BELLA SCOMMESSA SULL’AREA GRECANICA
METROCITY: LE OPPORTUNITÀ, LE RISORSE

di MARIA CRISTINA GULLÍ – La valorizzazione delle minoranze linguistiche dovrebbe essere al vertice dell’attenzione della Regione Calabria per il duplice obiettivo di preservare tradizioni e cultura di comunità che caratterizzano il territorio calabrese e insieme creare una forte attrazione di turismo religioso e culturale di grande suggestione. La Città Metropolitana di Reggio sembra aver compreso bene cosa significa puntare sulle minoranze, potendo contare sull’area grecanica che rappresenta un elemento di grande valenza in tutta la fascia jonica vicina alla Città. Ricordiamolo, a Roghudi, Bova, Gallicianò, e Roccaforte del Greco si parla, ancora, l’antica lingua greca. E sono stati appena celebrati i 200 anni dal riconoscimento del greco di Calabria

Luoghi, questi, che sono un vero e proprio tesoro non solo a livello storico, ma anche turistico culturale e che deve essere valorizzato per poter sfruttare, al meglio, tutte le potenzialità di questi posti che rappresentano il fiore all’occhiello «per ciò che riguarda la lingua e le tradizioni della minoranza greca in Calabria». Un’azione, dunque, che si rende necessaria e doverosa nei confronti questi splendidi luoghi che, purtroppo, ai più sono sconosciuti, quando, invece, dovrebbe essere il contrario.

Ed è per questo che una delegazione della Città metropolitana di Reggio Calabria, guidata dal sindaco Giuseppe Falcomatà, ha svolto una serie di approfonditi sopralluoghi nell’area Grecanica, sul versante ionico, per condividere con amministratori, cittadini e realtà produttive delle comunità locali le problematiche, le prospettive e gli indirizzi programmatici per la crescita e lo sviluppo. 

Presenti agli incontri, insieme al primo cittadino, anche il vicesindaco metropolitano, Armando Neri, i consiglieri metropolitani delegati Carmelo Versace e Domenico Mantegna e i sindaci di Roghudi, Pierpaolo Zavettieri, anche nella sua qualità di presidente dell’Associazione dei sindaci dell’area, di Montebello Jonico, Maria Foti, di Brancaleone, Silvestro Garoffolo, di Staiti, Giovanna Pellicanò, di Bova, Santo Casile, di Bagaladi, Santo Monorchio, di Condofuri, Tommaso Iaria e di Bova Marina, Saverio Zavettieri.

«Con i sindaci e gli amministratori del territorio metropolitano c’è un dialogo e un confronto costante – ha spiegato il sindaco Falcomatà al termine del lungo tour, nella riunione ospitata nel Municipio di Bova Marina – sulle opportunità e risorse di cui disporremo, specie nel quadro del Recovery Fund e più in generale sul ruolo stesso che la Città metropolitana deve avere in questa importante e cruciale fase in termini di programmazione degli interventi. È, però, fondamentale che il nostro territorio e ogni singola comunità adotti un approccio di lavoro radicalmente diverso dal passato, guardando alla condivisione delle scelte e rafforzando la capacità di cooperare entro una logica di sistema».

«Disponiamo – ha evidenziato – di un patrimonio culturale, naturale, storico e paesaggistico di immenso valore e in alcuni casi addirittura quasi sconosciuto, ma occorre un cambio di passo concreto affinché tutto ciò si traduca in benessere e crescita. Dal governo centrale, manca ancora un cronoprogramma chiaro, ma sappiamo già che il nuovo corso legato alle risorse comunitarie imporrà tempi strettissimi e una efficace progettualità che, su temi strategici, penso alla sanità o alle infrastrutture, dovrà farci trovare pronti».

Tanti i temi affrontati nel corso dei sopralluoghi, a cominciare dalla tutela dell’ambiente e dal contrasto al rischio idrogeologico nel territorio di Montebello Ionico. Qui, i rappresentanti di Palazzo “Alvaro” hanno analizzato lo stato dell’arte dei cosiddetti “torrentelli” con riferimento alle necessarie operazioni di bonifica degli alvei di questi piccoli corsi d’acqua che attraversano il centro abitato.

Le potenzialità del comprensorio grecanico, sotto i profili produttivi e turistico culturali, hanno caratterizzato i successivi incontri nel territorio di Brancaleone dove insistono diverse realtà produttive del settore agricolo, in particolare della trasformazione del bergamotto, con le quali sono state messe in evidenza le opportunità del comparto agroalimentare in termini di rilancio economico e occupazionale. Significativa, inoltre, anche la tappa al centro di recupero per tartarughe marine di Brancaleone, impegnato dal 2006 in una importante opera di soccorso, cura e riabilitazione di queste specie animale su tutto il territorio regionale.

Particolarmente suggestiva, la visita all’abbazia di Santa Maria de’ Tridetti, situata in contrada Badia a poca distanza dal borgo grecanico di Staiti, e dichiarata monumento nazionale. Autentico gioiello di interesse storico e artistico il sito di epoca Normanna risale all’XI secolo ed è uno degli importanti tesori del territorio metropolitano. Ricco di fascino anche il borgo di Bova Superiore che negli ultimi anni ha investito con grande determinazione su ricettività, turismo sostenibile e valorizzazione dei propri attrattori come l’importante Museo “Gerhard Rohlfs” nato con il preciso obiettivo di tutelare il patrimonio culturale della minoranza storico-linguistica dei Greci di Calabria. La delegazione metropolitana ha poi fatto visita anche alla sinagoga di Bova Marina situata all’interno del parco archeologico “Archeoderi” ed elemento d’eccellenza del patrimonio culturale reggino.

Il tour grecanico è servito anche ad accendere un focus sul fronte dell’edilizia scolastica con il sopralluogo al cantiere del nuovo istituto Alberghiero di Condofuri, importante a attesa opera in via di completamento. (mcg)

“La Stampa” parla degli ultimi occitani di Guardia Piemontese

13 ottobre – Il quotidiano La Stampa di Torino dedica oggi una pagina alla comunità occitana di Guardia Piemontese (CS), con un bel servizio dell’inviato Filippo Femia. Una minoranza tra le minoranze, rischiamo di sparire – dice al gironalista – la maestra elementare Silvana Pietramala, ultima custode della tradizione occitana e della lingua “guardiolo” (una variante locale dell’occitano) che insegna a scuola come materia extra facoltativa. “Un’isola linguistica – scrive Femia – creata nel XII secolo dai valdesi in fuga dalla Val Pellice, in Piemonte, dopo le persecuzioni religiose seguite alla scomunica per eresia. Da allora la lingua è stata tramandata, per secoli, di padre in figlio. Ma ora rischi di sparire: sono rimasti 200-300 parlanti, pe rlo più anziani. L’atlante Unesco delle lingue a rischio cataloga il guardiolo come «gravemente in pericolo: «Viene parlato dai più vecchi, le generazioni successive lo capiscono ma non lo usano con i figli»”.
Scrive ancora Femia: “L’occitano di Calabria, per qualche anno resisterà. Fino a quando SIlvana Pietramala andrà in pensione. «Mi manca poco, poi bisognerà trovare un’insegnante di ruolo che sappia anche la nostra lingua: è praticamente impossibile, spiega: «Non sono ottimista: nel giro di due generazioni la nostra lingua potrebbe non esistere più», dice amaro il preside”. (rrm)