Antonio Nicaso al master sull’intelligence dell’Unical: Mafie prodotto della modernità

di FRANCO BARTUCCI Le mafie fenomeno globale. Le tendenze è stato il titolo della lezione tenuta da Antonio Nicaso, docente universitario e uno dei massimi esperti a livello internazionale dei fenomeni mafiosi, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.

Nicaso ha esordito evidenziando come oggi le mafie siano interessate all’internet sommerso, alle criptovalute, alle piattaforme clandestine di trading.

Il docente ha precisato che, come emerge da recenti indagini, le mafie cercano di partecipare, a livello nazionale, agli appalti pubblici con offerte vicine allo zero, non per guadagnare, ma per ottenere consenso sociale, nella gestione di beni e servizi essenziali, come quelli sanitari. Ha quindi sottolineato come le mafie, a differenza degli Stati, decidono velocemente, in un mondo in continua evoluzione e con una globalizzazione che favorisce oggettivamente i fenomeni criminali.

Nicaso ha poi precisato che le mafie sono forme di criminalità organizzata, ma non tutte le organizzazioni criminali hanno le caratteristiche della mafia, altrimenti se tutto è mafia, niente è mafia. Occorre quindi, restringere il campo per definire le mafie come patologie del potere, contestando quell’immaginario distorto per cui esse nascono per reagire all’oppressione straniera, per difendere i poveri contro i ricchi, per tutelare i deboli contro i forti.

Per il docente, la mafia è violenza connaturata al potere, che prima era gestita dai ricchi, dagli stati, mentre con la mafia la violenza, in un certo senso, si democratizza, venendo messa a disposizione di chi può permettersela. È questa la differenza, ha proseguito, perché la violenza che i mafiosi mettono a disposizione delle classi dirigenti è diversa da quella dei pirati, dei banditi: quella era violenza contro il potere.

La mafia, invece, tranne qualche eccezione, non va contro lo stato, usa la violenza per creare relazioni, per ottenere impunità e consolidamento del potere, per favorire il reinvestimento dei capitali, per farli diventare ricchezza. Per Nicaso la mafia è funzionale alle logiche di potere, per la sua capacità di adattamento, per la sua grande capacità di fare sistema, per la sua tendenza a stare sempre al passo con i tempi.

Le mafie quindi, non sono il prodotto della povertà, ma piuttosto della modernità, perché si adattano, perché riescono a capire prima quello che sta cambiando intorno a loro. In tale ottica, per Nicaso, la caduta del muro di Berlino è uno spartiacque, perché si sono creati scenari completamente nuovi, in cui la ‘ndrangheta e le altre organizzazioni criminali sono state subito pronte ad investire nell’est europeo, a capire che non era possibile più dipendere dalle reti clientelari garantite dalla spesa pubblica che trasformava ogni piccolo comune in una stazione appaltante.

Cambia quindi la visione geopolitica delle mafie, che non sono più ristrette in un mondo che è diviso in due, ma possono spaziare, avendo ora la possibilità di puntare su altri mercati per i loro traffici illeciti. Le mafie parassitarie sono destinate a scomparire, a fronte di quelle che invece sono funzionali alle logiche del capitalismo finanziario.

Il docente ha poi affrontato il tema del capitale sociale di cui hanno bisogno oggi le mafie, precisando che necessitano di persone che sappiano svolgere un riciclaggio sofisticato, diverso da quello dell’investimento sul mattone. Questo perché i soldi della droga moltiplicano a dismisura il loro fatturato, evidenziando il bisogno di un’area grigia composta da avvocati, commercialisti, broker che sappiano individuare i luoghi ed i modi migliori per investire i profitti illeciti, accanto a nuove figure professionali che sappiano spaziare nell’internet sommerso e nell’esortazione di criptovalute.

Il docente ha poi sottolineato come, dopo il 2008, le mafie abbiano capito quanto siano necessari i soldi delle loro attività, nell’ambito di un’economia globale sempre asfittica e vorace, com’è quella capitalistica e come da ciò derivi un aumento indubbio del loro potere. Oggi la violenza non è più un indicatore di pericolosità sociale. I mafiosi hanno imparato a centellinarla, ricorrendo a metodi più persuasivi, come la reputazione che viaggia anche sul web. Questo perché hanno capito, da episodi come quello di Duisburg del 2007, che la violenza a volte è utile, ma spesso è pericolosa per i loro affari, perché crea allarme sociale, quindi non la escludono, ma è meglio evitarla, poiché ci sono altri modi per raggiungere i propri scopi criminali.

Anche l’intimidazione va usata con parsimonia, non facendosi temere troppo, perché i mafiosi hanno realizzato che la migliore difesa degli interessi è la loro istituzionalizzazione. Ed è una normalizzazione che passa anche attraverso l’utilizzo degli stessi strumenti di evasione fiscale che usa la finanza globale per eludere la tassazione. Sono consapevoli anche che le asimmetrie normative tra paesi rendono difficile il reinvestimento dei capitali illegali e, allora, vanno dove incontrano meno resistenze, dove la legislazione vigente, rende più facile delinquere.

In relazione alla ricerca di spazi sicuri per compiere affari contro la legge, le mafie hanno individuato gli spazi di spaccio virtuale per diffondere le droghe sintetiche.

È un binomio geopolitico per le mafie, in quanto la creazione artificiale delle droghe, come la cocaina sintetica, permette costi più bassi di produzione che, associati ai nuovi spazi di spaccio virtuale, tagliano fuori dal commercio illegale i fin qui classici paesi produttori di sostanze stupefacenti.

Il docente si è poi soffermato sul nuovo capitale sociale di cui hanno bisogno le mafie, identificandolo, prioritariamente, nella figura dell’hacker, che ormai lavora a stretto contatto con i boss, superando i vecchi paradigmi, in base ai quali i mafiosi sono scarsamente competenti in innovazione: tutt’altro, hanno capito che per sostenere i loro investimenti hanno bisogno di hacker, drug designer, broker, chimici.

Nicaso ha rimarcato come l’uso dei social sia studiato attentamente, con mafiosi che diventano influencer, poiché hanno capito l’importanza dei social media per i loro affari, usando internet per promuovere l’organizzazione e il dark web per gestire le attività illegali aumentando il fatturato. Analogamente importanti per le mafie, sono le opportunità offerte dal metaverso, grazie alla possibilità di effettuare incontri virtuali, in cui a parlare sono gli avatar, mentre chi fornisce le indicazioni resta comodamente seduto nella propria abitazione. E di particolare e crescente interesse è anche l’intelligenza artificiale.

Nicaso ha terminato la lezione rispondendo ad alle domande degli studenti, con cui ha ribadito, ancora una volta, l’importanza di essere al passo con i tempi da parte di chi contrasta le mafie, riprendendo le considerazioni sul metaverso per ribadire che esiste un problema normativo, in cui, per esempio in Italia, il governo presta attenzione ancora alle intercettazioni, a fronte dei nuovi, difficilmente penetrabili, spazi virtuali di cui si servono le mafie.

Per concludere, Nicaso ha aggiunto che non dobbiamo mai perdere la speranza, non dobbiamo avere paura dell’intelligenza artificiale o del metaverso, perché a fronte dell’uso che ne fanno i mafiosi, rappresentano, comunque, un ‘opportunità che non dobbiamo lasciare loro in mano, ma anzi dobbiamo usare per guardare avanti, per non perdere le nuove sfide e contrastare le distorsioni dello sguardo presbite delle mafie, così come quello miope della politica. (fb)