, Marx) anticipatori dei tempi, visionari e utopisti, con nuovi modelli di vita e precursori di disegni storici che hanno trasformato utopie in realtà concrete. Come Don Dossetti, imparziale e rispettoso delle prerogative dello Stato in perfetta linea con la sua vocazione di monaco, come Don Milani e la sua “Lettera ad una Professoressa” che diventa “uno dei testi chiave del 1968, il “prete sovversivo” che diventerà poi modello della “cultura dello scarto” e delle diseguaglianze».
Ma nel suo libro c’è anche un pezzo di Calabria?
«Nella galleria dei personaggi non poteva mancare Ia Calabria rappresentata da Antonio Guarasci, primo Presidente della Regione negli anni difficili del regionalismo nascente, che coniuga centralismo e regionalismo con una forte caratterizzazione personale, appartenendo ideologicamente e culturalmente a quella sinistra cattolica, che sapeva assimilare solidarismo e personalismo».
Come racconta lei la Calabria?
«Risucchiata nel tramonto delle ideologie e contagiata dalla crisi dei partiti, la Calabria mi permetta di dirle che non ha più punti di riferimento, con “gli scheletri ingialliti” del passato che sono incapaci di offrire stimoli e attrazioni».
Professore, quali sono le possibili vie d’uscita?
«Forse basta un semplice messaggio di speranza e di fiducia e un appello a quanti credono ancora nei valori della cultura, e se si guarda alla scuola come ultima spiaggia. Solo i giovani potranno avviare percorsi di rigenerazione, per cui il libro meditando sui ricordi e sui messaggi della memoria storica, ripresi fortemente spero con un linguaggio esemplare, potrà indurre alla riflessione, e dalla riflessione consapevole potranno nascere progetti e modelli di vita nuova».
Un contributo serio, dunque, quello che il libro di Luciano Conte pone all’attenzione dei lettori, pieno di senso dello Stato, pieno di tanta Europa, e di tanta Costituzione. (pn)